venerdì 27 agosto 2021

Eugenio Giani, che fa, minaccia?



Giani, che fa, minaccia? Mostra il pugno duro? Chi non è vaccinato "è bene stia a casa". E se non ci sta, che fate?

Ben altra immagine era quella del Giani disteso per terra insieme ai ristoratori, e solo pochi mesi fa!

giovedì 26 agosto 2021

GREEN PASS: LE RAGIONI DEL NO

Una petizione che condivido e ho firmato. (https://secure.avaaz.org/community_petitions/it/sergio_mattarella_presidente_della_repubblica_ital_green_pass_le_ragioni_del_no/)

Da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell'uomo.

Il governo ha approvato una misura – il green pass – che implica l'esclusione in radice dell’accesso ad attività, servizi e luoghi pubblici (teatri, cinema, attività sportive, locali pubblici, fiere, manifestazioni, congressi, etc.), a una specifica categoria di persone, ovvero coloro che non si sono vaccinati o non hanno prenotato la vaccinazione (con la sola eccezione di coloro che sono guariti dalla malattia e salva la possibilità di sottoporsi a tamponi a pagamento, ripetuti nelle 48 ore antecedenti al godimento di quelle libertà o diritti).

Il decreto legge del 6 agosto 2021 n.111, ha addirittura subordinato la possibilità degli studenti di frequentare l'università e seguire i corsi in aula in presenza al possesso del green pass e ha obbligato il personale scolastico del sistema nazionale di istruzione e universitario a possedere la suddetta certificazione.

Accanto a tali provvedimenti permane, tuttavia, la libertà della scelta di non sottoporsi al trattamento sanitario della vaccinazione, garantita dall'art.32 co. 2 della Costituzione che, pur prevedendo la possibilità che vi siano deroghe stabilite con una legge formale, ammonisce che in nessun caso è possibile violare i limiti imposti dal rispetto della dignità della persona umana.

Ne discende che le restrizioni di accesso allo sport, alle attività sociali, culturali, formative, lavorative e di istruzione stabilite tramite il green pass colpiscono una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita, che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta.

Il green pass contrasta, dunque, con i principi fondanti il nostro ordinamento, sia di matrice costituzionale che comunitaria ed internazionale:

1- L’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione (New York, 1965-aperta alla firma nel 1966-ratificata nel 1976), precisa che costituisce discriminazione ogni comportamento che direttamente o indirettamente “comporti distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l’ascendenza o l’origine etnica e che abbia lo scopo e l’effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica”. Le restrizioni (1) contenute nel green pass rientrano letteralmente nelle “esclusioni” che determinano gli effetti indicati come discriminatori nella definizione della Convenzione. Discriminare, infatti, significa violare il principio dell’uguale dignità delle opinioni o situazioni differenziate.

2- Nella prassi giurisprudenziale, costituisce discriminazione ogni trattamento, considerazione e/o distinzione attuato nei confronti di un individuo o di una classe di individui sulla base dell'appartenenza a un particolare gruppo, classe o categoria sociale, che mira a provocare l’esclusione sociale dei soggetti vittime del comportamento discriminatorio fondato su una visione differenzialista del mondo. La violazione del divieto di discriminazione viene, quindi, correlata a distinzioni e restrizioni basate su “condizioni personali”, su stati, su “autori”.

3- L'istituzione di un green pass per l'accesso a un determinato set di attività, luoghi e servizi, escludendo dagli stessi una categoria di persone, inclusi i minori e i giovani adulti, individuate soltanto in base alla loro condizione – quella di aver fatto una scelta garantita dalla Costituzione e non limitata da norme di legge, dunque, in assenza di un fatto illecito, espressamente riprovato dal diritto positivo – si pone, altresì, in evidente contrasto con l’art. 2 della Costituzione a mente del quale la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, nonché con l'art.3 della Costituzione che sancisce la pari dignità sociale dei cittadini e la loro eguaglianza di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, imponendo alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

4- Il green pass viola, inoltre, l'art.21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE, titolato "Non discriminazione" che prevede: "1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale. 2. Nell'ambito d'applicazione dei trattati e fatte salve disposizioni specifiche in essi contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità", nonché l'art.23 che dispone “La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione”.

5- Il green pass vìola la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che all'art. 2 stabilisce: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità”, e all'art. 7 stabilisce: “Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione”.

6 - Il green pass viola anche la Convenzione Europea sui Diritti Umani, specificamente l'art. 14 che stabilisce: “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l'origine nazionale o sociale, l'appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”.

