giovedì 28 novembre 2019

Anteprima Calamai


Foto di Angelo Sabanito Polizzi

"Appuntamento con Clara Calamai"
di e con Maila Ermini
debutto 30 novembre 2019 ore 21
Teatro La Baracca

mercoledì 27 novembre 2019

Clara Calamai: preludio

- Buona sera, signora Calamai.

- Buona sera.

- Si ricorda dell'appuntamento di sabato 30 novembre?

- Sì.

- E' tutto pronto.

- Bene. Sono molto curiosa.

- Le dispiace di non essere ospitata da un teatro cosiddetto importante?

- No. Avrei rifiutato, come feci nel 1996, quando a Prato organizzarono una mostra su di me. Ero ancora in vita.  Avrebbero fatto carte false per avermi sui palchi importanti, ma io come sempre mi sono tenuta distante dalle celebrazioni! Per cui non si preoccupi. Ci vediamo sabato alle 21 nel suo teatro.


La Nazione, martedì 26 novembre 2019

martedì 26 novembre 2019

"Le donne serie non vengono violentate"

Copio il comunicato con grafico che l'Istat ha pubblicato ieri in occasione della Giornata contro la violenza alle donne: l'Italia risulta un paese arretrato e violento. D'altronde, non c'è bisogno di leggere questi dati, per capirlo, basta guardarsi intorno e osservare quello che accade nelle case ogni giorno.
Io aggiungerei un paese ignorante. Uomini e donne sono pieni di stereotipi, e il concetto di possesso e controllo, nel rapporto di coppia, vive e vegeta ancora fortissimo. 
Le donne stesse sono portratrici di forti pregiudizi e di una visione molto tradizionale di sé stesse, e non solo al sud, dove questa mentalità/atteggiamento femminile è prevalente. 
Il neretto è mio.


"GLI STEREOTIPI SUI RUOLI DI GENERE E L’IMMAGINE SOCIALE DELLA VIOLENZA SESSUALE

L'Italia, un paese arretrato e violento.

Gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni sono: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Quello meno diffuso è “spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%).
Il 58,8% della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi, più diffusi al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti.
Gli stereotipi sono più frequenti nel Mezzogiorno (67,8%), in particolare in Campania (71,6%) e in Sicilia, e meno diffusi al Nord-est (52,6%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%).
Sul tema della violenza nella coppia, il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Rispetto al controllo, invece, sono più del doppio le persone (17,7%) che ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l’attività sui social network della propria moglie/compagna.
Sardegna (15,2%) e Valle d’Aosta (17,4%) presentano i livelli più bassi di tolleranza verso la violenza; Abruzzo (38,1%) e Campania (35%) i più alti. Ma nelle regioni le opinioni di uomini e donne sono diverse.
Alla domanda sul perché alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne/mogli, il 77,7% degli intervistati risponde perché le donne sono considerate oggetti di proprietà (84,9% donne e 70,4% uomini), il 75,5% perché fanno abuso di sostanze stupefacenti o di alcol e un altro 75% per il bisogno degli uomini di sentirsi superiori alla propria compagna/moglie. La difficoltà di alcuni uomini a gestire la rabbia è indicata dal 70,6%, con una differenza di circa 8 punti percentuali a favore delle donne rispetto agli uomini.
Il 63,7% della popolazione considera causa della violenza le esperienze violente vissute in famiglia nel corso dell’infanzia, il 62,6% ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile mentre è alta ma meno frequente l’associazione tra violenza e motivi religiosi (33,8%).
A una donna che ha subito violenza da parte del proprio compagno/marito, il 64,5% della popolazione consiglierebbe di denunciarlo e il 33,2% di lasciarlo. Il 20,4% della popolazione indirizzerebbe la donna verso i centri antiviolenza (25,6% di donne contro 15,0% di uomini) e il 18,2% le consiglierebbe di rivolgersi ad altri servizi o professionisti (consultori, psicologi, avvocati, ecc.). Solo il 2% suggerirebbe di chiamare il 1522.
Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.
Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7%, che donne, 7,9%); per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì”, per il 6,2% le donne serie non vengono violentate. Solo l’1,9% ritiene che non si tratta di violenza se un uomo obbliga la propria moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
Il quadro che emerge dalla lettura dei risultati del modulo sugli stereotipi sui ruoli di genere e sulla violenza sessuale, incluse le opinioni sull’accettabilità della violenza nella coppia e sulle sue possibili cause, mostra cinque profili: due rappresentano gli individui con le convinzioni più stereotipate (36,3%), due quelle meno stereotipate (62%) e un gruppo si qualifica per l’indifferenza rispetto al tema (1,8%)."




