venerdì 31 luglio 2020

Hortus conclusus

A settembre, dopo un riposino e tournée, presenteremo le prossime attività e spettacoli nel pereto rinnovato: l'hortus conclusus del Teatro La Baracca.


mercoledì 29 luglio 2020

Controdiva a Officina Giovani, com'è andata



Ho avuto qualche difficoltà a recitare ieri a Officina Giovani a Prato- luogo prescelto per gli spettacoli estivi per rispettare le misure anticovid - per il rumore della centrale termica al lato del palco, per le voci di uomini che risuonavano alle mie spalle (operai della fabbrica accanto?), ma il pubblico,  pochi presenti, ha molto gradito lo spettacolo  sulla Calamai, Controdiva, e non si è accorto di niente. 
Per il resto bene; tra l'altro non mancava la brezza che rendeva ancor più leggeri gli abiti della diva, e leniva l'affanno.
Qui sotto trascrivo commenti davvero favorevoli che mi ripagano della fatica, anche proprio per la "durezza" del testo che tutti hanno dichiarato di apprezzare, intervallato da alcune canzoni popolari. 

In fondo pubblico le fotografie dello spettacolo scattate a Officina Giovani, non so chi siano gli autori, ma certamente a cura del Comune.

Commenti:

Bellissimo il testo, fantastica interpretazione e bella e gradevole voce toscana. (P. Cappellini).
Molto brava. Ottimo testo. Auguro tutto il meglio. (S.Picini).
Bravissima, interpretazione perfetta e molto bello il testo. Grazie! (Odette Sassone)
Un grazie Maila per questa bellissima ora di arte pura nella nostra Prato e con la tua ineguagliabile bravura. (G. Mulinacci). 
"Ma che spettacolo! Mi è piaciuto tutto: testo, interpretazione, e la sua incantevole voce. (M.Santini).










lunedì 27 luglio 2020

Che fine ha fatto il monumento a Federico II di Bolano a Prato?





















Il monumento di Italo Bolano dedicato a Federico II, posto sulla rotonda di Galcetello della Tangenziale a Prato, è scomparso da qualche giorno. E' rimasto solo il piedistallo.


Mi chiedo:
1. E' in restauro?
2. E' stato rubato?
3. L'amministrazione ha deciso di rimuoverlo per qualche motivo?

Italo Bolano, contattato,  è ignaro di tutto ciò, e non risulta alcuna comunicazione ufficiale da nessuna parte relativa al monumento stesso.

venerdì 24 luglio 2020

Facciamo teatro, così lo uccidiamo



Aspettavo da tempo la notizia: dopo il teatro-vetrina del tempo del sindaco Romagnoli (così egli definì il suo progetto per il teatro Metastasio - famoso un tempo in tutta Italia per l'aver avuto come direttore un regista come Ronconi eccetera) siamo passati al teatro-salotto, regnante Biffoni al suo secondo mandato (siamo a Prato, per chi non lo sapesse): sono trascorsi una decina di anni e il teatro Metastasio, diretto da Franco D'Ippolito celebra, presentando la prossima stagione (anzi, non più stagione, ma "momento"), e con la buona scusa del corona-virus, la sua fine.
Il direttore artistico è architetto, e quindi quale migliore occasione per trasformare fisicamente il luogo teatro in salotto, con tanto di tavolini per separare gli spettatori (sarà una impressione, ma nella foto i tavolini sono sistemati troppo stretti per un eventuale necessità di fuga),  i quali ormai non hanno più nulla da vedere se non se stessi, magari sorseggiando idealmente un drink, e presentare una programmazione che completa la distruzione del teatro, per sua stessa ammissione: "...Si punterà...per star vicino e sostenere i lavoratori dello spettacolo (altra ottima scusa, tutelare i lavoratori, sic!) a una produzione diversificata, fra spettacoli di prosa, registrazioni di radiodrammi, radio-melodrammi e di trasmissioni radiofoniche di “arte varia” (con la collaborazione di Radio Toscana Classica), produzioni di miniserie video e di uno sceneggiato televisivo in bianco e nero a puntate". (Sottolineatura mia).

L'impostazione fisica apparente della sala richiama quella del cabaret. Ma non c'è nulla del tempo passato, del kabarett della Repubblica di Weimar, del suo umorismo nero.

