sabato 28 febbraio 2015

IL BIGNAMINO DELLE DONNE


Il bignamino delle donne è un compendio comico sulla storia delle donne, dal primo peccato fino alla contemporaneità, con incluso le domande più difficili!
Uno spettacolo sui luoghi comuni, le credenze e le mitologie di genere.

Stasera al Teatro La Baracca, ore 21.

venerdì 27 febbraio 2015

Varvarito a Casale: la stessa storia

La vicenda della Varvarito, ditta di inerti che nessuno vuole, ora giunge a Casale. Per l'esattezza in via del Trebbio alla Bardena.

Addirittura, avevo pensato di farci la prima tappa de "Lo spettacolo de la città",  perché è luogo di grandi contrasti, ma è impraticabile con un autobus. 

Via del Trebbio alla Bardena costeggia il Casello di Prato Ovest, e qualcuno ancora vi trebbia ancora, nel senso che vi si coltiva un po' di grano.

Io ci vado a camminare, ogni tanto, perché vi convive il passato e il presente e si ha, nel percorrerlo, una qualche strana emozione. E' anche, oltreché, diciamolo, in certo abbandono.

Sono stupita del fatto che si possa pensare di mettere lì la ditta di inerti certamente impattante (appiccicati all'autostrada, ma non lontani dalle case), ma ancor di più dal fatto che ancora una volta la zona sud della città di Prato (prima hanno pensato a San Giorgio a Colonica, poi anche Iolo, sul pericolossimo viale Manzoni dove tra l'altro non esiste nemmeno un marciapiede!...) che la zona Sud di Prato sia la più vessata dal punto di vista ambientale.

Sono anni che viene detto, ANNI! E anni che continuano a buttarci roba e roba, occupare territorio, inquinarlo, senza pietà!

Ancora aspettiamo gli effetti benefici del Parco della Piana (sic!), la rivalutazione della dimenticata Pantanelle (con le gore inquinate del depuratore del Calice che vanno nell'Ombrone!), eccetera eccetera... Anni e anni di stessa storia.


P.S. Tra l'altro, vicino a dove vogliono mettere la Varvarito c'è un altra ditta di inerti (fra via Carlo Levi e Via Vergaio Bivio); si trova molto vicina alla rotonda dell'imbocco dell'Autostrada Prato Ovest.

Teatro La Baracca: una disperata vitalità

Nel titolo paràfraso Laura Betti, la nostra Greta Garbo non riconosciuta: un suo spettacolo dedicato a Pasolini si fregiava di questo bel titolo.
Che siamo disperatamente vivi, La Nazione se n'è accorta (grazie!), visto che  per ben due giorni di seguito ci dedica due articoli: ieri su Il bignamino delle donne, che debutta domani appunto a La Baracca, - un compendio comico sulla storia delle donne -  e poi, oggi, su Lo spettacolo della città, che forse, almeno nell'impianto e nell'idea, uno degli spettacoli più originali e 'audaci' finora realizzati. Forse tanto quanto il Laris Pulenas recitato sulla Calvana, a Poggio Castiglioni nel 2008, finora insuperato: anche in quel caso, come ora, senza soldi, senza niente: così, con disperata vitalità.
La Nazione, Cronaca di Prato, Venerdì 27 febbraio 2015
La Nazione, Cronaca di Prato, venerdì 26 febbraio 2015

giovedì 26 febbraio 2015

Grazie, Chiara Repaccini

Voglio riportare per esteso questa bella lettera della vedova del regista Mario Monicelli, Chiara Repaccini, in arte RAP (è una scrittrice e disegnatrice fiorentina).
A Grosseto avevano deciso di intitolare un premio di cinematografia a Monicelli (anche in occasione del suo centenario) e di assegnarlo a Verdone. La signora Repaccini, moglie del regista, ha detto di no, lei se n'è dissociata. Come avrebbe detto di no a Veronesi e altri.  Quindi non ci sarà nessun Premio Monicelli.
Alla signora Repaccini tutta la mia profonda ammirazione. La cinematografia italiana attuale non lega nemmeno le scarpe, come si dice in Toscana, all'opera di Monicelli. Non ne è all'altezza. Tra l'altro non ne ha nemmeno l'afflato 'rivoluzionario', alcun dissenso nelle loro opere, niente che possa ricordare quello di Monicelli; e se lo ha, è solo di maniera, da 'cassetta'.
Ogni tanto una buona notizia e qualcuno,  in arte,  che dice no.

"Leggo che a Grosseto verrà festeggiato il mio compagno di una vita, Mario Monicelli, e il suo centenario, con una cerimonia in cui sarà premiato con il Premio Monicelli, Carlo Verdone. Salvo il rispetto e l'ammirazione per l'opera di Verdone, vorrei tornare a sottolineare come Brizzi, Scamarcio, Veronesi e Verdone non rappresentino se non in piccola parte, il pensiero e soprattutto il cinema di Mario, sempre al confine tra commedia umana, società e politica sofferta". E' quanto scrive Chiara Rapaccini, per trent'anni compagna di Mario Monicelli, in una lettera al quotidiano Il Tirreno che la pubblica stamani. Il riferimento è all'evento, giunto alla terza edizione, in programma a Grosseto per il 7 marzo prossimo.
"Sono stata più volte interpellata per suggerire a Mario Sesti, organizzatore e direttore del Premio Monicelli, modalità e nomi per dare lustro e popolarità al Premio grossetano - afferma Rapaccini secondo quanto riporta Il Tirreno -. Ho chiesto che si tenesse conto del Monicelli pensatore rivoluzionario, attuale e, quel che più conta, amato dai giovani, più che all'autore di commedia tout court. Vorrei ricordare come Mario sia l'autore di film come 'La grande Guerra', 'Vogliamo i colonnelli', 'Un borghese piccolo piccolo' e 'I compagni', opera, quest'ultima, attualissima in un momento di grave crisi italiana in cui la spaccatura tra classe dirigente e classe lavoratrice è evidente e tremenda.

Mario sarebbe stato attivo in questo malaugurato momento storico e avrebbe fatto sentire il suo dissenso".
"Il mio compagno e io abbiamo amato la Maremma e vi abbiamo vissuto felicemente per anni, ma ora ho l'impressione non gradevole che il suo nome e il 'cappello' di 'anno monicelliano', venga usato per scopi un pò 'nazional popolari'", afferma ancora Rapaccini sottolineando di "dissociarsi ufficialmente dal Premio Monicelli di Grosseto".

LO SPETTACOLO DELLA CITTA' (4)

Grazie al patrocinio che ci concede il Comune di Prato, Lo spettacolo della città conquista uno spazio nel suo sito istituzionale:

http://comunicati.comune.prato.it/generali/?action=dettaglio&comunicato=14201500000286

Le richieste sono già molte, e consiglio di prenotare e prendere il biglietto entro il 12 marzo, ché dobbiamo decidere quale autobus prendere.

Dove si acquista il biglietto: al Teatro La Baracca;  ai partecipanti sarà dato un biglietto fiscale, come sempre, e uno simbolico, numerato.

Quando si acquista: a teatro ci siamo quasi tutti i giorni, salvo impegni particolari o brevi tournée. Per averne conferma, basta telefonare al teatro oppure mandare un e-mail (teatrolabaracca@gmail.com). Naturalmente si possono comprare i biglietti nei giorni in cui ci sono anche altri spettacoli o eventi.

Abbiamo previsto un piccolo numero di biglietti ridotti, destinati ai ragazzi dai tre ai dieci anni; non possiamo di più, perché lo spettacolo è tutto a nostre spese.

mercoledì 25 febbraio 2015

La vergogna dei teatri nazionali

Il Ministro Franceschini ha nominato una commissione di cinque persone, e queste cinque persone hanno dovuto decidere quali sarebbero diventati nazionali per i prossimi tre anni.

