venerdì 19 febbraio 2021

Verso la scuola confeziona-schiavitù


Sarà abolito l'esame scritto alla maturità,  canta oggi il neo ministro Bianchi, (quello del "Ieri sera l'ho imparato!"), in linea con  quanto dichiarato al Parlamento dal dittatore neo-liberista Draghi.

Una misura che si presenta ghiotta, liberatoria per gli studenti, ma che poi si rivela per quello che è, un preludio verso una ulteriore stretta sul loro futuro.

In questo XXI la scuola, e si sa da tempo, non deve preparare più gli uomini, ma specialisti schiavi per un futuro digitalizzato e brutale, a potenziamento del capitale. 

Di questo scenario erano state già messe le prime impalcature con la legge del 2003, l'alternanza scuola-lavoro uscita dai capelloni della Moratti e dalla legge Biagi sull'apprendistato: in buona sostanza lo studente frequenta la scuola in alcune ore e lavora in azienda per un’altra parte della giornata, ma a Draghi e chi lo ha messo in sella questo non poteva bastare, ossia al grande capitale alle imprese, e subito si è affrettato a mettere nero su bianco, accordando una accelerazione al processo di asservimento scolastico, rendendolo più marcato,  anzi più "mercato", e a tal fine ha voluto stabilirne un potenziamento dall'interno con la menzione programmatica delle scuole "pilastro" del suo governo, ossia le scuole tecniche, che devono essere rese più allettanti ed efficienti, pronte alla "forneria".

Il progetto della trasformazione scolastica, che subito parte con l'eliminazione dell'esame scritto alla maturità, che si lega al programma tecnicista, digitalista e strumentale della scuola, non incontra alcuna opposizione, e non una voce si è levata contro finora da qualche parte: primo perché non ce n'è una al Parlamento (la Meloni all'opposizione è recita, e infatti ha citato Berthold Brecht), secondo perché la pandemia autorizza lo stato di eccezione e lo trasforma in normalità: dunque si ha campo libero per fare riforme e trasformazioni radicali con apparente giustificato motivo.

Ma, banalmente, perché sarebbe così grave togliere la prova scritta dall'esame di maturità? Perché uno degli aspetti fondamentali di quell'esame è questo, che induce lo studente non solo ad approfondire certe materie, ma anche a leggere e non solo manuali, ma per esempio giornali e riviste, o ad approfondire argomenti e scrittori e pensatori o quanto altro. 

Inoltre, costretti, i ragazzi si esercitano nella scrittura, dedicano un periodo, circa due tre mesi intensi prima della prova, a praticare composizione di temi svolgendoli secondo possibili titoli, creando vari scenari.

Senza volerlo santificare, per carità, è comunque un'azione creativa, che presuppone ricerca e studio ed esercizio pratico. Attenzione. Toglierlo significa compromettere quest'azione personale di crescita, di critica e di approfondimento. Quali altre possibilità hanno gli studenti di cimentarsi così seriamente con il pensiero ragionato e con i sentimenti? Certamente non lo potranno più fare, una volta lasciata la scuola professionale, che sta tanto a cuore al signor Draghi, il quale deve provvedere a sfornare operai specializzati per l'industria!

Dove potranno scrivere imparare a formulare e comunicare i loro "pensieri", i ragazzi che lasciano la scuola con la maturità? Su whatsapp, sulle piattaforme per noi dominati che sono in mano ai potenti? Non altrove, e sempre meno a scuola dunque.

Non certo saranno indotti a scrivere una opinione su I sepolcri di Ugo Foscolo, o a fingere di scrivere opinioni sull'attualità, tutto questo non è economico, non serve, e costituisce ormai un pessimo esempio! 

Dovranno solo essere capaci di scrivere qualche frasetta sui social, scopiazzando qua e là. E conviene aggressivi, brevi e concisi. Dovranno al massimo comporre frasette per darsi appuntamento magari in un centro commerciale. O  per magari a mandare affan il principale?

Solo una piccola casta avrà la possibilità di accedere alla cultura alta, anche quella classica, in scuole precise e selezionate per la  classe dirigente destinata a domaniare. Al popolo, quello che basta e che deve.

Insomma l'esame di maturità senza prova scritta si lega perfettamente al progetto di scuola confeziona-schiavitù: e i ragazzi del popolo, chiamamoli così in maggioranza, e ciò anche riguarderà anche i figli della classe media sempre più impoverita, saranno costretti a scegliere una scuola, ancor più di oggi sulla base dell'opportunità e del lavoro, che non si curerà che distrattamente della loro formazione personale e umana, che invece dovrebbe essere anche alla base di un buon tecnico! Tutti i filosofi antichi lo sostengono, e a ragione.

Se fossero saggi e liberi, studenti e professori si dovrebbero opporre, dovrebbero manifestare contro questo facilitazione che ipocritamente il neo ministro Bianchi già preannuncia brindando alla salvezza della loro salute.

Ipocriti e disonesti.

Si tratta di un altro passo verso la distruzione della figura dello studente e del professore (c'è di mezzo anche lui, sempre più umiliano e schiavo di conseguenza), fra i quali ormai è annullata la feconda dialettica oppositiva di un tempo.

Ma, più terra terra, è la fine della scuola democratica, quella del miglioramento della qualità della vita nel suo complesso, quella che io, figlia di gente semplice e non acculturata, ho potuto sfruttare a mio vantaggio umano.

Si tratta di un altro piccolo passo verso la disumanità, in sostanza l'infelicità collettiva.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Professori?
É primavera, svegliatevi bambine...

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