martedì 19 settembre 2017

Riscossa di Prato: trucco e paccottiglia ci sono eccome

Il SOLE 24H dedica a Prato un articolo: "La riscossa di Prato: una provincia senza trucco". (1)

Nell'articolo si celebra la mostra-dicono bella- al Pretorio "Legati da una cintola" (ma perché dobbiamo essere legati dalla cintola della Madonna, posto che le sia appartenuta: sarebbe questo ora, oltre l' 'astronave' Pecci, il nostro elemento identitario?), dove il destino della città appare segnato e disegnato -trama e ordito- come sempre dall'alto, senza possibilità che la gente il popolo, anzi cambiamo, le singole persone, associate o meno, possano delineare loro, provare a delineare il proprio presente e futuro. 
Si danno pesci da mangiare, ma non si insegna a pescare.

Ma poi alla fine ci si accorge anche che sono pesci guasti!

In quest'articolo,  che parla di una 'riscossa' culturale e turistica che non vedo, ritorna la celebrazione del Tre-Quattrocento  - tutto cristiano e devoto - e la contemporaneità, il lavoro, il futuro: il Museo Pecci e il Museo del Tessuto:

"Proiettata verso il futuro, Prato rivendica l'identità e sbandiera la propria autenticità. Quella che ne fa una città (la seconda della Toscana per dimensioni) “vera”, con la crisi del commercio che ancora morde e i locali mangia&bevi che si moltiplicano; con i cinesi che non sono riusciti a ‘conquistare' il centro storico ma premono ai margini dove hanno creato una vera e propria Chinatown. Una città senza paccottiglia turistica, senza fronzoli e senza trucco, facile da raggiungere e da visitare. Una città che, anche per queste caratteristiche, ha appena attirato il campus di un'altra università straniera, la terza (due sono americane, una australiana)."


Ma questa è propaganda. Non c'è, nell'articolo, nessuna incrinatura, nessun punto critico, nemmeno quando si accenna alla crisi del commercio e alla questione cinese, ché infatti non è detto dell'uso indiscriminato e barbarico che gran parte della comunità cinese fa della città e dei suoi lavoratori, con la totale complicità economica degli autoctoni e della politica locale. Uso barbarico che continua e allarga le gravi problematiche ecologiche e umane che già esistevano in città da molti anni.

Lasciamo una volta tanto la questione etrusca,  che è stata annullata e fatta dimenticare (abbandonati scavi, ricerche, pensieri, percorsi, tutto): e le Cascine di Tavola, per esempio? E la città estesa o città stellare, che non è così facile da raggiungere e visitare, per cui non è stato pensato nulla? Sembra che la città sia tutta lì, tra il bel pulpito e le Carceri; tra Museo del Tessuto e Pecci.

Il trucco, oltre alla paccottiglia, a Prato c'è eccome, ed è anche questo racconto edulcorato di un comune ricco sì di storia e bei monumenti, ma anche di contraddizioni,  difficile che, dopo il Sacco del 1512, è stato depredato, e da più di un secolo ormai,  da un'economia avida e senza scrupoli che sembra non voler cessare.



(1) http://www.ilsole24ore.com/art/viaggi/2017-09-18/la-riscossa-prato-provincia-senza-trucco-ma-molti-tesori--102751.shtml?uuid=AE658sUC

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