Cinque persone cinque che decidono per tutta l'Italia!
E queste cinque persone chi sono? Alcuni, esempi egregi del conformismo di sinistra:

Lucio Argano: il presidente della commissione; è professore universitario all'Università Roma 3 e alla Cattolica di Milano, esperto di 'imprese culturali' (sic!);
Oliviero Ponte di Pino: componente della commissione. E' critico di 'sistema', nel senso che con la sua rivista Ateatro lo appoggia costantemente; in sostanza è un critico finto alternativo di Sinistra ben introdotto, e da tempo;
Ilaria Fabbri: nella commissione con la qualifica di rappresentante Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali. La signora appartiene all'Ufficio Cultura della Regione Toscana, ne è la dirigente; proviene però da Roma, faceva parte del dismesso Ente Teatrale Italiano. La perfetta funzionaria d'apparato, ligissima; 
Roberta Ferraresi: altra componente la commissione; è una giovane dottoranda, non meglio conosciuta, ma ben introdotta, con pubblicazioni alle spalle presso case editrici del settore, eccetera;
Massimo Cecconi: nella commissione come altro rappresentante Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali (ma che vuol dire? boh); critico teatrale non meglio conosciuto.

E' più che lecito il sospetto che  queste persone non decidano in realtà nulla, che siano lì pro forma. Che insomma sia tutto già deciso. Nemmeno in teatro Renzi ha rottamato nulla, e tutto si svolge secondo il solito copione della logica di occupazione di potere e di partito. Come dall'era democristiana e socialista (vedi Piccolo di Milano, se non creato, creatura dei socialisti di un tempo...e vedi Strehler!). In più, negli ultimi anni s'è aggiunto il concetto che un teatro deve essere una azienda, una impresa. Deve averne i numeri.

Infatti, per diventare teatro nazionale il Teatro della Pergola si è fuso con quello di Pontedera, e sono diventati il Teatro della Toscana (un nome assolutizzante, terroristico, inglobante): si tratta di due teatri  diversi, con storie diversissime. E' una fusione solo di comodo, al fine di formare un'azienda che abbia i numeri e i criteri giusti.

Bene per il Metastasio aver mantenuto la sua 'identità', anche se certamente non è stato voluto, ma deciso in alto. L'assessore Mangani questa volta ci fa una bella figura a tenere le posizioni. Probabilmente il Metastasio diventerà un teatro TRIC, Teatro di Rilevante Interesse Culturale.

Ecco i teatri nazionali per il triennio 2015-2017:  Associazione Teatro di Roma; Associazione Teatro Stabile della Città di Napoli; Fondazione Emilia Romagna Teatro; Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; Fondazione Teatro Stabile di Torino; Teatro della Toscana; Teatro Stabile del Veneto – Carlo Goldoni.

Sotto Napoli, niente teatro nazionale!

Altre forme di grandi aziende, ormai i teatri sono solo questo. Aziende che devono produrre numeri, e non buon teatro. Una vergogna assoluta.

Solo che la gente non lo sa. Non conosce i risvolti della cultura, le oppressioni, le falsificazioni a cui questi enti si devono sottomettere per avere i riconoscimenti eccetera.

Anch'io probabilmente avrei dovuto falsificare i dati del mio teatro, i numeri (incassi, ingressi eccetera), per avere la residenza teatrale regionale. E poi avrei dovuto essere 'buona'. E accettare le ingerenze della politica, come in altri tempi mi fu chiesto. Questo.
Insomma, i criteri per la richiesta di qualsiasi riconoscimento a 'ente' sono sballati, e credo che lo siano anche per le realtà nazionali; sembrano creati apposta per distruggere ogni realtà veramente diversa, che si ponga fuori dalle logiche di potere e di oppressione, in fondo, della blanda dittatura a cui siamo costretti.

martedì 24 febbraio 2015

Amore al latte fra Torino e Firenze

Da tempo si nota grande amore fra le due città; anzi, fra le due regioni, Piemonte e Toscana.
Ora la Centrale del Latte di Torino fa la corte a Mukki per formare un supercolosso caseario e quindi passare alla privatizzazione in forma monopolizzante.

Insomma, invece di mantenersi sul territorio e sviluppare cooperative e ricchezza locale, si tende a mangiare tutto. Mukki già praticamente detiene il monopolio del latte in Toscana, ma con la fusione peggiorerà la situazione dei piccoli produttori, e sarà meno facile garantire la qualità e la provenienza del latte.

Ma l'amore fra le due città si osserva anche teatralmente parlando, dove si rintraccia lo stesso schema assolutizzante, per cui le piccole realtà teatrali sono di fatto soffocate. Ricordo che la direttrice di Fondazione Toscana Spettacolo - l'ente regionale a gestione partitica che ha fatto cappotto di tutte i piccoli e medi teatri toscani-, è la torinese Patrizia Coletta, che qualcuno dice fedelissima PD; e attori toscani sempre più vivono e recitano nei teatroni piemontesi...

D'altronde come dimenticare che entrambe furono capitali d'Italia?

Il Piemonte in verità non sta passando un bel periodo, funestato com'è da scandali e sospette corruzioni, inquinamento voti eccetera e proprio in area PD...

La Toscana invece è ancora tutta sotto bavaglio di partito, e ancor più adesso nell'era renziana e quindi qui tutto tace o è messo a tacere.
Non credo che alle prossime elezioni cambierà molto, anche se le sorprese, si sa, sbucano sempre dietro l'angolo all'improvviso. 

Poesia ritrovata

Lavorando per "Lo spettacolo della città" ho ritrovato questa mia poesia, scritta a Cecina, dove si recitava poesie all'ombra di un traliccio.


Il poeta l’avevan messo
All’ombra di un traliccio.
Il poeta – imbestialito – gridò:
-O lui o me - .
Il pubblico già pronto, seduto,
sorrise:
-Fa parte dello spettacolo? Recita? Macché-!
Ci fu un consulto
La voce percorse le seggiole,
le poltroncine, si dibatté.
-Lui! – fu detto-,
La luce non può mancare.
Andare!-
Il poeta, sì.
-Se ne chiami un altro-, fu il grido!
Ma il traliccio
Forse impietosito
Seguì il poeta già partito.
Fu buio in sala.

Tiè. 

lunedì 23 febbraio 2015

Dimenticare Rosi

Nessun stupore che Rosi sia stato dimenticato dagli Oscar 'in memoriam', mentre si rende omaggio a Virna Lisi.
I temi trattati dai film di Rosi non sono confacenti con le motivazioni dell'esistenza stessa dell'Oscar, che ha funzione puramente commerciale, promozionale, autoreferenziale.

Molto meglio così. A volte non prendere un premio, non essere ricordati, addirittura rifiutare, è cosa buona e giusta. Va tutto a merito dell'autore, e la sua assenza in certi luoghi deputati e celebranti non fa che confortarci della presenza qui, tra noi, che non lo dimentichiamo affatto e proprio grazie a quel 'messaggio' che certa cinematografia rifiuta.

