Proprio ieri un altro ricatto. Un altra sottile censura. Vorrebbero barattare il mio pensiero con un cachet!
Sembra incredibile che io sia oggetto di tale richiesta di baratto, che non mi vogliano nei circuiti ufficiali di teatro, che mi tolgano il lavoro, perché scrivo quello che penso su questo blog. Piatti crudi al mio ristorante!
Sembrerebbe un fare da dittature d'antan, proprio come operavano un tempo i dux coi poeti ribelli o gli intellettuali.
Quando esistevano.
Vorrebbero magari i Lorsignori affibbiarmi, senza volerlo certo! questa etichetta di poeta ribelle, di intellettuale scomodo, una delle tante che mi vengono quotidianamente buttate addosso dai solerti nomenclatori?
Preferirei di no.
Che cosa temono?, il mio potere di scrivere qui, questa mia libertà, dipende da un interruttore a cui io non ho accesso. E' una libertà illusoria. Una libertà concessa, non mia.
E poi a che serve ancora punire, censurare, se - come dirò diremo meglio stasera e domani alla Baracca ne Il poeta è un bandito dimostrando il teorema - se il poeta e con lui l'intellettuale da anni è bandito, anzi scomparso?
Torre del Lago Puccini