giovedì 2 ottobre 2014

MOSTRA AL PRETORIO, OVVERO LA CULTURA IN MANO ALLE BANCHE

In città, a Prato, si sta per festeggiare la mostra che si inaugurerà a Palazzo Pretorio dal titolo "Capolavori che si incontrano". Già si sa, sarà un successo!
Nessuno però sembra farsi domandine, e tutti mostrano memoria corta.

Primo.
Il ministro Franceschini non verrà per impegni istituzionali, ma a parte questo, il clima non differisce da quello del precedente sindaco e assessorato alla cultura. Insomma, le grandi occasioni, la festa per la riapertura del Pretorio, i grandi nomi, il marketing eccetera. Quindi è cambiato il sindaco, l'assessore alla cultura, si dicono di centro sinistra e quindi dovrebbero esserci sfumature diverse rispetto alla politica culturale del passato, ma non sembra così.

Secondo.
Si spera così di dare una marcia economica alla città.
Indubbiamente, quando ci fu l'inaugurazione del Pretorio, la città vide un po' di gente nei ristoranti. Qualche gestore si dichiarò moderatamente soddisfatto. I turisti! E per questo qualcuno disse che la città ne aveva beneficato. Ah, sì? Insomma, come allora si fa cultura solo per far guadagnare di più qualche ristoratore o albergo? Lo si dica, almeno, si abbia il coraggio. Almeno sappiamo in che ambito si va a parare, anche questa volta, e non ci si ammanti di parole come 'sinistra'.

Terzo
Ci si è dimenticati che diversi quadri che ora saranno esposti al Museo del Pretorio furono oggetto di polemiche, perché la Banca di Vicenza ha comprato Cariprato, ma anche tutti gli annessi, e quindi anche i quadri. (1)
Insomma, è grazie alla Banca di Vicenza che i quadroni tornano a casa per un po' di tempo, come a risarcire la città di questa sottrazione. La banca ci fa una bella figura e forse altro, non sappiamo quali sono gli accordi fra Banca e Comune, tutto questo ci è oscuro. Comunque alcuni di quei quadri sono stati comprati con i risparmi dei pratesi (Cassa di Risparmio di Prato!) e ora appartengono a un'altra banca, che omaggiamo e a cui dobbiamo inchinarci.
La cultura è in mano alle banche, che la trattano come un affare qualunque. Comprano e vendono opere d'arte con i nostri risparmi. Banale, ovvio? Sì, però ogni tanto fa bene ricordarlo.

I cittadini, che dovranno comunque pagare il biglietto, non ne usufruiscono che poco di tutto questo. Sì, vivi il centro, più turisti, titoli sui giornali, un po' di orgoglio di campanile.
Ma la cultura a sinistra è altro, non solo belle esposizioni. Ma tutti ormai se lo sono dimenticato, e appunto non c'è differenza fra questa politica culturale e la precedente. Immagine, immagine, immagine!
La politica ci fa una bella figura, si mostra anch'essa, ma ormai non è più padrona di nulla. E si dimentica, manco a dirlo e nonostante le dichiarazioni di intenti, di tutto il resto.

In realtà questa cultura impoverisce: calata dall'alto, si Mostra, ma non cambia davvero nulla nel tessuto urbano, non modifica le potenzialità e le forze, non dà strumenti creativi o economici ai cittadini. 



1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi complimento con chi, tre i "lungimiranti" responsabili della Banca all'epoca pratese, non abbia - in quei tempi- imposto una clausola che ingiungesse al proprietario della stessa, chiunque fosse in futuro, di lasciare i dipinti sul territorio pratese.
Una mostra che dura tre mesi è beffardo contentino rispetto al danno enorme patito per questa incredibile leggerezza.
Ma nessuno apre bocca, tutti zitti a ringraziare la Banca di Vicenza, anzi.

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