Il colore nero dei tavolini è solo un elegante gioco cromatico. O al massimo, potrebbero alludere alla morte dello spettatore, alla sua passività o scomparsa. Un tempo il teatro - anche e molto nella sua forma cabarettistica - si opponeva al potere; qui ne è totalmente servo, e serve solo ad amplificarlo, sostenerlo, celebrarlo.

Tra pochi anni anche questi teatri-solotto, pietosi camuffamenti di un prossimo trasloco o chiusura,  saranno archiviati e sistemati nelle cantine degli ingorghi universitari, materia di studi e tesi del tempo che fu. 

Il corona-virus non fa che accelerarne la fine, giustificando ipocritamente un disagio che già c'è da molto tempo; la difficoltà di riempire la sala, di confermare abbonati; l'insensatezza evidente di un teatro che non interessa che a pochi dinosauri ormai; insomma il problema di giustificare nomine e rendiconti con presenze e numeri che non ci sono. Così il virus solleva tutti dalla responsabilità e dalla discussione del perché tutto questo accada (nessuno protesterà, anzi tutti applaudiranno), e renderà pietoso e congruo - sanitario e indolore - il processo di morte culturale già in atto.

sabato 18 luglio 2020

Il silenzio degli studenti

L'aspetto più inquietante della sospensione della scuola, perché di questo si è trattato quest'anno, di un anno perso, io considero inutile e ipocrita la didattica a distanza, è stato il silenzio degli studenti.

Tutti zitti, protetti nei loro schermucci babbucci-mammucce, hanno accettato senza fiatare, anzi applaudito alle misure prese per il bene della loro salute.



venerdì 17 luglio 2020

Torna CONTRODIVA, Appuntamento con Clara Calamai



Martedì 28 luglio, ore 21: Controdiva. Appuntamento con Clara Calamai un incontro impossibile
scritto e interpretato da Maila Ermini

Attraverso la forma della commedia "impossibile" l'autrice rievoca la vita di una diva schiva e difficile nata a Prato, Clara Calamai, definita quintessenza del divismo autarchico, Sul palco l'attrice-Calamai rievoca la sua giovinezza, nella città natale, abbandonata in seguito ad uno scandalo sentimentale; racconta del suo difficile rapporto col cinema, degli agi e delle problematiche di artista donna durante il Fascismo, e di quando e come decise di vivere isolata e lontana dal mondo del divismo. "La vicenda dell'attrice Clara Calamai, che prima si lasciò trasformare in diva del fascismo e poi fece di tutto per "cancellarsi" dal mito, fa riflettere sulla nostra vita ormai diventata ombra nonostante (e anzi proprio per) i nostri affanni nel volerla rendere piena di luce."

INGRESSO LIBERO PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Per prenotare (dal 1 luglio)
Inizio spettacolo ore 21.00, si consiglia di presentarsi all'ingresso 20 minuti prima dell'orario indicato

(Comunicato stampa del Comune di Prato. Foto di Angelo Sabanito Polizzi).

giovedì 16 luglio 2020

La Strada del Ferro, convegno

Ricevo e pubblico presentazione e programma del prossimo convegno La strada del Ferro sull'antica strada transappenninica degli Etruschi, che avrà luogo a Loiano (Bologna) il prossimo 21 luglio.


LA STRADA DEL FERRO (Loiano BO, Palazzo Loup Hotel, 21 luglio 2020)

COMUNICATO STAMPA

L’incontro tra associazioni culturali, toscane ed emiliane, offre oggi un’occasione di confronto e di studio che suggella, nel segno dell’antica Strada ‘transappenninica’ del Ferro che gli Etruschi idearono e completarono nel corso del VI sec a.C., l’avvio di un comune progetto di ricerca fondato sulla conoscenza e la rivalutazione di luoghi che rappresentano la nostra più radicata identità, fondata sul rispetto della natura, il sapiente ed equilibrato utilizzo delle risorse del territorio, la riscoperta delle tradizioni, anche le più antiche, in chiave di sviluppo sostenibile e di rigenerazione dei valori e, soprattutto, il significato autentico di luoghi unici, di grande ristoro per l’anima. 

