martedì 24 aprile 2018

Quale restauro post sisma: una tavola rotonda sulla ricostruzione de L'Aquila

Venerdì 20 maggio scorso ho partecipato alla tavola rotonda Quale restauro post sisma?, organizzato dal Dipartimento di Architettura dell'Università di Firenze.

Mi avevano invitato a leggere alcuni brani che potessero essere da commento all'incontro, focalizzato in particolare sulla ricostruzione dopo il terremoto de L'Aquila di nove anni fa.

L'incontro, che ha visto la partecipazione di studiosi dell'Ateneo fiorentino e di rappresentanti politici ed esperti del territorio abruzzese, mi ha stimolato la ricerca nel campo della filosofia e della storia.

Ho scoperto che fino al terremoto di Lisbona del 1755 nessuno parlava di 'ricostruzione', e che ancora in quella data i Gesuiti tuonavano dai pulpiti che i terremoti erano da attribuirsi ai peccati e alla corruzione degli uomini; in sostanza erano un segno della punizione divina.

Con l'Illuminismo, con gli scritti di Voltaire, che compone un poema, e di Kant, che dedica due piccoli saggi, tutto cambia, e per la prima volta si comincia a cercare una motivazione scientifica, e a porre attenzione alla sofferenza e alla distruzione che il terremoto causa. 

Ma il primo che punta il dito su come gli edifici ammassati e malcostruiti, e molti di legno, della città di Lisbona abbiano peggiorato il disastro, è Jean Jacques Rousseau:

"...se gli abitanti di quella città fossero stati distribuiti più equamente sul territorio e alloggiati in edifici di minor imponenza, il disastro sarebbe stato meno violento, o forse, non ci sarebbe stato affatto".

Dopo il terremoto, Lisbona viene ricostruita su nuove basi: gli edifici vengono progettati perché rispondano in modo elastico alle scosse, la maiolica (azulejos), ignifuga, prende il posto delle pavimentazioni di legno, mentre si pongono le basi un'analisi sistematica delle manifestazioni dei terremoti.

Al convegno ho letto anche: una drammatica testimonianza di un aquilano che pochi giorni dopo il sisma aveva inviato una lettera disperata a un direttore di giornale,  e  l'intervento dell'Ing. Luciano Marchetti, che spiega di come nella rifondazione della città terremotata vada ricreato, quanto più possibile fedele al pre-sisma, l'ambiente antico degli abitanti, non solo i monumenti!,  che si vedono privati drammaticamente di ogni punto di riferimento familiare.

Ha organizzato la tavola rotonda il prof. Carlo Alberto Centauro. Sono intervenuti: il prof. Carlo Alberto Garzonio, l'arch. Guido Iannone; il prof. Mario De Stefano, prof. Raffaele Nudo, prof. Ugo Tonietti e l'arch. Gianni Biagi di Cultura Commestibile; gli ospiti del territorio aquilano: l'ing. Mimmo Srour, il Sindaco di Sant'Eusanio Forconese, avv. Giovanni Berardinangelo, e dott. Innocenzo Chiacchio, responsabile amministrativo per la ricostruzione degli aggregati del borgo di Casentino. 
Il Rettore dell'Università di Firenze, Prof. Luigi Dei, ha salutato, prima dell'inizio, tutti gli intervenuti.








http://primaveradiprato.blogspot.it/2018/04/ricostruire-laquila-una-tavola-rotonda.html

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