venerdì 30 novembre 2018

Programma politico di CITTAR

Per le prossime elezioni locali,  riceviamo il programma di CITTAR, acronimo del gruppo Cittadini Arrabbiati.

"Siamo un gruppo di cittadini molto arrabbiati nei confronti dell'amministrazione della nostra città, e non diciamo nemmeno quale perché in pratica si capisce bene a quale città ci riferiamo, anche se poi ci si potrebbe riferire a molte città "italiche".
Il nostro programma potrebbe essere accusato di qualunquismo, ma non è così: il nostro obbiettivo ormai, per le elezioni, non è più mettere qualcuno al comando, ma toglierlo. Non è più sposare un programma con certi argomenti eccetera, ma non averlo. O meglio, il nostro unico punto del programma è spodestare il gruppo dirigente che di volta in volta va al potere.
E' questa la novità. Tanto i programmi non sono mai mai rispettati, seguiti, considerati. Sono specchietti per le allodole.
Il nostro programma è cambiare, punto. 

Fare un po' come fanno negli Stati Uniti, per cui le elezioni, in particolare le presidenziali, sono caratterizzate da un cambio spesso radicale. Le campagne elettorali assomigliano a dei movimenti, per cui non c'è bisogno di una rivoluzione per cacciare i potenti, non c'è bisogno dell'esilio e della ghigliottina.  Certo poi nella sostanza rimane l'America, e così deve essere, ma è questo sistema radicale che fa sì che l'Impero continui, senza bisogno di rivoluzioni. Non c'è bisogno di un altro partito per cambiare la leadership o una rivoluzione cruenta. Almeno quello, il comando e tutte le persone attorno, cambiano davvero! E' una ghigliottina ideale, ma c'è.

Invece in Italia non cambiano nemmeno i personaggi, non abbiamo nemmeno questa soddisfazione. Non abbiamo nemmeno il gusto frenetico del movimento elettorale, l'illusione, hanno tolto anche quella. Ora qua ora là, ritroviamo sempre gli stessi. O le emanazioni i camuffamenti le maschere, spesso giovanili, di potentati radicati del sistema.
Ora, dato che tutti i partiti al governo sono fallimentari, a qualsiasi livello, con qualsiasi programma perché chi va a comandare non lo decide il popolo con le elezioni,  la nostra aspirazione è toglierli dal governo e cambiare con altre persone, a ogni elezione, e così via, in modo che il danno e la rapina che fanno con il loro essere al potere sia limitato. E' l'unica speranza che abbiamo".



mercoledì 28 novembre 2018

Orto, omo morto, che spettacolo è

Una produzione dell'autrice

Quando e dove:
Sabato 1 dicembre ore 21; domenica 2 dicembre ore 16,30 
al Teatro La Baracca 

Titolo (è un proverbio, ma non solo): 
ORTO, OMO MORTO

Sottotitolo 
Spettacolo su gente, leggende, aneddoti, sapienze dell'uso popolare  

Chi lo ha scritto eccetera
testi, invenzioni, ricerche e canzoni
a cura di e con Maila Ermini

Presentazione
E' ancora possibile uno spettacolo popolare?  Il popolo (ma chi è?), noi, possiamo ancora essere creativi e in che modo? Lo vogliamo? O non abbiamo più questa possibilità, anche se volessimo, affollando  tutti la domenica i megamagazzini, Parco Cemento Gigli Vitrei e Rose Marcite, e guardando dagli stessi schermi e commentando gli stessi accadimenti?

Quali sono le sapienze popolari rimaste? Gliene importa a qualcuno? Si narrano ancora leggende? Forse sì. Quali sono le nuove paure?  Che differenza con il passato? Sono tutte telecomandate oppure c'è qualcosa che sfugge al telecomando e al clic? 

E sul cibo artefatto, bio-vestito, ne vogliamo parlare?