La Strada del Ferro costituiva una grande arteria di collegamento che, dalla fusione delle dodecopoli etrusche, tirreniche e padane, andava a sancire la nascita di una nuova nazione italica, realizzando  una congiunzione sul piano geografico tra il Mar Tirreno (Pisa) e l’Adriatico (Spina) di straordinaria rilevanza storico culturale e sorprendente attualità che si andrà nei secoli a saldare con la storia di Roma.

Le straordinarie scoperte archeologiche della fine del secolo scorso, riguardanti entrambi i versanti appenninici, da Gonfienti (Prato) a Kainua (Marzabotto), hanno riacceso prepotentemente sul piano scientifico quello che già le popolazioni locali, specie le comunità insediate nelle valli, di qua e di là dell’Appennino,  da sempre ‘sapevano’ attraverso le memorie orali e le storie domestiche raccontate intorno al focolare. Oggi, in chiave di rilancio economico e di riscoperta di quelle terre attraversate dalla grande arteria etrusca è possibile creare una nuova ricchezza che passa per la valorizzazione del turismo lento, della filiera agro-alimentare, dell’artigianato locale e del commercio dei prodotti tipici.

Per scoprire il fascino autentico della storia delle origini e l’indiscutibile  ‘bellezza evocativa’ delle nobili ascendenze proprie della civiltà degli Etruschi, artefici della Strada del Ferro che lega le terre di qua e di là dell’Appennino,  è necessario ripercorre le vicende del passato remoto, in un viaggio a ritroso  di oltre 25 secoli, scoprendo attraverso anche i paradossi che solo la conoscenza della storia può farci capire, com’è nato il fertile incontro tra la civiltà mediterranea qui personificata dagli Etruschi e quella nordica, indoeuropea, dai Celti, che ha contributo alla nascita della nazione italica.

Nel corso dell’incontro saranno presentate a cura dell’Associazione “Ilva/Isola d’Elba -via Etrusca del Ferro” due relazioni, rispettivamente curate dal prof. Giuseppe Alberto Centauro e dal prof. Mario Preti, per dar conto delle più recenti scoperte che hanno accompagnato una sorta di nouvelle historie dell’archeologia, qui affidata alla lettura documentata dei segni impressi sul territorio dal Progetto «per costruire architetture, per pianificare città e per modellare territori che ripeteva sulla terra la Forma matematica dell’Universo», fondato sui precetti  dell’Etrusca Disciplina.

 
Domus Gonfienti

Kainua



domenica 12 luglio 2020

Bilancio

Ho pubblicato 37 opere teatrali e ho perso tutto.
E chi ha fatto zero per il teatro diventa direttore di politeama.

Caratteristiche del libro "Tutto il teatro" e dove si compra


"Tutto il teatro" di Maila Ermini si potrà acquistare solo presso il Teatro La Baracca. Il costo è 50 euro per i due volumi, che saranno destinati interamente alle spese per il mantenimento del teatro stesso che, com'è noto non riceve alcun finanziamento pubblico.

Vi sono pubblicate 37 opere,  per un totale di 376+396 pagine:

DRAMMI
Rosso Fiorentino
Laris Pulenas
Dramma intorno ai concubini di Prato
Vita restante di carnefice
Ballata per giovani dannati
Cafiero Lucchesi
Gaetanina Bresci
Miriam, moglie di Gesù
Le tre vite del ragazzo di Tien An Men
Blocco Nero
Io e Federico
Le maschie
A che ore è la rivoluzione
Turista il barbaro
Dìttico del vampiro

COMMEDIE
Matilda
Commedia d'amore e d'utopia
Dogshit
Commedia Arlecchina
Novello Belfagor
L'amore è un brodo di capperi
Nel nome di Dio e del Quattrino

MONOLOGHI
Cenerentola è andata via
Centurione
Stupida
La dinosaura
Controdiva. Appuntamento con Clara Calamai.

