venerdì 29 dicembre 2017

Un dio chiamato cuoco

Entro a casa dei miei, e la televisione è sintonizzata su uno dei tanti canali dove regnano dèi cuochi che ammanniscono pranzi e cenette presunte prelibate. Quasi tutti rigorosamente maschi, e quindi certo più autorevoli. Le donne sono loro accanto in veste di vallette, e si mostrano in salsa professionale, paffuta e materna.

Osservando le ricette di questi Brighella televisivi e faccendieri, mia madre ha sbagliato le sue un tempo eccellenti lasagne verdi.

E non solo per questo: da mesi mi assale un senso di disgusto per  la cucina italiana e la sua eccellenza, e gli osanna levati nei confronti dei suoi cuochi e  pasticceri, trattati tutti come protagonisti di un firmamento che si mostra in grande spolvero.
E anche la morte di un cuoco sembra una tragedia nazionale.

E' il grande affare, far mangiare e bere la gente, ma in genere lo si fa male, e non può essere che così, visto che per ben cucinare ci vuole quanto meno, oltre ai buoni ingredienti, tempo e modo, e spesso nei ristoranti non si trova né dell'uno né dell'altro.

Preferisco poi, se proprio ci deve essere un dio, una dea in cucina, che poi è quello che accade di solito, e il motivo è solo uno: è un desinare generalmente più tranquillo e meno pretenzioso e aggressivo; infatti la donna più difficilmente diventa dio, cucina e basta, e tutti i giorni e silenziosamente, anche se prepara manicaretti sempre più frettolosi e disattenti, perché deve produrre ,consumare e badare a mille cose, ché deve essere sfruttata non solo in casa, ma anche fuori.

Ma anche la casa, proprio per questo mercato culinario che si propaga dai media, sta assomigliando sempre più a un ristorante, dove si diventa cuochi dèi almeno per un pranzo o una cena.  E mangiando devono levarsi dal desco lodi e commenti per i piatti preparati,  e il senza fine 'ma come buono qua, ma come buono là'.

E anche a me ogni tanto capita di vestire i panni della Brighellina vanitosa dei miei mangiarini, e del mio pane fatto in casa e di questo e dell'altro... Ma direi che ora basta.

Mia nonna Ada Benvenuti dell'Incisa era, oltre a poetessa contadina, gran cuoca, ma a tavola nessuno poteva commentare il suo mangiare. Lo si doveva gustare in silenzio. Era una donna austera e non amava i commenti, nemmeno quelli positivi che ogni tanto qualcuno le porgeva...per sbaglio. E ora valuto quanto fosse saggia, ché le lodi, che continuamente bisogna concedere al cuoco e alla cuoca che ci ammannisce il pasto, sono diventate un rito insopportabile.

E anche il rito del mangiar fuori sta diventando tale; anche perché rarissimi sono i luoghi ormai non abitati da dèi cuochi superbi, faccendieri o pasticcioni.


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