L'autrice ripercorre, con fatica, e attualizza, inutilmente, l'antico folklore con l'aiuto ed il ricordo dei vecchi (per prevenire qualsiasi atto di ribellione tenuti sedati con teledroga), utilizzando i loro racconti,  la sapienza che ormai purtroppo sfugge loro, annebbiata, e che a volte si confonde con immagini di cucina televisiva mattutina.

L'autrice suggerisce una strada (anche se nessuno gliela chiede) per una possibile neo-creatività dal basso, prima di venire, come probablmente  sarà, servita con risolini e sarcasmi, o con un bel sonoro e sgommante: "Ma chi se ne frega!".

Teatro La Baracca via Virginia Frosini 8, Prato
Per prenotazioni: telefono 0574-812363
labaracca@tin.it    teatrolabaracca.com

lunedì 26 novembre 2018

Prato, distruzione di sé

Andando in giro per l'Italia si viene a sapere che Prato è conosciuta per i cinesi. E solo per questo.
Non si sa nemmeno che è la terza città dell'Italia centrale per numero di abitanti.
E non è conosciuta nemmeno più per le sue fabbriche e tessuti.
E nemmeno è conosciuta per la Sacra Cintola (città mariana…).
E nemmeno più per il teatro (Ronconi…).
E nemmeno per il suo prezioso castello federiciano.
E nemmeno per il suo pane, la bozza, e la sua pasticceria.

Incredibilmente questa Sinistra che governa la città insieme alla Regione, ha creato la base per la distruzione di sé stessa e della sua immagine, ha contribuito a creare le basi per la prossima Destra.

Non ha compiuto alcuno sforzo vero per mettersi in comunicazione con i cittadini o per tentare di metterli in comunicazione fra di loro.
L'aspetto culturale, che è poi anche la sua immagine, è disastroso: ha tentato di scimmiottare i vari eventi che si vedono ormai ovunque, vedi concerti, disconoscendo le realtà del territorio, o considerando, assai tiepidamente per la verità, solo quelle considerate amiche.
Ha piegato il capo alla volontà regionale, non apportando alcun contributo originale: vedi il Museo Pecci, aperto con clamore e ora tenuto aperto con molto silenzio, vuoto, e diverse polemiche; il Teatro Metastasio, con un direttore voluto dall'Ufficio Cultura regionale del tutto scollegato dal territorio e con una programmazione che non tiene conto se non di certi 'soggetti' , e che punta sostanzialmente all'omologazione e alla mediocrità.
Quella stessa realtà regionale che ha indebolito se non distrutto le piccole realtà culturali - vedi l'eliminazione del circuito Sipario Aperto - per optare per i teatri-azienda come le Residenze, che io chiamerei piuttosto Occupazioni.

Le realtà museali non riescono a decollare, ad avere un carattere attraente per il viaggiatore, il turista e, soprattutto, per i pratesi.

Non è stata presa in considerazione, anzi abbandonata brutalmente!, l'area archelogica, come anche l'aspetto periurbano della città e la zona collinare, la Calvana, per esempio; e per tutti basti pensare alla strada lasciata nell'abbandono e alle buche - pur di competenza di altro comune conduce pur sempre in un territorio della città di Prato - della strada per Poggio Castiglioni, dove ormai prolificano solo porci in libertà e ripetitori. (O in questi giorni l'hanno rimessa a posto?).

Ha lasciato la cura culturale delle periferie ai circoli Arci, gestiti in modo diverso, scostante, e non sempre competente. E comunque essi sono di parte e non espressione della comunità tutta. Non sono circoscrizioni né quartieri!

Fisicamente i rappresentanti del Comune - tutti, incluso le opposizioni - sono rimasti distanti, lontani dalla gente, non si sono fatti vedere né odorare, pensando di supplire con i loro comunicati, le loro ganzate social. A parte i "mi piace" che possono aver registrato, non funzionano; o non funzionano da soli.