TEATRO-RAGAZZI
Commedia Ranocchia
Pagliaccia Secca
La Befana Barbagianna
Colpo grosso...della strega!
Dina la Vespina
Pagliaccia Secca Prof
Baco Gigi Sciò
Pratopezza
La Beffana
Petuzzo


E' possibile ricevere i volumi per posta: si può scrivere a teatrolabaracca@gmail.com.
Ricordo l'indirizzo:
Teatro La Baracca via Virginia Frosini 8, 59100 Prato.

sabato 11 luglio 2020

Com'è andata la presentazione dell'opera omnia

Tutti presenti: assessori, sindaco, amici, collaboratori, giornalisti, parenti, il pubblico insomma!
Hanno detto ce l'hai fatta, finalmente. Dopo mesi di lavoro in solitudine, a rivedere i tuoi 37 testi teatrali, finalmente ora li possiamo leggere.
Che bella edizione, non facevano che ripetermi. E mi chiedevano: "E l'hai fatta tutta da sola?". Sì, quasi ottocento pagine praticamente tutta da sola, a parte l'aiuto di un grafico che ogni tanto mi mandava a quel paese, perché i testi si spostavano in continuazione, sparivano e riapparivano battute e personaggi che sembrava un metadramma tipografico; i margini saltavano, le parole cambiavano, e lui poveraccio doveva ricominciare tutto daccapo...Alla fine è riuscito - metti leva rimetti rileva - anche a imparare qualche battuta dei 37 testi teatrali, e io gli ho detto: "Senti, se sei così bravo con la memoria, smetti di perderti fra le grafiche e i refusi, e vai a fare l'attore, secondo me la stoffa ce l'hai...". Ma lui ha confessato che trovando refusi si sente superiore  e che quando non ce ne sono, inconsciamente, ne causa sempre qualcuno... E' l'unico delitto che può compiere (Cfr. Calendario dei delitti...). E il tipografo: "Dovrei farle pagare un po' di più, i testi teatrali sono difficili da impostare eccetera eccetera". Ma  alla fine è stato comprensivo.

Parenti, amici, collaboratori giornalisti eccetera, ma soprattutto le autorità hanno subito contribuito alle spese del teatro comprando ciascuno un libro della drammaturga di cui vanno fieri, anzi due perché i libri sono due  (non vi faccio mancare nulla, c'è anche il teatro-ragazzi); sanno infatti che  l'incasso dei libri sarà messo in un salvadanaio apposta per le spese del teatro di campagna. Mica me li prendo io. Ho lavorato, ma che importa, la gloria è la cosa più importante.
Sono veramente contenta, e ringrazio tutti: amici, parenti, collaboratori,  giornalisti, pubblico eccetera, qualcuno per venire alla presentazione nemmeno è partito per l'Elba - nell'anno pandemico tutti sull'isola etrusca, è un must! - ma soprattutto ringrazio le autorità che questa volta non mi hanno deluso. Questa volta la politica ha risposto decisa, e finalmente in città si coltiva cultura!

Miscellanea di pensieri

Stamani, alla presentazione dei miei due libroni di teatro verrà anche il Sindaco, e l'Assessore: solo che non si sa di quale città.

Mi sveglio presto con il ricordo dei vecchi detti, quelli della nonna, che oggi mi manca in particolare, che irrimediabile dolore. Ella ripeteva, saggia: gli amici si vedono non solo nel bisogno, ma anche nella gioia.

Ha ragione Gianfelice: molti nemmeno più sanno cos'è un volume, bisogna proprio sbatterglielo in faccia. E se glielo tiro dietro, imparano meglio?

Qualche notte fa ho sognato Enzo, il lontano parente livornese che ho avuto la fortuna di conoscere, quello che sempre rammento nel mio spettacolo dei proverbi, che mi diceva: "Bimba: meglio invidiati che compatiti". Alla fin fine convengo.

In fondo devo ringraziare, o mamma!, l'epidemia di Covid-19, altrimenti non so se avrei avuto la forza della disperazione per emendare e raccogliere tutte le 37 opere che pubblico. E qui si potrebbe far risuonare il proverbio: non tutto il mal vien per nuocere eccetera. 
Nonostante il titolo, quello che appare non è tutto il mio teatro, solo quello che reputo importante. Almeno in questo tempo. Ho scritto molto di più, e il più è in gran parte da buttare.

Ho imbastito la prima operina teatrale a 10-11 anni: parlava degli dèi olimpici e la rappresentai con amiche e cugine là per i campi verso S. Biagio di Vignole a Quarrata, la chiesa che Matilde di Canossa fece costruire nel 1080 circa, e ormai vergognosamente lasciata divorare dalla sterpaglia e assediata dai capannoni. La recita fu molto apprezzata, e replicata varie volte. Da allora non ho mai smesso di almanaccar commedie.

