sabato 30 aprile 2011

Serata anaerobica, ovvero come manipolare la realtà e controllare il consenso

Incontro deludente quello di ieri sera a Casale organizzato dall'omonimo Comitato Ambientale che, per discutere e illustrare il digestore anaerobico per i rifiuti che sarà costruito all’interno del Depuratore del Calice, è riuscito a invitare il sindaco Cenni, il vicesindaco e assessore all’ambiente Borchi e l’ingegnere Alessandro Canovai di ASM.
E’ vero che lo stesso comitato aveva già avuto come ospiti l’ex-sindaco Romagnoli e altre importanti personalità, tuttavia un tempo il gruppo è apparso molto più agguerrito nei confronti  delle autorità di altro 'colore' e tiepido invece ora con questa giunta,  che, sebbene non intenda costruire il termovalorizzatore, pure costruisce un altro piccolo mostriciattolo puzzolente che verrà a sommarsi al disastro in cui versa la zona dove è destinato. Il comitato si dichiara soddisfatto, sembra, della politica del governo locale, e chiede solo generiche garanzie, non si sa poi di che!
E dovrebbe essere un parco, Le Pantanelle, e dovrebbe essere messo sotto tutela! Così ha dichiarato il Sindaco. Ma cosa si vuole tutelare, il parco? Piuttosto, l’inquinamento.
Che parco potrà mai essere, con una tangenziale che lo taglia in due, con un depuratore che, abbiamo saputo proprio dall’ingegnere della “Gida” che era fra il pubblico, non è possibile controllare del tutto in occasione di intense precipitazioni (ricordiamo che, come canta il toponimo, Le Pantanelle sono soggette ad allagamenti), e che ora avrà anche il digestore, con acque inquinate, con alberi morti a causa delle acque reflue? 
E poi: di quanti ettari si estende questo pezzo di parco presunto, o non è forse un fazzoletto?
Ci sentiamo presi in giro.
Le Pantanelle come le conoscevamo noi non esistono più, è inutile mostrare le immagini degli uccelli di un lago destinato a essere soffocato dal rumore e dai tubi di scarico delle macchine; è inutile dirsi a favore dell'ambiente, ecologisti, inutile dichiarare che non si costruirà l'inceneritore, quando poi si intendono fare affari, di questo poi veramente si tratta, con l'impianto anaerobico. Che comunque, se inquinante non è, emetterà cattivo odore e avrà comunque un forte impatto visivo. Oltre ai 25 camion che passeranno ogni giorno dalle Pantanelle per portare il rifiuto e lavorarlo...Saranno veramente 25 camion, che non sono pochi? Chi li controllerà?
Basta con questa ipocrisia 'ambientale', basta con la strumentalizzazione della realtà e con gli incontri che servono solo a controllare il consenso.


giovedì 28 aprile 2011

Politica anaerobica pratese

Così venerdì sera (29 aprile) il sindaco Cenni va a Casale di Prato a parlare dell'impianto anaerobico, che evidentemente si vuole costruire in Pantanelle.
Insomma dopo aver evitato il termovalorizzatore con la Sinistra, pensano bene quelli della "Destra col cuore pulito'' di costruire altro in quella zona che dovrebbe far parte del fantomatico "Parco della Piana".
Ora sappiamo che l'impianto anaerobico produce la cosiddetta energia pulita; tuttavia perché  costruire in una zona come quella già vessata da: impianto depurazione delle acque reflue; rischio di alluvioni; strade a scorrimento veloce?
E poi sui rifiuti, prima di costruire impianti - e quindi muover quattrini e interessi - ,  c'è altro che non è stato fatto, come per esempio cercare di diminuire la mole dei rifiuti, una politica in tal senso non è stata nemmeno tentata.

mercoledì 27 aprile 2011

Ancora in merito alla serata su Gonfienti

Oggi su Il Corriere di Prato l'articolo commento sulla serata di venerdì scorso a La Baracca, "Gonfienti non stop". Appena ci sarà possibile pubblicheremo l'articolo per intero.

sabato 23 aprile 2011

Serata Gonfienti non-stop: com'è andata

Venerdì di passione anche per Gonfienti.
Una serata importantissima per ricaricare le pile contro l'indifferenza, abbiamo rivisto tutti i video e non escludiamo di ripetere. Quanta rabbia anche da parte di chi era presente e che ringraziamo per averci sostenuto. 
Tra le altre cose, durante il breve dibattito, breve perché i video nel complesso fanno un totale di più di due ore e mezza!, abbiamo discusso del fatto che certe situazioni, gruppi, eccetera vengono manovrati a seconda della necessità politiche del momento. Ora non è il 'momento' di Gonfienti e probabilmente tarderà molto a tornare, se mai tornerà. Siamo ormai gli unici a tener viva la memoria del 'quattro sassi', e l'opinione diffusa è che non ci si può più fare niente.
La classe politica non dà risposte concrete; solo fiumi di parole. Una classe politica tutta da boicottare.
Il Sindaco Cenni, pronto a scendere sulle barricate per gli ettari sottratti alla cementificazione dal Pit regionale, non scenderà certo sulle barricate per Gonfienti o nessun parco, archeologico o meno; tantomeno lo farà il Nesi, piuttosto occupato di essere presente ai suoi 'Strega': nemmeno lui darà fastidio ai manovratori!

Ieri sera era presente anche un giornalista del Corriere di Prato, credo che scriverà qualcosa sulla serata.

Dei cinque video, il video più importante dal punto di vista documentale è quello girato l'unico giorno della riapertura della domus etrusca (il famoso lotto 14) il giorno 20 novembre 2009 - il giorno prima del debutto di Gonfienti storia di una battaglia! -  l'unico veramente 'archeologico', le sole immagini video (a parte quelle che immagino avrà la Soprintendenza) sulla città etrusca di Prato.