Economicamente poi non hanno mosso una foglia.  Sono state mostrate foto di assessori sorridenti (sempre col sorriso, eh!) davanti a negozi aperti per quindici giorni, grazie a qualche misterioso sistema di incentivazione, che poi si è rivelato fallimentare. E infatti molti negozi della zona del Serraglio, a Prato, tanto per fare un esempio, sono chiusi. Altri esempi: Galciana sta sprofondando: è quasi in toto data in affitto o comprata dai cinesi che la stanno divorando, la usano, la sporcano e inquinano, e basta.
Non hanno la minima cura degli edifici in cui vivono e lavorano. Qui come altrove a Prato la comunità cinese non offre alla città il suo apporto culturale, non comunica, e quindi nemmeno questo ci è lasciato.
Mezzana è un groviglio, e non esiste più nemmeno come borgo.
Tutti i progetti decantati, al momento, sono fermi. Parco Fluviale, Parco Urbano, Macrolotto e altre amenità. Stanno dando contentini alle associazioni, ma punto. La viabilità è bloccata dal nodo del Soccorso: sarà viadotto o sottopasso sulla Declassata? E' un mistero inglorioso.
Non si è cercato di incentivare altra economia, e credo che anche il rapporto con gli industriali, i magici detentori di molte chiavi della città, non sia idilliaco.

Che fare? La giunta ha pochi mesi a disposizione, eppure continua a sbagliare. Annaspa. Costruiscono aiuole per abbellire la periferia, ma i cittadini sono arrabbiati perché queste aiuoline - come quella a Casale davanti alla Pubblica Assistenza (che occupa la strada con sei sette autombulanze quando ne basterebbero due tre per le emergenze davanti alla sede e le altre potrebbero essere lasciate in piazza a pochi passi!) - con queste aiuoline si tolgono gli unici quattro parcheggi che ci sono davanti alle botteghe. La gente non capisce, è arrabbiata. E' così che si incentiva il piccolo commercio? Dopo che hanno distrutto gran parte del territorio con urbanizzazioni selvagge, dopo che hanno costruito quel mega centro commerciale di Parco Prato, tentano di salvarsi con una manciata di ciclabili e con le aiuoline! 

A Prato la Sinistra ha posto solide basi per la sua prossima probabile sconfitta.

mercoledì 21 novembre 2018

Friuli


La locandina di "Cuori di donna", con cui sarò domani a Codroipo, Udine. C'è qualche qualche errore e omissione, ma va bene lo stesso.
Ha inizio un periodo intenso, con diverse date e appuntamenti, e forse sarò meno presente qua.
A presto.

Ancora su "Capomastro"

Qualcuno mi chiede quando sarà replicato Capomastro.
Non lo sarà. Forse non sono stata chiara: lo spettacolo, che era in cartellone, veniva presentato per associazioni che lo avevano chiesto e addirittura pubblicizzato a nostra insaputa sul giornale, e che poi al debutto non si sono presentate!
Abbiamo lavorato gratuitamente, pagando regolarmente quello che c'era da pagare: tasse sui biglietti (pochi), SIAE. Gianfelice ha recitato gratuitamente, condividendo con me solo una parte dell'incasso. Io c'ho rimesso del mio.
Si replicherà solo se e quando si potranno realizzare le condizioni stabilite a suo tempo con le associazioni interessate!
Qualcuno evidentemente ha perso il treno.
Ora ci sono altri impegni, e diversi fuori Prato; anche a volere, non se ne avrebbe il tempo.

Due soli i commenti scritti, anche perché il dibattito che è seguito allo spettacolo è stato lungo, e c'è stato modo di commentare.
Chiuso l'argomento.

"Io non ho visto altri spettacoli sugli incidenti sul lavoro, e sul lavoro in generale, ma questo "Capomastro" mi è sembrato ben fatto, ci ha fatto sorridere e ridere amaramente...
La scena era di grande efficacia, e nonostante voi immobili, seguivamo tutto quello che accadeva sul cantiere. Teatro di qualità. " (Lucia).