lunedì 25 novembre 2019

Perché l'Italia dovrebbe occuparsi di Hong Kong: Joshua Wong all'Italia

Joshua Wong, 23 anni, è uno dei leader del movimento prodemocrazia di Hong Kong. La Cina gli ha negato il visto per l’Italia e il Ministro degli Esteri Di Maio avrebbe dichiarato che "non entra nelle questioni altrui".
di Joshua Wong
Le proteste a Hong Kong proseguono ormai da sei mesi con manifestazioni, proteste e attività di resistenza pacifiche, ma è straziante assistere all’uso sproporzionato della forza da parte della polizia. 
A cambiare nelle ultime settimane è stato l’uso della violenza da parte della polizia, che si è fatto sempre più forte: quello che non è cambiato, invece, è il fermo sostegno pubblico ai manifestanti. Il recente attacco a due università lo ha dimostrato: dopo due settimane di assedio e di repressione contro le università, l’opinione pubblica condanna l’atteggiamento del governo e la sua incapacità di risolvere la crisi.
Dopo cinque mesi di proteste, questa domenica Hong Kong ha registrato uno dei più alti tassi di partecipazione alle elezioni locali nella storia della città.
Le elezioni sono il primo e unico metodo istituzionale per esprimere il malcontento dell’opinione pubblica. L’importanza di queste elezioni per il mondo è che l’attuale crisi politica di Hong Kong deve essere risolta con una soluzione politica, invece che con la forza. È stato fondamentale andare a votare per far capire a Xi Jinping e al governo di Hong Kong che vogliamo elezioni libere e un’indagine indipendente sulla brutalità della polizia. La Cina respinge queste semplici richieste dal 1997.
Purtroppo, sto sperimentando invece la violazione sempre più frequente delle libertà civili: all’inizio, ho protestato contro la legge sull’estradizione, esercitando la mia libertà di riunione. Il governo mi ha arrestato e mi ha accusato di istigare i partecipanti a un raduno non autorizzato. Poi ho cercato di presentarmi alle elezioni locali odierne, ma il governo mi ha vietato di candidarmi. Ho pensato di chiedere un aiuto a livello internazionale, recandomi in Italia per spiegare agli amici europei la nostra causa democratica e pacifica. Purtroppo, il tribunale non ha ritenuto importante la mia udienza presso il parlamento italiano e ha respinto la mia domanda di viaggio.
Dopo questa decisione, è chiaro che ora sono privato del diritto a candidarmi, della libertà di movimento, della libertà di riunione, e della libertà di parola. Le libertà civili garantite dalla costituzione non sono più applicabili alla mia persona.
La formula "un Paese, due sistemi" è la fragile filosofia di governo che definisce le relazioni tra la Cina e Hong Kong, garantendo l’autonomia della città. Negli ultimi 22 anni, tuttavia, Pechino è già intervenuta su molti fronti. Ultimamente, l’esercito cinese ha effettivamente mandato dei soldati in città con la scusa di «sgombrare le barricate» nelle strade. È importante farlo sapere alla comunità globale nel tentativo di fermare il comportamento aggressivo della Cina mediante la pressione internazionale.
Perché l’Italia dovrebbe preoccuparsi di Hong Kong?
Sono abbastanza deluso nel leggere le osservazioni indifferenti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla terribile situazione dei diritti umani a Hong Kong. A Shanghai, ha detto: «Non vogliamo interferire nelle questioni altrui», riflettendo la tipica mentalità di chi pensa solo agli affari suoi. Per non parlare del fatto che alcuni gruppi italiani hanno avuto un ruolo nella brutalità della polizia di Hong Kong fornendo i veicoli della polizia stessa.
In effetti, Hong Kong può servire come esempio da cui imparare. Non eravamo consapevoli dell’intenzione del regime cinese di acquisire influenza e controllo sulla nostra economia nei primi anni. E ora la nostra economia dipende in una certa misura troppo dalla Cina, il che rende più difficile la nostra battaglia per la libertà e la democrazia. L’Italia deve stare attenta a non dipendere dagli interessi economici cinesi. Tutto ha un prezzo a questo mondo.
Molti diranno che sono troppo preoccupato o troppo scettico nei confronti della Cina. Ma la verità è che la Cina è nota per non rispettare le regole ed è tristemente nota per le sue violazioni dei diritti umani. Il fallimento della formula "un Paese, due sistemi" a Hong Kong evidenzia la pratica, tristemente nota anch’essa, del mancato rispetto da parte della Cina del trattato internazionale firmato nel 1984. Inoltre, ci sono centinaia di migliaia di musulmani uiguri attualmente detenuti in campi di prigionia senza processo. Alcune vittime hanno raccontato di essere state costrette a prendere medicine che provocano l’infertilità e che le giovani uiguri sono costrette a sposarsi con funzionari cinesi per avere in cambio la protezione della loro famiglia.
Faccio quindi appello ai leader e ai politici italiani affinché si schierino con i manifestanti di Hong Kong, che si battono per la nobile causa di ottenere elezioni libere. Oltre a condannare l’uso della violenza della polizia contro la popolazione di Hong Kong, i Paesi europei, e in particolare l’Italia, dovrebbero riconsiderare gli accordi economici con un regime spietato che non rispetta mai le regole. Iniziative legislative come l’Hong Kong Human Rights and Democracy Act dovrebbero essere messe in atto anche in Italia per fermare ulteriori violazioni di diritti umani. - Da La Repubblica, Traduzione di Luis Moriones

