venerdì 19 gennaio 2018

Arte pecora

Via, non siamo un po' patetici e retrò nel pensare che l'arte possa essere strumento per ribelli?
Ma sì sì.
Ora che l'arte, in tutte le sue forme è diventata gregaria, kitsch, 'eventicola', certamente sì.
Tutti si preoccupano soltanto dei numeri. Dell'apparire, e dei conti.
Vedi il Ministro Franceschini che esulta per il fatto che ci sono più visitatori nei musei italiani. Come se a questo corrispondesse a una evoluzione culturale negli individui.
Ma no!, tutto il contrario.
Ci sono sempre più pecore culturali.
L'arte che si offre è arte per pecore. Arte pecora. 
Tanto più l'arte, in tutte le sue forme,  è brutta e senza senso, tanto più viene celebrata e osannata. Perché non fa temere per il funzionamento della 'macchina'.

Prendo a esempio i musicisti, o le musiciste, soprattutto. 
La musica viene trattata stupidamente, e non fa paura, ché la musica non ha parola. O meglio, ne avrebbe diverse, ma si fa di tutto perché non traspaia che la parola sciocca e commerciale. E non parlo solo del solito Sanremo.
Anche i musicisti, che trattano l'arte più impalpabile ed eterea, sono costretti a inseguire una immagine concreta: infatti, oltre a saper suonare lo strumento, ora devono mostrarsi fisicamente genialoidi oppure, se donne, 'bòne'. Osservate: è aumentato il numero delle musiciste che suonano seminude, in versioni sempre più erotiche e appetibili sessualmente. Non basta più conoscere la musica e farla vibrare, bisogna essere attraenti e commerciali.

Ormai domanda e offerta sono regolate dal mercato e lo spettatore, il visitatore, l'ascoltatore o quello che volete, è solo un consumatore e sempre più spesso consumatore soddisfatto, e serve soltanto per i numeri di Franceschini.
Insomma, al momento, l'arte è davvero poca cosa, intrattenimento, per non dire nulla...

(Estratto dalla bozza del mio prossimo libretto, Arte pecora, in stampa speriamo entro l'estate, e con cui riprenderanno un po' vita le Edizioni del Teatrinodilegno, che da un po' non si fanno più vive...).

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