"La sensibilità e la …(?) del tema con cui viene trattato l'argomenti rende l'idea di come sono purtroppo i luoghi di lavoro. Grazie per le vostre rappresentazioni sempre costruttive…" (Annalisa Farina).


martedì 20 novembre 2018

lunedì 19 novembre 2018

Qualità della vita 2018: Prato peggiora

E' uscito il sondaggio della qualità della vita 2018 realizzato da ItaliaOggi7.

Purtroppo nella città di Prato, dove vivo, la qualità della vita peggiora. E' la 59esima su 110 province.
E non c'è bisogno che lo scrivano, lo ben si vede!
Girate un po' per il centro storico, e osserverete - già subito a un primo superficiale sguardo, la decadenza e l'incuria,  - osserverete una città groviera, intendo con molti "buchi": sono tutti i locali vuoti, i negozi chiusi, il centro svuotato.

Avendo poi la possibilità poi di fare il raffronto con le città vicine, Firenze e Pistoia, confermo il sondaggio di ItaliaOggi7 anche per quanto riguarda queste città. Firenze città insostenibile  e inaccessibile per l'assedio turistico e le scelte urbanistiche sbagliate; Pistoia, la sonnacchiosa, invece è sensibilmente migliorata nell'ultimo anno,  anche se la pulizia della città è ancora carente. Hanno rimesso a lucido anche la Piazza di S.Spirito, togliendo ogni traccia di parcheggio auto, ottimo!

La qualità della vità di Prato è peggiorata in tutto: si osserva nell'aumento della criminalità, nella qualità dell'ambiente nei servizi finanziari e scolastici, e nel cosiddetto  tempo libero: nella classifica delle librerie, Prato si colloca fra gli ultimi posti!

I pratesi non leggono, non sono culturalmente curiosi, anche se di associazioni culturali ce ne sono molte (ma troppe autoreferenziali e di 'comodo'), ma soprattutto la politica culturale della giunta non li aiuta!

Infatti, tanto per dare un esempio in tal senso: avendo terminato tutti i soldi, forse esauriti per le manifestazioni rocche del Settembre Pratese, per il periodo natalizio l'amministrazione non organizza che, a malapena, il concerto di Capodanno!

https://static.italiaoggi.it/content_upload/doc/2018/10/201810251335392905/QdV2018.pdf

domenica 18 novembre 2018

Seconda edizione de "L'infanzia negata dei celestini", la presentazione


Domenica 9 dicembre, alle ore 17, al Teatro La Baracca sarà presentata la seconda edizione de "L'infanzia negata dei celestini" (EdizionidelTeatrinodiLegno) . La novità, rispetto alla prima edizione, è la pubblicazione del Libro Bianco. 
Saranno presenti oltre all'autrice,, il Maestro Meucci, pittore ed ex-celestino, e Fulvio Silvestrini, poeta della teologia. Ingresso libero.


Capomastro, com'è andata

Poca gente al debutto di Capomastro. Il tema del lavoro e della sicurezza del lavoro non interessa? Poco. Forse a causa della partita come qualcuno ha detto? C'è chi si è dimostrato rammaricato per questo, ma a me era tutto molto chiaro. E pure c'è stato chi è venuto da Pisa…

Questa volta non ho voluto 'sollecitare' il pubblico. Basta. Da qui in avanti sarà così: si informa come s'è sempre fatto, e poi chi vuol venire, viene.

