Nessuno mai si leva a dire niente contro le programmazioni di teatri e assessorati alla cultura in questo paese. Personalmente ho iniziato un piccolo studio, che spero di avere il tempo di finire e pubblicare. Già da ora posso rivelare che a circuitare sono sempre gli stessi artisti, gli stessi gruppi con pochi insignificanti cambiamenti. (Se vengono chiamati i giovani gruppi, sono chiamati perché costano meno, gli si dà un rimborso e via; e ci si fa anche una bella figura).
I centri di potere culturale, nati e cresciuti in seguito alla 'rivoluzione' degli anni '60 e '70, che intendevano mettere in crisi i centri di cultura precedenti, sono rimasti uguali e sé stessi e ormai insignificanti. Si dovrebbe gridare allo scandalo, invece tutti tacciono. Nessuno per esempio ha gridato allo scandalo dopo aver visto l'ultimo spettacolo prodotto dal Metastasio, che invece è stato acclamato dai giornali. Uno spettacolo pessimo, sostanzialmente inutile. Una programmazione 'brutta' e disomogenea: così, lo sappiano, si vocifera in giro. Ma nessuno ha il coraggio di parlarne.
I colleghi tacciono perché temono di mancare la chiamata. Un timore infondato, nessuno li chiama anche se tacciono; meglio sarebbe se cominciassero a levar le voci in alto. Lo faranno mai?
L'insignificanza e insensatezza dei centri di potere culturale, lo scollegamento con la società, che nutre nei loro confronti una sostanziale indifferenza (alcuni cittadini pratesi non sanno nemmeno che il Politeama è stato riaperto e che esiste una programmazione) li rende deboli e facilmenti attaccabili, per esempio, da chi intende renderli sempre più poveri. Insomma, da chi toglie soldi alla cultura.
Una piccola e breve riflessione intendo intraprendere, con una nota personale, sulla programmazione dell’Assessorato alla Cultura per le manifestazioni natalizie 2008 (“La cultura accende la città”: la domanda è: ce la farà senza le lampadine?)
Gli spettacoli teatrali proposti sono di artisti catodici, con cachet di non poco conto. Ovvero, si chiama a teatro ciò che già si vede in televisione, purtroppo; è questo ormai l'unico modo - così si pensa - per avere i teatri pieni, far numero. Che programmazione culturale è questa? Cosa si intende significare?
Quando abbiamo presentato Laris Pulenas a Poggio Castiglioni, la scorsa estate, in occasione delle Notti per l’Archeologia e dedicate alla città etrusca di Gonfienti, l’Assessorato ci ha detto che non aveva più soldi in cassa. Chissà se avrà detto lo stesso a Paolo Rossi e a Daniele Luttazzi.
Di sicuro sarà ripetuto a me, che ho proposto a livello cittadino lo spettacolo sui martiri di Figline.
Scusate, sono sempre io che parlo e scrivo,
Maila Ermini
I centri di potere culturale, nati e cresciuti in seguito alla 'rivoluzione' degli anni '60 e '70, che intendevano mettere in crisi i centri di cultura precedenti, sono rimasti uguali e sé stessi e ormai insignificanti. Si dovrebbe gridare allo scandalo, invece tutti tacciono. Nessuno per esempio ha gridato allo scandalo dopo aver visto l'ultimo spettacolo prodotto dal Metastasio, che invece è stato acclamato dai giornali. Uno spettacolo pessimo, sostanzialmente inutile. Una programmazione 'brutta' e disomogenea: così, lo sappiano, si vocifera in giro. Ma nessuno ha il coraggio di parlarne.
I colleghi tacciono perché temono di mancare la chiamata. Un timore infondato, nessuno li chiama anche se tacciono; meglio sarebbe se cominciassero a levar le voci in alto. Lo faranno mai?
L'insignificanza e insensatezza dei centri di potere culturale, lo scollegamento con la società, che nutre nei loro confronti una sostanziale indifferenza (alcuni cittadini pratesi non sanno nemmeno che il Politeama è stato riaperto e che esiste una programmazione) li rende deboli e facilmenti attaccabili, per esempio, da chi intende renderli sempre più poveri. Insomma, da chi toglie soldi alla cultura.
Una piccola e breve riflessione intendo intraprendere, con una nota personale, sulla programmazione dell’Assessorato alla Cultura per le manifestazioni natalizie 2008 (“La cultura accende la città”: la domanda è: ce la farà senza le lampadine?)
Gli spettacoli teatrali proposti sono di artisti catodici, con cachet di non poco conto. Ovvero, si chiama a teatro ciò che già si vede in televisione, purtroppo; è questo ormai l'unico modo - così si pensa - per avere i teatri pieni, far numero. Che programmazione culturale è questa? Cosa si intende significare?
Quando abbiamo presentato Laris Pulenas a Poggio Castiglioni, la scorsa estate, in occasione delle Notti per l’Archeologia e dedicate alla città etrusca di Gonfienti, l’Assessorato ci ha detto che non aveva più soldi in cassa. Chissà se avrà detto lo stesso a Paolo Rossi e a Daniele Luttazzi.
Di sicuro sarà ripetuto a me, che ho proposto a livello cittadino lo spettacolo sui martiri di Figline.
Scusate, sono sempre io che parlo e scrivo,
Maila Ermini
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