venerdì 22 novembre 2019

La Ministra Bonetti e le sue donne


La Ministra Bonetti ha presentato una "campagna" in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, chiamando Samanta Cristoforetti astronauta, e Francesca Fialdini conduttrice televisiva, come testimonial.
Ora la violenza riguarda tutte le donne, ma certamente alcune donne di più! Le donne che hanno avuto meno opportunità di benessere e cultura, rispetto a quelle signore che si mostrano nella foto postata dalla Ministra su Facebook, sono più di altre soggette a subire violenza.

E poi in un argomento così tragico, che c'entrano queste, che bisogno c'era di queste "ali" di sostegno televisivo?
Cominciamo a cambiare questa comunicazione, che crea solo mitologia spazzatura, o addirittura è frustrante!

La Ministra promette di destinare 1 milione di euro per un progetto di microcredito destinato a tutte le vittime di violenza per "ricostruirsi una vita e per dare loro fiducia".
Ma ci vuol dire di più? Chi gestisce questo credito, come funziona? Sarà come tutte queste richieste difficile da gestire, domande complicate per cui è necessario pagare qualcuno per presentarle?

La sensazione poi è che queste misure non servano a molto; ci vuole un cambio di cultura che in questo paese, come altrove, non esiste; ci vogliono investimenti nella scuola, nella lettura, nelle arti. E sarebbe necessario un cambio economico. Infatti questa società a capitalismo spinto non insegna a coltivare sentimenti, soprattutto ai maschietti anche giovani che non si sono schiodati dal palo patriarcale, ma solo a coltivare smartphone e reazioni-istinto, che sono quelle che servono per gli acquisti (e a compensare il senso di colpa dei papà o dei fidanzati per la mancanza di sentimenti), e che insomma sono alla base di quell'aggressività che è funzionale al capitale.

P.S.
La foto sopra, pubblicata dalla Ministra su Facebook, celebra, rispettivamente da sinistra: intelligenza/scienza/tecnologia - potere - bellezza.
Le signore sono vestite di  rosso, simbolico della violenza subita dalle donne, e con tanto di timbro, che sta per una corona rovesciata, ossia ancora potere.
Il messaggio assume i segni del maschile e del dominio, che è quello che produce e gestisce la violenza.