Certo se fosse stato presentato "pompato" da qualche teatro, o Comune Sindacato Partito, la storia sarebbe stata diversa. 
Ma quando si va a trattare certi temi dal basso, senza alcuna benedizione dall'alto, allora c'è il vuoto attorno. Questa è una regola. Solo chi deve parlare può parlare.
In realtà il pubblico - che non si ribella alla robaccia che viene culturalmente propinata a teatro, per esempio! e prende tutto come oro colato - ha perso un'occasione per un punto di vista davvero diverso. E banalmente, per divertirsi.
Ma poi alla gente cosa interessa? Fa l'abbonamento a un teatro spesso come occasione mondana, per 'esserci'. Il teatro è vissuto soprattutto con questo spirito, non criticamente.
I risultati sono sotto gli occhi di chi ha ancora nel cervello qualche barlume di autonomia mentale.

Capomastro è nato come opera indipendente, è nato 'così'. Non è un'opera su commissione, o d'occasione. E' nato dai ricordi di famiglia,  da mio padre, dall'argomento  'cantiere' di cui parlava ogni sera, e dove il tema della sicurezza era frequente.

Qualche mese fa Anmil mi ha contattato per rappresentare un'opera sul lavoro eccetera, che avrebbe voluto rappresentare nelle scuole per sensibilizzare i giovani sull'argomento, e allora io ho detto  che avevo scritto questa commedia. Che però non era la 'solita' opera teatrale sul lavoro. In realtà non è un tema per niente teatrale, nel senso che ce ne sono pochissime. Le uniche drammatizzano racconti tragici di incidenti accaduti veramente sul lavoro. Magari recita qualcuno che lo  ha vissuto in prima persona.

La mia è una commedia.  La difficoltà per me era questa. Che su un tema così drammatico mi era venuto  qualcosa di comico, un comico amaro e dolente, ma pur sempre comico. Era un'opera che poteva ricordare Aristofane o, nel cinema, la commedia all'italiana…E, allo stesso tempo, una commedia con tratti distopici (la costruzione di una città del futuro…).

Un'altra difficoltà ha riguardato la messa in scena. Mettere in scena un cantiere, farlo vivere, complicato. Non avevo punti di riferimento, ecco. E poi, non avevo lo spazio adatto, né i soldi, né i tecnici.

Alla fine la mia commedia ha convinto il pubblico, che ha molto apprezzato anche l'allestimento scenico. La commedia è amaramente divertente; forse per qualcuno - è stato detto-, molto più pungente di una recita seria.

Per chi poi non c'era e invece ci doveva essere (la commedia si è presentata alla Baracca per loro, per mostrare cosa andavano a "comprare"!), beh, dispiace. E dispiace che ci sia comunque una indifferenza generale su temi così importanti.

Preciso, come ho detto anche al pubblico, che l'articolo pubblicato su La Nazione di mercoledì scorso, e che io ho pubblicato, era frutto di un comunicato stampa non mio (a parte credo la frase finale). In questo il sapore della commedia non era detto chiaro, e come poteva essere diversamente?  (infatti c'è chi mi ha detto che quello che hanno letto e poi visto son due cose ben diverse!), ma  ringrazio lo stesso. 

A teatro, e non solo, è consigliabile prima vedere, o quanto meno consultarsi, poi scrivere.

sabato 17 novembre 2018

Quanti saranno?

Debutto di Capomastro. Mi chiedo quanti saranno, stasera, al Teatro La Baracca, coloro che si occupano di tematiche della sicurezza sul lavoro. Non appartenendo a nessuna greppia ufficiale che se ne occupa, che è autorizzata a farlo per decreto "divino", essendo addirittura una commedia, la domanda è stuzzicante…


venerdì 16 novembre 2018

Ci impediranno anche di stringere il pugno?

Il pugno chiuso del Ministro Toninelli a Montecitorio è quanto di più normale che possa fare un essere umano in un momento di esultanza, a prescindere dalla simbologia politica che ha assunto nel secolo passato. Non condivido coloro che ne hanno visto un simbolo politico. Una volta tanto va detto che la propaganda anti-grillina è ridicola e debole, e non ha niente di sostanza politica.

Del pugno chiuso la Sinistra ne ha fatto il suo marchio, ma è un gesto che non può essere ridotto a una determinata simbologia politica e basta.

