lunedì 27 maggio 2024

Il comico cortigiano

Qualcuno si è scandalizzato vedendo Benigni dal Papa.

Una volta prendeva in braccio Berlinguer. Ora bacia Bergoglio.

Macché scandalo: ha solo cambiato potente, o corte.

E non è una novità: da sempre i comici stanno al lato dei potenti. Altrimenti come farebbero a mangiare? Basti pensare ai buffoni nelle corti medioevali, o ai comici dell'arte nelle corti italiane o europee.

Però ci sono, come dire, delle differenze. Ci sono comici che pur stando a corte non sono mai diventati del tutto cortigiani, non hanno mai rinunciato a inzuppare il batuffolo nella verità, nell'ironia, nel sarcasmo. 

Questo è il rischio del comico: mantenersi in equilibrio su quel confine  fra la cortigianeria e lo sberleffo, e mai cadendo del tutto nell'una o l'altra terra.

Infatti se il comico decide per la libertà, paga con l'espulsione, l'esilio o addirittura la morte; se diventa cortigiano fino in fondo, beh, allora, il suo compito è finito, e diventa solo la caricatura di sé stesso, patetico triste; stantia la sua arte.

Totò per esempio fu un grande equilibrista, e non solo rispetto al potere, che disprezzava nel suo intimo, ma anche rispetto alla comicità partenopea: mai lagnosa, mai serva fino in fondo. Non fu mai Pulcinella.



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