Tra l'altro ho visto Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, del simpatico Roy Anderson, vincitore del Leone d'Oro 2014, e ne consiglio la visione. Proprio perché è originale, se non bello, diverso dalla solita cinematografia americana e anche dalla melensa salsa italiana. Anche formalmente parlando. 


domenica 22 febbraio 2015

Ronconi

Tutti piangono, in modo retorico dato che molti dei piangenti non vanno nemmeno a teatro, la morte di Ronconi. A Prato, che lo ha nominato cittadino onorario nel novembre del 2014 per un laboratorio che datava anni '70, con relativi spettacoli che costarono poi una crisi di giunta e l'allontanamento del maestro, "oggi e domani sul Palazzo Comunale resteranno esposte le bandiere a mezz’asta in segno di lutto per la morte del Regista Luca Ronconi cittadino onorario di Prato". 
Io non ho mai amato Ronconi, voglio dire, il suo teatro, se si esclude l'Orlando Furioso che lui fece a Prato e anche in televisione. Quello sì, quello è stato il suo spettacolo innovativo, l'unico che si possa fregiare il titolo di 'rivoluzionario'. Il resto, no. Non suscitava in me, come nemmeno l'ultimo spettacolo che ho visto di lui al Metastasio, alcun tipo di emozione o interesse. Freddi i suoi spettacoli come le sue macchine. La recitazione poi, lentissima, degli attori, insostenibile. Maniera assoluta e assolutizzante, molto ammiccante al diafano, razionale stile francese, direi. 
Altri registi o maestri ho amato di più, meno celebrati e conosciuti, più colti e spirituali come Orazio Costa Giovangigli, il cui teatro di Roma dovette cedere il passo al più politicamente protetto teatro di Milano...(come mi racconta Gianfelice D'Accolti che ha avuto Costa come maestro).
O il provocatorio Carmelo Bene, insuperato anche nelle sue regie.
Ronconi, troppo inserito nell'asfissiante e asfittico sistema teatrale protetto dalla politica di potere, non produceva da troppo tempo ormai, alcun teatro libero o liberante, né nella scelta dei testi né più da un punto di vista tecnico.

Pier Paolo Pasolini scrive nell'introduzione di "Bestia da Stile"(1965-1974):


 "L'Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante. Vi si coltivano retoriche sempre più insopportabili. Non c'è del resto conformismo peggiore di quello di sinistra: soprattutto naturalmente quando viene fatto proprio anche dalla destra. Il teatro italiano, in questo contesto (in cui l'ufficialità è la protesta), si trova certo culturalmente al limite più basso. Il vecchio teatro tradizione è sempre più ributtante. Il teatro nuovo - che in altro non consiste che nel lungo marcire del modello del Living Theatre (escludendo Carmelo Bene, autonomo e originale) - è riuscito a divenire altrettanto ributtante che il teatro tradizionale. E' la feccia della neoavanguardia e del '68. Sì, siamo ancora lì: con in più il rigurgito della restaurazione strisciante. Il conformismo di sinistra. Quanto all'ex repubblichino Dario Fo, non si può immaginare niente di più brutto dei suoi testi scritti. Della sua audiovisività e dei suoi mille spettatori (sia pure in carne e ossa) non può evidentemente importarmene nulla. Tutto il resto, Streher, Ronconi, Visconti, è pura gestualità, materia da rotocalco".

sabato 21 febbraio 2015

A Prato la Bella Giuntina addormentata (nell'Interporto della Toscana Felix)

Si sa, abbiamo ormai notizie concrete dell'espansione dell'Interporto della Toscana Centrale, altri 22 ettari di territorio mangiato, alla  faccia degli Etruschi e di Gonfienti!, con il consenso e il beneplacito della SBAT (la soprintendenza...). La battuta ve la risparmio, sarebbe troppo facile...

Intanto la Giunta comunale dorme, e gira già la favola della Bella Giuntina Addormentata pratese,  una versione tutta moderna che si svolge non nel bosco, bensì all'Interporto...Altro che promesse di rilancio dell'area archeologica! Altro che riapertura del misero sito!

Intanto, copio e incollo un'altra bella notizia sulla nostra Regione, la Toscana 'Felix', sul probabile prossimo futuro consumo del territorio. 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/21/toscana-dalle-cave-alle-spiagge-pd-snatura-piano-paesaggistico/1443966/

venerdì 20 febbraio 2015

Il caso Soria: ovvero come fa un artista a essere ben visto dai politici

Torno sul caso Soria, che accusa attori, scrittori e politici di aver preso i soldi a nero, perché ho ascoltato l'intervista pubblicata dal "Il fatto quotidiano".

Soria afferma che dando mazzette ai politici, quelli vedevano il premio "Grinzane-Cavour" con simpatia.

Insomma, ecco spiegato perché alcuni artisti o compagnie riceverebbero contributi con più facilità rispetto ad altri.

Con questo sistema 'circolare' che Soria lascia intravedere, una parte dei soldi pubblici tornerebbero o ai partiti o agli appartenenti al partito che sponsorizzerebbero, diciamo così, certi artisti, compagnie, eventi. 

Così si spiegherebbe anche come coloro che non danno mazzette, non ricevano mai contributi, appoggio, sostegno. Forse Soria avrebbe dovuto aggiungere anche come si fa a vincere i premi letterari.

Insomma, alla fine della fiera, ecco quello che risulta chiaro dalle dichiarazioni  di Soria: se vuoi lavorare nel settore spettacolo devi ungere, naturalmente a nero. Oppure, aggiungerei io: lavorare 'per', portare voti.

Lui dunque avrebbe le prove di ciò che sospetto da tempo; un sistema che mi avrebbe danneggiato direttamente e che, aggiungerei, coinvolgerebbe anche nomine agli enti di personaggi vicini a certi politici.

Se così davvero fosse, altro che arte serva!; direi, puttana.

(Seguo la vicenda con molto interesse, perché appunto ne sono direttamente coinvolta. Sono anni, almeno quasi quindici anni, da quando scrissi il "Manifesto contro il monopolio sulla cultura" (1999), che mi vedo come vox clamantis in deserto.
Ricordo che lo facevo sottoscrivere; alcuni colleghi non l'hanno mai voluto condividere; altri sembravano non capire.
A parte qualche caso isolatissimo, timide proteste negli ultimi due forse tre anni, nessun noto personaggio ha mai parlato di un sistema che soffoca, stritola l'arte e gli artisti.
Come sapete, mi sono stati rifiutati contributi, senza un vero motivo, se non quello 'aziendalistico', ossia il mio teatro sarebbe troppo piccolo, e quindi non avrebbe numeri per ricevere finanziamenti. Naturalmente la motivazione, ribadita anche dal TAR, è abominevole e discriminante. Grazie a ciò, noi vediamo colleghi vivere da benestanti,  lavorare nei grandi teatri (alcuni addirittura assunti in pianta stabile), essere accolti alle feste con i candidati alle regioni, e noi dobbiamo lavorare duro per sopravvivere, oltre a essere umiliati quotidianamente da certa politica ed esclusi dai circuiti eccetera, come costantemente avviene in quello regionale, com'è noto gestito politicamente - presidente e direttrice di certa area politica).




Per chi vuole leggere il mio vecchio 'manifesto': http://primaveradiprato.blogspot.it/2009/11/un-manifesto-ancora-valido.html

Gino Paoli evasore, o dell'isteria collettiva

Io però ancora non lo so.
No, non so se il cantante Gino Paoli, ora direttore della Siae, ha portato i soldi in Svizzera gabbando il fisco. Aspetto le prove.


Io l'ho conosciuto, a Gabicce, tanti anni fa, sono salita sulla sua roulotte dopo un concerto a parlare.  E poi l'ho rivisto ancora, a un convegno. E ancora c'ho parlato, di politica, abbiamo discusso, parecchio.

Il mio ricordo è positivo, quello di una persona squisita, bella. Molto di più delle sue canzoni.


Non mi piace questo osannare, mitizzare e poi dar addosso. Che isteria collettiva.

Come siamo pronti subito a lapidare. Immediatamente. 

Le notizie ci portano ovunque. Dove vogliono loro.

E' davvero questo la barbarie.