Ci sono stati addirittura estremisti di destra che lo hanno usato, l'assassino di Utoya in Norvegia, Anders Breivik, si presentò se non ricordo male, a uno dei processi proprio col pugno chiuso.
Secondo questo signor assassino, il pugno chiuso non ha nulla a che fare con il Comunismo, tant'è che negli Stati Uniti viene mostrato dai razzisti, i suprematisti, dai fautori del cosiddetto "potere bianco".

Il pugno chiuso, che come simbologia di Sinistra - pugno chiuso con il braccio, generalmente di sinistra, teso in alto o tenuto ad arco - , nacque probabilmente durante la Guerra Civile Spagnola, ma è stato usato per esempio dalle femministe americane e dal movimento militante per il riscatto dei neri; e infatti lo mostrò Nelson Mandela quando uscì dal carcere. 

Il pugno chiuso è prima di tutto un generico segno umano di riscatto e di lotta, di vittoria, e per questo a volte si tengono le braccia in alto con entrambe le mani strette a pugno, segno massimo per l'esultanza, come ben si vede nelle competizioni sportive.

Per quanto mi riguarda continuerò a chiudere a pugno la mia mano se il corpo e l'anima lo riterranno necessario, e sempre fuori dai partiti e dai movimenti che si vogliono impossessare o addirittura intenderebbero negare questa nostra basilare, umana gestualità.

Ridicoli.

martedì 13 novembre 2018

Politica pratese, o dello sprofondo

Niente si muove nella politica della città di Prato a pochi mesi dalle prossime amministrative. Ancora tutto sembra lontano. 
La Lega vuole portare avanti il suo candidato (dico candidata?) all'interno della coalizione del Centro Destra: la segretaria Ovattoni si illude, ma non le sarà facile esserlo dopo l'episozio della ciclabile e l'intervista alla Zanzara!; mentre Garnier, l'altra papabile, è troppo fresca di Lega; d'altra parte Rita Pieri, forse l'unica che avrebbe quanto meno un po' di esperienza e di cui circola il nome, appartiene a Forza Italia, in questo periodo non in grande spolvero, e per questo suo essere troppo legata a Berlusconi, le quotazioni dell'ex assessore sono incerte.

Sulla cosiddetta Sinistra, che ancora comanda, stendiamo un velo pietoso. Biffoni si ricandida credo: ma con quali speranze? L'ombra del Creaf, Stadio e diverso altro incombono e oscurano il cielo. Basterà la creazione delle liste civiche civetta, a salvarli?

Il Movimento 5 Stelle? A Prato si è auto-smembrato (o l'hanno suicidato), e non si sa cosa e con chi si presenterà alle elezioni.
Movimenti civici? Non pervenuti. Quest'ultimi erano capeggiati appunto da Garnier, che però si è iscritta alla Lega,  e quindi li ha annullati o li porterà con sé. Chissà.

Se il futuro è incerto e nebuloso; il recente passato è da cancellare.
Niente rimane di questi ultimi anni di gestione politica e amministrativa della città.
In sostanza è stato fatto poco e nulla; a parte qualche piazzetta, qualche pezzettino di ciclabile o marciapiede; poco più. Anche culturalmente parlando, si tratta di vuoto: com'è infatti il Pecci, per esempio, su cui si era tanto puntato. Poi la cultura è stata solo una carrellata di concerti. Niente di troppo faticoso per assessorati che ormai danno tutto in gestione, esternalizzano!

La città sostanzialmente vive di rendita dagli affitti dei capannoni dati in pasto alla comunità cinese che li consuma e divora.
(Voglio proprio vedere certi politici anti-immigrati a mandar via i cinesi da Prato...Mi vien che ridere!).
Poi, a parte i localini nati per l'unica cultura ed economia minimamente prospera, lo sbevazzo, come accade anche in altre città vicine o lontane, nulla di nuovo o minimamente stimolante si osserva.
Si berrà per dimenticare?