Incontrai Sandro Pertini molti anni fa a Roma: salì sull'autobus dove viaggiavo io, inseguito dalle guardie del corpo, che non riuscivano a star dietro al vecchio ribelle. E' soprattutto grazie a lui che pubblico, ché volle istituire un ente per sostenere e valorizzare artisti e autori che non erano figli di papà e mammà. Il Fondo Pittori, Scultori, Scrittori e Autori Drammatici è un ente incredibilmente austero, inaccessibile, una delle poche entità para-sovietiche in Italia.

Sotto, trafiletti da La Nazione di oggi: un po' di confusione nell'impaginazione, ma meno male, questa volta non hanno sbagliato il numero di telefono del teatro come qualche giorno fa, perché...non c'è!



venerdì 10 luglio 2020

L'ingresso è "libro"


Memento per sabato 11 luglio ore 11, presentazione dei due volumi del mio teatro alla Baracca:

l'ingresso è libero;
non c'è obbligo di acquisto di nulla;
è una piccola festa (con misure anti-Covid).

martedì 7 luglio 2020

Noticine alla presentazione del mio teatro


Sabato 11 luglio ore 11 presento, informalmente, insieme ad alcuni amici e a coloro che vorranno esserci, l'edizione (quasi, molto quasi) completa delle mie opere, suddivise in due volumi.
Non è insomma "tutto il teatro" che ho scritto, ma sì quello che è stato più significativo negli ultimi anni e che ho voluto lasciare ai "postumi".
Costo: fatica immane, sfinitezza pandemica, anche perché si tratta di opere teatrali che, come qualcuno sa, sono difficilissime da rendere roba adattabile alla stampa, in particolare per chi scrive, mette in scena e recita: i copioni sono quanto di più ribelle che ci sia all'edizione ultima, quella che appunto si dà alle stampe; modifiche, cambiamenti, ripensamenti; ortografia bizzarra, assurdità, indicazioni sceniche oltre alle didascalie...

Ho pubblicato ora perché da Roma mi hanno detto che non ci sarà un'altra occasione, ché anzi è rarissimo che a un autore drammatico si conceda tanto onore (leggi soldi, che poi come sempre son pochini!), e quindi "si sbrighi, entro ottobre al massimo massimo".

Grazie al Covid-19 sono arrivata in anticipo.

Invito tutti, anche se non acquisterete i due volumi; anzi, non ho nessuna smania che li acquistiate.
I soldi ricavati andranno al Teatro La Baracca, al "Fondo Sussistenza Teatro di Campagna" (che qualcuno ha ridotto in acronimo creativo:ForseTeCampa). E basta.

venerdì 3 luglio 2020

Una lettera di una donna di campagna sulle "Memorie"


Diversi commenti, oltre alle recensioni, sono stati scritti sulle "Memorie di un teatro di campagna", ma questa lettera, che mi è arrivata oggi, è un po' speciale, perché è scritta da una "donna di campagna".

“Memorie di un teatro di campagna”

Sono entrata e subito mi sono sentita a teatro, ho ritrovato questo luogo come si ritrova un vecchio amico dopo tanti anni e nulla è cambiato …
così La Baracca, non ho sentito il vuoto del tempo trascorso, era come se non fosse mai stata chiusa,(forse non lo è stata) era viva e l’ho ritrovata come sempre!
La Baracca è trasformista e quindi non è raro trovare variazioni nell’ arredo e nell’ allestimento scenico. Maila è rara, rarissima ma è sempre molto brava a trasformare quello che può apparire un diario quotidiano, una riflessione intima … in uno spettacolo teatrale. Perché di questo si tratta di uno spettacolo, la Baracca è protagonista con la sua storia, i suoi personaggi  vivi, con le spalliere delle panche tolte e appese non come elemento scenico ma come personaggi e le panche in scena con gli spettatori seduti … e Maila che si sposta e si siede ora in mezzo all’ uno ora in mezzo all’altro … e il tempo passa … la storia va avanti, la storia della Baracca e Maila nella scrittura dona leggerezza a un testo profondo, conosce il luogo come se stessa, è sicura della sua storia, ha i piedi saldi a terra Maila, è a piedi nudi “sul palco” una sensazione bellissima, se ami quel palco!
Noi pubblico reale, distanziato come si deve in platea, non siamo pochi e distanti ma siamo un tutt’uno con tutto l’insieme … una bella sensazione.
Ma io forse sono di campagna e amo questo teatro di campagna!
Quanto alle memorie … Maila fai bene a ricordare la costruzione della Baracca come immobile e mi piace quando citi tuo padre come costruttore, in teatro è così ci sono dei costruttori che aiutano molto a costruire … ma non sono mai in scena e non sembrano importanti come invece sono.
Mi piace anche che nel finale speri in un costruttore, il ruspista distruttore può diventare costruttore. Come fossi tu, “la costruttrice” che a volte teme la distruzione di quel luogo e scava, scava per trovare nuove risorse e le trova, le hai già trovate dando un segnale di ricostruzione per il teatro e non solo …
Ti ringrazio per averlo fatto regalandoci emozioni stupende.
La Baracca non è mai stata chiusa, forse perché qualcuno la tiene viva, forse perché è aperta … e forse perché la madonnina alle spalle dell’ edificio ha capito che è importante quanto lei e non avendo le misure umane vuole sentirla lì, vicino a lei!