giovedì 21 aprile 2011

Quale parco


Pur volendo essere ottimista, sembra difficile vedere inserita Prato nel progetto del Parco della Piana. Anzi, che la piana fra Firenze, Prato e Pistoia possa contenere un parco, e addirittura un parco agricolo, sembra un assurdo tanto questa pianura è stata cementificata, propriamente saccheggiata.
Se si escludono le pendici collinari, Prato è del tutto strutturata e non vi si pratica l’agricoltura, né si incentiva. Le poche zone rimaste libere, si fa per dire, nelle frazioni lontane dal centro, sono ormai perdute e consegnate allo ‘sviluppo’, così si pensa di creare lavoro ahimé, come Le Pantanelle a confine con la provincia di Pistoia, al momento salvate dal termovalorizzatore, ma poi di fatto invase non solo dal depuratore del Calice, che silenziosamente si è ingrandito negli anni, ma anche dalla costruenda Tangenziale Ovest e da impianti fotovoltaici per altro costruiti nell’acqua.
Se il progetto del Parco della Piana fosse concreto forse potrebbe ancora in qualche modo salvare alcuni ultimi lembi di una campagna un tempo curata, magari incentivando seriamente la pratica dell’agricoltura, e strapparli alle prossime capannonizzazioni, come è successo a Vergaio, dove hanno finito per coprire quei campi che nessuno coltivava più.
Nella realtà il progetto del Parco della Piana è un inganno, e lo si può già intuire nella variante del Piano di Indirizzo Territoriale da poco votata all’unanimità in Regione, che intende definire al contempo sia il Parco Agricolo della Piana che la qualificazione dell’aeroporto di Firenze: come dire riqualificare due realtà che non possono andare d’accordo, e quindi, data l’urgenza dell’aeroporto,  il Parco della Piana non sarà altro che un contenitore vuoto che va a coprire o abbellire operazioni ben poco verdi o, nella migliore delle ipotesi, rendere tutto il verde previsto confezionato, supermercatizzato anch’esso.
Infatti in questi anni il progetto del Parco della Piana è stato come un gioco, e lo è tuttora, in cui fingiamo una realtà che non c’è: i cittadini sono invitati a partecipare alla costruzione immaginaria con suggerimenti e contributi, indicando cosa c’è da salvare, cosa c’è da includere, come in una second-life di finta partecipazione, perché il destino segnato della Piana è l’ampliamento dell’aeroporto e il termovalorizzatore di Case Passerini, che si aggiungeranno all’Interporto della Toscana Centrale e ai centri commerciali già presenti e futuri. E quanto al verde, esso sarà presente solo in forme standardizzate e di compensazione al cemento.
Il gioco ci illude che davvero un giorno il parco nascerà e allo stesso tempo ci mantiene buoni davanti a promesse che non saranno mantenute. Noi cittadini non possiamo nulla, tranne l’andare a votare persone e sistemi non scelti da noi, e con ciò consegnare la costruzione del nostro futuro nelle mani di chi poi non possiamo più controllare, che magari  vediamo scegliere diversamente da come noi pensavamo.
La stessa partecipazione, così retoricamente invocata, è il sintomo evidente di una classe politica incapace di rappresentarci, e anche di una falsa coscienza: perché non solo ci strappano il voto, ma anche la partecipazione cosiddetta diretta dei cittadini è ‘corrotta’, gestita dall’alto e manovrata.
Non resta che fare come i nostri antenati etruschi e scappare sulle colline. Così sembra che fecero a Gonfienti etrusca quando forse fu invasa, prima che dai capannoni dell’Interporto che il gioco vuole anch’essi nel ‘parco’, dalle acque.

Maila Ermini
(Articolo pubblicato su Metropoli il 15 aprile 2011)

mercoledì 20 aprile 2011

Bruciare i libri? Non serve più

Nei loro romanzi apocalittici scrittori come Bradbury o Huxley mai avrebbero potuto immaginare simile raffinatezza. Anzi, dato il luogo che fa da sfondo, direi prelibatezza, al fine di gustar bene e fino in fondo il sottile impalpabile mondo ditta-consumistico omnimercificante che ormai ci circonda e pervade.
Oggi bruciare i libri non serve più. Anzi, al contrario!
Non solo i libri si comprano al supermercato ammassati quasi sempre vicini alle casse; ma anche le biblioteche, grazie a un accordo fra Regione Toscana e Coop saranno sistemate direttamente dentro i supermercati. Che ganzata, eh?
Con la biblioteca nel supermercato finalmente i ragazzi si decideranno una volta per tutte a leggere: così ha detto la Scaletti, assessora regionale alla cultura, che ha dichiarato che i toscani producono cultura (quale?), ma non la fruiscono; tantomeno leggono. 
E allora, ecco trovata la soluzione, grazie al proficuo accordo: mentre i genitori vanno a comprare le merendine, il ragazzo va a prendere in prestito un libro. Pensano già a mettere angoli di lettura fra uno scaffale e un altro; presto si vedranno ragazzi lettori avidamente cibarsi di cultura appollaiati sui carrelli.
Chi potrebbe dire che tale misura non serve alla cultura? Chi la pensasse diversamente, sarebbe subito relegato in un angolo, considerato un disfattista o un poco lungimirante.  Un oscurantista. Infatti nessuno ha da ridire.
Siete contenti, toscani, che i vostri rappresentanti pensino così tanto a voi e alla cultura dei vostri figli?
Forse è vicino il giorno in cui le biblioteche pubbliche - che rendono così poco e gravano così tanto! - saranno sostituite da queste supermerca-biblioteche. Sarà così risolto un altro problema e avremo risparmiato molto!
Per saperne di più (di più chi ti dà?)
http://www.regione.toscana.it/bibliocoop/

martedì 19 aprile 2011

Prato città indisciplinata e intollerante

Anche oggi ho rischiato andando in bici in centro.
Ogni giorno è così, i poveri ciclisti rischiano la vita nella città di Prato.  Gli automobilisti  sono maldestri, quasi nessuno rispetta il codice della strada, per loro le biciclette sono un fastidio, un intralcio. Per non parlare dei motorini che spuntano ovunque all'impazzata, molti ragazzi nemmeno indossano il casco; per non parlare dei TIR, che li vedi ovunque. (Oh, Prato città industriale! Ma l'interporto non li doveva raccattare tutti, questi TIR? No! Dopo aver sepolto per sempre la città etrusca, scopriamo che l'INTERPORTO E' VUOTO!).

E' evidente che gli amministratori non viaggiano - nessuno - in bici, che nemmeno girano a piedi, se si esclude i quattro passi in centro.
Altrimenti prenderebbero provvedimenti.
Altrimenti scoprirebbero una città scomposta, indisciplinata, intollerante verso chi usa un'altra mobilità.
Non bastano le misure, annunciate, dei controlli elettronici per impedire che le macchine invadano il centro; non basta un centro storico pedonale. Certe misure non le considero nemmeno sufficienti, anche se essenziali.
Non bastano nemmeno maggiori controlli, che pure non ci sono.
A Prato ognuno va dove vuole e anche i sensi unici NON sono rispettati.
Dunque cosa aspetta l'amministrazione a prendere misure urgenti (e non solo repressivie ma anche educative)  in materia di traffico cittadino, e per cittadino per favore si intenda TUTTA la città, basta con il considerare PRATO - che è CITTA' ESTESA, lo dice e rappresenta bene il suo nome, PRATO! -  basta considerarla solo dotata di centro storico (peraltro trattato parecchio male, al meglio che possono lo immaginano un mercatale!)?

