mercoledì 25 febbraio 2015

La vergogna dei teatri nazionali

Il Ministro Franceschini ha nominato una commissione di cinque persone, e queste cinque persone hanno dovuto decidere quali sarebbero diventati nazionali per i prossimi tre anni.

Cinque persone cinque che decidono per tutta l'Italia!
E queste cinque persone chi sono? Alcuni, esempi egregi del conformismo di sinistra:

Lucio Argano: il presidente della commissione; è professore universitario all'Università Roma 3 e alla Cattolica di Milano, esperto di 'imprese culturali' (sic!);
Oliviero Ponte di Pino: componente della commissione. E' critico di 'sistema', nel senso che con la sua rivista Ateatro lo appoggia costantemente; in sostanza è un critico finto alternativo di Sinistra ben introdotto, e da tempo;
Ilaria Fabbri: nella commissione con la qualifica di rappresentante Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali. La signora appartiene all'Ufficio Cultura della Regione Toscana, ne è la dirigente; proviene però da Roma, faceva parte del dismesso Ente Teatrale Italiano. La perfetta funzionaria d'apparato, ligissima; 
Roberta Ferraresi: altra componente la commissione; è una giovane dottoranda, non meglio conosciuta, ma ben introdotta, con pubblicazioni alle spalle presso case editrici del settore, eccetera;
Massimo Cecconi: nella commissione come altro rappresentante Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali (ma che vuol dire? boh); critico teatrale non meglio conosciuto.

E' più che lecito il sospetto che  queste persone non decidano in realtà nulla, che siano lì pro forma. Che insomma sia tutto già deciso. Nemmeno in teatro Renzi ha rottamato nulla, e tutto si svolge secondo il solito copione della logica di occupazione di potere e di partito. Come dall'era democristiana e socialista (vedi Piccolo di Milano, se non creato, creatura dei socialisti di un tempo...e vedi Strehler!). In più, negli ultimi anni s'è aggiunto il concetto che un teatro deve essere una azienda, una impresa. Deve averne i numeri.

Infatti, per diventare teatro nazionale il Teatro della Pergola si è fuso con quello di Pontedera, e sono diventati il Teatro della Toscana (un nome assolutizzante, terroristico, inglobante): si tratta di due teatri  diversi, con storie diversissime. E' una fusione solo di comodo, al fine di formare un'azienda che abbia i numeri e i criteri giusti.

Bene per il Metastasio aver mantenuto la sua 'identità', anche se certamente non è stato voluto, ma deciso in alto. L'assessore Mangani questa volta ci fa una bella figura a tenere le posizioni. Probabilmente il Metastasio diventerà un teatro TRIC, Teatro di Rilevante Interesse Culturale.

Ecco i teatri nazionali per il triennio 2015-2017:  Associazione Teatro di Roma; Associazione Teatro Stabile della Città di Napoli; Fondazione Emilia Romagna Teatro; Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; Fondazione Teatro Stabile di Torino; Teatro della Toscana; Teatro Stabile del Veneto – Carlo Goldoni.

Sotto Napoli, niente teatro nazionale!

Altre forme di grandi aziende, ormai i teatri sono solo questo. Aziende che devono produrre numeri, e non buon teatro. Una vergogna assoluta.

Solo che la gente non lo sa. Non conosce i risvolti della cultura, le oppressioni, le falsificazioni a cui questi enti si devono sottomettere per avere i riconoscimenti eccetera.

Anch'io probabilmente avrei dovuto falsificare i dati del mio teatro, i numeri (incassi, ingressi eccetera), per avere la residenza teatrale regionale. E poi avrei dovuto essere 'buona'. E accettare le ingerenze della politica, come in altri tempi mi fu chiesto. Questo.
Insomma, i criteri per la richiesta di qualsiasi riconoscimento a 'ente' sono sballati, e credo che lo siano anche per le realtà nazionali; sembrano creati apposta per distruggere ogni realtà veramente diversa, che si ponga fuori dalle logiche di potere e di oppressione, in fondo, della blanda dittatura a cui siamo costretti.

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