Siamo diventati tutti barbari, non solo quelli dell'Isis o gli olandesi di Roma; come loro tagliamo frettolosamente teste, distruggiamo 'monumenti'.

giovedì 19 febbraio 2015

Il Museo del Tessuto di Prato dice le bugie?

Bugie? Gambe corte.

Ora, il Museo del Tessuto di Prato, alla mia richiesta di fare Pratopezza, mi scriveva segue: 

"...comunico che in questi mesi il museo sarà impegnato a coordinare una serie di eventi e pertanto le attività per le famiglie riprenderanno da settembre".

E invece, l'attività c'è eccome. Tant'è che nei prossimi giorni fanno un laboratorio/spettacolo teatrale per bambini...

Certo, sono liberi di fare quello che vogliono; ma mi viene il sospetto che mi abbiano detto una bugia...

Che ne dite? Mi avranno detto una bugia? Forse...perché Pratopezza non s'ha da fare?

Forse perché non vogliono uno spettacolo per bambini sul tessuto?

Che dire?  Nemmeno lo hanno visto (al debutto, a suo tempo, furono invitati...), ma è uguale, temo che non vogliano proprio il mio spettacolo.


E forse non lo vorrebbero nemmeno se fosse gratis, perché forse nutrono nei miei confronti forte senso di antipatia (una signora un po' cattiva, come ebbero modo di dirmi dopo che avevo scritto una lettera al direttore...Fui brontolata, eh sì!).

Intanto aspetto i bambini e le famiglie alla Baracca, torna il bellissimo e molto divertente Baco Gigi Sciò. Domenica 22 febbraio, alle 16,30.  Parla, fra le altre cose, dell'iperalimentazione.

Quella serva dell'arte

Io non so se le accuse che il signor inventore del premio Grinzane Cavour,  Giuliano Soria - ora in galera - siano vere o meno; intendo quelle che ha rivolto contro Augias ("il più vorace di tutti"), contro Giancarlo Giannini, contro Michele Placido eccetera. Che avrebbero intascato soldi a nero, eccetera.
Magari davvero sono calunnie, non so.
Certo solo ora si sentono parlare, e solo per difendersi, e duramente, gli attori:

"L’ha presa molto sul serio Michele Placido: «Sporgerò querela. A Sorì, che vuol dire che nel mondo dello spettacolo si paga tutto in nero? Che vuol dire? Che il Piccolo di Milano che ospiterà la mia compagnia mi pagherà in nero? Che fesseria!». Certo, aggiunge, ci sono delle ambiguità: «Per Romanzo criminale ho ricevuto il Premio di Qualità del ministero della cultura: 20 mila euro. Esentasse, uno dice: lo Stato che fa, si tassa sui premi che dà? Sì! La Guardia di Finanza mi ha fatto un controllo e una multa da diecimila euro. Soria forse ha giocato su queste ambiguità per intascare meglio, ma a me non mi frega» Corriere della Sera, 18 febbraio 2015).

No, non si fa tutto a nero, ma si tende molto a farlo, è vero!
E' tutto il sistema che è corrotto, e non solo per evasione fiscale, ma perché il giro delle compagnie e degli artisti, e di tutte le arti indistintamente, segue certi percorsi, certe strade politiche, segue scambi,  favori, eccetera.

L'arte non serve più a niente, perché è solo serva. D'altronde solo nella sua servitù è fatta esistere.

In tutti questi anni i colleghi, gli artisti e compagnia cantando, non hanno mai parlato. E non parlano. Li sentite mai dire qualcosa, in merito? Macché, in silenzio, tutti buoni e zitti, senza profferir mai verbo contro il sistema cultura che, checché possano ribattere a quello che sto scrivendo, è comunque totalmente servo della politica: un rapporto dialettico degenerato e squallido va in scena fra padrone e servo. Niente è rimasto di quello di hegeliana memoria.

Perché signori attori, intellettuali, politici, tuonate solo per difendervi?
Perché non parlate e dite quello che sapete davvero? Altrimenti, pur bravi possiate essere tecnicamente, nonostante i vostri passaggi televisivi e i 'piccoli' palchi che calpestate, rimarrete miseri artisti.

Quello che mi fa più male, però, è vedere i giovani lecchini, inseriti, pronti a tradire la mamma per un passaggio televisivo insignificante e ancor meno, per uno spettacolino di provincia! Per non parlare poi di quelli che indossano il vestitino dell'impegno,  e oggi servono una causa qui, domani là.  Questi pur minoritari come numero, usano l'impegnuccio come pura merce di scambio, azione di marketing.

Sento fortemente la mancanza di intellettuali come Gian Maria Volonté. 

Non abbiamo più maestri; ma siamo rimasti orfani anche dei giovani artisti ribelli.


mercoledì 18 febbraio 2015

I nobilissimi Pierini

Pasolini parla di 'nobilissimi pierini'. Mi chiedono, chi sono? 

Eccoli qua, lancia in resta, a sconfiggere il nemico di turno per la santa causa.

Ma, inderogabilmente, deve essere, seppur in negativo, una causa vincente. Una causa che porta visibilità, numeri, comitati alle spalle. Commenti su facebook.

Altre possibili cause, sono considerate perse. Esempio. Di Gonfienti etrusca, tanto per restare nel nostro orticello, nessuno parla più; o ne parlano per mostrar che ne parlano. Causa persa. Pochi ancora del futuro ampliamento di Interporto della Toscana Centrale, nonostante l'evidente fallimento.
Causa persa.
Ci sono cause più importanti, stringenti, c'è da far carriera, mettersi in mostra. E i nobilissimi Pierini eccoli qua, oggi come ieri, in prima fila.

E gli anziani, a metterli in pista, ad addestrarli. O a leccar loro il culo.
Questo intendeva Pasolini.

martedì 17 febbraio 2015

"Lo spettacolo della città" (3)

Ecco il biglietto nr. 1 per il nostro 'viaggio'.  Sì, stampiamo anche i biglietti, oltre a quelli fiscali che abbiamo come per ogni spettacolo...Li stamperemo però su carta rossa.


Puttane

Le puttane si sa, vecchia storia. Ieri sera c'è stata una trasmissione squallida, che ha un titolo ancora peggiore, "Quinta colonna", di franchista memoria, su un canale che si chiama Rete 4. Si parlava di prostituzione, a Roma, a Prato. Delle puttane cinesi in piazza Mercatale, che addirittura assalirebbero i vecchietti renitenti. Al mattino. E che poveretti, al mattino, loro non ne hanno voglia...

Si parla, ancora e sempre, di donne senza valutare minimamente la loro situazione economica, e si parla addirittura di donne che lo 'scelgono', ah scelgono proprio di fare le puttane, che non sono sfruttate, che non sono costrette! 
Il maschietto si sente un po' sollevato, non vuole essere uno sfruttatore, un approfittatore. Va con la puttana, ma lei lo vuole, no? Lo fa perché vuole guadagnare, fare la bella vita...
Naturalmente non si parla nemmeno di ignoranza, di assenza di cultura. Di abbrutimento.
Così immagina le donne puttane per scelta, che addirittura rendono un 'servizio sociale' al maschietto, eh le donne sempre pronte in fondo a fare le infermiere, puttane-infermiere...

E poi, per non spiegare ai bambini cosa sono le puttane che si vedono per strada, si pensa di dar decoro creando quartieri a luci rosse,  come se poi creare quartieri degradati fosse meglio!  La gente parla e non ne ha l'idea. Vorrei proprio vedere quella zona della città i cui abitanti accettano di diventare un quartiere a luci rosse, oppure di aver vicino una casa di appuntamenti, casa con puttane e clienti, ah i clienti vogliosi che si aggirano furtivi per le strade con la loro vogliuccia, pronti ad aprirsi i pantaloni per fare il loro piacere!