lunedì 18 aprile 2011

Habemus papam

Con l'ultimo film Nanni Moretti rende un bel servizio alla Chiesa Cattolica. La rende simpatica, vicina, umana.
Il film non contiene critiche politiche, non un'opera anticlericale, ma nemmeno è una commedia, come qualcuno ha scritto. E' il dramma di un uomo che non vuole diventare papa. Un uomo-papa che fugge dal Vaticano, scende fra gli umili, si confonde fra loro e rinuncia. Già l'aveva fatto Celestino V, non è una assoluta novità, ma il film è comunque interessante e, quando si muove Piccoli, bello.
E' la perfezione dell'attore francese il vero asse portante del film, oltre alla bella idea del papa rinunciatario.
Il resto, un po' meno. Per esempio quando recita Moretti, eh, allora, proprio non va. Come non va tutta la prima parte del secondo tempo, quando il regista-attore improvvisa un lungo torneo di pallavvolo fra i cardinali chiusi dentro in Vaticano. Troppo lungo. Invece brevi sono le scene più belle, quando il papa va in giro per Roma, diventa quasi un Cristo a contatto con l'umanità.
Ecco, ci sono alcune stonature e incompletezze, e sono queste che rendono l'opera un capolavoro imperfetto.
Credo che qualche premio il Moretti se lo porterà via da Cannes. Sicuramente Piccoli.
(E pensare che Moretti lo ha provinato, un attore così!).

venerdì 15 aprile 2011

Gonfienti non-stop

Venerdì 22 aprile, a partire dalle ore 21
al Teatro La Baracca di Prato (via Virginia Frosini, 8)

sarà inaugurata la prima  non-stop per la città etrusca negata, detta di Gonfienti;

saranno proiettati tutti i video fatti in questi ultimi tre anni di lotta,  in particolare:

Gonfienti muore
Gonfienti è morta
Addio Gonfienti, ovvero convertiti all'Interporto
Visitors (in occasione dell'ultima riapertura degli scavi del 20 novembre 2010)
Dall'alto del cielo

Seguirà il dibattito. L'ingresso è libero, gradita è l'offerta.

(P.S. Che cosa si inventeranno questa volta, quale evento in contemporanea, per darci fastidio?)

Centro storico come centro commerciale

Una mia amica che vive in centro a Prato mi fa notare che nelle richieste dei commercianti del centro storico, in particolare della Confcommercio, in cui si sollecita, oltre ad esoneri fiscali, sostanzialmente una riapertura alle macchine con riduzione della Ztl, una maggiore facilitazione dei clienti ai negozi (pena il non svolgimento dei giovedì estivi con apertura dei negozi in notturna, chiamato litto-sovieticamente "Il giovedì del cittadino") non viene contemplato minimamente 'il residente' del centro storico.
Dato che il linguaggio ormai è del tutto mistificatorio e quindi falso, con "giovedì del cittadino" si deve intendere piuttosto il giovedì del cliente o dell'avventore". Di questo ci si preoccupa.
Il centro storico è ormai un centro commerciale che vuole far concorrenza agli altri centri commerciali nati ad hoc e contro cui abbiamo tanto combattuto, invano.

Insomma il rischio è questo: che col forzare la mano del commercio, con  l'invadere il centro di macchine e avventori per aiutare la 'ripresina', con il voler fare tutto per l'economia, si rischia di soffocare proprio quel centro antico che si vuole tutelare e valorizzare. Insomma il residente in centro è a rischio, abbandonato, e non è strano che abbandoni gli spazi lasciandoli vuoti o ad 'altri'.

La morte di Utopia

Quando uno come Vittorio Arrigoni muore a Gaza, non è bene credere alle versioni ufficiali della morte. Non crediamo all'uccisione per mano di un gruppo di estremisti salafiti.
Questa morte è da collegare a quella dell'attore regista arabo-palestinese Juliano Mer-Khamis, fondatore del Teatro della Libertà, freddato sembra da un uomo mascherato il 4 aprile scorso a Jenin.

giovedì 14 aprile 2011

Dove recito

Dunque, siccome me lo chiedono: prossimamente sono a Padova, con Cenerentola è andata via, un monologo divertente e ironico (anche autoironico) sulla condizione domestica della donna; in qualche modo si collega al video Della sottile e lenta morte delle donne (che, visto il gradimento, replicherò presto con la conclusione promessa. Detto fra parentesi: sul lavoro femminile in Italia c'era bisogno dell 'Ocse per sapere quello che sappiamo la maggioranza di noi?). Poi ho una serie di recite del mio amato Pratopezza, nelle scuole, che mi tengono impegnata il maggio. A giugno poi il grande appuntamento con il Laris Pulenas insieme a Gianfelice il 21 giugno alla Biblioteca Lazzeriniana, si recita all'aperto. Sarà l'occasione di riparlare di Gonfienti, visto che ora NESSUNO ne parla (livello di sconforto? 10, il massimo). Sul Laris sono in trattative altrove, speriamo di superare il muro di gomma che c'è per questo spettacolo...
Degli altri appuntamenti e repliche non dico ancora perché ancora incerti sulla data. Comunque ora il sito della Baracca è aggiornato (per la prima volta mi chiamano dal Comune affinché lo faccia!) ed è segnato tutto.
Per le sorpresine aspettate qualche giorno.

m.e.

mercoledì 13 aprile 2011

Le notti di Arcore

"Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune" (PPP).
Per capire le notti di Arcore consiglio - se ce la fate - la visione del film di Pier Paolo Pasolini "Salò o le 120 giornate di Sodoma", oppure l'ultimo film di Kubrick "Eyes wide shut" dove il regista inglese cita, nella scena dell'orgia, lo stesso Pasolini.
Pasolini ha anticipato tutto, tutto quello che mestamente dichiarano le fanciulle Chiara e Ambra, e di cui si legge sul quotidiano "La Repubblica" oggi. La mercificazione dei loro corpi.
La differenza sta solo nell'apparente assenza di crudeltà, quella che invece si vede nel film di Pasolini, e che nelle notti di Arcore appare mascherata nel processo tele-democratico. Insomma la dittatura è tale senza essere crudele e omicida, e la violenza, incluso naturalmente quella sessuale, si apparecchia in maniera pacchiana e scherzosa, senza per questo essere meno micidiale.
Credo, e ormai da tempo, che una seria opposizione possa consistere nel non guardare la televisione, boicottarla, in particolare per ledere gli interessi economici dei vari dittatori sparsi nel globo.

Le parole di Yurj Gagarin e i cosmonauti perduti

"Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini". Così sembra abbia detto Yurj Gagarin quando ci guardò per la prima volta dallo spazio cinquant'anni fa. Questa sua frase, se vera, può aver valso l'impresa.
Tuttavia, prima che riuscisse il suo viaggio, altri cosmonauti erano stati mandati a tentare l'universo, sembra tutti morti, tranne uno. La notizia fu smentita dai Russi di allora. Una delle tante operazioni di 'ritocco' della storia da parte del potere che vale la pena di ricordare nei giorni della retorica commemorativa. ( Cfr. il sito http://www.lostcosmonauts.com oppure http://www.judicacordiglia.it/).

martedì 12 aprile 2011

La Hack e l'energia atomica

Domani Margherita Hack arriva a Prato.
Chi vorrà potrà ascoltarla e vederla al Teatro Politeama.
Chissà se parlerà anche della sua posizione a favore dell'energia atomica.