Ilva Matrix alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico


ILVA MATRIX
di Giuseppe Alberto Centauro

Alla ‘XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico’ di Paestum (BMTA), svoltasi tra il 14 e il 17 novembre, è stato presentato a cura dell’Associazione ‘Ilva-Isola d’Elba’ il progetto “Ilva Matrix” che, tra le varie implicazioni tematiche, contiene il caso ‘Gonfienti Etrusca’ quale questione emblematica da studiare per approfondire la presenza etrusca nella piana fiorentina pratese. Nel tracciare questo percorso di ricerca è stato posto l’obiettivo di contribuire a fissare un’unitarietà geografica e storico evolutiva delle origini dei popoli Tirrenici nel segno degli antichi colonizzatori etruschi che, in epoca arcaica e tardoarcaica (fine del VII/inizio del V SAC), dopo secoli di occupazioni territoriali parziali in condivisione con tribù già insediate, hanno saldato in un unico grande alveo territoriale, lungo l’intera penisola, le terre del Centro Sud (dal Cilento fino alla Baia di Napoli, dal Volturno di  Capua al Circeo) con quelle dell’Etruria propriamente detta fino al Po ed oltre.  Terre etrusche, vecchie e nuove, sono dunque: le fertili pianure della Campania e del Latium Vetus, le ubertose colline della Tuscia (Meridionale, Centrale e Settentrionale), le rigogliose campagne padane ecc.. A ben guardare queste delineano una prima carta unitaria della penisola che, nonostante tutti i successivi domini, conserva ancor oggi una semantica paesaggistica legata alle origini etrusche.
Il progetto “Ilva Matrix” intende dunque percorrere questi remoti “traccianti evolutivi”, per risalire dai processi insediativi arcaici a ciò che rimane di essi attraverso una visione transdisciplinare della storia, perseguita nella lettura sul campo ed  anche, laddove l’archeologia non fosse ancora in grado di fornire tutti gli adeguati riscontri sul piano scientifico, attraverso l’osservazione dei segni impressi sul territorio, l’antropologia storica e la storia stessa della cultura materiale, dei miti e delle leggende, della geomorfologia sacra applicata alle discipline filosofiche e storico umanistiche. Così facendo si offrono ulteriori spunti di studio che vanno a legarsi indiscutibilmente con gli ambiti territoriali di volta in volta indagati, che sono oggi alla base della moderna analisi urbanistica ed ambientale. Nello specifico si sono tracciate le rotte marittime e terrestri che fecero dei Tirreni i principali portatori di quella straordinaria rivoluzione tecnologica e fertile stagione culturale che convenzionalmente indichiamo come ‘Età del Ferro’. 
Ben prima però, fin dal principio del II millennio AC, erano stati gli esploratori e gli abili naviganti provenienti dal sud est mediterraneo, sospinti da carestie e guerre fratricide che avevano incendiato le loro terre di origine,  a muoversi dalle coste dell’Egeo orientale verso ovest e nord ovest, dando continuità a diaspore ancor più remote che privilegiarono le penetrazioni balcaniche verso nord. Insieme all’élite di quei popoli, che assai precocemente s’insediarono in queste terre, arrivarono anche i saperi degli abili metallurgi di stirpe anatolica e caucasica per sfruttare al meglio i nuovi bacini minerari che si andavano a trovare e, a loro seguito, sapienti bronzisti e orafi sopraffini. Ben presto risultarono ben note le dislocazioni delle ricche risorse metallifere della Tuscia e dell’Elba che costituirono l’humus ideale per sperimentare ed avanzare in tecnologia a supporto delle talassocrazie costiere e degli empori fondati all’interno dei territori seguendo gli assi fluviali maggiori.
Si formarono così intricate mescolanze di popoli e di lingue che ancora oggi non pare dipanarsi, confuse come sono nelle babeliche classificazioni dei ceppi indoeuropei. Resta il fatto che, in particolare “l’oro rosso”,  così fu chiamata l’ematite elbana, abbia accelerato in modo esponenziale l’emancipazione tecnologica nella lavorazione di leghe ferrose.  Da qui la centralità, anche geopolitica, che venne ad assumere l’Elba nello scacchiere delle polis etrusche, un’espansione bruscamente interrotta a sud est all’indomani della rovinosa sconfitta navale di Cuma del 470 AC. In precedenza, dopo la battaglia del Mare Sardo (540 AC), parte della lega delle città etrusche aveva già spostato l’asse mercantile del ferro sulla costa adriatica, realizzando collegamenti terrestri di rapida e più sicura percorrenza. In uno stretto lasso temporale si realizzò tra i due mari una strada maestra: la ‘Via Etrusca del Ferro’ (da Pisa a Spina); si potenziarono i capisaldi dei percorsi transappenninici con insediamenti di nuova fondazione, in primis Gonfienti e, nell’area felsinea, Marzabotto (l’etrusca Kainua).
Le recenti scoperte dell’insediamento posto al centro della piana fiorentina pratese, avvalorate con i primi  scavi del 2001, e il ritrovamento della grande strada glareata di ‘Casa del Lupo’ a Capannori (Zecchini 2004), dimostrano la forza aggregante di quei centri e la rilevanza strategica della ‘via di terra’ e del crocevia bisentino di Gonfienti, memori dell’arteria citata dal geografo greco Scilace che diceva collegasse i due mari in soli tre giorni.
Perché Ilva? Il toponimo Ilva, come ben ci  rappresenta Michelangelo Zecchini (Zecchini 2014, Elba isola, olim Ilva, pp. 70-78 ), deriva dall’etrusco Ils che fu l’appellativo più antico dell’Elba, lo stesso dato all’isola della Maddalena,  come cita Tolomeo (III, 3,8), e non già Aithàle (nome greco, per certo posteriore) che, riferito all’isola, significherebbe ‘la fumosa’, epiteto legato al gran numero di forni costieri deputati all’arrostimento dei minerali estratti nelle miniere dell’interno, ben visibili dal mare.
Perché Matrix? Il progetto “Ilva Matrix” percorre nelle sue complesse connessioni spazio temporali una traccia, ancora poco esplorata (dalla preistoria alla completa romanizzazione dell’Etruria) che, viste le ampie connessioni geografiche con i territori d’Oltralpe e dei luoghi mediterranei, riconduce ad un’unica matrice gli studi che segnano cronologicamente il segmento storico evolutivo che ha originato prima di Roma la costruzione dell’Europa. Lo dimostrano gli straordinari reperti riemersi dal pantano della Gonfienti Etrusca, con il grande palazzo - santuario di oltre 1400 mq, con i preziosi tesori d’arte rinvenuti al suo interno, reperti ancor oggi  poco fruibili, che meritano un’adeguata valorizzazione in situ in vista della ripresa degli scavi e della creazione di un parco archeologico da collegarsi con le vie etrusche che proprio dall’Isola d’Elba s’irradiano a 360 gradi.