7- Il green pass viola il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che all’art. 10 chiarisce: “Nella definizione e nell'attuazione delle sue politiche e azioni, l'Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale”.

8- Il green pass si pone, inoltre, in contrasto con la Risoluzione 2361 del Consiglio d'Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi ed invita gli Stati ad assicurarsi che i cittadini siano informati in modo chiaro sulla NON obbligatorietà del vaccino.

9- Da ultimo, benché il D.L. 105/2021 che ha reso il green pass obbligatorio evidenzi la necessità di rispettare i Regolamenti UE 953/2021 e 954/2021, ne contrasta platealmente i contenuti, sia in riferimento al Considerando 36, che testualmente prevede: "È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anticovid è attualmente somministrato o consentito, come i bambini o hanno scelto di non essere vaccinate. Pertanto il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione che attesti l'uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l'esercizio del diritto di libera circolazione o per l'utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee aeree, treni, pullman, traghetti o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati”, sia in riferimento all'affermata necessità di garantire la libertà di circolazione dei cittadini, di fatto ostacolata dai vincoli imposti con il green pass.

In ragione di quanto sopra, l'istituzione del green pass si pone in aperta violazione dei principi e delle norme fondanti il nostro ordinamento, come sopra richiamate, e determina la violazione del dovere di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione e delle leggi, imposto a tutti i cittadini dall’art.54 Cost. e, prima ancora, alle Istituzioni.
Trovarsi nella necessità di riaffermare questi punti sottintende la denuncia di un gravissimo modus operandi che contrasta con i principi democratici e dello Stato di diritto: le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale.
Con i benefici e con i limiti della democrazia la nazione ha affrontato numerose e gravi crisi. Allo stesso modo possiamo e dobbiamo affrontare anche questa, e le future, senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.
Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale.

(1) Per la definizione di distinzione discriminatoria, si legga anche l’art. 43 T.U. immigrazione, dove si ribadisce che emerge come sia tale anche la discriminazione cd. indiretta. “Art. 43 (Discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 41) 1. Ai fini del presente capo, costituisce discriminazione ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l'ascendenza o l'origine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose, e che abbia lo scopo o l'effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l'esercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica. 2. In ogni caso compie un atto di discriminazione: .....b) chiunque imponga condizioni piu' svantaggiose o si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico ad uno straniero soltanto a causa della sua condizione di straniero o di appartenente ad una determinata razza, religione, etnia o nazionalità”.


https://secure.avaaz.org/community_petitions/it/sergio_mattarella_presidente_della_repubblica_ital_green_pass_le_ragioni_del_no/

lunedì 23 agosto 2021

Ci aspetta la rivoluzione

Se gli spazi sono impediti, dobbiamo creare altro spazio.

Se i tempi sono rubati, dobbiamo creare altro tempo.

Ci aspetta la rivoluzione.


Ma allora Prato E' una città di furti d'arte!

Continua la scomparsa di opere d'arte dalla città di Prato.

Dopo l'opera di Bolano dedicata a Federico II - misteriosamente ricomparsa sulla Tangenziale - e furti di artisti "minori", ecco un altro quadro sottratto.

Oggi la notizia che è stata rubata un'altra opera d'arte dal museo di San Domenico, Odio Razziale di Rauch. (Il disegnatore del simbolo dell'Ulivo, tanto per intenderci).

A febbraio chiesi se Prato fosse diventata una città di furti d'arte, e sembrerebbe proprio di sì.

Si tratta di arte contemporanea, perché questo è il marchio che è stato sancito come valore per la città.


Fonti:

Prato, giallo in San Domenico: rubato un quadro della "Via crucis" - Il Tirreno Prato (gelocal.it)

Primavera di Prato: Prato è diventata una città di furti d'arte?



domenica 22 agosto 2021

La cultura antidoto al fascismo?

La cultura antidoto al fascismo?

Ma di quale cultura parlate? Quella gestita dall'alto come mezzo di dominio? Quella gestita da voi e basta? Quella che avete distrutto ogni alternativa, ogni sistema periferico, ogni pensiero e manifestazione diversa?
Di quale cultura parlate, di quella che viene calata dall'alto, delle piazze che volete piene di sudditi mentali? Dei compratori di biglietti? Degli utenti?
Di quale cultura parlate? Di quella popolare che non esiste più da anni?
Del teatro del cinema della musica dei musei delle biblioteche allineati al passi e al resto del sistema che per anni avete creato?
Dei giornali che parlano un solo verbo?
Dell'archeologia utile alla propaganda, vedi Pompei?
Del lavoro culturale che è ormai solo umiliazione e sfruttamento?
Delle scuole, delle università azienda?
Dei libri che non si leggono? Dello studio disertato? Della musica e delle chiacchiere delle radio, libere solo per la pubblicità?
Di quale cultura parlate?
Dite dite.

sabato 21 agosto 2021

La biblioteca è un luogo del potere

Che la biblioteca sia un luogo del potere è dimostrato dal fatto che in tutte le biblioteche italiane è stata messa in atto la regola della tessera verde (greeen pass) senza opporre alcuna resistenza.