Terzo articolo per "Metropoli": Met

Per qualche giorno mi sono figurata che la situazione al Metastasio fosse cambiata.
Paolo Magelli era venuto – primo direttore artistico a compiere questo passo – ad assistere ad uno spettacolo a La Baracca. La figura stessa di Magelli si presta a questa nuova interpretazione, perché appare prima uomo e poi uomo di teatro. Tuttavia mi sono presto ricreduta.
Qualche giorno fa la Circoscrizione Nord ha organizzato un incontro fra i gruppi teatrali di Prato, invitando professionisti e soprattutto giovani gruppi amatoriali, e il Metastasio.
Il presidente Manzan è persona che stimo, e anche Mario Barbacci della Commissione Cultura, e per questo sono andata. Era presente Massimo Luconi, direttore organizzativo, era lui che teneva banco.
Luconi intendeva coinvolgere i gruppi pratesi in quello che era stato un suo vecchio cavallo di battaglia, ossia ‘aprire il Metastasio’ alla città; ed effettivamente l’intenzione era quella, ma per fare entrare pubblico, non per offrire opportunità ai giovani gruppi teatrali. Invano ognuno di loro poneva l’accento sulla impossibilità di trovare spazi a Prato e provincia per provare a un costo accessibile: arrivavano risposte le più vaghe. Tra l’altro abbiamo avuto conferma che solo certi gruppi possono utilizzare Officina Giovani con facilità; le allusioni di favoritismi erano bisbigliate nemmeno tanto sottovoce.
Non so se Luconi le abbia intese. Ma lui era lì per altro, non era per offrire – come sarebbe stato suo compito istituzionale -, ma come ho detto per prendere: in particolare sollecitava i giovani a creare gruppi di lavoro per fare proposte, soprattutto richieste di corsi con professionisti proposti dal Met, dando in cambio la possibilità di essere visibili sul sito del teatro (sic!); insomma, l’intento era quello di produrre afflusso verso via Cairoli.
La presenza dei pochi professionisti non Met era sgradita, e loro richieste di considerazione da parte del rappresentante della struttura pubblica sono state tutte abilmente derubricate; essi non erano funzionali all’obbiettivo dell’incontro. E infatti, la mia proposta di offrire il mio spazio ai gruppi amatoriali non è stata considerata, perché la gente non deve andare a La Baracca, ma al Met.
Credo che le operazioni di marketing siano lecite, ma per riuscire devono essere chiare e non mascherate, e anche per questo l’insoddisfazione fra i gruppi era palpabile.
Infine, confondere professionisti e non professionisti non va bene.
Luconi sottolineava il fatto, peraltro scontato, che anche i non professionisti possano produrre teatro valido, e che per questo lui considera ugualmente gli uni e gli altri. Ma quest’atteggiamento è populistico, confonde le acque, non valorizza il lavoro professionale del territorio, e lusinga a sommo studio. Infatti quello che si è capito dall’incontro, e lo sapevamo, è che sotto un’ottica di marketing i non professionisti molto più vantaggiosi dei professionisti, perché la loro potenzialità di far numero è alta.
E ogni altro spazio autogestito è visto negativamente, anche se si trova in periferia, anche se è piccolo, perché il pubblico non deve avere altre preferenze: e così si controllano insieme Metastasio, Magnolfi e Officina Giovani.
Con la cosiddetta ‘Destra’ a Prato la situazione culturale è monopolistica forse più di prima. Ma se il potere fosse altro e lungimirante, e non si servisse dei teatri per la ‘vetrina’, capirebbe che il futuro sono le piccole realtà culturali e non gli stabili o il ‘sistema’; costano di meno e danno più lavoro, oltre a offrire più varietà di forme, contenuti e distribuzione.
Peccato che i giovani pesci abboccheranno all’amo perché gli artisti, professionali o meno, non sono capaci di fare gruppo, è questa la loro debolezza, e quindi sono pronti ad ascoltare le sirene e per salvarsi non vogliono legarsi a nessun albero.

Maila Ermini
(Pubblicato su "Metropoli" il 1 aprile col titolo: "Met...senza novità")

Secondo articolo per Metropoli: LA CITTA’ VUOTA


Prato è diventata una città vuota. Molte case lo sono, nel centro storico ormai è risaputo, e al mattino, se capita di passeggiare per il centro, i negozi lo sono altrettanto. Anche le periferie, le zone industriali, e nemmeno il traffico è più quello di una volta.

I cinesi se ne stanno andando. Il movimento è lento, silenzioso, ma è in atto. Se ne vanno perché il lavoro non c’è, e non solo perché i controlli di cui si legge sui giornali li costringono alla legalità.

Prato è impoverita e striminzita come un vecchio cappotto.
La crisi è mondiale, d’accordo. Allora, di fronte a questa crisi epocale, cosa può fare una amministrazione per non far morire completamente una città? Può davvero fare qualcosa?

Io penso questo: può avere coraggio. Innanzi tutto può cessare la propaganda di sé, smetterla con il dare una immagine ottimistica e vincente,  a-conflittuale e fintamente civica. Per iniziare, riorganizzando l’apparato comunale (in Ragioneria risultano esserci solo due impiegati, mentre numeroso è lo staff che circonda il Sindaco!) e puntando tutto sulla cultura. Una provocazione? Forse, ma se muovete gli occhi verso le ricche città d’Europa, ecco cosa vedete.
Continuo con la mia ricetta (oggi mi sento così prodiga di consigli…!): il Comune può ‘aprire’ gli enti esistenti, non farli vivere soltanto in funzione di amicizie, nomine e spartizioni partitocratiche, come accade ed è finora accaduto con il Pecci e il Metastasio, ultimamente quest’ultimo più frequentato per gli incontri che vi organizza la giunta che per il teatro.
E ancora può: aiutare la nascita, senza un atteggiamento pregiudizievole, di centri giovanili autogestiti (non è così Officina Giovani); dialogare con l’Università e con altri enti pubblici e privati, e in maniera creativa, e non dall’alto in basso; collaborare con le Circoscrizioni invece di far loro concorrenza in materia di decentramento con iniziative-clic via Internet;  facilitando l’aggregazione della gente, e non solo nei circoli e nelle parrocchie ed in funzione elettoralistica o di creazione del consenso come finora e da sempre è stato fatto! E, perché no?  coinvolgere commercianti, artigiani e industriali in un progetto culturale condiviso, e anche se non condiviso, da discutere, ma che serva ad animare la città.
In sostanza, il tentativo della giunta cenniana di annullare i conflitti,  di presentare una  città-salotto come in una cartolina contribuisce al declino della città.