giovedì 21 novembre 2019

Metamorfosi della diva Calamai

Per introdurre questa poliedrica e difficile attrice, Clara Calamai, soggetto nel mio prossimo spettacolo, copio queste immagini tratte dai film più famosi che lei interpretò.
I miti moderni non mi interessano, è materia ben poco sentimentale, ma questa signora diva del cinema del secolo passato meritava una sosta e una riflessione: sulla sua vita singolare, sull'arte e sulla politica con la quale inevitabilmente si confrontò.

Ne "La cena delle beffe"
In "Ossessione"
In "Profondo Rosso"













Leonardo trendy e il teatro-peste

Mi segnalano che il Comune di Prato organizza il Festival di Natale (con vip che costano - e poi fanno storie sui miei cachet!), che prevede uno spettacolo su Leonardo di un tizio specializzato in paranormale televisivo.
Ma noi lo spettacolo su Leonardo (Leonardo, diario intimo di un genio) l'abbiamo già fatto e con notevole successo la scorsa estate a Palazzo Datini. L'assessore è stato magnanimo, al solito...Tra l'altro il testo è datato 2011, quando di cinquecentenari non se ne parlava proprio, e che messo in scena già allora!
Certo l'assessore non l'ha visto (come non hanno visto quelli che lo hanno preceduto), ché il mio teatro-peste con raccolta firme non è il suo genere. Per questo mi tolgono i punti! Ma certamente assisterà a questo epifanico vincesco che lui ha evocato...
Il genere dell'assessorato in questione, come di molti altri in Italia, eh!, è evidentemente la televisione, la cultura paranormale, il trendismo di un giornalista che, benedetto da angeli altrettanto televisivi, dopo aver sfornato un libro - ne ho letto qualche pagina, santi numi mantovani!..., va anche in scena!,  e  conforta  dicendo che anche noi oggi possiamo essere Leonardo, cioè geni!
Balle.
In questo genere di società, che i nostri assessoranti contribuiscono a far esistere nel suo non-essere, nessun Leonardo, nessun artista che tanto osanniamo, potrà mai tornare.



