Questa è l'opera degli allievi del Tintori che sarebbe andata perduta nell'abbattimento del vecchio ospedale di Prato. Si intitola "Il dono della cintola".
Negli anni '90 era stata collocata nella lunetta di Porta Mercatale (si vede nel dipinto), e successivamente trasferita nel vecchio ospedale.
Dopo l'episodio del monumento di Federico II di Bolano, rabberciato in qualche modo dall'amministrazione comunale, ecco che arriva quest'altro disastro, che però sembrerebbe più difficilmente rimediabile.
Il Professor Centauro, leggendo l'articolo che riporto sotto, si chiede se la lunetta non sia per sempre perduta. Invece la Dott.ssa Isabella Lapi Ballerini, già Direttrice Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, dichiara più speranzosa:
“Quando ho appreso la notizia di ciò che era accaduto alla lunetta del Tintori, la mia riflessione è stata che, vedendo la foto che la ritrae messa a terra, non è detto che essa sia andata distrutta. Anche perché se l’opera doveva essere demolita che senso avrebbe avuto il posizionarla per terra? Sono fiduciosa che la lunetta possa essere da qualche parte e che essa esca fuori magari in qualche modo con le forme e le maniere opportune. È vero che è stato alienato tutto al demolitore e probabilmente lui ha acquistato quel diritto di demolire tutto ciò che riguarda infissi e finestre. L’opera potrebbe aver seguito le sorti degli infissi ma allora, proprio perché opera muraria, tanto valeva distruggerla dov’era. Penso piuttosto che si tratti di riannodare una vicenda e non pensare che l’opera sia data per persa. Ci sono stati casi in passato di opere andate perdute e poi ritrovate. Ad esempio ricordo che nel 1993 la maschera funebre di Lorenzo il Magnifico andò smarrita, ma poi venne fuori all’improvviso. E quello fu un precedente illustre perché si trattava di un calco del volto, anche se da morto, dello statista fiorentino”. (1).
Comunque sia, se pure non distrutta, sembrerebbe perduta per la città di Prato.
Aggiornamento del 27 gennaio.
Mi auguro che allo stesso modo della lunetta finisca presto questa politica incapace di gestire il patrimonio culturale:
"Tutto nasce, a quanto risulta, da una email inoltrata al Comune di Prato dall’Asl Toscana Centro, che non sarebbe mai arrivata.
La Daf Costruzioni, ditta appaltatrice dei lavori per l’abbattimento del Misericordia e Dolce, nell’ottobre scorso inoltrò una email per sapere cosa fare della lunetta che era stata staccata dal muro e messa a terra in sicurezza. L’email venne poi girata dai tecnici Asl responsabili del cantiere, agli uffici competenti per le relazioni esterne dell’azienda sanitaria. Dopo di che non accadde più nulla; da allora non risulta alcun inoltro al Comune, proprietario della casa-laboratorio Leonetto Tintori a Vainella.
Il 20 gennaio scorso la direttrice di Palazzo Pretorio, Rita Iacopino, scrive all’Asl per avere notizie dell’opera del Tintori per l’allestimento di una mostra dedicata agli artisti pratesi, scoprendo, però, ben presto che,in assenza di comunicazioni (erano passati tre mesi!), la ditta aveva abbattuto insieme all’ex Rianimazione la lunetta." (2).
Aggiornamento del 28 gennaio.
La Nazione, Cronaca di Prato del 28-1-21
Aggiornamento del 30 gennaio.
Certo che è un oltraggio a Leonetto, e direi anche alla città. La Nazione", Cronaca di Prato, oggi.
Aggiornamento del 31 gennaio.
Pubblico oggi una lettera che ho ricevuto dal Prof. Centauro.
"Cara Maila,
La lunetta indigesta
Giuseppe Alberto Centauro
Un piatto servito caldo per i
palati sensibili dei lettori di “CuCo”,
purtroppo avvezzi anche ad assaggiare bocconi alquanto amari e indigesti come
quello di cui trattiamo. Si tratta della vicenda, da poco ‘consumata’, giunta
all’epilogo che non avremmo mai voluto toccare con mano, della lunetta
affrescata della scuola di Tintori che, nell’indifferenza generale, è andata demolita insieme al
vecchio nosocomio di Prato. E’ una storia questa assurda, di quelle che
lasciano cicatrici indelebili ben oltre i confini della città. Ma, visto che ben presto la notizia uscirà
dalla cronaca e che non è conosciuta dai più,
andiamo con ordine a conoscere più da vicino quanto è accaduto in occasione dell’abbattimento, in pieno
centro storico, delle mega strutture in cemento armato risalenti agli anni ’70
che stavano giustapposte all’antico ospedale “Misericordia e Dolce”. Insieme a
quelle è andato ‘polverizzato’ anche l’affresco staccato della lunetta di Porta
Mercatale che da venti anni si custodiva al suo interno. Nella fattispecie si
tratta di un’opera pittorica realizzata negli anni ’90 del secolo scorso, legata
indissolubilmente al nome di Leonetto
Tintori, figura di spicco dell’arte e del restauro del Novecento, e ai sui
laboratori d’arte. Una perdita che appare oggi ancora più grave per l’alto valore autografico del
progetto che l’ha ispirata e testimoniale per quello che questa ha
rappresentato in città. Nel dettaglio, il casus belli riguarda una
