Il bel teatrino del signor Belloni di cui dà notizia il Corriere di Milano (vedi sotto), in Toscana non sarebbe possibile.
In nessuna città della Toscana, forse solo Firenze potrebbe tollerarlo.
Il monopolio culturale impiantato dalla cosiddetta Sinistra lo rende impossibile. Tutta la cultura è calata dall'alto della politica, non viene quasi niente dal 'basso'.
Pensiamo a Prato, dove il Metastasio fa il mangiatutto, insieme al Politeama e praticamente sono la stessa cosa su due campi diversi ma attigui.
Il teatrino 'fatto in casa' del signor Belloni sarebbe osteggiato, anzi non gli avrebbero mai concesso il permesso, se non a gravose condizioni economiche...
Certo Prato non è Milano, ma non si tratta solo di diversi ordini di grandezza, ma di diverse mentalità, una mentalità che in Toscana si è radicata grazie a una politica precisa.
Alla cultura ci pensa il Comune, la Regione, che tra l'altro, incentiva da anni e anni questo sistema con l'ingresso gratuito con la bella scusa che alla cultura deve poter accedere anche il 'popolo'...
Il mio piccolissimo teatro, per esempio, non potendo ormai impedirne la nascita perché è nato da vent'anni, lo ostacolano ignorandolo, privandolo di fondi, eccetera.
Eppure anche la Baracca è stata fatta in casa, ma con materiali riciclati, in un tempo in cui nemmeno si parlava di riciclo, anzi ci si vergognava di non costruire non materiali nuovi...(oggi invece ci se ne vanta e si spaccia il tutto come novità).
Così in Toscana impediscono ogni altra vita, ogni altra iniziativa culturale che non sia organizzata dal monopolio di chi gestisce la cosa pubblica.
A Prato lo scorno è doppio perché, come ho detto più volte, l'avvento del 'destro' Cenni non ha reso giustizia alla concezione liberale della cultura della Destra, ma con l'assessore Beltrame si è avuto, se mai fosse stato possibile dopo anni di diktat finto sinistrorso, un acutizzarsi del verticismo decisionale con relativa comunicazione giornalistico-pubblicitaria dell'evento.
1 commento:
Hai perfettamente ragione, Maila.
Io ho abitato a Milano per 16 anni, e benché il teatrino in questione sia a Monza e non a Milano, devo comunque riconoscere che nessuno in quella regione soffre di invidia per le iniziative dell'altro: anzi, é sempre salutato con riverenza, é accolto di buon grado, é ammirato e quasi incentivato. Abitando e lavorando a Prato, purtroppo salta agli occhi questa differenza di essere guardati come avulsi ed estranei dalle istituzioni, che sembrano infelici che qualcosa si sviluppi al di fuori dei propri ambiti. Lí l'iniziativa privata é salutata con gioia nell'ambito culturale; qui é incentivata solo l'iniziativa privata industriale, fraintendendo per lavoro solo ció che é legato all'attivitá dell'homo 'strettamente' faber.
É una profonda differenza di civiltá.
(anche Leonardo andó a Milano...)
Gianfelice
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