martedì 19 novembre 2019

Prossimi appuntamenti

Sabato 30 novembre ore 21 al Teatro La Baracca è confermato il debutto di Appuntamento con Clara Calamai. 
Ero partita molto scoraggiata, il testo non mi funzionava bene, e infatti prima ho fatto arrivare La dinosaura (che tornerà presto), ma poi è arrivata anche Clara 
Un personaggio che ho "trovato" (e chi lo avrebbe detto!), sia a livello politico che emotivo, e che pur aggiungendosi a quelli miei pratesi, non si ferma sull'aspetto localistico o, men che meno, celebrativo!
Spero di dire anche le date delle repliche.


E poi: la presentazione delle firme per il Museo Etrusco a Prato slitta a sabato 7 dicembre ore 11 al Teatro La Baracca.
Siamo a 1295 firme (ottimo risultato, chi lo potrà ignorare?), e vorremmo raggiungere 1300. 
Si può firmare a questo indirizzo:http://chng.it/V8n4kNgGQn

lunedì 18 novembre 2019

Ma che faccia hanno i padroni di ArcelorMittal?

Un tempo i padroni ci mettevano nomi e faccia. E gli operai sapevano contro chi scioperavano o protestavano.

Ricordo, da bambina, che qualcuno scriveva invettive e minacce sui muri delle fabbriche tessili di Prato del tipo questa, dove, al nome del padrone seguiva come uno slogan: "... maiale, per te finisce male".

Ora le facce di questi padroni delle multinazionali non si vedono, eppure è la società dell'immagine!, e non se ne sanno nemmeno i nomi.

Contro chi prendersela? Gli operai di Ilva di Taranto, che organizzano proteste contro la politica industriale di ArcelorMittal, contro chi protestano?

L'azienda è sovranazionale e anonima, e appare e risuona solo un nome, è una entità con cui piuttosto si gioca in borsa e si fanno i soldi.

All'azienda questo interessa; e la produzione va avanti nella misura in cui si può al minimo dei costi, umani ed ecologici. C'è sempre un posto dove andare per fare tutto questo, sfruttare uomini e rovinare l'ambiente, no? E senza metterci la faccia.

domenica 17 novembre 2019

Il potere vuole i lecchini

Tocca girare in lungo e in largo per vivere con il mio mestiere.
Oggi sono in Friuli.
Lavorare è sempre più difficile per gente come me, io non sono una artista lecchina.
E il potere vuole i lecchini.

venerdì 15 novembre 2019

Il Tibet e l'Alto Adige

Durante un consiglio comunale a Prato su Hong Kong (perché mai si sono così affrettati su Hong Kong a Prato?), il consigliere Marco Wong avrebbe paragonato il Tibet all'Alto Adige, e il dominio della Cina su quella regione, divisa  fra Cina e India (non scherza nemmeno quest'ultima!), a quello dell'Italia nei confronti del suo territorio al confine con l'Austria.

Naturalmente il consigliere dimentica di dire, almeno a quanto riportano i media, non ho ancora letto le mozioni e la radice di tutto!,  che chi si oppone al suo dominio, - omologazione culturale, politica ed economica, e non solo in Tibet!-,  il governo cinese rinchiude in dura galera, e questo opera non solo nei confronti di oppositori politici, ma anche di poeti, come è stato Liu Xiabo, eroe di Tien An Men,  insignito di Premio Nobel mai ritirato, e morto durante una dura prigionia.

