martedì 9 ottobre 2012

Prato, città immota


Gli ultimi dati del censimento relativi alla città di Prato mostrano che il livello culturale della città è molto basso, come da tradizione. Solo l'8% della popolazione è laureata.

L'assessore Nocentini, che ha commentato i dati, dichiara che bisogna uscire da questa empasse; ma in questi anni non s'è fatto nulla per migliorarne il livello.

Ma non si tratta solo di far prendere ai pratesi la laurea, la decadenza culturale va al di là del titolo di studio, anche se lo comprende.

Da un secolo e mezzo si nutre popolo pratese di ideologia operaista, mistificandola; ora che le cosiddette ideologie sono crollate e i partiti non sanno più come condire il loro potere; ora che il lavoro non esiste più come dio salvatore, il lavoratore è nudo nella sua ignoranza, senza più riferimenti e capacità, mete culturali se non la pizza il sabato sera e il divertimento ballerino o canoro offerto in circoli o parrocchie-discoteche; o nelle multisale stile coop;
si è utilizzato politicamente ed economicamente la manodopera proveniente da fuori, in genere dal sud più povero e ignorante, tenendola al livello che era necessario per sfruttarla e condizionare il voto;
non si è creato una pluralità di offerta culturale, vivacità, per cui gli enti, ormai atrofizzati, sono sempre gli stessi e autoreferenziali o, come mi disse il sindaco Romagnoli, fatti vivere con i soldi pubblici al servizio della vetrina (ormai opacissima) della città, non della gente, a cui non si è consentito di essere parte attiva del disegno culturale;
ultimamente si è tentato di risollevare le sorti cittadine con finta partecipazione (in realtà al fine di controllo elettorale) e animazione in centro e nelle periferie in stile borgataro, a suon di karaoke e sagre, pensando che questo comunque fosse 'cultura' e 'aggregazione';
addirittura si son fatti languire gli enti che in qualche modo mostrano certa vivacità come la scuola di musica; 
si fa scuola con precise direttive dall'alto, si sa: a ciò si aggiungono le schiaccianti e dispersive offerte formative recentemente sfornate dal Comune e da gli Enti santificati, a dare ancor di più l'immagine di una scuola pubblica 'debole' (mentre si rafforza economicamente quella privata e confessionale), impossibilitata a proporre la sua vita culturale.

La città è si è fatta immota anche perché ha perseguito cieca e ottusamente un Interporto fallimentare al posto di una piena riscoperta di una città antica, Gonfienti etrusca, lasciata in mano a un ente, la Soprintendenza, che non è stato capace di adempiere al suo ruolo di tutela, succube anch'esso della peggiore politica; e tutto in nome di una ricchezza che non verrà mai più da quella parte.

E anche questo fine settimana, in periferia, abbiamo assistito all'ennesima espressione sub-culturale pratese, esattamente come è  successo ai pratesi del centro durante il settembre appena passato, con le inutili manifestazioni come Visionaria, Palla Grossa e altre amenità grossolane a suon di musica 'sparata': una ennesima parrocchia in festa mondana ha mostrato il peggio di sé, allestendo un grasso ristorante e un campo discotecaro, musica come sopra senza rispetto per nessuno, che nessuno osa contrastare pubblicamente perché è la parrocchia, anche se molti  se ne lamentano. 

Nello stesso modo abbiamo vissuto la violenza, in estate, dei circoli Arci, con le stesse modalità, e tutti hanno potuto esibire il permesso fornito dal Comune di Prato, settore attività produttive. Si può fare caciara fino alle 24.

Grazie, Comune di Prato, per questi permessi produttivi di cultura incivile.

Le amministrazioni che si sono avvicendate in questi ultimi vent'anni in particolar modo, e poco importa che l'ultima al cui declino stiamo assistendo abbia un altro colore, ci lasceranno in eredità una Prato stordita, che immobilmente si inabissa, mentre ancora si culla con i discorsi inascoltabili del tipo: ' i pratesi non saranno studiosi, ma sono lavoratori'.

Una città che da secoli aspetta inutilmente una rinascita. Proprio forse da quel Sacco il cui cinquecentesimo nefasto anniversario i suoi amministratori non sono stati nemmeno capaci di rievocare seriamente, molto probabilmente per non dispiacere alla Chiesa, che fu artefice del saccheggio (una distruzione mai ammessa) dietro corazza spagnola,  preferendo far rievocare a chi non ne è stato capace e non ha voluto se non offrire affreschi in stile ipocrita, beghino e kitisch.


P.S. Per favore, citatemi. Sono stanca di essere scopiazzata gratuitamente e in silenzio.

Nessun commento:

Quarta replica de "Ti mando ai celestini"

  La Nazione, oggi. Una delle poche volte in cui pubblica la locandina dello spettacolo. Anzi, nel mio caso, è la prima volta in assoluto. P...