Ricevo a pubblico questa inaspettata recensione su "Dina La Vespina"
"Dina, la
vespina liberatrice
di Giorgio Intina
Uscendo dalla Baracca, piccolo
teatro di legno situato nella periferia di Prato... dopo aver assistito a una delle ‘domeniche a colori’
con cui la compagnia di Maila Ermini allieta i pomeriggi di famiglie e pargoletti, rimane addosso un
gusto che non t’aspetti. Mi spiego. Domenica scorsa, invitato da amici con
figlioletta, ho assistito alla rappresentazione di “Dina la vespina”. È apparsa
sulla la scena la Ermini con un costume da vespa nero-giallo con tanto di
pungiglione e antenne, zoccoli olandesi e ombrellino. Sulle prime si sarebbe
potuto pensare a un pasticcio divino, a uno sbaglio del creato: l’effetto
comico è invece indescrivibile, dirompente, trascinante. Perché la Ermini non
appartiene certo allo squadrone di attricine languide e anoressiche, pesi piuma
da palcoscenico, cotte a sedano e ravanelli, tutt’occhi, trucco, pelle bianca;
no, certo. La Maila è alta e ....di ‘ina’ non ha
proprio niente, se non fosse per il candore che anima questo fior di
personaggio, la Dina, una vittima delle ingiustizie altrui che paga di persona,
e a cui è affidato, guarda caso, un compito titanico e salvifico: convincere i distruttori
uomini che anche le vespe servono e che nel creato, se si vuole sopravvivere,
specialmente colle crisi che passano, ci si deve dare una mano un po’ tutti.
E interrotta ogni tanto dalle
chiamate al vespafono, con cui è assicurato un collegamento telematico con
insetti lontani, tra lenzuoli colorati che separano le varie zone della scena, la
vespina si trova prima in una biblioteca, poi nella bocca di Anselmo, un ragazzino mangia-tutto, a
conversare con la mosca Pantalina sulle buone abitudini alimentari da cui
derivano elementari norme d’igiene come lavarsi i denti, evitare troppi dolci e
grassi di cui la gioventú nostrana sembra avere disperato bisogno. E la verve
livornese della vespina si esalta quando l’attrice suona e canta dal vivo,
balla e si tiene in equilibrio non mancando, in un delicatissimo gesto poetico,
di intercettare nel proprio sogno di insetto il sogno di un essere umano,
Ettore, con cui Dina dialoga e fissa le regole per la tregua e la buona
convivenza tra le specie.
La bravissima Ermini suscita in
mamme, babbi e piccoletti, risatine, urletti di approvazione, mugolii e
ammiccamenti come non ne sentivo da tempo a teatro, che premiano una così
valente e poliedrica autrice, anche brillante interprete di testo e canzoni.
Questo teatro insomma fa sentire
di nuovo felici di vivere e di ridere, e fa sperare di tornare ad essere bambini
anche noi; almeno durante le domeniche a colori."
Nessun commento:
Posta un commento