E l'oppressione ha una su longa manus e sembrerebbe giungere fino a noi; infatti non posso dimenticare le facce dei cittadini cinesi di Prato, quando affiggevamo le locandine del dramma Le tre vite del ragazzo di Tien An Men in via Pistoiese, come scappavano impauriti, timorosi di essere considerati complici di chissà quale compolotto anticinese, se avessero letto con attenzione la locandina!

Esprimo la mia solidarietà agli studenti di Hong Kong.



http://www.notiziediprato.it/news/consiglio-comunale-su-hong-kong-maggioranza-con-due-diverse-mozioni-ma-poi-ritrova-l-unita-al-momento-del-voto

https://primaveradiprato.blogspot.com/2017/07/per-xiaobo-eroe-di-tien-men.html

giovedì 14 novembre 2019

Abbiamo perso la cultura

Abbiamo perso la cultura, e non leggiamo più niente.
La letteratura, fonte di nutrimento sentimentale, è disertata.
I giornali, anche quelli che osannano solo il PIL e per cui l'uomo non conta nulla, sono disertati.
I ragazzi mostrano mostruosa ignoranza, ma ancor assenza di più pensiero critico, e tuttavia guai a farglielo notare.
Insegnando bisogna specificare tutto.
La scuola pubblica forma molto poco, e si pensa solo al lavoro. Che poi non c'è, o se c'è li rende schiavi.
Possono scegliere fra lavorare per ILVA o morire per ILVA.
Non sono capaci di pensare da sé, di formulare un minimo di pensiero autonomo, critico, di vivere sentimenti, che non hanno o non conoscono.
Per qualsiasi cosa fanno riferimento ai loro smartphone, da cui sono costantemente monitorati.
I loro genitori non sono da meno; anzi i ragazzi prendono esempio da loro.

Purtroppo non abbiamo più nemmeno le nonne di un tempo, che raccontavano storie o cantavano vecchie canzoni o "in poesia". O nonni che sapevano a memoria versi della Divina Commedia.

Il linguaggio è misero, violento, ripetitivo. Offensivo e banale.
Se dici loro di scrivere un testo, nel mio caso teatrale o un dialogo, lo riempiono di "cazzo!" e di "vaffa". Con-formismo ovunque.

Oggi la rivoluzione non è più imbracciare le armi, ma leggere libri, e tentare di avere un pensiero.


martedì 12 novembre 2019

Appuntamento con Clara Calamai

Il prossimo spettacolo a La Baracca è fissato per sabato 30 novembre, Appuntamento con Clara Calamai, attrice nata a Prato.

Attraverso Clara Calamai,  quintessenza del divismo autarchico, oltre a rievocare la sua figura tormentata, parleremo di cinema, di attori, di cultura, e di Fascismo: di ieri e di oggi.


lunedì 11 novembre 2019

Petizione per il Museo Etrusco a Prato: presentazione delle firme

Sabato 23 novembre, alle ore 11, al Teatro La Baracca presenteremo le firme per il Museo Etrusco a Prato: alla stampa, ai politici, ai funzionari del settore e ai cittadini che vorranno partecipare.
Faremo anche un po' il punto della situazione sull'area archeologica e sul Parco Archeologico...Fantasma della Piana.  

domenica 10 novembre 2019

Gaetano Bresci, 150

150 anni fa, il 10 novembre, nasceva Gaetano Bresci.

Vorrei programmare a La Baracca un ciclo di cine-teatro delle opere che abbiamo rappresentato in questi anni e di cui abbiamo la registrazione video, magari iniziando proprio con la proiezione del dramma Gaetanina Bresci (Mio padre Gaetano, il regicida), che debuttò nel 2013.

Spero di pubblicare presto il programma.


sabato 9 novembre 2019

Torna Porchetta Mission a La Baracca

Stasera, sabato 9 novembre, torna Porchetta Mission a La Baracca.


La Nazione, giovedì 7 novembre 2019

La Nazione, sabato 9 novembre 2019

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Foto che ho scattato durante lo spettacolo del 9 novembre alla Baracca.





venerdì 8 novembre 2019

Sindaco e Giunta, dove siete?