Ma che, ci facciamo il turismo anche lì, come ad Amsterdam? 

Mi dispiace proprio dirlo, ma nessuna donna, mai, ha piacere nel vendere il proprio corpo. E' così. E la sua 'scelta' di mercato, anche se dichiarata, anche se è pubblicizzata, anche se è di alto livello, quello che volete, è sempre una non scelta. A tal punto che in molti casi non può non sceglierla.

"Tra tutte le cause della prostituzione", scriveva nel 1847 (!) il francese Parent-Duchatelet in una inchiesta in parte ancora valida, "la più attiva è senza dubbio la mancanza di lavoro e la miseria che sussegue l'insufficienza dei salari".

Quasi tutte le prostitute, fateci caso, vengono da fuori. La vicinanza della famiglia impedirebbe loro, per vergogna, di praticare il mestiere. C'avete pensato?  Le prostitute, sempre o quasi, sono senza radici familiari sul posto dove praticano. Infatti oggi ecco le cinesi, le nigeriane, le rumene...

Alcune di loro pensano che prostituirsi sia un mezzo provvisorio per aumentare i guadagni, e poi invece rimangono invischiate, spesso costrette con la violenza dallo sfruttatore.

Molte provano per l'uomo un rancore misto a disgusto, disgusto per le loro richieste, per le loro fantasie, e si consolano fra loro, diverse prostitute diventano omosessuali.
Quasi tutte sono moralmente adattate alla loro condizione, e si sentono perfettamente integrate in una società che le crea e poi richiede i loro servizi.

lunedì 16 febbraio 2015

Lettera aperta all'assessore alla cultura di Prato, Simone Mangani

Assessore Mangani, 
visto che non rispondi alle mie e-mail, ti scrivo qui.

Mi permetto il 'tu', e non certo per mancanza di rispetto, ma perché ci conosciamo, anche senza frequentarci, da diversi anni.

Non so perché non rispondi, credo di averti deluso. Il sentimento però è reciproco.
Pensavo che, in virtù di una tua passata frequentazione nell'arte, fossi più capace di intrattenere rapporti con gli artisti che, come sai, sono pieni di difetti. In effetti, deludenti. E con richieste troppo spesso astruse.

Ma tu ti dimostri scontroso, di tratto difficile. Quasi superbo. Utilizzi, permettimi, la 'tecnica di partito', che io conosco bene: il silenzio, che si traduce in sprezzo collettivo. (E grazie questo, anche alcune impiegate  si permettono di comportarsi altrettanto e, protette idealmente da questo sentimento della 'maggioranza', danno libero sfogo alle loro frustrazioni e conseguenti antipatie).

Ci avevi proposto di far parte di una 'rete', che comprendeva anche altri piccoli spazi cittadini. L'idea poteva essere interessante - e infatti l'abbiamo verificata - , ma si è dimostrata 'fuori dalla realtà', perché chi lavora in questo campo di professione, chi non è più ragazzetto, non può 'perdere' tempo in riunioni senza fine, progetti che forse potranno incontrare il tuo favore chissà quando eccetera. 
Noi abbiamo bisogno di lavorare, come tutti, e creiamo il nostro percorso quotidianamente e con difficoltà. Il tuo progetto ci è apparso in concreto un ostacolo e una falsa promessa di valorizzazione.

Per aiutare i gruppi, li deve far lavorare, banalmente.  Poi si aiuteranno da sé. Magari, sì, con un progetto comune che tu stabilisci, e non lasciare che questi gruppi si sintonizzino chissà quando e come. Ci vuole tempo per questo e spesso si fallisce,  anche perché le esigenze sono varie: non si può confondere e mettere insieme all'improvviso gruppi con storie ed età diverse.

Ora, dato che, anche per impegni pregressi abbiamo rifiutato, almeno per il momento, di far parte di questa rete, diciamo che 'me la fai pagare' e non rispondi nemmeno a una richiesta di patrocinio per "Lo spettacolo della città" (oh, sì dirai che tu hai tanto da fare e che quindi non puoi rispondere a tutte le e-mail,  che ci vuole tempo eccetera, lo so).  Il progetto però è davvero bello e unico, e tu lo sai bene. E me lo hai anche detto, nei frettolosi cinque minuti che mi hai concesso vis-à-vis.
In realtà ti dimostri anche permaloso, molto più di chi ti ha preceduto. Concedimi un raffronto, anche se questi sono spesso brutali e a volte ingiusti: con tutti i possibili 'difetti', Anna Beltrame sapeva incassare le critiche e affrontarle, e questo si capì da subito. Io gliene feci molte, basta scorrere questo blog, soprattutto i primi due anni del suo incarico. Eppure ebbe la faccia di chiamarmi, di sfidarmi, di mettere me in difficoltà. 
E poi lei ebbe le 'palle' per fare lo spettacolo su Gaetano Bresci a livello cittadino (e anche quello sull'obliato Cafiero Lucchesi), cosa che non tanti assessori avrebbero concesso.

Non vuoi nemmeno perorare la causa dei teatranti pratesi presso il Metastasio, come piuttosto altri ti hanno chiesto che non io. E allora, che vuoi fare per questi artisti? Cosa ne vuoi fare del tuo assessorato, qual è il tuo progetto? Non è chiaro.

Intanto ci sembra che tu voglia fare rimanere alcuni, fra  cui noi, nel settore B (a questo serviva le 'rete'?), anche se, per quanto ci riguarda, tu non sai nemmeno come lavoriamo. Come altri in città, in modo sbrigativo e piccato, ci hai già qualificato, e molto prima di diventare assessore.
Suvvia, un po' di sincerità: non ti si piace, così, aprioristicamente! A pelle!

Ma non per ripicca ti dico: temo che non tu non sia adatto al ruolo di assessore alla cultura; o, forse, che ancora tu debba capire come muoverti. Ho parlato con altri artisti,  e  sono già in diversi a pensarla come me (evidentemente non dài risposte nemmeno ad altri...?), anche se hanno paura di manifestarsi, perché temono le ritorsioni. Tacciono per convenienza.

Se posso permettermi alcuni suggerimenti: non umiliare gli artisti, come prima di te altri hanno fatto;  e non crearti il tuo privilegiato 'entourage', come altri hanno fatto, di più o meno giovani 'yes performer' vicini di partito o simpatizzanti. 

Muoviti, vai a vedere come lavorano gli artisti 'antipatici', apriti alla diversità vera di pensiero e di  forma , crea tu stesso quella rete che ci hai proposto per primo. Dài agli artisti la possibilità di essere giudicati e, nel caso, di essere 'bocciati'.

Insomma: sii anche un po' spregiudicato; non essere solo il protettore di grandi enti o esecutore di alti voleri. Tu sei assessore di tutti, perché sei pagato per l'incarico con i soldi di tutti. 

Questo devi fare: aiutarci, soprattutto in questi anni di difficoltà economiche. Altrimenti non potremo che augurarci che tu te ne vada presto, nella vana speranza che arrivi davvero qualcuno 'open-minded', slegato dalle logiche di settore, di parte, di età eccetera.
Se mai questo potrà mai avvenire in Italia, e ancor più in una regione storicamente 'partigiana', ostile e invidiosa verso i propri artisti (esclusi quelli 'che fanno ridere') come la Toscana.

Un davvero cordiale saluto.

Maila Ermini

sabato 14 febbraio 2015

"Lo spettacolo della città" (2)

Iscrizioni:  dalla prossima settimana settimana sarà possibile iscriversi a questo viaggio-spettacolo cittadino, Lo spettacolo della città. Le iscrizioni termineranno tassativamente giovedì 12 marzo, perché abbiamo bisogno di stabilire quale autobus prenderemo.