La questione cinese,  poi,  sta per diventare un’occasione mancata: certo, abbiamo visto l’illegalità, la concorrenza sleale, la riduzione in schiavitù; tuttavia è bene ricordare che l’industria tessile pratese si è sviluppata grazie al cosiddetto ‘a nero’.
E insieme ai cinesi, se ne vanno i giovani, che qui appunto non hanno opportunità per loro. E i vecchi sono isolati, perché muoversi è difficile e rischioso, le piste ciclabili e i mezzi pubblici sono insufficienti, e le iniziative per gli anziani sono svanite. Costruiscono solo capannoni e centri commerciali.
Non resta che sperare in un’altra ondata di immigrazione, e una sembra in procinto di arrivare presto, che ci smuova e ci arricchisca in qualche modo, visto che noi autoctoni  siamo incapaci di far vivere la città (per non parlare della campagna!), occupati solo nella pessima gestione del potere e degli interessi, gli alterni conflitti della casta.

Maila Ermini
(pubblicato su Metropoli l'11 marzo 2011)

La cultura triste

'Riapre' Officina Giovani a Prato, e lo fa con una 'noche blanca' in pieno stile movida spagnola e con una conferenza stampa benedetta dallo stesso sindaco. Un fine settimana, quello prossimo, che sarà pieno di eventi.
Il sindaco promette che sarà tutto da e  per la gioventù, quello spazio, e intanto però a gestirla sono stati nominati tre giovani fidati suoi su cinque e questa la dice lunga.

Insomma, rispetto a prima, rispetto al condimento rosso (e di quel condimento 'rosso' non sentiamo affatto la mancanza!) non cambia quasi nulla. Chi vince, comanda.
Forse c'è in più l'elemento goliardico e bevo-mangereccio, che abbiamo notato così caro a questa giunta.
Non a caso presto al Teatro Metastasio vedremo sindaco e assessore cardiologo calcare le scene insieme alle Pagliette del Buzzi...
Gente, che tristezza.
Più fanno festa e più si sente la tristezza, anche per questi giovani che se la bevono tutta, in tutti i sensi.


lunedì 11 aprile 2011

Io che ho scelto la precarietà

In questi giorni che ho visto i giovani sfilare contro il lavoro precario, il lavoro sfruttato con la maligna mano della modernità, ho pensato alla mia esperienza, alle mie scelte passate nel cosiddetto lavoro.
Premessa. Sono cresciuta con l'idea che il lavoro fisso fosse umiliante. Umiliante per la persona. Non scherzo. Certo allora si poteva ragionare così, perché il lavoro fisso era una possibilità concreta per molte più persone che non ora. Il lavoro era una garanzia.
In primis mio padre che  insegnava a me e a mio fratello che il lavoro fisso era lavoro dipendente e quindi non libero, non creativo. Che dovevi fare quello che diceva il padrone. Mio padre allora non era certo ricco, anzi.
Secondo. Ho vissuto da giovanissima il cosiddetto Settantasette e quindi tutte le proteste. Guai a pensare di diventare una 'dipendente'; di lavorare per il 'sistema'. Fa ridere lo so. Ma in molti ci credevamo.
Quando il professor Macrì mi propose di rimanere all'Università di Firenze a lavorare, gli dissi chiaramente che non avrei mai voluto fare quella vita di ubbidienza e devozione. Il professore concluse che era quella la scelta migliore.
Da allora ho sempre fatto teatro, ma siccome non riuscivo a viverci, tentai anche le strade del lavoro fisso.
Dopo laureata diventai insegnante di liceo; per due anni e poi mi licenziai.
Lavorai poi per qualche tempo per un giornale; e anche da lì me ne andai perché scrissi contro un politico.
Poi vinsi il concorso di traduttore-interprete al Ministero dell'Interno. Si lavorava fino alle due, come a scuola a quei tempi, e mi permise per un po' di conciliare con il lavoro teatrale. Per un po'.
Alla fine me ne sono andata da tutto il mondo delle certezze economiche e ho navigato a vista.
m.e.

venerdì 8 aprile 2011

Il vescovo e gli immigrati

In questi giorni tutti osannano il vescovo di Prato Simoni perché ha dichiarato che la diocesi è pronta ad accogliere alcuni  immigrati tunisini.
Che molti fossero 'fans' del vescovo - da entrambi gli schieramenti - io l'avevo capito durante la campagna elettorale, molti mi avevano confessato di esserlo.
Niente di male, naturalmente.
Ma è un segno dei tempi: era infatti dai tempi dei vescovi-conti di Ottone I che non si manifestava - anche da campo laico - una tale passione per le cariche ecclesiastiche.
Insomma, nella dichiarazione del vescovo non ci trovo niente da lodare particolarmente, essendo  l'accoglienza un 'dovere' per un ministro del culto cattolico. Insomma, lo 'deve' fare, e ogni giorno, e non solo quando arrivano i magrebini; lui è tale, vescovo, anche per compiere certe bontà. O no?
Tuttavia registro anche questo: che mentre si cerca, giustamente, di accogliere l'immigrato, (ragazzi che fuggono dal paese dove sono nati, dove i potenti in compagnia occidentale hanno distrutto tutto a tal punto che uno non vuole più tornare nella propria terra: e non è questo un crimine contro l'umanità?) , in Italia si dà la caccia a chi la pensa diversamente, a chi è diverso dentro e fuori.
Alcuni ministri della Chiesa Cattolica, ma anche o ancor più rappresentanti di partito, non sono altrettanto accoglienti nei confronti di chi la pensa diversamente.
Insomma, l'intolleranza aumenta, a dispetto delle dichiarazioni 'belle'.

giovedì 7 aprile 2011

No allo studio del dialetto a scuola

La Regione Sicilia sta per approvare lo studio del dialetto siciliano a scuola. Sono profondamente contraria alla studio del dialetto a scuola; al massimo potrei accettare lo studio dei dialetti, dal punto di vista linguistico.
Abbiamo assoluto bisogno di valorizzare e di utilizzare l'italiano, per una serie impressionante di motivi, e non solo politici. Soprattutto culturali.
C'è bisogno di studiare e molto di più tutte le altre materie, altro che inserire questa materia demagogica!
Il dialetto nasce e prolifica nel linguaggio quotidiano, è libero, deve esserlo, è l'unico aspetto creativo minimo che ci rimane, posto che ancora qualcuno possa dichiararsi creativo nel linguaggio incluso quello dialettale, e lo vogliono mettere fra i banchi! No a ingabbiarlo a scuola, no a questa imitazione leghista asfissiante.
Quando Pasolini difendeva e scriveva in dialetto friulano erano ben altri tempi.

