giovedì 10 aprile 2025

Teatro confuso

Si riparla molto di teatro diffuso. Di teatro nelle frazioni. 

Teatro nella periferia. Vecchia storia. Ma ormai è una luce spenta. Opaca.

Chi lo immagina non sa bene di cosa parla. O non frequenta il teatro che giù esiste, con difficoltà, nelle frazioni.

Se ne tiene ben distante, perché magari non è espressione di chi "comanda".

Nella periferia vi sopravvive il teatro amatoriale.

Che ha come oggetto la commedia. O, più raramente mette in scena il dramma, trattando per lo più di temi che appartengono alla storia locale.

Il suo pubblico è fatto di amici e parenti: le compagnie amatoriali, composte da più persone, così portano tanto pubblico. O la gente le va a vedere - come certe compagnie filodrammatiche del nord o quelle fiorentine, per esempio - perché attratta dal puro divertimento. Dal gergo dialettale. Dai temi cliché ormai consunti, ma che ancora funzionano.

Io ho molto rispetto per chi si adopera in questo teatro, ha certi meriti.

D'altronde anche il teatro televisivo, cioè fatto dai comici televisivi che si mostrano nei grandi teatri, li riempiono grazie alla pubblicità acquisita sullo schermo e a temi ben più che consunti.

Tant'è che puoi arrivare a certi teatri solo se sei "televisivo" e tratti alcuni temi. 

Naturalmente in periferia l'ente pubblico vuole portare un teatro monopolizzato, quello che per molti aspetti è in agonia. E ha una necessità spasmodica di trovare nuova vita. E non sa come fare.  Più che diffuso, al momento è teatro confuso. 

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