Un abbraccio stretto che non ho potuto darti... Grazie.
                     
Donna di campagna    (Maura Salvi)                 
25 giugno 2020

Ancora su "Memorie di un teatro di campagna"

Pubblico la recensione del "Gufetto" e un commento di pochi giorni fa.
Salvo rinvii dell'ultimo momento, replicherò "Memorie di un teatro di campagna" sabato 12 settembre.


MEMORIE DI UN TEATRO DI CAMPAGNA @ Teatro La Baracca: variopinto quadro di un teatro e del suo borgo di periferia

Dopo l’intervista che ci ha concesso nel mese di maggio (qui il link al pezzo su Gufetto) Maila Ermini, per prima sul territorio pratese, torna in scena per portare sul palco le sue MEMORIE DI UN TEATRO DI CAMPAGNA, biografia di quella “Baracca” che negli anni è diventata rifugio, tempio, ufficio, financo “spedale” per attori e spettatori. Tra aneddoti e racconti, delusioni e soddisfazioni, con una caparbietà ai limiti della testardaggine, Maila Ermini si offre sul palco ad un pubblico che, nonostante il distanziamento fisico, non manca di far sentire palpabilmente la sua partecipazione in un afflato che nel finale trova il suo naturale sfogo in un piacevole dialogo con l’attrice e drammaturga, con la madre della Baracca.  