mercoledì 6 aprile 2011

Morti come spazzatura

Una volta Prato era la città degli operai dalle mani mozze. Ve lo ricordate il rumore dei telai, assordante e assurdo? E l'odore? L'odore delle macchine e del tessuto. Si lavorava anche il sabato, tutto il giorno. Fino agli anni '70 e oltre è stato così. I bambini venivano allattati accanto al telaio.
Ora tocca a loro, ai cinesi; e la situazione è peggiorata.
Muoiono di lavoro, e se muoiono, per non avere controlli, vengono lasciati per strada come spazzatura.
Sembra un racconto di Dickens, e invece è la Prato che vivo.
E' mai possibile che non si riesca a dare una svolta a queste schiavitù che tutti abbiamo sotto gli occhi? Perché non colpire duramente anche chi fa lo sciacallo e affitta a questi trafficanti e sfruttatori di schiavi? Perché non colpire soprattutto chi smercia con loro, chi va a comprare da loro le maglie perché costano meno?
E poi: forse tutto questo sceriffaggio sulla città non va bene e costringe ancor più i cinesi alla brutalità.
Ancora oggi non esiste un dialogo profondo con la comunità cinese (se non accenni nella scuola), e nemmeno viene più tentato; non esiste un sistema di legalità vero in questa città, e questo non riguarda solo i cinesi.
Il concetto della legalità in senso assoluto, anche grazie ad anni e anni di lavoro nero, di immigrazioni selvagge da tutta Italia, dalla brama del guadagno, hanno reso una città brutta, ottusa, selvaggia.
Le ricette degli sceriffi della Sinistra-Destra hanno fallito. 

martedì 5 aprile 2011

Il governatore Rossi dà lezioni alla Lega

Con il suo solito piglio antipatico e distaccato, uomo di lontane ironie, il governatore Rossi segna un forte punto a suo vantaggio nella gestione dei profughi tunisini, che accoglie a piccoli gruppi in terra di Toscana, e crea di fatto un modello.
Accusa la Lega - con il suo respingimento fondamentalista - di fomentare il fondamentalismo religioso e dà da leggere Braudel, Memorie del Mediterraneo. A muso duro sollecita gli altri governatori del Nord di fare altrettanto e aspetta Maroni al varco.
In questo caso: bravo, o abile, come vi pare.
Non piacione come Vendola, non poeta ma filoso-fatto, il bientinese sta recuperando terreno e mette in cascina un risultato che gli fa riguadagnare punti sulla non felice gestione di vari affaires regionali, come aeroporto di Peretola, PIT e, per quanto mi riguarda, Gonfienti.
Il Partito gliene sarà riconoscente e, se non fa erroracci, lo presenterà, prima o poi, come carta jolly a livello nazionale.

lunedì 4 aprile 2011

Piazza Mercatale? E' un grande parcheggio!

C'è una bella, grande piazza, a Prato, che si chiama Piazza Mercatale. 
Ora il mercato non ce lo fanno più, io me lo ricordo ancora, ero una bambina quando mia madre mi ci portava.
Ieri sera era un grande prato di macchine, insomma è diventato il grande parcheggio di Prato.
Dopo tutte le polemiche, una delle piazze più estese di Europa, giace sepolta dalle macchine, con un parco tenuto malissimo. Ci si cammina, ed è maleodorante.
E' questo che volevano i comitati che si opposero al progetto del parcheggio sotterraneo a due piani e il taglio degli alberi, per far posto ad un ampio spazio pedonale circondato da un centinaio di nuovi alberi?
Io quel progetto non l'ho mai amato, ma così quella piazza è veramente triste e brutta.

m.e.

Museo Archeologico di Artimino e l'inesistenza di Gonfienti

Ieri ho visitato il Museo Archeologico di Artimino, intitolato al Soprintendente Francesco Nicosia.
Il museo è piccolo, ma in sostanza ben fatto e soprattutto vi si possono vedere preziosi manufatti in particolare del Tumulo di Montefortini.
Consiglio una visita.
Però desidero evidenziare che:
dal punto di vista del percorso museale, carente è l'indicazione del singoli reperti, affidati a dei pannelli in plexiglas o simili dove è riportata una descrizione sommaria delle varie teche; solo gli incensieri sono spiegati correttamente. Anche l'illuminazione necessita di un ritocco. Bene invece i video sulle varie tombe e su Pietramarina che, anche se non esaustivi - in particolare quello sul Tumulo di Montefortini, le cui immagini sono scure e non si coglie la visione di insieme - aiutano molto la comprensione.
Non si spiega chi è Francesco Nicosia, per cui non si capisce perché gli sia stato intitolato un museo etrusco: va spiegato; non si dà il giusto risalto all'imprenditore Olmo (così si chiamava? cito a memoria) che ha donato l'immobile dove sorge il museo. Liquidato con una targhetta: merita di più.
Ritorna la divisione 'mondo dei vivi' e 'mondo dei morti', che porta la firma della curatrice, Gabriella Poggesi.
In particolare quando si parla di Pietramarina e quindi del 'mondo dei vivi', ma anche in altri pannelli che sono dislocati nel 'mondo dei morti', nessun riferimento, nemmeno di sfuggita, a Gonfienti, quando invece sono indicati altri nomi di luoghi etruschi della zona. Chi firma questo omissis?
E' chiaro come la Gonfienti etrusca non si vuole che esista.
m.e.

domenica 3 aprile 2011

Della sottile e lenta morte delle donne

Come appuntamento finale della stagione al Teatro La Baracca ho proiettato ieri sera un video, Della sottile e lenta morte delle donne. 
Avevo pensato all'ultimo momento di non farlo, e infatti ne avevo dato, per dovere d'ufficio per la verità, uno scarno comunicato stampa, insomma non avevo messo in moto la solita informazione.
Ero incerta perché il video è stato di difficile realizzazione, contrariamente a quanto pensavo. Trentacinque minuti costati molto, alcune donne mi hanno dato forfait all'ultimo momento. Non hanno voluto parlare davanti alla videocamera.
L'idea è quella di parlare di un tabù, ovvero della cura domestica, che nonostante quanto dichiarato da molti e le eccezioni che pure ci sono, in Italia ricade ancora tutto sulle spalle delle donne.
Il tabù è così forte che si preferisce non parlarne; e per prime sono proprio le donne, che non vogliono nemmeno ammetterlo. E io stessa vittima del tabù che volevo sfidare, alle sette di ieri sera mi auguravo che in teatro non  ci fosse nessuno. Insomma avevo fatto di tutto per non farlo venire, come se avessi paura ad ammettere anche la mia di morte, la morte di tante mie battaglie.
Dunque ieri sera il pubblico era poco, ma io pensavo che nemmeno quello ci fosse, per cui sono rimasta del tutto sorpresa. 
Ho scoperto un video molto bello, e comunque significativo; e il dibattito è stato intenso, altrettanto significativo.
Dunque finirò la seconda parte del video, che ripresenterò la prossima stagione a La Baracca, o forse prima se ne avrò l'opportunità.
Grazie a tutti quelli che c'erano e che mi hanno confermato che questo lavoro non è affatto inutile, al contrario. Mi sono sentita un po' resuscitata.
Miglior finale per la stagione di quest'anno non potevo davvero pensare.

