mercoledì 17 maggio 2017

Bello Figo è 'controrivoluzionario'

Che sconforto, almeno per me, che un luogo che si definisce Caffè Letterario di Sinistra, il Bacchino di Prato, inviti prossimamente a cantare - cantare? - il rapper Bello Figo.
Che, sempre per me, può cantare quanto, come e dove vuole, anche se de-testo i suoi testi (che asfissia, le solite parole scandalose e offensive, il conformismo sguaiato, il solito 'fraseggio' misogino, insomma la squallida versione dell'estetica del brutto per attirare gli allocchi del finto diverso e presunto ironico-sarcastico rivoluzionario); non mi piace la sua musica (ma non è musica), né il suo 'personaggio'. Astuto. Rapper simil-teppista come va di moda oggi. Bravo nel marketing. Ha imparato bene la lezione; anzi, in quel settore dà lezione.
Così anche gli africani sono pronti per il consumismo. E che, dovrebbero occuparsi di animismo e cultura locale?
Quello che vuole essere una ganzata antirazzista,  è un puro atto di strategia politica e commerciale, che poi porterà con sé, come vuole portare, tutto uno strascico di inutili polemiche e divisioni politiche, ed è già successo altrove.

D'altronde anche il giorno dell'annuncio sembra essere stato scelto per creare polemiche e visibilità, perché è stato dato in contemporanea al programma della Pratoestate.

In fondo già questo decreta il tramonto della storica cultura a Sinistra o preannuncia quale sarà il prossimo scenario culturale, se chi compie queste scelte andrà a 'comandare'. 

Ma sì, saranno i prossimi "comandantes", non stanno più nella pelle, e si circonderanno di personaggi di richiamo mediatico simil-circense, personaggi scioc (e sciocchi),  ma molto distanti, anni luce, dal Che Guevara che idolatrano iconicamente. Ma che dico, lontani dal Fidel Castro che hanno osannato andando in pellegrinaggio nel santuario laico cubano; Castro avrebbe preso Figo a calci nel didietro. Altroché.

Che Guevara e compagnia ormai, nonostante le bandiere, non sono più nemmeno poster, visto che si pensa di fare cultura di Sinistra con espressioni di brutto, artisticamente parlando, consumismo; anzi con una espressione artistica 'controrivoluzionaria' allo stato puro che, piena di stereotipi e preconcetti, non aiuta la battaglia contro il razzismo.

Ma serve a fare folla e mercato. Anche politico. Perché invitare un artista serio, preparato, controverso pure ma non 'media-maledetto', non porta folla. 

Jean Baudrillard scrive qualcosa sul 'mito dell'emancipazione' che può andar bene anche in questo caso: 

"La donna, i giovani, il corpo, la cui emergenza dopo millenni di schiavitù e di oblio costituisce in effetti la virtualità più rivoluzionaria, e dunque il rischio più serio, per qualunque ordine costituito, sono integrati e recuperati come ‘mito di emancipazione’. Si dà da consumare la Donna alla donna, i Giovani ai giovani e, in questa emancipazione formale e narcisistica, si riesce a scongiurare la loro liberazione reale.”

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Diego Blasi dice che l'evento è privato: e dunque lo fa in Piazza del Comune? Il Comune gli dà il permesso? E i soldi? Non so quanto costi ingaggiare il tipo, però le spese per uno spettacolo sono diverse. Solo il palco...

Maila Ermini ha detto...

Scusate, pur non contrari a quello che scrivo né molesti, sono un po' stanca dei commenti anonimi. Chi vuole commentare, da ora in poi, deve dichiarare la propria identità. Grazie.

simone ha detto...

Sottoscrivo ogni sillaba. Troppo comodo da parte di chi organizza la cosa cercare di sminuire la faccenda parlando di "provocazione" , "ironia" ( ma dove????), "critiche da radical chic".
Come ha brutalmente controbattuto un interlocutore su internet, far esibire questo personaggio per inneggiare alla libertà di espressione è come "mangiare merda per dimostrare che si può mangiare di tutto in libertà ". Certe scelte o le si fa capendone completamente le implicazioni, oppure le si lascia ad altri. Un caffè letterario che organizza (privato, ma su suolo pubblico se è alle Carceri) cose simili si qualifica da solo. Il resto è fuffa. Si getta la maschera, stop.
Se si dà visibilità a certi fenomeni da baraccone si dà un segnale chiaro. Altro che fare i paladini della libertà di espressione. E non lo decide (per fortuna ) il sig. Blasi se il "rapper" in questione è un artista, ma la "qualità" del messaggio (?) che veicola e i mezzi (???) che usa per veicolarlo. Non penso ci sia da aggiungere altro.

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