venerdì 26 ottobre 2012

Se Prato è una città razzista

Due giovani giornalisti de El Pais hanno affermato che Cenni è sindaco anticinese e che in città c'è l'apartheid.
Com'era immaginabile, i 'pratesi' non cercavano altro per scatenarsi; gli alfieri in poche mosse pronti a difendere il re.

Gli spagnoli hanno parlato in eccesso, qui non vige nessuna apartheid, ma è chiaro a tutti che il clima in città non sia dei migliori.

Su questo campo  il potere sciacallo giocherà ancora le prossime elezioni, e prometterà di risolvere in qualche modo il 'problema'.

Troppo tardi e male si pensa di mettere toppe, dopo che  i cinesi sono stati fonte di guadagno e continuano a esserlo per i pratesi che non sapevano più che farci dei loro stanzoni e delle loro case.

Non c'è 'soluzione' se l'Italia e i suoi manager-s fanno affari di tutti i generi con la Cina e non si è mai sentito dire,  dai signori che 'difendono la legalità,' una parola contro le sue innumerevoli infrazioni di diritti umani.

Lo spaesamento che viviamo a Prato è frutto di questi 'affari' che italiani e cinesi continuano a fare a spese di tutto e di tutti, senza che nessuno rispetti veramente la legalità, che pensi al territorio, alla cura, all'amicizia, alla collettività, a mettere le basi della città futura.

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