domenica 5 maggio 2019

Serata per Gonfienti, ovvero qui si lavora per il futuro

Sembra quasi recitare una pièce di teatro dell'assurdo a parlare di passato, bellezza, insomma organizzare una serata in difesa del patrimonio artistico e paesaggistico quando in città arriva il divo politico del momento che declina il lessico spaventevole della "sicurezza", o mentre candidati e rappresentanti di lista alle prossime elezioni sono a presenziare apericene in centro a caccia di qualche voto.

Anche per merito dell'associazione Ilva Matrix e di qualche amico che non ci abbandona mai, non eravamo i soliti quattro gatti a recitare convintamente la pièce.

E' chiaro che la serata per Gonfienti e il patrimonio archeologico di Prato, o forse dovrei dire della Piana e dell'Italia, è stata organizzata per il futuro, non certo per questi attori politici distratti e non preparati che ci chiedono il voto e uno scranno che ha sempre meno valore. E che erano assenti in toto (se si esclude una persona, Dania Melani, che frequenta da sempre il teatro, tra l'altro). Essi, in maggioranza, vivono il presente e basta, attaccati ai loro smartphone e ai loro mi piace, con cui immaginano non solo di realizzare la campagna elettorale, ma di amministrare il territorio, e collaborano attivamente alla distruzione della politica e quindi anche della cultura. 

Sappiamo chiaramente:

1. che l'obbiettivo dei nostri governanti, passati e presenti, è quello di cancellare perfino il ricordo dell'area archeologica di Gonfienti, come infatti sta avvenendo. Solo l'Interporto che la circonda e l'ha distrutta deve vivere. Essa non serve a Prato, né al territorio metropolitano fiorentino. Lo sviluppo, il che significa Interporto e Aeroporto, deve andare avanti in funzione di un turismo di massa, e quindi anch'esso fatto vivere solo per lo "sviluppo", che è e sarà indirizzato nei luoghi artistici "consentiti".
Nella zona vicino a Prato, per il tema 'Etruschi", il potere ha prescelto Fiesole e Artimino, oltre naturalmente ai centri toscani etruschi "classici", come quelli della Toscana Centrale e Meridionale, Volterra, Pitigliano, Sovana, ecc.
Altri siti non devono esistere.

2. Che per il Museo Etrusco di Gonfienti (ancora di là da venire) è stato prescelta la città di Campi Bisenzio,  perché un museo dei reperti a Villa Niccolini, a ridosso degli scavi nel Comune di Prato, avrebbe significato un ricordo perenne, un monito costante.

3. Che le Soprintendenze non difendono il patrimonio, e addirittura impediscono gli studi, e quindi la ripresa degli scavi e quindi la loro tutela. Esse si trincerano dietro la carenza di fondi, ma è un buon pretesto, in parte vero, per non entrare in collisione con un potere che deve decidere della loro sorte. Insomma, anche qui conflitti di interesse e timori per le carriere.
Una vera riforma sarebbe quella di rifondare tali centri di gestione della cosa pubblica, il che non avverrà forse mai. Avverrà solo, come voleva un famoso politico fiorentino or sono pochi anni fa, per smantellare quel poco che rimane del loro potere ostativo al "progresso".

Giustamente è stato chiesto l'azione da fare, il prossimo passo. Ma in fondo, almeno per me, essa consiste in queste stesse riunioni quasi carbonare che si svolgono in questi luoghi insoliti e disertati dai mestatori del potere, anche se ogni tanto essi fanno capolino per controllarci e ascoltare, e come è successo in passato, scompigliare le carte. Ma anche questo lo mettiamo nel conto.

Passo ai ringraziamenti.

Ringrazio il Prof. Centauro che, oltre a collaborare in prima persona alla realizzazione del corto Gonfienti, metti una sera a cena (che metto sotto) e alla serata, ha realizzato una presentazione video informativa sullo stato del degrado attuale dell'area archeologica, e dando come sempre collaborazione viva, alto sapere, senso e materia a questi incontri.  Senza di lui non sarebbero possibili.

Ringrazio poi:
Moreno Zazzeri, il quale con il suo limpido intervento ha evidenziato il senso politico della riunione, o che almeno per me che l'ho proposta, aveva, e che ha confermato, per sua esperienza politica passata, quello che era supposto o risaputo, e che ho sopra in parte esposto, ossia il programmato oblio. La sua testimonianza e il suo giudizio mi hanno letteralmente "aperto il cuore";

Dante Simoncini, per le sue parole piene di rammarico, verità e poesia;

Fulvio Silvestrini, che ci ha regalato un discorso scoppiettante e bambino, in stile futurista-filosofico-politico, dando notevole prova di teatralità.

Ringrazio poi anche tutti gli altri che hanno dato il loro contributo propositivo e di testimonianza: Carlo Alberto Garzonio, presidente di Ilva Matrix, Gianni Biagi di Cultura Commestibile, Antonella Cocchi, Manuela Biliotti e altri.

Un grazie speciale a Gianfelice D'Accolti, che ha regalato il sabato pomeriggio e sera, e altri giorni dedicati all'allestimento e la riuscita dell'incontro.

Infine porgo un saluto metafisico a Pier Paolo Pasolini, che dal luogo dove sta mi ha ricordato che aveva scritto qualcosa anni fa,  ("Italia Nostra" non otterrà mai nulla, 22 marzo 1969) sulla difesa del patrimonio artistico a lui così caro, e che ho potuto leggere e condividere, e che ha dato materia di riflessione a tutti i presenti. 

Il corto che di seguito pubblico, punto focale della serata, è stato realizzato senza alcuna scaletta, sceneggiatura, senza altra finalità che quella di mostrare il degrado culturale, e non solo quello del patrimonio artistico, ma in maniera diversa, satirica, divertente.
E' quindi tecnicamente imperfetto, vivo, non confezionato, non commerciale, irride alla staticità e all'uniformità, ossia al terroristico imbastimento filmico del presente,  è comicamente perturbante, come piace a noi e come avrebbe senz'altro amato PPP.



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