A Prato, dopo il tour elettorale, sono scomparsi tutti i protagonisti della commedia.
Qualcuno sa qualcosa del Sindaco e della Giunta?
Li avete visti da qualche parte, se si esclude qualche fiato sui social?

La città è preda di abbandono, disinteresse e traffico (altro che 'green projects"!), senza progetti per il futuro, senza scenari culturali di grande respiro o non so cosa, a parte qualche cartellone che ci mostrano ogni tanto per parlare di finti parchi e amenità varie.

E pur vero che gli amministratori locali non contano più nulla, ma almeno mostratevi in carne e ossa, fatevi vedere.

Sindaco e Giunta, dove siete?

Testimone

Mi sono trovata casualmente a passare davanti al Cimitero di Casale-Tobbiana, a Prato, ieri sera.
Un camion bianco si è fermato. Un cittadino cinese ed un pakistano sono scesi e, protetti dal camion stesso, hanno cominciato a scaricare rifiuti. Di tutti i generi. Anche un acquaio.
Ma non hanno potuto finire il loro "lavoro": mi hanno visto, hanno chiuso velocemente i portelloni e sono scappati.
Ho fatto in tempo a memorizzare quasi tutta la targa, ho telefonato alla Polizia, che mi ha rimandato alla Polizia Municipale.  Sono passati cinque minuti. Forse più. Hanno detto che avrebbero mandato una pattuglia eccetera.

Davanti al cimitero c'è un grosso palo pieno di ripetitori di ogni genere.
Forse, visto che ci siamo, sarebbe il caso di mettere anche una telecamera: che questo è un luogo appartato dove questi delinquenti - perché per me sono tali e di tutte le nazionalità -  lasciano ogni genere di rifiuti.

mercoledì 6 novembre 2019

Petizione per il Museo Etrusco a Prato: presentazione delle firme

Sabato 23 novembre, alle ore 11, al Teatro La Baracca presenteremo le firme per il Museo Etrusco a Prato alla stampa e a tutti coloro che vorranno partecipare, facendo un po' il punto della situazione sull'area archeologica e sul Parco Archeologico Fantasma (il PAF della Piana!). Le firme saranno poi inviate al Comune di Prato e alla Soprintendenza, ma certo non ci fermiamo qui.

lunedì 4 novembre 2019

Difendono l'Amazzonia, ma "bruciano" te e te e te...

Con grande stupore osservo persone e rappresentanti politici che difendono l'Amazzonia, che difendono i popoli che difendono l'Amazzonia dalle fiamme dei delinquenti, che difendono i cileni che protestano, gli equatoriani che protestano, i catalani che protestano, i libanesi e gli algerini, i cinesi di Hong Kong che protestano, i curdi che combattono contro le multinazionali, contro i governi oppressivi, contro la distruzione nella natura,  contro le ingiustizie, le persecuzioni e i vari massacri nel mondo e così via, e sembrano tutti sinceramente colpiti e partecipi e scandalizzati, e che però allo stesso tempo detestano te, e te, e te, perché sei lì e basta, lì a due passi da loro, vivi nel loro stesso palazzo, nella stessa città, e non rappresenti nessuno, nessun partito o movimento è con te, sei solo, sola, essere umano, magari spogliato di tutto o quasi, magari vecchio e indifeso, magari malato, magari sei "zitella" (horribile dictu), o che fai la tua battaglia, mai sia! e magari vesti stravagante, magari coltivi il tuo orto in terrazzo in un palazzaccio annerito di Milano e ti cade una goccia di pianto ogni tanto sul pomodoro rinsecchito o gioisci come un pazzo se spunta una gemma, ma nessuno ti difende, nessuno è con te, nessuno ti caca, anzi, per molti di questi "combattenti", politici o presunti rivoluzionari sarebbe meglio che tu non esistessi e vorrebbero in cuor loro bruciarti, ché magari, nonostante la tua miseria nella solitudine metropolitana, nello sfruttamento assoluto regnante, ti invidiano pure. 

Aveva ragione Fulvio Silvestrini

Centro Commerciale Parco Prato, a Prato, ma so anche altrove: i  sindacati. chiedono alle grandi aziende di rispettare la festa del 25 april...