domenica 18 settembre 2016

A proposito del recupero di Lungarno Torrigiani a Firenze

Ricevo e pubblico questo interessante contributo a proposito del recupero di Lungarno Torrigiani a Firenze.


A proposito del restauro post traumatico del Lungarno Torrigiani

Intorno al dibattito sul restauro architettonico del Lungarno Torrigiani si stanno alimentando pericolosi equivoci sugli interventi da farsi che niente hanno a che vedere con il restauro del parapetto, della cosiddetta “spalletta”.  Da questo punto di vista l’articolo del prof. Garzonio (cfr. La Nazione del 25 agosto 2016) è molto utile e le osservazioni fatte non sono affatto sbagliate nel contesto del restauro urbano, perché in questo si parla soprattutto della qualità delle malte e dei materiali che fanno parte del calcestruzzo di fondazione e quindi del consolidamento ottocentesco dell’argine. La maestria del lavoro allora eseguito è indiscutibile vista l’alta qualità del calcestruzzo storico; tuttavia va detto per non equivocare che l’apparecchio murario basamentale dell’arginatura e del colletto pensile del fiume ha seguito, assecondandolo – come ovvio che fosse - l’andamento curvilineo del fiume che in quel punto aveva formato una leggera ansa come ben rilevabile nella carte del Catasto Leopoldino. D’altronde, nell’Oltrarno, a partire dalla pescaia antistante la Torre di San Niccolò, insistevano opifici, impianti idraulici, con sistemazioni e canalizzazioni a se stanti, tutte opere che sono state smantellate al tempo di “Firenze Capitale” e quando si è realizzato il lungarno, lo stato dei luoghi era affatto diverso da oggi e da quello pre-Unitario.  L’architettura moderna, post Unitaria, del Lungarno Torrigiani è dunque ben altra cosa!
Queste fondazioni con gli apparecchi murari in Pietra Forte erano giustificate in un quadro di rifunzionalizzazione che allo stato attuale deve essere ben compreso. Questi interventi sono testimoni di un’ardita azione di riqualificazione urbana, ed anche per questo devono essere indubbiamente salvaguardati, laddove semmai con i numerosi micropali messi oggi in opera si rischia di comprometterne con forature e tagli l’originaria funzionalità. 
Detto questo il problema della risarcitura del parapetto terminale e quindi della sua corretta giacitura, pare di dover dire, è altra cosa! Tant’è vero che l’attuale muretto superiore con cimasa in pietra arenaria è stato alzato su quelle curvilinee fondazioni, tuttavia compensando la geometria della scarpa seguendo cioè un andamento rettilineo, a corroborare l’eventualità in discussione che il ripristino attuale non possa non prevedere una forma diversa da quella originaria.
A mio avviso studiando con attenzione negli archivi, magari spogliando tra le carte dell’Ingegnere del Circondario che ha eseguito l’intervento ottocentesco, troveremo di certo le risposte progettuali ricercate. Tuttavia, non è di certo da escludere il fatto che i crolli recenti possono avere accentuato anche la giacitura del basamento, già indebolito dai lavori idraulici recenti, che in ogni caso dovrà essere opportunamente rafforzato, accuratamente sarcito con malte compatibili come indica Garzonio.
Il problema del restauro della spalletta resta comunque a se stante ed inalterato, richiedendo con tutta evidenza la primaria necessità di riconferire la giusta geometria al parapetto che oltretutto – come ben sappiamo -  è stato più volte ripreso e rifatto nel dopoguerra.
Le ragioni addotte per presunti risparmi economici e di contenimento dei tempi di esecuzione non dovrebbero - a mio avviso -  influire sulle ragioni inoppugnabili del restauro. Non ci sono in definitiva plausibili motivazioni per salvare la deformata accidentalmente assunta superiormente dalla spalletta che, al contrario, lasciata nello stato attuale creerebbe un grave danno all’immagine della città, alla consolidata percezione del Lungarno in un punto sensibile del suo sviluppo.
Per concludere, se è giusto mettere in sicurezza e restaurare il basamento storico del Lungarno Torrigiani, è altrettanto corretto assumere responsabilmente altre scelte nella messa in pristino della spalletta superiore che dovrà essere attentamente riprogettata nel rispetto della sua conformazione originaria, curandone l’impatto cromatico e materico, pur con sottili differenze, come si fa nelle integrazioni nelle composizioni pittoriche d’autore. La salvaguardia della qualità e dell’unitarietà della scena urbana fiorentina, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, lo richiede sopra ogni altra cosa.

Giuseppe Alberto Centauro
Docente di Restauro Architettonico (Dipartimento di Architettura di Firenze)



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