Il percorso: partiremo dal Teatro La Baracca alle ore 15 di domenica 29 marzo;  andremo all'Ospedale Nuovo, a Galceti, poi lungo il Bisenzio, la Pietà, Viale Marconi, Tribunale, passando per Macrolotto e Parco Prato,  fino a tornare al Teatro La Baracca.

Percorreremo la città disegnando un 'cerchio', evitando, in questo primo viaggio volutamente, il centro e le zone turistiche. E questo anche perché Prato ha caratteristiche peculiari di città estesa, composta da borghi e da insediamenti industriali.

Sull'autobus si svolgerà lo spettacolo, che racconterà la città in modo del tutto insolito, poetico, fantastico, e perché no? divertente.

Il viaggio prevede alcune tappe, vere e proprie soste, dove gli spettatori-viaggiatori continueranno ad assistere alla performance.

Il costo è di 20 euro a persona.

venerdì 13 febbraio 2015

Museo Pecci: Prato non è Bilbao

Finora il Museo Pecci che, ci informano, diventerà Fondazione, è stato il grande di nulla. Ora lo hanno ampliato, e sono pronti a dargli altri soldi, e altri soldi ancora. La Regione diventa socia.

Ma il Museo Pecci, al di là di tutti i progetti, è lontano dalla città di Prato, per non dire dalla Regione, che non lo vive emotivamente.

Prato non è Bilbao. Il Pecci non è il Museo Guggenheim. Nemmeno nell'essenza operaista le due città sono uguali. Bilbao è davvero un'altra storia: essa,  presenza e simbolo dell'opposizione etno-linguistica e politica in terra di Spagna, ha trovato riscatto in un museo, lo ha accolto come un liberatore.

Prato è città conforme, sempre legata alla tradizione, a Firenze e poi a Roma. Alle istituzioni.
Prato è città di immigrazione, non omogenea, immigrazione interessata e sfruttatrice, come la sua essenza industriale che l'ha chiamata a sé appunto per sfruttarla. Brutalmente.

La cultura qui, come in tutta la Toscana, è espressione di dominio, di potere, ogni alterità è stata ed è cancellata. Se va bene, si coltivano soltanto gli artisti falsamente o blandamente alternativi, che di alternativo hanno solo la scorza, la cialtroneria, l'artista del vin-bicchiere o del cicchino. Quelli non fanno paura.

Io ho vissuto un mese a Bilbao, prima che il Guggenheim fosse costruito. La città era brutta, triste, oppressa; scritte di ribellione e rivolta ovunque; gli artisti si incontravano per strada, scontrosi e affamati. Vi si soffocava. 

Là la Fondazione Guggenheim ha trovato l'humus adatto, si è sposata, in qualche modo, con il basso. Con la volontà del riscatto di una città, di una regione. 

Qui, a Prato, nessuna necessità dal basso è lasciata vivere, e quindi non c'è nessun incontro con quell'alto che vive solo di sé e che, nonostante i soldi di cui si nutre, i giochi di potere e le nomine che lo coronano, le pubblicità o i lustrini del momento, le previsioni dell'indotto eccetera; insomma se non si verifica non so come un'altra storia, il destino del nuovo Pecci non sarà diverso dal vecchio.


giovedì 12 febbraio 2015

Lo spettacolo della città (1)


Il Teatro La Baracca realizzerà, domenica 29 marzo, un progetto di teatro-tour nella città di Prato dal titolo “Lo spettacolo della città”.
Lo spettacolo della città vuole essere un viaggio teatrale, storico-geografico, fantastico-poetico nelle città, anche in zone non consuete e periferiche. 
Iniziamo con Prato che si presta molto a questo progetto. Sarà un modo di conoscere la città in modo del tutto diverso, quasi un turismo davvero alternativo e finora mai realizzato.
Presto vi daremo tutti i dettagli del 'viaggio' e le modalità per partecipare all'iniziativa, unica davvero nel suo genere!


mercoledì 11 febbraio 2015

A Prato Confucio diventa Affarucio

Presto sembra che a Prato sarà siglato l'accordo per insegnare il cinese nella Scuola Media, una scuola, concordiamo con Pasolini ancora una volta, da abolire assolutamente per come è strutturata.

Non si capisce né si ha davvero a cuore lo studio delle lingue e si vuole far cantare in cinese i ragazzi alla Scuola Media, capisci, alla Scuola Media! (Come fanno già a Torino...o o...).

I politicanti locali dimostrano non solo una mostruosa superificialità linguistica, ma soprattutto, vogliono darcela a bere! Artefici ancora una volta, i nostri beneamini della Commissione 5, che contempla ahimè, l'argomento cultura, questa sconosciuta.

In realtà non si fa nulla per la cultura, nulla per l'integrazione vera, ma tutto e solo per gli affarucci.

I politicanti, che non sanno niente di Confucio, (al massimo qualche massima raggranellata all'ultimo momento balzando da Facebook a Wikipedia!) ma molto di economia e della materia "afarucio", o gli pseudoesperti 'improvvisastri' di turismo alter-nativo, eccoli trasformati magicamente in adoratori dell'Istituto Confucio (istituto cinese che, scopriamo, ha 200 sedi nel mondo, ma va!), facendo grande "confusio" culturale, con il solo fine di sviluppare non la cultura (intesa anche come, ahinoi, senso critico, quello proprio no!) dei ragazzi, quanto piuttosto di aumentare i commerci!
Oltre a far lievitare prevedibilmente i sentimenti ostili cittadini contro la comunità cinese!

Zero, zero in integrazione. Inqualificabili e demagoghi.
Massa di capre furbastre, andate a studiare Confucio!

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2015/02/10/news/il-cinese-seconda-lingua-alle-medie-1.10839060

martedì 10 febbraio 2015

Il caso Fonderia Cultart

Da tempo si borbottava, in città, 'contro' l'attività dell'associazione culturale "Fonderia Cultart", che, come risulta dall'esposto del M5S, negli ultimi anni ha ricevuto diversi incarichi organizzativi per un totale di circa 500 mila euri.

Non li conosco; o meglio, solo una volta, mi sembra nel 2011, ebbi modo di incontrare due di loro in occasione degli eventi per il centenario dell'Unità d'Italia al Teatro Magnolfi, dove noi presentammo "Anito e Garibalda". Credo che quei ragazzi nemmeno videro lo spettacolo.  In realtà non furono loro a ingaggiarci, bensì l'assessore Beltrame.

Poi non c'è stato altro incontro, perché come altri organizzatori di spettacoli, invece di tenersi informati e aggiornarsi su tutto quello che accade a livello culturale, si tengono ben lontani da realtà come il Teatro La Baracca, verso cui nutrono un sincero disprezzo aprioristico.

Tuttavia non scrivo per risentimento;  non mi sono mai curata di loro, né ho presentato loro proposte eccetera, perché mi è stato subito chiaro che artisticamente siamo lontani: reputo le loro scelte artistiche superficiali, alla moda, trendy, giovanilistiche, rock; il loro ambito esclusivamente commerciale e di immagine (come s'è visto per "Visionaria").

Ma questo è un giudizio e come tale opinabile. L'Italia è piena di agenzie che si occupano di spettacolo in questo modo, e forse questi di Fonderia non sono nemmeno i peggiori. Anzi, io non nutro nei loro confronti alcuna ostilità.

