lunedì 1 aprile 2013

Lavoro: dove non si muore solo di ILVA

Nel mio viaggio per l'Italia di questi giorni, qualche giorno fa ho conosciuto una guida delle Grotte di Castellana, in provincia di Bari.

Le grotte sono belle, ancorché rovinate dai turisti vandali del passato (ora i controlli sono più accurati), ma non mi hanno colpito particolarmente, anche perché, se i turisti di oggi non possono più spezzare stalattiti e stalagmiti, dimostrano la loro inciviltà parlando nel cuore della terra come in piazza.

Piuttosto interessante invece il colloquio con una guida, a cui ho chiesto quali conseguenze per la salute avesse lavorare in quell'ambiente umido.

La guida non aspettava altro che questa domanda. Tutti loro soffrono di reumatismi e di malattie cardiovascolari, ma non c'è possibile 'causa di servizio'; il lavoro è precario, ossia, lavorano per lunghi periodi che vengono rinnovati di volta in volta, senza avere le garanzie del lavoro sicuro.

Tuttavia, nonostante le pessime condizioni - ogni mattina le guide si alzano, se va bene, con grande difficoltà dal letto, non si muovono che lentamente, insomma le ossa sono a pezzi, e il cuore, a quella profondità nel sottoscuolo, pompa male, tanto che qualche guida scende con la pasticca-salvavita e conduce i turisti nel giro corto delle grotte, invece che in quello lungo, che prevede due ore di camminata -; nonostante questo, la gente del posto fa a gara per entrare là dentro  lavorare e a ogni elezione si rinnovano le promesse per le assunzioni.


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