Tutti i direttori si sono adeguati, senza fiatare, e senza nemmeno organizzare modalità alternative di prestito, come pure era accaduto durante i confinamenti.

Forse per timore di dimostrare con ciò una qualche ostilità nei confronti del provvedimento.

Nessuna lettura libera è possibile in questa modalità.


giovedì 19 agosto 2021

Greenpass carta straccia?

Ma se i vaccini, come sembra ormai dimostrato, non proteggono dal contagio da Covid19, a cosa serve la carta verde, detta anche Greenpass, per entrare nei luoghi della cultura o nei ristoranti?

E' evidente che detto strumento è solo una forzatura al vaccino, e quindi è in assoluto un abuso.

Ancora una volta e sempre più il cittadino è reso suddito, intontito dai media con il sistema della notizia-terrore,  misero strumento per il consumo.

venerdì 13 agosto 2021

Al ristorante sì; a teatro no. Ovvero come il governo ha distrutto arte e cultura

Come in ogni dittatura che si rispetti, arte e cultura sono trattati con disprezzo e lasciati calpestare da tutti.

Umiliati gli artisti. Derisi gli intellettuali.

Secondo i dettami dei governi, e non solo Conte e Draghi, per l'espressione del pensiero, per l'arte e la creatività titolari di lasciapassare devono essere certe persone autorizzate e finanziate dall'alto.

Artisti e intellettuali che si agitano in arene pompatissime, Pompei rimesse a lucido, teatri in cui si entra vestiti in certo modo. 

Gli incontri culturali importanti poi si svolgono al Colosseo.

Questo è il programma per una cultura su cui il governo vuole investire, calata e calante dall'alto. Primo perché, essendo tutto mercato, anche questi politici si trovano in tale prospettiva. E poi per scongiurare il pensiero differente, l'azione differente. 

O la semplice pratica del pensiero, anche questa viene vista con estremo sospetto e si tende a censurare.

E in questo modo ormai le manifestazioni culturali sono omogenee e in tal guisa organizzate.

Da tempo il processo dittatoriale è in atto, ma la pandemia con le chiusure forzate e le varie obbligatorietà, ha solo l'opera.

Arte e cultura sono state rese schiave, e ormai sono in uno stadio di ridicolaggine, insulsaggine, inutilità assoluta.

Senza contare il danno economico, la perdita di lavoro di cui nessuno parla,  e so di diversi colleghi che hanno smesso di praticare l'arte e al momento svolgono altri lavori. 

Prima il potere ha spianato l'opera di distruzione, includendo l'arte nel finanziamento pubblico, sovvenzionandola, senza compiere un'opera sulla società nel suo complesso; anzi, ponendo le basi per allontanare la gente dal gusto dell'opera d'arte, dalla lettura, dalla musica (escluso ovviamente l'arte commerciale), e piuttosto indirizzandola, la domenica, verso i centri commerciali, i parchi del cemento.

Poi ha potato i rami secchi, i gruppi, le manifestazioni dal basso, i pochi circuiti alternativi rimasti e li ha resi quasi proibiti. Pirati.

E che tanto si disprezzi l'arte e la cultura, che nulla conti a livello politico, tanto i suoi "protagonisti" sono asserviti e imbavagliati, si nota anche da questo: che senza tessera verde puoi, all'aperto, sedere al ristorante; a teatro o al cinema, no.

giovedì 12 agosto 2021

Fine dell'Habeas corpus

Con la pandemia è finita la libertà personale, la libertà di avere un corpo, di disporne a proprio piacimento.

E' finito l'habeas corpus.

E questo particolarmente si osserva all'ospedale, dove il malato - pur non ammalato di Covid - è isolato. Segregato. Prigioniero.

Guai ad ammalarsi, ma soprattutto guai ad entrare in ospedale!

Il sistema prende possesso del malato, che non è più padrone di sé.

In nome del controllo sul contagio, i parenti non possono entrare in ospedale se non prenotando. Sollecitando anche varie volte.

Vi si sosta all massimo dieci minuti, muniti di tessera verde. 

