martedì 6 giugno 2017

Pedone per un'ora (1)

Fate la prova: andate a piedi per la città. Diventate pedone, pedone per un'ora.

Suggerisco un orario e due giorni: verso le sei del pomeriggio, il lunedì o il venerdì. 

Camminate, andate.

Prendete un punto qualsiasi della vostra città, lasciate la macchina, parcheggiate e cominciate a camminare.

Provate cosa succede. Guardatevi attorno.

Intanto inizierete subito a sentirvi insicuri, anche sul marciapiede, sempre stretto e faticoso,  sempre pieno di impedimenti, tanto che avete voglia di camminare per la strada.

Ma non potete. Ci sono le macchine, che sfrecciano veloci. I camioncini che a quell'ora vanno come pazzi. Si torna dal lavoro...

Molti guidano e usano il telefono, rispondono ai messaggi, lo si osserva chiaramente.

Forse nemmeno vi vedono.

Per attraversare scegliete le strisce pedonali, ma nessuno si ferma subito. Dovete attendere. L'automobilista - lo eravate anche voi fino a qualche minuto fa - non si ferma che con molto fastidio. Lo sapete bene cosa si prova. Egli deve andare, deve sfrecciare.

Finalmente si ferma qualcuno, e attraversate.

Poi, improvvisamente, vi accorgete che il marciapiede non c'è più, che state camminando sul ciglio della strada, e vi ricordate che la nonna si raccomandava che nel vostro andare le macchine vi venissero incontro, che dovevate farvi vedere, che le dovevate vedere. Ché altrimenti le macchine vi arrivano alle spalle, vi stanno arrivando alle spalle, e questo è inquietante, esse sfrecciano veloci.

Lambiscono i vostri fianchi anche i camion di una certa importanza.

Tornate ad attraversare la strada, e l'ansia cresce. Non sapete più cosa fare, qual è la cosa migliore da fare, forse tornare a prendere la macchina.

A un certo punto incrociate il cavalcavia; lì corre un cordolo sottile di salvezza, e vi affrettate a raggiungerlo. Mentre corrono le automobili al vostro lato, aggressive e mordaci, puzzolenti, soffocanti, ai vostri occhi che guardano in giù si apre lo spettacolo dell'autostrada, l'autostrada alle sette di sera, dove il flusso di veicoli è continuo, e vengono verso di voi, senza sosta pausa stacco intervallo, e passano e passano e in pochi secondi, se ne seguite qualcuna con lo sguardo, si rimpiccioliscono in fretta verso l'orizzonte...e non ci sono più. Ma ecco altre e ancora altre.

Tornano a casa? Perché corrono così? E vi ricordate come correte, anche voi, come correte veloce, avete sempre fretta di arrivare, arrivare, arrivare.

Il vostro andare con la macchina non può essere fermato da un pedone, da un qualcuno che va per la strada.

Ma ora siete un pedone, avete solo voglia di ritornare alla vostra macchinetta, e ripararvi, rinchiudervi.

Siete la lumaca che lentamente passa per la strada dopo la pioggia che miracolosamente giunge all'altro cigliO passando fra assi e ruote.

Tornate indietro, di fretta, pieni di paura anche se non lo volete ammettere; e vi guardate attorno e vi accorgete che nessuno, nessuno cammina e giurate che a quell'ora non lo farete più...

1 commento:

Simone ha detto...

Noto con sgomento crescente come spessissimo , anche attendendo minuti interi nei pressi delle strisce pedonali, nessuno si fermi per consentire l'attraversamento. Sarebbe un preciso dovere degli automobilisti. Oggi a Prato ( ma direi in generale in Italia ) sembra quasi che ti facciano un favore a lasciarti attraversare. Ma scherziamo? E troppi, davvero troppi guidano facendo altro ( telefonini senza auricolari , chat addirittura ! ) infischiandosene della propria incolumità ma soprattutto di quella degli altri.
La dice lunga sul grado di imbarbarimento delle persone, molto più di altre cose.

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