martedì 23 marzo 2010

SPERIMENTARE LA CENSURA

A pochi giorni dalla pubblicazione del libro sperimento la censura. La percepisco. La tocco.

Esiste, in questo paese, la censura. E' il Convitato di pietra dell'arte impegnata. O dell'impegno civile.

Non è più quella dei libri all'Indice, terrorizzante. Essa è più sottile e maligna. E' benigna. Il tumore è trasformato dalla tecnologia, è travestito nel verbo democratico.

Non ha più bisogno delle carceri o della tortura fisica.

E' la censura della falsa democrazia, e quando può si maschera di 'cultura' come al carnevale: è il suo asso nella manica.
La censura giunge da tutti gli schieramenti, indifferentemente. Da tutte le chiese; da tutte le sette; da tutti i partiti.
La sua parola finale è il silenzio. Il ver-detto.

Tu puoi pubblicare ciò che vuoi. Tu puoi fare ciò che vuoi. Ma se dici quello che tu sai che non devi dire, se fai ciò che tu sai che non devi fare, se non stai al 'gioco', ti lasciano solo. Non ci sono più amici. Non parli più con nessuno.

Non c'è nemmeno e forse soprattutto più lavoro.

Se hai qualche incarico, te lo tolgono.

C'è sempre una scusa per toglierti qualcosa.

Ti denudano.

Ti deridono.

Ho toccato interessi troppo grossi, e lo sapevo.

Da quando ho cominciato a occuparmi della Città Etrusca di Gonfienti è stato così. Il deserto si è esteso. E sempre peggio. Non immaginavo così tanto.

Tuttavia se avessi abbandonato, la battaglia sarebbe stata persa.
L'unica battaglia che si perde è proprio quella che si lascia.

Nella Toscana felix.


Maila Ermini

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