mercoledì 27 marzo 2013

Il compito degli artisti in politica

Confesso di non aver mai amato Battiato, mai amato come artista.
Forse tutto nacque il giorno in cui casualmente lo vidi a un bar dell'aeroporto di Firenze, più di dieci anni fa. Entrambi facevamo colazione; naturalmente io ero l'illustre sconosciuta. Egli aveva un'aria molto supponente, da vero 'artista' divo, e questo mi infastidì.
Ma questo è uno stupido aneddoto che racconto solo per giustificare che sono tra quelle che non apprezzano l'artista Battiato.

Tuttavia, speravo, e l'ho scritto, che una volta insediato come assessore potesse raccontare, potesse iniziare un cambiamento, il cambiamento che molti di noi aspettano e che non arriva.

Nessuna aria nuova.
Nemmeno dal Movimento 5 Stelle, che in campo culturale deve percorrere ancora tanta strada.
Grillo s'è limitato a dichiarare, terroristicamente, che il suo programma non prevede soldi alla cultura, ma a Parma le cose non stanno esattamente così e tutto è rimasto praticamente come prima. Parma, fortezza borghese inviolata.

Da vent'anni e passa aspetto; ma niente.

E' di questo che bisognava parlare, dico a Battiato, e non definire tutto, buttare un'occasione con le parolacce, le solite, alla maniera di Grillo, il punto debole del suo populismo, ma che gli serve, lo sappiamo, per il consenso più 'basso'.

La parolaccia.

A volte la parolaccia è liberatoria, senza dubbio; può essere azzeccata, anche in certi contesti 'alti'; ma ormai è diventata inutile, è scontata, e ne siamo sazi.

La libertà della parolaccia è la stessa libertà che ci concede la libertà sessuale; superficiale. Il potere la tollera -fino certi limiti - perché serve al mantenimento del sistema, oltre a essere funzionale al consenso del popolino.

Lo vediamo anche nel teatro: il teatro deve essere popolare, basso, volgare, deve creare consenso e far vendere biglietti. Lo stesso meccanismo. Ma questo teatro popolare e non professionale - e anche la musica e la pittura hanno meccanismi simili - è sostenuto in duplice funzione economica e di controllo consenso politico.

Insomma gli artisti che entrano in politica hanno l'obbligo di iniziare il cambiamento. Certi non sono preparati, strutturati; e anche di questo va tenuto conto, perché non basta saper comporre una bella canzone per tentare la strada difficile della politica. Tuttavia nessuno finora ha tentato la strada della rinascita. Eppure sanno bene cosa significa e comporta, cosa nasconde la politica culturale italiana! Non l'ha fatto ancora nessuno. NESSUNO (se si esclude Grillo che, però, in materia specifica ha detto ben poco!). Vedi Pamela Villoresi da noi, sia detto con rispetto per il suo lavoro d'attrice che non mi entusiasma, almeno finora; la cito perché è famosa. Alcuni appoggiano i partiti, appunto, si inseriscono nel sistema, ma non lo discutono, e spesso affogano nel primo bicchier d'acqua in cui si tuffano.


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