giovedì 31 agosto 2017

I giovani amministratori, ovvero la tribù dei conformisti

Ciò che è preoccupante non è la solita epifania annuale del corteggio storico a Prato, ma che siano i giovani amministratori a fregiarsi e bearsi dei suoi cinquant'anni.
Non è lo statico soffocante riproporre il 'Settembre Pratese' (così 'pieno' di eventi che non si ci potrà annoiare!), ma che il giovane sindaco affermi:  'Finalmente anche Prato ha il suo festival", (ancora un altro, no, per carità!), mentre la città culturalmente muore, anzi è già morta, e non serve la serie di concertoni con musica commerciale come ovunque ovunque ovunque è proposta. 
Anche quando usano il mezzo digitale e si fanno fotografare davanti al bicchiere, in mezzo alla amata movida (considerata panacea economica) con il sorriso con-durbante, li osservi, questi giovani amministratori, nella loro vecchiaia mentale, nel loro essere irrimediabilmente codini.
Tanto per fare un esempio. Una ragazzotta non mi ha consigliato appunto di 'non fare la guerra' al Comune di Carmignano, a causa della volgare esclusione, dico nei modi, di Laris Pulenas dalla presunta Festa Etrusca?  La guerra all'amministrazione non si fa. L'amministrazione, anche se sbaglia, va lasciata stare. I giovani ti consigliano di posare le armi, di pensare a campare. Niente rivoluzioni; che dico, nessuna presa di posizione particolare se non quella autorizzata da movimenti o partiti, con tanto di certificato e timbro.

Davanti a questi campioncini del conforme, provo nostalgia per i vecchi, quelli che mi ricordo da bambina mi raccontavano le storie della Prima Guerra Mondiale. Di come erano sopravvissuti e di come, in barba ai potenti, sul fronte si scambiavano sorrisi e sigarette con gli austriaci.
O di mio padre a cui il 'gelataio di Amburgo', il cattivo tedesco , durante i terribili giorni dopo il Settembre '43 (settembre non è un mese gentile), salvò la vita disobbedendo agli ordini.
O i racconti dei parenti anarchici livornesi, sulle spiagge fra Follonica e Piombino, fra Follonica e Castiglion della Pescaia - pescaia vera, allora!, le battaglie per il lavoro - ora tutte dimenticate -, il ricordo di chi per la giustizia andava in galera.

Sento nostalgia di quegli amministratori che nei primi anni del '900 dissero no alle ostensioni solenni del sacro cingolo della Madonna, addirittura restituendo due delle tre chiavi necessarie per aprire la teca che contiene la reliquia, in nome "del trionfo della libera ragione e della scienza sulla superstizione religiosa".
Che coraggio. Che cultura. 

Ma ora non una voce si leva per dire che questo corteggio storico, voluto negli anni '60 da un sindaco comunista, il Vestri, per suggerimento di un consigliere democristiano, Santini, (un aberrante compromesso storico locale), è nel suo svolgersi, andare per la città con la gente vestita simil medievale, trampolieri, sbandieratori,  trombettieri e tamburini, con tutta la parata del potere - civile e religioso -  sul sagrato del Duomo, la sfilata infinita, la teca del cingolo mostrata - l'unico brivido vero è pensare che la teca possa  miseramente cadere dalle mani del vescovo - è quanto di più lontano dalla 'tradizione', ma solo funzionale al solito, anch'esso, panem et circenses.  Che i giovani amministratori usano a man bassa.
Non una voce per dire che questo Settembre festivaliero, unito all'evento sacro e pittoresco della sfilata, è solo e soprattutto caos, muovere il nulla di cui questa giovanilità si fregia.

Verrebbe da dire basta. Qualcuno pensa il Corteggio, o l'ha pensato come l'amministrazione di Centro Destra, un argine all'invasione cinese, ma per questo è totalmente inutile.

Non si leva, né si potrebbe forse levare, una voce una idea un suggerimento che non sia quello che diventa falsa tradizione e conformismo, scandito nei mesi e negli anni.

Sarebbe invece molto culturale che qualcuno fra i seduti sugli scranni o anche fuori, facesse sentire la propria voce per dire che non se ne può più, che la città ha bisogno di vita nuova, linfa giovane, idee, respiro che, a questo punto si capisce, solo i vecchi possono dare.


martedì 29 agosto 2017

Ancora sull'esclusione di LARIS PULENAS dalla Festa Etrusca di Carmignano


Grazie per i messaggi di solidarietà per l'ennesima esclusione. Questa volta senza motivazione dalla Festa Etrusca di Carmignano dopo che, da maggio, c'erano state telefonate, email, contatti di ogni tipo con i giovani che dovrebbero organizzare quella festa, ma che evidentemente non hanno voce in capitolo. Ha deciso l'Ufficio Cultura del Comune.
Quale occasione migliore per replicare il Laris Pulenas?
Perché è stato escluso? Non per motivi di budget.
Pubblico qui una nota del Prof. Centauro, che ringrazio.