Annunciata è or ora l'imminente nascita del grande parco urbano, che verrà fuori dall'abbattimento dell'ex-ospedale, dopo che tutta l'enorme quantità degli inerti saranno portati a nostre spese a inquinare chissà dove...  In realtà si tratta di  un parco finto, perché sarà in parte cementificato; infatti si costruirà, oltre a locali per il commercio o no so cosa, anche un luogone per i mega-spettacoli, che significa mega-concerti (vorranno scopiazzare il blues-rock di Lucca e Pistoia?), con un deposito sottostante, naturalmente per metterci le sedie e gli attrezzi che serviranno per gli eventi!... Lo pseudo parco urbano, che nella migliore delle ipotesi sarà una 'spianata', renderà il centro ancor più svuotato e senza senso. 

In realtà Prato ha già una meravigliosa 'spianata',  Piazza Mercatale, ma ora è solo un parcheggio e tale resterà.

L'inquinamento, l'incuria (pubblica e privata), la mancanza di idee e prospettive, se non le deturpanti, continue, disastrose cementificazioni (che non riguardano, tra l'altro l'edilizia popolare, politica inesistente!) sono i marchi distintivi di una città al collasso antropologico, culturale ed economico.

lunedì 12 novembre 2018

"Celestini", si va in stampa

Le bozze tutte corrette. A breve in stampa. L'avevo promesso a me stessa, oltre che a qualche bibliotecario. Grande fatica, qualche ombra dal lontano passato, come sempre con "i celestini", ma anche grande soddisfazione.
A dicembre presento la nuova edizione, a me particolarmente cara e in tiratura limitata, de "L'infanzia negata dei celestini".



venerdì 9 novembre 2018

Capomastro

Una commedia sul lavoro, dai toni aristofaneschi, che dedico alla mia 'Roccia'. 
E so bene che parecchi di quelli che si sbracciano per la 'sicurezza sul lavoro' non ci saranno.

giovedì 8 novembre 2018

Misura d'amore

"Geliebt wirst du einzig, wo du schwach dich zeigen darfst, ohne Stärke zu provozieren." "Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza." Adorno, "Minima Moralia"


mercoledì 7 novembre 2018

La poesia non è istinto

Basta con la storia che la poesia è puro istinto. Infatti è arte!
Basta con la storia che la poesia sia lontana dall'intellettualità.
Per questo la sua interpretazione non può essere istintuale. Se lo vuole essere, è mistificante; oppure è ignorante.
Diffidate degli istintivi, delle ispirate, ingannano!
Nemmeno i poeti e gli attori popolari di un tempo componevano e recitavano per istinto, ma per ispirata malizia, e tutta la loro arte era ben confezionata a sommo studio e sapienza.
Così, pur nelle differenze, è tutta la poesia e l'arte: oltre a ispirazione e talento, è sapienza.
E la sapienza non è istinto. E' studio, applicazione; tempo e luogo; storia e geografia.

Condivido Agamben: "Ho sempre pensato che filosofia e poesia non siano due sostanze separate, ma due intensità che tendono l'unico campo del linguaggio in due direzioni opposte: il puro senso e il puro suono. Non c'è poesia senza pensiero, così come non c'è pensiero senza un momento poetico. In questo senso, Hölderlin e Caproni sono filosofi, così come certe prose di Platone o di Benjamin sono pura poesia. Se si dividono drasticamente i due campi, io stesso non saprei da che parte mettermi".

I diarchi

I diarchi regnarono per qualche mese sull'Italia.