Maila Ermini

venerdì 1 aprile 2011

Ancora qualche consiglio per la presunta Sinistra, ovvero a parlar chiaro mi vo.

Dobbiamo esser franchi, onesti fino in fondo. A Prato gli artisti pratesi -si dice- lavorano molto più di prima. Anzi, uno degli aspetti che si notano con la nuova giunta sembrerebbe proprio questa: una maggiore attenzione agli artisti pratesi.
Molti colleghi vedono bene questa 'rinascita', colleghi che hanno sempre votato a Sinistra. Si sentono insomma più valorizzati. Mi dicono, qualcosa è cambiato, siamo più considerati. Addirittura mi dice così anche qualcuno fra i giovani, che invece dovrebbero essere molto ma di molto arrabbiati.
Certo, sono consapevoli che la politica li chiama sul palco solo a suo pro, ma tant'è.
Anche l'atteggiamento sarebbe cambiato, dicono; gli artisti non sono più guardati dall'alto in basso; non c'è il guru che viene da fuori e dice quello che è buono e quello che non lo è. Tutto il resto era: cacca.
Io che scrivo, che per anni ho militato a Sinistra, da questa non ho ricevuto che le cosiddette 'briciole del conforto',  nessuna attenzione per la professionalità, il lavoro di anni (non ne parliamo poi da quando mi sono impegnata per la città etrusca di Gonfienti  contro l'Interporto e mi sono scontrata con le associazioni di quell'area!), posso confermare: tutto quello che per anni ho fatto?: cacca.
Quando le autorità locali di un tempo, rarissimamente e solo nel  remoto passato, sono venute al mio teatro a Casale, troppo spesso hanno guardato dall'alto in basso. A tal punto che con la Circoscrizione Sud non siamo mai riusciti a costruire niente insieme, anzi, quasi come se non esistesse la nostra realtà. Un gravissimo errore, non vi pare?
Un altro errore è stato far morire la Bottega d'Arte di Fulvio Silvestrini; anzi, ancor più grave, perché quella coinvolgeva tutto un paese, Iolo.
E tutto questo perché né Fulvio né io eravamo allieneati.
E' molto abile dunque la mossa che sta facendo la Destra - la mossa del consenso- , accaparrandosi  gli artisti pratesi, anche se con cadute di gusto, gaffes, moto guascone, uso improprio - e questo è molto grave! -  del teatro,  chiusura degli spazi e altri errori-orrori , ma con una immagine alla fine vincente e che mette già da ora a dura prova la battaglia che dovrà fare l'opposizione per riconquistare la città, una opposizione molto troppo timida, secondo noi, che non ha il coraggio di tagliare con gli errori del passato, e con ancora certa rigidezza ideologica che in realtà ha celato sempre e cela  interessi di area, logiche di occupazione di partito.
La Sinistra non ha il coraggio di rinascere, ancora no. E, dopo quello che ho udito alla riunione l'altra sera al Circolo Arci di Casale dove il PD locale illustrava il PIT e le mosse sull'areoporto di Peretola , la rinascita ancora purtroppo non si vede.