Senza abbracciarsi, così un saluto da lontano.

Sulla salute del paziente, si aspettano le comunicazioni dei dottori. 

Il martedì e il venerdì. Dopo le ore 14.

L'ammalato è solo, isolato, oltre che appunto malato.

E tu aspetti le comunicazioni.

Se non trovano il covid, sottopongono il paziente a ripetuti tamponi, come se lo dovessero trovare per forza.

Come se tutti dovessimo ammalarci di Covid, perché la società deve essere colpevole e prigioniera.

Soprattutto i non vaccinati.

I reietti. Così ci hanno chiamato.


Non sei vaccinato,  noi non tolleriamo certe sostanze, ma non hai il Covid. 

No, non ce l'hai. Non ce l'abbiamo.

Hai solo un po' di bronchite, la solita che compare ogni anno. Hai spesso sofferto di bronchite d'estate. 

E ci sono rimasti male. Increduli. Sospettosi.  

Una volta dicesti che volevi vivere fino a 98 anni, e ancora ci manca.

Ogni volta soprendi con la tua voglia di vivere, l'ostinazione. E sempre contrario.

Caro babbo, aspettiamo che ti liberino. Ti aspettiamo a casa.

mercoledì 4 agosto 2021

I santi non hanno mai taciuto


"ll silenzio è la più grande persecuzione: i santi non hanno mai taciuto.“ - Blaise Pascal.

Lettera di Fabrizio Masucci (che si è dimesso da direttore del Museo di Sansevero (Napoli), perché contrario alla certificazione verde).
"Nel rispetto delle motivazioni che hanno indotto Fabrizio Masucci alle dimissioni dalla carica di presidente e dal ruolo di direttore del Museo Cappella Sansevero, così come esposte nella lettera che segue, il Consiglio di Amministrazione auspica che i temi sollecitati possano offrire spunti per un più ampio e sereno dibattito.
UN PASSO DI LATO
Le cronache degli ultimi giorni riportano che, a seguito dell’emanazione del Decreto Legge n. 105 del 23 luglio 2021, anche il tema dell’accesso ai musei – come era facilmente prevedibile – è divenuto terreno di scontro tra opposte fazioni.
Ritengo innanzitutto utile far presente quali siano, nel rispetto delle misure imposte dall’emergenza sanitaria, le regole attualmente previste in un museo. Nel nostro caso, è stata ridotta di circa due terzi la capienza massima giornaliera, prima dell’ingresso tutti i visitatori sono sottoposti al rilievo della temperatura corporea con termometro senza contatto, è obbligatorio indossare correttamente la mascherina per tutta la durata della visita ed è stata realizzata un’apposita segnaletica orizzontale e verticale volta a garantire il rispetto della distanza interpersonale. In biglietteria e negli spazi visitabili è a disposizione dei visitatori del gel igienizzante per le mani, il percorso di visita è unidirezionale e l’ingresso e l’uscita avvengono attraverso varchi distinti, le audioguide noleggiate vengono sanificate dopo ogni singolo utilizzo e possono essere ascoltate con auricolari propri o con auricolari monouso forniti gratuitamente. Infine, per evitare il rischio di eventuali assembramenti o lunghe code all’esterno, è stata disposta una pianificazione degli accessi finalizzata a garantire la sicurezza dei visitatori: i biglietti sono disponibili online e ogni giorno di apertura viene messa a disposizione solo una quantità residuale di biglietti last minute, acquistabili in biglietteria fino a esaurimento, per fasce orarie esplicitamente indicate. A queste principali misure se ne affiancano altre, che tralascio di aggiungere all’elenco.
L’Autorità ha determinato che l’adozione di tali misure di sicurezza nei musei è compatibile con l’apertura al pubblico. Devo ritenere che, oltre che per ragionamenti di buon senso inerenti alla semplicità ed efficienza con cui si possono regolare i flussi e far rispettare le norme di sicurezza in questi luoghi, tale decisione sia stata presa e venga mantenuta in vigore anche sulla base di rilevazioni statistiche e ricerche scientifiche, che giungono alla conclusione che di tutti i principali luoghi al chiuso aperti al pubblico – assodato che si osservino alcune basilari misure di sicurezza – i musei sono quelli in cui sussiste il minore rischio di contagio.
Alla luce di tali evidenze, constatate dal decisore politico che ha ritenuto e ritiene tuttora di poter tenere aperti i musei, l’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo dichiarato – in sede di conferenza stampa di presentazione, lo scorso 22 luglio, del DL n. 105 – di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale. Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati – nel senso letterale di “usati come strumento” – per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo.
Durante la grave crisi che stiamo attraversando, abbiamo rispettato senza nulla eccepire lunghi periodi di chiusura, quando tale chiusura è stata disposta dall’Autorità sulla base di valutazioni epidemiologiche connesse anche agli ambienti museali. A fronte di ragioni analoghe avrei considerato di poter continuare a dirigere un museo che dovesse rinunciare alla parità di trattamento dei suoi visitatori. Tuttavia, se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita. Mi auguro che le autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo, al fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio delle intemperanze dell’arena mediatica. Ci sarebbero anzi le condizioni propizie per fare dei musei un sicuro “spazio neutro” in cui le persone, circondate dalla bellezza, possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi, senza etichettarsi reciprocamente.
Per la radicata cultura della legalità che ha sempre contraddistinto la nostra istituzione, a partire dal 6 agosto anche il Museo Cappella Sansevero, come è ovvio che sia, si adeguerà al rispetto delle regole previste dal DL n. 105 del 23 luglio 2021. In considerazione di quanto fin qui esposto, non posso però sottrarmi al più forte richiamo della mia coscienza, che mi induce a lasciare – dopo oltre dieci anni e mezzo – la presidenza e la direzione del Museo Cappella Sansevero. Spero che questa decisione venga intesa, qual è, come un semplice gesto di coerenza del mio giudizio e del mio sentire.
Desidero ringraziare il Consiglio di Amministrazione, oltre che per il supporto offerto durante il mio mandato, anche specificamente per aver voluto pubblicare la presente lettera sui canali istituzionali del Museo Cappella Sansevero. Il mio più vivo ringraziamento va a tutto lo staff del museo e a tutte le istituzioni e le persone con cui ho avuto il piacere di collaborare in questi anni. Mi rasserena la certezza che il Museo Cappella Sansevero raggiungerà nuovi traguardi e continuerà a diffondere il valore della bellezza e della cultura."

