mercoledì 12 ottobre 2011

Quelli del Valle: e noi?

Giustamente si parla dei lavoratori dello spettacolo che hanno occupato il Teatro Valle. Del loro difficile cammino in questa Italia di m.
Giustamente si parla dei lavoratori del Maggio Fiorentino, che per il Renzi sono troppi. Bisogna tagliare, tagliare.
E noi?
Noi che il lavoro a teatro o altrove ce lo dobbiamo inventare ogni giorno.
Noi che il potere, anche quello piccolino, vorrebbe non esistessimo.
Noi che domani non avremo più finanziamenti, nemmeno quelli pochissimi che ci hanno dato.
Che ci dovremo reinventare tutto daccapo.
Noi che gli assessori non sono mai venuti a vedere quello che facciamo noi e quello che fanno gli altri come noi.
Noi che gli stiamo sulle palle perché non siamo leccaculo, perché prendiamo posizione o critichiamo.
Noi perché diciamo che siamo in dittatura, in dittatura mista, che non fa 'desaparecidos', ma ti fa scomparire lo stesso, che ti vuole morto in figura.
Noi che dobbiamo vedere incompetenti e ruffiani di partito stipendiati a tempo indeterminato che di cultura non capiscono niente, eppure organizzano rassegne a effetto, sono direttori artistici nei teatri!
Noi che dobbiamo vedere colleghi figli di papà e razzolatori untuosi che calcano le scene.
Noi che i direttori artistici dei teatri grandi non ci considerano perché non siamo un nome, non facciamo vetrina, che non siamo nella mitologia moderna creata dagli interessi del potere.
Noi che i potenti ci hanno minacciato di toglierci lavoro perché abbiamo osato parlare di argomenti scomodi.
Anche noi, pochissimi noi, stiamo sulle barricate ogni giorno, da quasi vent'anni.
Noi che diciamo che tutto il teatro è politica; che se non è, se è masticato, non è teatro.
Noi che sappiamo cos'è il teatro, l'arte, sulla nostra pelle.

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