Dopo il grande silenzio che ha avvolto il mondo del teatro negli ultimi 4 mesi per colpa di una pandemia virale che ha colpito corpo e mente, è finalmente arrivato il momento di rompere quel muro di omertà lasciando che siano le assi stesse del palcoscenico a parlare, con la loro polvere e le orme di coloro che le hanno calcate. E lo spettacolo non può dirsi iniziato con la prima battuta, con quella meravigliosa e quasi salvifica poesia I limoni con cui Gianfelice D’Accolti apre la rappresentazione. Infatti anche solo varcare quell’ingresso così semplice ma accogliente ci provoca l’emozione di ritrovarsi finalmente seduti nella fremente attesa di un attore, delle sue parole, del suo corpo, del linguaggio che userà per comunicare con noi, esperienza sensoriale a 360° che tanto abbiamo bramato nei mesi del “lontani ma vicini”.
Una volta che anche per noi si è quindi squarciato il muro del silenzio con l’odore del legno come per Montale era successo con il giallo dei limoni sulla riviera ligure, torna a parlare il teatro. E lo fa attraverso le parole che un giorno il futuro erede di questo spazio scoverà in un pertugio del legno, in un incartamento magari spiegazzato e ingiallito dal tempo, scrigno di un tesoro di memorie. Equilibrio incerto tra un passato ed un futuro che si reggono su un presente ancora più incerto. Se la storia di un luogo rappresenta, sì, le sue fondamenta, questo teatro di campagna non manca certo di solidità ma, come emerge dal racconto, sono state più le asperità che non le soddisfazioni a rafforzarlo.
Maila Ermini, sensibilmente emozionata, sceglie, come spesso succede nella sua drammaturgia, di muoversi a piedi nudi tra una panca e l’altra nello spazio scenico, come per non frapporre nessun ostacolo tra il suo corpo e l’anima del suo teatro. Perché qui è davvero così: il teatro è veramente una sua proprietà. E non è certo un atto notarile registrato ad attestarlo ma lo sono il sudore e la passione che hanno battuto ogni singolo chiodo che lo tiene insieme, nonché la caparbietà con cui Maila non ha mai ceduto alla tentazione di un teatro fatto esclusivamente per soldi. La popolarità ricercata negli anni non è quella della fama, della gloria, ma quella della cultura cosiddetta “bassa”, quella del Teatro Popolare Minimo che anche in un borgo di periferia fa difficoltà ad attecchire e a convivere con gli abitanti intorno e perfino col parroco.
Snocciolando aneddoti e racconti, il “discendente distruttore”, financo “ruspista”, al quale è rivolta la lettura, continua ad ascoltare e passa dallo stupore alla sorpresa, dalla rabbia all’amarezza, dalla risata al sorriso appena accennato man mano che transitano sul palco attori comici, attori drammatici, poliziotti, fattucchiere, parrocchiani insieme a quelle radicate speranze che hanno finora alimentato la vita della Baracca, sempre pronta ad includere con rispetto e convinzione. Non sono bastati gli screzi, gli ostacoli burocratici, i commenti denigratori davanti e dietro le quinte per interrompere un percorso che non era certo ben delineato. A definirlo sono stati tenacia, affetto, determinazione, passione e anche l’immancabile supporto di un pubblico a volte non numeroso ma assiduo. Un pubblico che può dirsi popolare come la drammaturgia che si sviluppa sul palco: mai di facile consumo, sempre studiata e allo stesso tempo pronta a migrare laddove ci siano volontà e disponibilità, nell’ottica, appunto, popolare del teatro antico.
Con una scrittura lineare, sobria ed incisiva, Maila è rimasta rispettosa delle sensibilità personali degli spettatori senza abbandonarsi a picchi di emotività che forse, di questi tempi, sarebbero fin troppo ruffiani nel pizzicare le tese corde dei nostri animi bisognosi di contatto, se non fisico, almeno emozionale. In un’altalena tra eroismo e vittimismo, entrambi sfiorati e instillati negli spettatori come note a margine delle memorie, va riconosciuto che il tono non è mai risultato patetico anche se sarebbe stato facile cadere in tentazione in alcuni passaggi. La sensazione che il mondo intorno sia cattivo e minaccioso, senza troppe prospettive per il futuro (vana speranza è credere che il discendente sia un costruttore) aleggia sul testo e a tratti rischia di spegnere la vivacità netta di quei colori pastello con cui la popolarità di un borgo di campagna toscano è tinteggiata.      
Senso di liberazione, occasione di riscatto, strumento per esorcizzare l’isolamento, desiderio di dare voce allo spazio condito dal tempo: tutto questo è Memorie di un teatro di campagna. Sicuramente non possiamo definirlo il miglior testo composto da Maila Ermini né tantomeno, quella della prima, la sua migliore interpretazione, nei limiti di una lettura recitata. Sono però la sincerità delle parole e l’emozione del loro essere scandite dopo mesi di silenzio a rendere sicuramente questo, uno spettacolo cui resteremo affezionati.    



"Io poi alla fine, dopo il dibattito, me ne sono rimasta ancora seduta. L'ho dovuto digerire!
Il teatro fatto così, in campagna, un ossimoro sociale, dove lo spettatore quasi tocca l'attore, a parte le distanze ormai obbligatorie, dove l'autrice attrice ti racconta il suo mondo "crudele"... 
Il teatro viene aperto come una scatoletta, diventa romanzo e storia esemplare.
Il testo è bello e coraggioso, non scontato, l'interpretazione vera e  toccante". (Simona Natoli).




mercoledì 1 luglio 2020

Ruspe sul lotto 15 dell'area archeologica di Gonfienti

Si osservano movimenti nella zona degli scavi, lotto 15 (?) dell'area archeologica di Gonfienti, nei pressi di Villa Niccolini. Si può sperare in una ripresa degli scavi...E' probabile. Boh. Speriamo che le stesse ruspe e camion non servano per ampliare Interporto di Prato e Aeroporto di Firenze! La foto è di Franco Focosi.


Io Malaparto: Gli assassini dell'amore

Caro Malaparte, è un po' di tempo che non ti scrivo. Che non ti scrivo qui, perché tu sai che io ti scrivo spesso segretamente. Come con...