martedì 27 settembre 2016

Anche gli attori sono lavoratori. O no? Basta con la svendita del lavoro

Mi arriva questa proposta dall'Arci, Comitato Provinciale di Prato, per partecipare alla rassegna "Fiabe a teatro", una specie di circuito di teatro-ragazzi che l'ARCI ha messo in essere da qualche anno.

Ora, fermo restando che noi del Teatro La Baracca non siamo una compagnia costosa, riteniamo indegna la proposta.

Per cui non partecipiamo.

Gli attori vengono pagati niente. A fronte di un biglietto di 5 euro, quanto possono guadagnare recitando in una saletta di un circolo- quindi non in un ambiente congruo, che devono adattare-, dopo aver allestito anche audio e luci, prendendo il 70% dell'incasso?

Se non si raggiunge la cifra di 200 euro, si legge nel bando,  la compagnia riceverà questo importo dal circolo. 

Ora gli attori sono lavoratori o no? O sono sub-lavoratori? 

Perché gli attori vengono trattati come mentecatti? O sfruttati?

Una proposta del genere può essere fatta, al limite, a un gruppo di persone che si diletta nell'allestire uno spettacolo, che non lo fa di lavoro, insomma. E anche in questo caso...ci andrei con cautela.

Ricordo che lo spettacolo va preparato, pur semplice che sia, e questo richiede ore di lavoro; che va allestito, e anche questo al minimo richiede un'ora o due; va poi realizzato e infine, l'allestimento va smontato.

Dunque io consiglio ARCI di organizzare meno spettacoli l'anno, alternando i circoli prescelti per l'iniziativa (che possono contribuire anche direttamente), e dare almeno il doppio a chi lavora. E ciò significa che comunque è sempre un incasso minimo: che se si toglie poi il dovuto all'INPS e all'INAIL, cosa rimane? E la SIAE, chi la paga? O non si paga nulla di tutto il dovuto? 
E infine, chi 'sbiglietta' (e quindi paga le tasse?)

Che spettacoli si possono presentare con questa cifra, che livello qualitativo?

Basta con questa svendita del lavoro. E dell'arte. Così non si fa 'cultura'.

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