venerdì 23 dicembre 2016

Com'è andata "L'infanzia negata dei celestini" al Magnolfi

Ieri sera ennesima replica de "L'infanzia negata dei celestini",  al Teatro Magnolfi.
Anche questa volta si sono presentati ex-celestini.
Non un consigliere, non un assessore o rappresentante del Comune si è fatto vivo.

Peccato, non tanto per me, io sono ormai abituata alla finta indifferenza e allo sprezzo di molti di loro, ma perché se fossero stati presenti si sarebbero resi conto che la loro politica è davvero distante dalla realtà.  Alcuni cittadini, dopo lo spettacolo, sono venuti da me a lamentarsi per come, ancora al presente, la città di Prato nasconda aberrazioni e sfruttamenti, e ne volevano parlare. Esattamente come avveniva all'istituto dei celestini. E di come questi rappresentanti politici non siano all'altezza del compito; di come noi cittadini siamo indifferenti e passivi.

Ancora una volta qualcuno ha perso un'occasione per sentire il polso della città e per conoscere un po' di storia, locale e nazionale.

Pochi i commenti scritti, ma val la pena di leggerli; molti invece i commenti a voce, fra le persone che hanno sostato a lungo dopo lo spettacolo; anche di giovani che chiedevano addirittura quando avrei ripresentato lo spettacolo, perché molti, a causa del lavoro o di altri impegni, non erano potuti venire.
Insomma, il dibattito i cittadini se lo sono fatti anche da soli, senza invito.

I commenti:

"I celestini li ho visti, abitano in  via Frascati nr. 3, passavano con un asino e chiedevano l'elemosina rapati a zero.  Di questa città (veramente una città senza cittadini) bisognerebbe mostrare la realtà non agiografica (di bambini alle filande, dello schifo delle periferie, dell'urbanistica del degrado. Bisognerebbe che il sindaco apparisse meno sulle riviste e guardasse la realtà ed avesse un minimo di decenza" (Ester B.).

Grazie. Lodevole.  (Antonio P.).

Grazie per la conoscenza e la partecipazione che mi ha fatto avere a questa rappresentazione. Mio marito è stato un celestino" (Cinzia V.).

Purtroppo la storia è vera, purtoppo ci sono passato.
Complimenti per la narrazione. (...Calzolari).






4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non mi stupisce che non ci fossero rappresentanti del Comune. Ogni giorno che passa si scava un solco profondo e tangibile tra questa classe politica (autoreferenziale, impreparata e arrogante ) e le persone che vivono Prato. Magari ti finanziano una replica per avere la coscienza pulita ma poi mica assistono, mica "toccano con mano" ciò che hanno finanziato. Sia perché non hanno la curiosità e vivacità intellettuale minima al di sotto della quale c'è Maria De Filippi e compagnia, sia perché se lo spettacolo non è "ben visto" in luoghi tipo Met o simili è meglio non farsi vedere, non sia mai...
Che patetici, mediocri cicisbei.

Anonimo ha detto...

Due ore di spettacolo da sola sul palco. Anche per questo tanto coraggio, cara Maila. Brava.

Anonimo ha detto...

Questa storia nonostante io sia nat* a Prato negli anni '70, non la conoscevo. Quando mia madre me ne parlò quasi per caso e io cominciai a cercare informazioni in merito, trovai nel suo libro che ricostruisce la vicenda in modo preciso e dettagliato una fonte preziosa. Finalmente sono riuscit* a vedere anche lo spettacolo e mi ha fatto molto piacere che la sala fosse gremita. L'amica che era con me l'ha defita, spero in maniera gradita, la "Marco Paolini" di Prato, per la sua opera di denuncia.

Che le istituzioni non sappiano cogliere, nemmeno a distanza di tempo, l'occasione simbolica per scusarsi nei confronti di chi tanto ha patito per la loro inazione, purtroppo non stupisce. La storia viene scritta dagli oppressori che in genere tendono a normalizzarla una volta che passa il primo momento dello scandalo. Per noi invece, che ricchi e potenti non siamo, il sopruso subito dai celestini riecheggia in ogni situazione quotidiana in cui la nostra dignità viene lesa. E siamo in grado di indignarci e di esserci e di testimoniare la nostra vicinanza a chi ha patito.

francesco lo faro ha detto...

Che dire è una vita che cerco di dimenticare quei tempi.
Quando ero un celestino non ero l'asinello a tirare il carrettino ma uno di noi.Ho conosciuto la fame la malvagità del (santo) padre Leonardo.
Ricordo la doccia fredda pure in inverno la sera prima di andare a letto
Navigando in internet per puro caso ho vistoil titolo del libro _Infanzia negata i celestini.Leggendolo sono tornati i ricordi che brutti anni ho passato al _rifugio_.
ma adesso che sono vecchio mi piacerebbe incontrare chi ha condiviso con me quei brutti anni

Orto-Pereto del Teatro La Baracca in fiore

"Amo il teatro perché si arriva alla verità smascherando il falso; mentre nella realtà si arriva alla falsità smascherando la verità&qu...