Fabrizio Masucci

(Il neretto è mio).

martedì 3 agosto 2021

ASSASSINIO DELLA CULTURA: in biblioteca col passaporto

Dal 6 agosto nelle biblioteche italiane si entrerà solo con il passaporto!

Come per i teatri, come per i cinema, già poco frequentati, luoghi assolutamente sicuri, dove già erano in atto misure anti-Covid efficaci, che saranno tutte destinate prima alla schiavitù e poi alla morte.

ASSASSINIO DELLA CULTURA (o quello che ne resta).
ASSASSINIO DEL POPOLO (o quello che ne resta).

lunedì 2 agosto 2021

La nuova strategia della tensione?

La "nuova" strategia della tensione (la "vecchia" negli anni passati ha portato alle stragi - e proprio oggi si ricorda quella di Bologna del 1980)  potrebbe essere questa che viviamo, con l'obbligo dei vaccini e del lasciapassare.

Con l'obbligo di seguire LA NORMA.

Al momento sembrano scomparsi anche i terroristi islamici e affini, di cui non si sa più nulla.

I giornali non ne parlano.

E anche se non fosse una nuova strategia della tensione lo stato di cose quotidiano -i continui decreti che ci dovrebbero salavare la vita dal virus - induce tensione in tutti noi, che viviamo con difficoltà e fatica, perché dobbiamo seguire LA NORMA.

Con rabbia. Con ostilità.

Anche per questo odio generalizzato che ha inoculato fra di noi, questa caratteristica già la inscrive, questa NORMA, in una strategia della tensione.

Si odiano i gruppi di sì vax e no vax. Già queste definizioni sono terroristiche e non corrispondono alla realtà.

Anche nella "vecchia", l'odio era una componente essenziale. I gruppi di estremisti si dovevano odiare. La Sinistra contro La Destra.

E nel frattempo il lavoro, già precario e instabile, è diventato quasi impossibile, se non segui LA NORMA.

Ma anche andare in ferie, le vacanze, i viaggi, nulla più di tutto questo sembra essere liberatorio. Devi ancora seguire LA NORMA.

E della cura per il Covid19 se ne parla solo se si ammazza qualcuno che la propugnava e metteva in pratica. Come il medico De Donno.

La tensione è questa, vivere in un clima di terrore. Non più dato dalle bombe e dai corpi lacerati, ma dal martellamento mediatico, dalle anime distrutte e vinte. Di più: suicide.

Orto-Pereto del Teatro La Baracca in fiore

"Amo il teatro perché si arriva alla verità smascherando il falso; mentre nella realtà si arriva alla falsità smascherando la verità&qu...