Né mi piacciono le gogne mediatiche. Tuttavia, quando si dà troppo a certi e ad altri nulla, be' allora,  bisogna farsi delle domande.
Perché non si dà e non si è dato anche ad altri organizzatori la possibilità di crescere un po'?
Non c'è concorrenza, altrimenti. Non c'è visione 'altra', ma solo 'visionarie'. Non ci sono altre offerte. Non ci sono altre scelte.

Queste associazioni, che ricevono i soldi pubblici, e non parlo solo di Prato, rischiano insomma di essere la fotocopia esecutiva, pratica della politica stessa (se non lo fossero, darebbero loro tutto questo credito?), e si comportano e troppo frequentemente come i monopolizzatori di cultura regionale o di Stato; tanto per fare un esempio: Fondazione Toscana Spettacolo, che presenta spettacoli solo di certi artisti, quelli che si tappano la bocca, dicono di sì, o fanno cassetta.

E questa monopolizzazione nella monopolizzazione peggiora ancor di più il ristretto campo della politica culturale che, a noi artisti miserandi, ci vuole sempre più servi, con spettacoli e manifestazioni sempre più simili, piacione e, in fondo, di basso livello, se non altro emotivo.

Un sistema che sforna senza sosta, ahimè, artisti pensieri anime a una dimensione. Anzi, ormai, artisti a una 'confezione'.

Quando a Prato erano tutti pazzi per Malkovich

Io ricordo quando tutti lo osannavano e pensavano che avrebbe contribuito a dare ricchezza e prosperità alla città con l'Opificio JM e la sua moda, e con l'albergo a 5 stelle.
Ricordo quando ormai si professava pratese (1), or sono pochi anni fa, e quando fece il suo spettacolo in Piazza Duomo...Era piena zeppa di suoi concittadini. Qualcuno parlò però di spettacolo deludente.
Ora è evidente che è un uomo tanto semplice, così come lui si definisce, a tal punto da comportarsi come tutti gli altri: porta i soldi in Svizzera (2).

(1)
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/07/14/news/essere_john_malkovich_a_prato_ormai_sono_uno_dei_vostri-5593128/

(2)
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/02/08/conti-in-svizzera-scoperta-maxi-evasione-da-180-miliardi-di-euro_eba5a7c9-f8e7-434e-8035-4838b7ecb52e.html

Però!




lunedì 9 febbraio 2015

I nostri cervelli fermi (a proposito di "Vi odio, cari studenti")


Ricevo e pubblico due riflessioni di una nostra amica, Maura Salvi e di una spettatrice,  Marta, su "Vi odio, cari studenti".  Grazie per sostenerci, ne abbiamo bisogno.


"Cara Maila, lo spettacolo continua …. e sono ancora vive le sensazioni vissute con “Cari studenti”, quindi te le invio.
Ieri sera c'erano molti giovani e avrei preferito ascoltare le loro opinioni su quanto avevamo vissuto in Baracca.
Poi invece non sono intervenuti, forse per timore, ma il dibattito è stato davvero interessante. Mi premeva però dirti grazie per questo evento, che non solo celebra Pasolini più di ogni altro evento proposto per "celebrarlo", grazie al tuo lavoro abbiamo assistito ad un "non spettacolo" che comunque però via, via, 
andava formandosi lì, in Baracca, per aprire ad una riflessione su Pasolini e la sua attualità, ma anche su come siamo adesso dopo tante lotte studentesche, operaie, o femministe. 
Riflessioni sulle quali spesso rifletto senza risposta: siamo qui fermi stagnanti, sembra che abbiamo fatto chissà quali progressi, ma per quante lotte abbiamo fatto, non trovo che le nostre menti siano così rivoluzionate.
Nonostante la grande "comunicazione" i nuovi cervelli, l’informazione e "il nuovo che avanza", siamo vecchi e fermi!!
Nonostante tutte le celebrazioni pasoliniane e i vari eventi per leggerlo facendolo spesso "nostro" ma solo per comodo o per darsi un atteggiamento intellettuale.
Ieri sera non era certo per comodo, anzi il contrario ... ricordare certe cose su di lui può anche essere "scomodo" ma penso che sia ricordarlo com'era.
Inoltre affermo anche che tu Maila lo puoi fare, per preparazione e perché è nel tuo stile non ricoprire la verità, neanche con un velo sottile!! 
Devo dire che mi è piaciuto molto il dialogo fra l'intellettuale e lo studente, interpretato egregiamente da te ma anche da Francesca Lenzi, brava anche in Miriam. E’ stata una scelta molto azzeccata, ha sostenuto benissimo la figura degli studenti di quell'epoca, anche come atteggiamento e presenza fisica.
Se farete altri incontri, come da proposte nate ieri sera, fammi sapere, verrò non
come intellettuale ma semplicemente per ascoltare o dire la mia.
In passato qualcuno “di parte” mi ha lasciato intendere che Pasolini per me era un autore troppo “alto”. Infatti lo era, ma a me piaceva, mi aveva colpito una sua intervista nella quale diceva che preferiva confrontarsi con gli alti intellettuali o con i contadini piuttosto che con le categorie “di mezzo”.
Viste le mie origini … ho pensato di potergli dare dal “basso” una sbirciatina!
Grazie ancora e alla prossima! M.

PS:
Avevo scritto queste cose su “Cattiverie”, poi non l’ho inviate per mancanza di tempo ma le Cattiverie sono rimaste molto presenti in me.
L’ ho trovato uno spettacolo delizioso, raffinato, scritto con intelligenza e ironia, non è facile far ridere di qualcosa di concreto, di solito lo si fa per situazioni spontanee, per frasi o azioni casuali, lì tutto sembrava spontaneo, casuale, ma tutto era molto ben dosato. Non avevo dubbi sulle capacità attoriali di Gianfelice ma è stato lo stesso sorprendente: per quella ironia e comicità sottile, elegante, spontanea e ben misurata.
Delizioso, pensavo mentre percorrevo la strada di casa, piacevole …. ma essere bravi non serve più?
Serve, ma non ha una grande risonanza, ha molta risonanza tutto ciò che ci viene propinato a gran voce. Ciò che viene sussurrato o gridato da una voce “fuori” non serve. Comunque fa piacere assistere a qualcosa di ben fatto, pur con l’amarezza di pensare che avremmo potuto essere un po’ più numerosi quella sera, ma forse non abbiamo usato i toni giusti … o meglio i toni di moda, nel proporlo! ( …?) Ciao!!!"


"Signora Maila,
volevo ringraziarla per lo 'spettacolo non spettacolo' di sabato su Pasolini.
Io credo che fosse ancor più e meglio di uno spettacolo, che ci ha lasciato in serbo tanti pensieri. Lei, inutile dirlo, è bravissima, e si capisce molto preparata sull'argomento.
Non esiste un posto a Prato e non solo dove si vedono robe del genere. Il suo teatro è una piccola perla, grazie per tutto quello che fa e per come lo fa.
Volevo scrivere sul quaderno del gradimento, ma poi non era facile sul momento.
Tornerò presto a trovarla." Marta

domenica 8 febbraio 2015

Com'è andato "Vi odio, cari studenti"

Sorprendentemente, gente. Anche giovane.
Più di due ore di spettacolo, incluso il dibattito, evidentemente 'necessario', perché il pubblico non se ne andava. 
La realizzazione scenica dei testi pasoliniani- poesia e prosa - è particolarmente difficile e sfibrante e mette a dura prova la tecnica dell'attore. C'era poi da ricostruire anche il contesto storico, politico, poetico. La giovane allieva, Francesca Lenzi, se l'è cavata egregiamente nell'interpretare la studente in polemica con Pasolini.

Siamo molto contenti di questo teatro, di questo fortino di libertà e di pensiero.

sabato 7 febbraio 2015

Pasolini e gli 'amici' rivoluzionar-intellettuali

Stasera lo spettacolo su Pasolini Vi odio cari studenti.