La prima cosa che decisero, di comune accordo con la quadra, è che la politica doveva essere eliminata. Tutto avveniva per e con il popolo, direttamente a contatto tele e tale altro.
La seconda cosa che decisero è che pertanto la politica non serve più.
La terza cosa che decisero è che pertanto la cultura, e tutti quei pagliacci, non servono più.
La quarta cosa che decisero è che l'economia la facciamo noi.
La quinta cosa che decisero è che avrebbero fatto finta di andare d'accordo, ma ognuno doveva pensare ai cazzi - letteralmente - suoi.
La sesta cosa che decisero è che avrebbero buttato fuori chi non era di dentro.
La settima cosa che decisero è che avrebbero messo dentro tutti quelli che stavano fuori.
La ottava cosa che decisero è basta con le donne al potere, ma al sommo piacere, botte e figliolanza.
La nona cosa che decisero è che il bianco è un colore luminoso che contiene tutti i colori.
La decima cosa che decisero è che il nero non esiste.
L'undicesima cosa che decisero è che il giallo può esistere, visto che paga bene. 
La dodicesima cosa che decisero, visto il traffico bloccante, fu una grande autostrada su pei mari.
La tredicesima cosa che decisero, visto il traffico mercante, fu una grande ferrovia su pei monti.
La quattordicesima cosa che decisero fu che i russi erano i nuovi americani.
La quindicesima cosa che decisero fu che la Chiesa Cattolica è in saecula saeculorum, ma con qualche interruptiorum.
La sedicesima cosa che decisero è che il turismo è fonte sacra. 
La diciassettesima cosa che decisero è che la scienza la scrivi senza i, se io l'ho scritta così.
La diciottesima cosa che decisero fu che i proverbi tipo "non c'è due senza tre" sono eliminati per decreto.
La diciannovesima cosa che decisero è che i ministri sono un opzionale, solo se e chi mi pare.
La ventesima cosa che decisero fu che i numeri siamo noi.
La ventunesima cosa che decisero...

martedì 6 novembre 2018

Il contrattempo

Vi prego, trovate un'altra scusa per quei no, assenze, rifiuti, cambiamenti di umore, direzione o quanto altro che rivestite immancabilmente con la frase: "Non posso più, ho avuto un contrattempo". Non se ne può più di questa falsa melassa!
Se non avete il coraggio di dire la verità, soprattutto a voi stessi (non sono tempi certo coraggiosi, questi!, e infatti l'unica alternativa alla scusa del 'contrattempo' che si osserva è il silenzio!), sforzatevi almeno di essere più fantasiosi.

lunedì 5 novembre 2018

Prossimamente a La Baracca

Informo sui prossimi spettacoli al Teatro La Baracca, dato che ci sono variazioni:

17 novembre, ore 21, CAPOMASTRO, Cantiere Apocalisse.
Una commedia aristofanesca sul lavoro, sugli incidenti che vi capitano, sul silenzio che li riguarda, ma non solo.
C'è solo questa data, quella del 10 novembre non c'è, e al momento non è prevista altra replica.

Sabato 1 dicembre ore 21;  domenica 2 dicembre ore 16,30
ORTO OMO MORTO,
uno spettacolo su (quello che è rimasto di) gente, leggende, sapienze dell'uso popolare.

venerdì 2 novembre 2018

Gonfienti e la commemorazione dei defunti

La domanda è: sul calendario de "Il Toscano" di oggi ricordano la 'scoperta' di Gonfienti perché gli Etruschi dedicavano molta vita e cura ai morti?; o piuttosto penseranno che l'area archeologica di Prato è bell'e morta e sepolta, anzi ormai poltiglia, come la politica che l'ha così voluta?
O forse si potrebbe intendere che i vivi di oggi, a cui frega ben poco della Storia e della Geografia, anche perché la Terra è sempre più lontana!,  sono in quanto effimeri e inconsistenti, più morti dei morti?





Fermento a Gonfienti (ma mancano ancora i cartelli e tutto il resto utopia!)

Gran fermento dalle parti di Gonfienti. E nello stesso giorno più o meno. Da una parte il Gruppo dell'Offerente siglava un accordo con i...