lunetta che era stata pensata come dono alla città di Prato per riempire il
vuoto che si era generato dopo la perdita di antiche pitture dedicate alla
Madonna e alla Sacra Cintola, poste nella lunetta della trecentesca Porta
Mercatale. Si deve premettere che il Mercatale per i pratesi rappresenta
l’essenza stessa della città, della sua più radicata vocazione e, in
particolare, la sua porta turrita , a capo del ponte sul Bisenzio, è il simbolo
del centro antico. Non a caso Agnolo Gaddi la rappresentò nel poetico racconto
pittorico che ha accompagnato la decorazione della Cappella del Sacro Cingolo
di Maria nel Duomo, ponendo la Porta come icona della città nel segno di quella
sacra reliquia. Appunto lo stretto rapporto della cintola mariana con Prato fu scelto
come tema per la rappresentazione della scena che gli allievi del “Laboratorio
per Affresco” di Tintori, sotto la guida del maestro Tintori e le mani esperte
del pittore e docente della scuola Franco Milani, avevano proposto nell’ambito
di un concorso pubblico destinato a
selezionare il prescelto tra 15 bozzetti, pubblicati in un catalogo edito per
quell’evento. Un comitato scientifico costituito ad hoc e, soprattutto, la
gente di Prato scelse tra quelli il soggetto proposto da Luca Paoli che lo
realizzò a buon fresco, utilizzando come supporto un robusto incannicciato “a
la piana” nella più nobile tradizione di quell’arte antica. La
reinterpretazione moderna, in uso nel restauro, consisteva nell’assicurare la
massima durabilità all’opera attraverso la modularità di assemblaggio
assicurata alla struttura di grandi dimensioni e dalla cura in fase di
montaggio utilizzando un telaio
metallico di cornice, così da movimentare in sicurezza l’intera composizione.
L’opera intitolata “Fuori Porta”, che fu
installata nel marzo 1995, richiese un lavoro assai complesso ed impegnativo. La
narrazione istoriata pittoricamente rivisitava quello che nell’immaginario
collettivo era divenuto il connubio tra la Porta Mercatale e la preziosa
reliquia, che in realtà era approdata in
città due secoli prima che si edificassero le mura della terza cerchia e la
Porta sul Mercatale. Fu il mercante Michele Dagomari di ritorno dalle crociate
a consegnarla alla città. Tuttavia alla gente piacque quella trasposizione
spazio temporale e la semplicità del racconto sintetizzato nel gesto
caritatevole del dono della reliquia da parte del mercante, che la pose nel
cestello tenuto in mano dal prelato questuante durante il mercato. Per rendere
omaggio a colui che aveva ispirato
questo progetto, l’artista volle ritrarre il volto dello stesso Leonetto fra i
personaggi che animavano la scena. La lunetta affrescata, che aveva ottenuto un
nulla osta temporaneo per la sua collocazione sul monumento, quattro anni più
tardi fu rimossa dalla parete dove stava ancorata e presa in carico dal
nosocomio pratese nel reparto di rianimazione in omaggio all’allora novantenne
Tintori che, a quel tempo, fu più di una volta ricoverato in cardiologia. Alla
sua morte, il 2 luglio 2000, i pannelli affrescati sono rimasti in quella sede
fino all’ottobre scorso, quando si cominciò l’abbattimento completo della
struttura che li ospitava. Alienati ai
demolitori i tre grandi pannelli sono stati ‘rottamati’, oggi si dice per un
difetto di comunicazione tra Azienda Usl Toscana centro e il Comune di Prato. Fatto
sta che la perdita per la città, che niente sapeva di questo trambusto, è stata
enorme, non solo per il valore in sé dell’affresco quanto per quello che
rappresentava.
Adesso che l’opera non esiste più
è doveroso anche ricordare che essa aveva un proprio valore intrinseco perché Leonetto,
memore della stagione fiorentina degli stacchi degli affreschi nei chiostri di chiese
e conventi, suggerì in maniera più che lungimirante che l’affresco potesse divenire
anche un‘occasione di studio per valutare l’adozione di adeguati provvedimenti
tecnici per la conservazione dei murali dislocati in ambiente esterno, fin
dalla preparazione delle malte e la stesura dei colori. In sintesi il tristissimo
epilogo della storia è purtroppo
emblematico anche per questo beffardo risvolto e suona come un monito. Il Sindaco Matteo Biffoni si è detto
dispiaciuto e ignaro dell’episodio perché nessuno gli aveva detto che tra le
cose inventariate ci fosse anche questa lunetta che, altrimenti, si sarebbe
potuta salvare. [Da “La Nazione” di Prato del 3 febbraio: “Si è
trattato di una distrazione collettiva, intitoleremo a Tintori un vialetto” (sic!).]
(1) Prato: il giallo della scomparsa della lunetta affrescata | StampToscana
(2) https://www.stamptoscana.it/prato-e-stata-distrutta-la-lunetta-tintori-scomparsa/
2 commenti:
Bisogna chiedere a B., lui ne sa qualcosa.
Invece, il caso altrettanto scandaloso del Bolano Federiciano, era stato sollevato dalla d.ssa Maila Ermini, ma se ne persero le tracce...
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