Affronterò Pasolini da un angolatura significativa, la sua critica nei confronti del movimento rivoluzionario destinato a diventare, miseramente, borghesuccio.

Com'è noto così è stato. Anche per questo, Pasolini ce l'aveva tanto con gli attori, che considerava, non solo un'altra coscienza che si opponeva alla sua coscienza, ma tra i peggiori della schiera di pseudo-rivoluzionari. Notoriamente in quel periodo essi si atteggiavano tutti in versione 'alternativa'.

Erano insomma conformisti, pronti a scappellarsi per il potente di turno. Pasolini prevedeva che sarebbero diventati. E sempre dietro qualche bella causa, però, toccante, o dietro qualche giornata della bella memoria, a lustrare.

E aveva ragione: basta vedere il Ministro Boschi al Teatro di Rifredi, con l'ex-fidanzato-amico attore, nella sede dell'Società Operaia di Mutuo Soccorso. Nella sede delle lotte operaie.  

E' così che si sostiene il teatro, in Italia, e sempre con qualche bella causa, oltre che con belle figliole.

http://corrierefiorentino.corriere.it/foto-gallery/toscana/15_febbraio_06/boschi-spettacolo-borgonovo-1d0f67c4-ae4a-11e4-a00c-40ecd522cee0.shtml

venerdì 6 febbraio 2015

Prato: cremazione e... conflittini d'interesse?

Mercoledì 11 febbraio si terrà in consiglio comunale (incredibile, di solito le svolgono in sale scalcinate...) la riunione delle  Commissioni 4 e 5, aperta al pubblico e a partire dalle 17, che ha come oggetto:

"Cremazione delle salme/ tecnologie e impianti; Richiesta di audizione dei Comitati Riuniti - Chiesanuova e Maliseti - Richiesta di audizione del Comitato So-Crem"

La So-crem , che avrebbe richiesto la riunione, non è un comitato, è una associazione. Oppure esiste un comitato della So-crem e non lo sappiamo?

E poi il sig Gabriele Alberti, presidente della Commissione nr. 5 e che lavora alla Pubblica Assistenza, anche se formalmente non è in conflitto di interessi, credo che per evidenti motivi di interesse dell'ente dove lui lavora, non dovrebbe essere presente!

Il giornalismo distrutto dal clic

Perché il giornalismo 'on line' è conformista? Perché segue ferocemente il clic dei suoi lettori, che può controllare. Ogni articolo viene visionato: quanti clic ha ricevuto? Quanti commenti?

Alla fine si privilegiano quelle notizie che sono più cliccate, più commentate: come quelle del gattino ferito (come mi confermava una giornalista) o la foto della vamp di turno eccetera; o gli articoli sulle diete. O le sparate della vantona/e della politica locale.

Il giornale, che una volta lo faceva il direttore e l'editore, in eterno contrasto, ora lo fanno solo i cittadini, nel senso più bieco del termine però, abbassando sempre il livello, al fine di fare 'tiratura'. I cittadini, che credono di avere uno strumento democratico, sono invece strumento di chi fa il giornale solo per fare soldi, come puro affaruccio, o gabbarli, e controlla quali sono le coste migliori da scrivere per avere tanti clic.

Un giornale dovrebbe rimanere anche ferocemente cartaceo, un po' anti-pseudodemocratico  non farsi sporcare troppo dai 'commenti'.

Se i cittadini hanno  qualcosa da dire, molto meglio una letterina, oppure si sfoghino su facebook.

Il clic,  atto di puro terrorismo democratico consentito dal potere e concesso ai cittadini in funzione liberticida, è il vero distruttore di quel po' di giornalismo a cui rimaneva qualche minuzzolo di senso critico e di servizio.

giovedì 5 febbraio 2015

GURUMPARAMPARA







Uno spazietto anche per noi ne "La Nazione". E poi: oggi il quotidiano "Cronache del garantista" dedica diverse pagine al duello Pasolini/Moro... Per quanto riguarda lo spettacolo di sabato, al Teatro La Baracca, parleremo anche dei 'gurumpamparampara' e della sottocultura estremistica dei giovani di allora e... di oggi, che riguardava e riguarda non meno, ancora una volta, gli anziani che leccano loro le terga.

Illuminante.

VI ODIO, CARI STUDENTI (ossia contrari anche ai contrari)

Sabato 7 febbraio alle ore 21, VI ODIO, CARI STUDENTI al Teatro La Baracca

letture e testi da Pier Paolo Pasolini
adattamento a cura di Maila Ermini

con Maila Ermini e Francesca Lenzi



Com'è noto, una delle caratteristiche del Teatro La Baracca è gettare lo sguardo sulla Storia. Qui si rievoca il processo mediatico subito da Pasolini dopo la pubblicazione della poesia dal titolo "Il PCI ai giovani" in seguito ai fatti di Valle Giulia nel 1968, quando gli studenti occuparono l'università scontrandosi con i poliziotti. PPP prese le difese di quest'ultimi, i 'celerini', suscitando scandalo. 


"Questa presa di posizione costò allo scrittore un ulteriore isolamento all'interno del suo partito, il PCI, ma catalizzò l'attenzione del mondo culturale italiano sul "movimentismo" che in questa fase storica stava nascendo con la battaglia. Pasolini colse però un aspetto che avrebbe distinto una particolarità di ciò che si svolse e di ciò che se ne sarebbe sviluppato: si trattava per la prima volta, almeno in Italia, di un contrasto politico in cui appartenenti a classi sociali privilegiate (come allora nella media degli studenti di quella particolare facoltà romana) si trovavano a rappresentare istanze della sinistra estrema e comunque in rottura con le istituzioni."

Con alcune sorprese, com'è nella nostra tradizione: parafrasando le parole che Pasolini scrisse nel suo ultimo scritto, che avrebbe dovuto leggere al Partito Radicale, ci piace "continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari...". Contrari anche ai contrari.




mercoledì 4 febbraio 2015

La Boldrini da Lilli Gruber, ovvero lo spettacolo del conformismo

Ricevo e pubblico da Gianfelice D'Accolti. Il messaggio è scritto fra i commenti dell'articolo sulla 'ripresina', ma mi sembra opportuno evidenziarlo. Io non l'ho visto la trasmissione, sapete che non guardo la televisione: mi rifiuto di digerirmi tali personaggi e relativa propaganda di un partito sempre più unico, personaggi che non mi rappresentano nemmeno un po'. Donna e uomo sono davvero uguali solo nel conformismo, senza il quale non si va da nessuna parte.

"Mi è capitato di vedere ieri sera Otto e mezzo di Lilli Gruber con la d.ssa Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati. Davvero l'Italia non merita di meglio? Questa donna è il vuoto pneumatico, si sente in lei il riflesso di un pensiero che le è  rimbalzato nel cervello da chissa' da dove e lo rimastica come un chewingum e lo risputa senza un minimo di ri-elaborazione. Sconvolgente! Inoltre, non è stato affatto onesta con i 5stelle, perché  sembra dalle sue parole che in due anni abbiano fatto solo ostruzionismo e che ora si siano un po' svegliati. Anche se fosse vero - e credo di no - mi sembra che non avesse il diritto di dare questi giudizi, visto il suo ruolo sopra le parti. E' un personaggio fatuo, buono per un'operetta, col tono della voce sempre patetico e buonista. Una persona insopportabile, e non ne faccio una questione di sesso."


Tante belle cose

Lievemente modificato rispetto al previsto, ma solo nelle date. Ospitiamo Massimo Smuraglia, si replica Carla Lonzi sono io! e finiamo april...