Al Jazeera

di Tonguessy 
Al Jazeera è nata grazie alla volontà dell'emiro Hamad bin Khalifa Al Thani ed è la maggiore emittente televisiva del Qatar, da dove trasmette. Wiki ci informa che questa emittente è da sempre gran poco allineata con i media arabi e che il suo successo è dovuto ad "una informazione televisiva non censurata né addolcita". Al punto da essere costantemente discriminata e determinare la nascita di Al Arabiya, l'emittente saudita che vuole limitarne il pericoloso successo.[1] Quello che wiki non dice è che Al Jazeera è apertamente schierata con Hamas (e conseguentemente Hezbollah). C'è chi si spinge a dichiararla portavoce di Hamas[1a]. In diversi video esponenti di Hamas (come Mahmoud Zahar o Tahar Alnunu) ringraziano l'emittente araba per la bontà ed il coraggio dei loro reportage.[2][3] Questa cosa ha fatto infuriare non poco Israele. E ancora di più quando ha dato voce al pacifista Gavriel Solomon, che paragona Israele alla Germania nazista del 1935, quando ancora non c'erano i campi di concentramento ma erano in vigore leggi razziali.[4] La tensione tra Qatar ed Israele giunge al culmine quando lo stato arabo decide di chiudere l'ufficio del Commercio Israeliano per ritorsione contro l'ennesima invasione di Gaza, ed in cambio Al Jazeera viene costretta a chiudere i propri uffici  nel territorio israeliano in quanto “hostile entity”.
A seguito di questa azione e dopo essersi consultato con i dirigenti di Hamas ed iraniani,  il primo ministro  Hamad bin Jassim annuncia la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele.[5] Tutto chiaro? Vi sbagliate.
Il Qatar ospita la più grande base USA ed è al contempo il maggiore alleato USA nel Golfo. As Sayliyah è la base USA più grande fuori dall'america, e dall'aeroporto di Al Udeid partivano i bombardieri per esportare la democrazia in Iraq.
Quindi abbiamo due elementi contrastanti: forti legami con Hamas e l'Iran ma nello stesso tempo fortissimi legami con l'imperialismo USA. I bombardieri USA che decollano dal Qatar e Al Jazeera che denuncia i bombardamenti USA. Non male.
Il ruolo di Al Jazeera (qui allineatissima all'avversaria di sempre, la saudita Al Arabyia) in questa storia  di disinformazione sui fatti libici va quindi letto tenendo presente tale doppiezza. Al Arabiya dirama comunicati secondo i quali ci sarebbero stati 10.000 morti tra i civili a causa dei bombardamenti di Gheddafi, e Al Jazeera sostiene che vi sia stato un forte arruolamento di mercenari centrafricani da parte del colonnello grazie alla mediazione di una security israeliana.[6] Tutto falso, ovviamente. Nessun cenno alla caccia al negro da parte dei ribelli, nè dei mercenari (o professionisti della guerra come le SAS inglesi) che servono la loro causa. Ne ho accennato in un precedente mio articolo[8b]. Al massimo qualche accenno a stupri fatti dai regolari di Gheddafi.[7][8]
Perchè questa propaganda anti-Gheddafi? Che ci guadagna il Qatar ad inimicarsi il colonnello libico? E cosa ci guadagna a battere sui tamburi di questa guerra imperialista? Hamas ha forse qualche ruolo in tutta questa storia? Perchè i Palestinesi si meriterebbero reportages più onesti dei Libici?
Prendiamo un recente articolo di Al Jazeera [9]: si dice che Sirte sarebbe "stata ripresa dai ribelli" , ma non viene menzionata la serie di intensi bombardamenti NATO che ha  distrutto alcune postazioni dell'esercito regolare. Il fatto in sè viene poi smentito da altri media. Il Giornale ad esempio dice che in città "non c’è un solo ribelle, come continua a proclamare nella mattinata Al Jazeera".[10]
In questo articolo che dice tutto senza spiegare nulla, un dottore (?!?) afferma che a Misurata sono morte nove persone per mano dei cecchini di Gheddafi. Non viene detto quante vittime hanno fatto i bombardamenti imperialisti, nè quante ne abbiano causato i rivoltosi. Le uniche fonti riportate sono degli attivisti "pro-democracy" oppure dell'attivista "pro-democracy" in pectore, ovvero il Nobel per i bombardamenti pacifici, Obama, il quale afferma che le bombe NATO hanno evitato una catastrofe umanitaria. Significativa è la frase di Rasmussen, segretario della NATO: "Il nostro scopo è di proteggere i civili dal pericolo del regime di Gheddafi" (Sic et simpliciter!). Nel frattempo il Qatar si offre di ospitare il Libya Contact Group, associazione che vuole decidere il futuro della Libia (la quale, fino a prova contraria, è ancora uno Stato sovrano che nulla ha chiesto agli altri) ed il suo Primo Ministro  Hamad Bin Jassim Al Thani (lo stesso che fece chiudere gli uffici israeliani e successivamente interruppe le relazioni con Israele) si affanna ad affermare: “Vogliamo che Gheddafi ed i suoi se ne vadano”.[11] Arrivano quindi le sanzioni ONU previste dalla risoluzione 1973 che prevedono l'embargo contro le società petrolifere libiche. Sì, ma non tutte. La compagnia statale NOC e cinque sussidiarie sono nella lista nera mentre la Agoco con sede a Bengasi e schierata fin dall'inizio della secessione con i rivoltosi invece no.[12]
Poi succede che la compagnia petrolifera Qatar Petroleum si accordi con i ribelli per forniture di petrolio, ed il giorno successivo a questo lucroso contratto petrolifero il Qatar riconosce il governo fantoccio del Consiglio Libico, creando dei pericolosi precedenti sulle proprietà nazionali e sulle transazioni internazionali (chi ha diritto a vendere il petrolio libico? Come sono strutturate le transazioni? A chi vanno i soldi?)[13]
Secondo gli analisti, il Qatar nei mesi a venire giocherà un ruolo di sostanziale arbitro e custode del petrolio libico, perché anche in caso di caduta del Colonnello la transizione sarà lunga e complessa. Intanto a Bengasi viene creata una Banca Centrale per gestire i pagamenti. Cambiamo fronte: Transparency International ci informa che "il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici garantisce libertà di espressione ed associazione, libertà da torture e detenzione arbitraria, e processi giusti. In questa regione (Medio Oriente e Nord Africa) solo Oman, Arabia Saudita, Qatar e gli Emirati non hanno sottoscritto il trattato".[14]
Quindi la Libia lo ha sottoscritto, al contrario del Qatar che finanzia Al Jazeera. Il comunicato prosegue affermando che "Amnesty International e Transparency International chiedono alla comunità internazionale, incluse tutte le imprese che hanno rapporti di affari con il MO ed il Nordafrica, di sostenere i tentativi di riforme locali, di promuovere attivamente i diritti umani e di porre fine al saccheggio delle risorse nazionali".
Il che, ça va sans dire, significa "congelare i beni di Gheddafi, compresi familiari ed associati, in linea con la risoluzione ONU 1970". Stranamente però la Libia si pone tra i primi paesi del MO-Nordafrica per distribuzione dei redditi: sesta su 27, preceduta solo dagli Stati-petrolio ed immensamente più elevata nel ranking mondiale di paesi vicini come Algeria, Marocco ed Egitto. 63ma a livello mondiale, giusto dopo l'Iran e la Russia.[15]
Da quanto esposto non sembra si possa trarre una conclusione unica. Non si riesce a capire per quale motivo, ad esempio, il sostegno che il Qatar-Al Jazeera offre ai palestinesi perseguitati da Israele non possa essere esteso alla Libia bombardata dagli alleati USA. Forse non è solo una questione di princìpi. O forse tali princìpi sono validi solo in specifiche circostanze. Il motivo per cui Al Jazeera diffonde comunicati di parte e notizie palesemente false esattamente come la saudita Al Arabiya (e la quasi totalità degli altri media) può quindi riferirsi ad un tentativo di spostare l'opinione pubblica verso una simpatia più marcata nei confronti dei rivoltosi. C'è chi ipotizza che la risoluzione ONU 1973 avrebbe avuto esito ben diverso senza le bufale qatariote e saudite, senza quelle migliaia di civili massacrati da Gheddafi che si serve di biechi mercenari per mantenere il suo crudele regime dittatoriale.
Insomma ecco un'altro esempio di politically ready-made, dove coerenza e decenza sono valori di altri tempi, ed i pregevoli reportage sulle violenze di Gaza fanno il paio con certe spregevoli invenzioni mediatiche create per favorire e giustificare imprese imperialiste.

[1]http://it.wikipedia.org/wiki/Al_Jazeera
[1a]http://honestreporting.com/al-jazeera-is-m/
[2]http://www.youtube.com/watch?v=ySTg03qFqPY&feature=player_embedded
[3]http://www.youtube.com/watch?v=6IJJInwGSPA
[6]http://it.peacereporter.net/articolo/27153/Libia,+Al+Jazeera%3A+'nuovi+mercenari+in+arrivo+dal+Niger'
[8b]http://www.appelloalpopolo.it/?p=2877
[9]http://english.aljazeera.net/news/africa/2011/03/201132681812362552.html
[10]http://www.ilgiornale.it/esteri/la_guerra_al_jazeera_sirte_mano_ribelli_pero_e_falso_tv/29-03-2011/articolo-id=514203-page=0-comments=1
[14]http://www.transparency.org/news_room/latest_news/press_releases/2011/2011_03_11_mena_end_rights_abuse_corruption
[15]http://en.wikipedia.org/wiki/World_distribution_of_wealth

Tante belle cose

Lievemente modificato rispetto al previsto, ma solo nelle date. Ospitiamo Massimo Smuraglia, si replica Carla Lonzi sono io! e finiamo april...