Solo Piazza delle Carceri ha avuto un po' di giustizia.
Appare invece senza alcun carattere estetico Piazza del Duomo, con una illuminazione sbagliata che non mette in mostra il pergamo di Donatello, né la facciata del Duomo, né la Fontana del Papero, completamente all'oscuro. I lampioni che ne delimitano il perimetro non sono qualificabili da un punto di vista estetico - pseudo-ottocento? - né da un punto di vista della luce, perché il centro della piazza, dove appunto si trova la fontana, rimane in ombra.
Le facciate dei palazzi sono maltenute e anche da questo si capisce che vi manca una progettualità sociale ed economica.
Non parliamo del "Mercatale", una delle piazze più grandi d'Europa a ridosso del fiume Bisenzio, totalmente "buttata là"... Anzi, a parte che per l'uso di parcheggio, l'amministrazione e la cittadinanza sembrano non sapere che farsene!
Le automobili vanno tolte, non ci sono altre soluzioni: nel passato alcuni gruppi di opposizione ne hanno chiesto la pedonalizzazione della piazza, ma poi tutti i tentativi di riqualificazione sono caduti nel vuoto, perché si teme la tenuta dei commercianti del centro storico.
In realtà avverrebbe l'opposto, ma vai a farglielo capire che riqualificazione del mondo e dell'economica locale passa anche attraverso la limitazione delle automobili!
Le automobili vanno tolte, non ci sono altre soluzioni: nel passato alcuni gruppi di opposizione ne hanno chiesto la pedonalizzazione della piazza, ma poi tutti i tentativi di riqualificazione sono caduti nel vuoto, perché si teme la tenuta dei commercianti del centro storico.
In realtà avverrebbe l'opposto, ma vai a farglielo capire che riqualificazione del mondo e dell'economica locale passa anche attraverso la limitazione delle automobili!
Un po' come quando parlo dell'eliminazione di tralicci ed elettrodotti, che deturpano l'ambiente e la salute (certe zone di Prato e la Calenzano di pianura sono invasi dai giganti elettrici!), e tutti mi guardano come una matta.
Ma io lo sono diventata infatti, non ho altro modo per sopravvivere alla brutalità.
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