venerdì 10 febbraio 2017

La razza esclusa

Vogliono valorizzare il territorio.
I prodotti locali.
Vogliono valorizzare la cultura.
Sorridono.
Parlano di inclusione.
Di dialogo fra le comunità.

Sono a capo o vicino o nei pressi di qualche associazione. Partito.
Assessori. Consiglieri. Cittadinanza attiva. Giovani. Attempati illusionisti.
Fanno del bene.
Fanno politica.
Fanno.

Qua, da venticinque anni, non li abbiamo mai visti.
Io noi siamo andati varie volte. Ad ascoltarli. A guardarli. Anche a chiedere e confrontarci.

Loro mai.
Di quale dialogo parlano? Di quale città inclusiva delle razze e delle diversità?

La nostra razza non è mai stata inclusa.
Perché non serviamo alla loro strumentalizzazione. Non abbiamo soldi da elargire. Vantaggi da prospettare. Non omaggiamo i loro interventi.

Apparteniamo  come a una razza indefinita, ma che si teme; infatti ci tengono lontani, per non contaminarsi, come se avessimo la lebbra.

La nostra razza non si riconosce dalla forma degli occhi, non si riconosce dalla forma delle labbra; dal colore della pelle: è una razza interiore, una razza di opposizione, di contrasto.

La razza esclusa.

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