Credo che la mia sia la prima e finora unica opera teatrale sulla diva pratese, che però di teatro ne fece ben poco e a Prato ci stette ancor meno. E nemmeno ci volle tornare quando fu invitata da Massimo Luconi, allora assessore alla cultura del Comune (erano gli anni '90, ricordo male?).
La mia non è tanto un'opera celebrativa della diva - non ne aveva certo bisogno e l'avrebbe probabilmente irritata! - , ma è una critica al sistema cinema, che la stessa Calamai aveva finito per rappresentare. Altro che scandalo del seno nudo!
Anche se vengo snobbata dalle celebrazioni pratesi per i 25 dalla sua morte del prossimo settembre (sono autrice non gradita e poi ovvio ne fanno una questione di cinema), scopro che il trailer è guardatissimo.
Il Comune di Rimini, dove lei è morta e sepolta, è stato più veloce di quello pratese, ed è già da un po' che si è sbrigato a celebrarne il mito a livello cittadino.
La tentazione di ripresentarla alla Baracca è fortissima, anche perché alla settima arte è rimasto solo il numero, di arte ormai ce n'è rimasta ben poca. Vedremo se quest'anno il pentolone che mi bolle davanti la può contenere...
Del cinema (e della diva) la Calamai non ebbe la consapevolezza tragica della Mangano, per esempio, ma ci andò molto vicina
Nessun commento:
Posta un commento