"Carissimi,

Attendevo la comunicazione della data della serata più volte annunciata, leggo invece la pessima  notizia della recessione della serata. Il rammarico è tanto e duplice: 1) perché la rinuncia al Laris Pulenas, uno spettacolo apprezzatissimo e lungamente atteso dagli appassionati che, per la prima volta, lo avrebbero potuto godere nell’inedita messa in scena a Carmignano, è un fatto grave; 2) perché si prova, a dir poco, un profondo disgusto per l’atteggiamento offensivo tenuto dai funzionari del Comune di Carmignano non solo nei confronti del Teatro La Baracca, ma anche irrispettoso e volgare nelle motivazioni verso tutti coloro che aspettavano quest’occasione per riapprezzare le molteplici qualità e sottili sfaccettature dello spettacolo. Davvero non si capiscono le ragioni di questa “becera” obliterazione e quel che più  inquieta è sapere che la rinuncia avviene nell’occasione della tanto sbandierata Festa Etrusca, alla faccia dell’educazione dei giovani.
Piena solidarietà a te Maila e a Gianfelice per questo ennesimo schiaffo alla cultura e al vostro geniale lavoro".
Giuseppe Centauro





















lunedì 28 agosto 2017

Comune di Carmignano: ma trattate sempre così gli artisti?


domenica 27 agosto 2017

Galciana, lo scarafaggiaio di Prato

Avevo già scritto su Galciana (http://primaveradiprato.blogspot.it/2013/06/la-notte-nera-della-periferia-3-galciana.html), ma rispetto a quattro anni fa la situazione è peggiorata.

Galciana, rinata negli anni 'Novanta, ora dopo la chiusura delle circoscrizioni - era sede della Circoscrizione Prato Ovest - e la conseguente decadenza della Biblioteca Prato Ovest situata nella stessa sede della circoscrizione, è diventato un paese di brulicanti spettri.

Usato come dormitorio e tempestato di laboratori abusivi, sporchi e maleodoranti, l'illegalità e l'incuria la fanno da padrona. Non oso pensare al livello di igiene.

I cinesi la usano e imbrattano e basta senza alcun interesse per il luogo - come accade altrove in città - con la complicità degli italiani che per lucro affittano quello che possono e come possono, senza curarsi di quello che gli affittuari fanno nei locali e come vivono. Questo pestifero sodalizio è l'unico cemento e dialogo che sembra esserci, vero e concreto, fra le due comunità.

Se non consumate in questo modo, case e locali sono vuoti, o pieni di rifiuti e scarti.

Le antiche e austere ville galcianesi, come quella denominata appunto Becherini-Guasti che ospitò i soggiorni estivi dall'erudito Cesare Guasti (ah, vi si andava a villeggiare!) sono trincerata da spesse e alte siepi, che le difendono dal lerciume e dalla inciviltà  ma, assediate, saranno presto fagocitate dall'avido, incessante scarafaggiaio che brulica intorno.

venerdì 25 agosto 2017

Prato città cinese

A livello empirico non avevamo bisogno di dati ufficiali come rivela "Il Tirreno" di oggi: Prato è la città più straniera d'Italia.
Infatti bastava poi passeggiare in questi giorni in città, vuota di pratesi al mare, per aver chiara la portata etnica straniera.
Presto probabilmente sarà città a maggioranza cinese (come lo è stata meridionale, vi ricordate le scritte sui 'marocchini', così chiamati i cittadini che venivano dal Sud Italia nel Dopo Guerra?), e questo sarà il perno del prossimo, credo feroce, scontro elettorale.

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2017/08/25/news/prato-la-straniera-d-italia-un-ragazzo-su-sei-e-cinese-1.15771500?ref=hftiprea-1

giovedì 24 agosto 2017

Aziz e la paura di essere mussulmano

Aziz, marrocchino,  è venuto a casa mia per alcuni lavori.
Ci siamo intesi subito.
Stamani mi ha detto: "Finalmente mi sento rilassato".
Lui mi ha confessato che dopo ogni attentato fondamentalista islamico vive giorni di ansia.  
Ha paura di essere aggredito per la strada.
Molti italiani non lo vogliono in casa a lavorare perché hanno paura.

AZIZ  "Vivo qui da vent'anni, parlo bene l'italiano, mia figlia è nata qui, parla meglio l'italiano dell'arabo.  Però ho paura. Ho paura di essere arrestato anche se non ho fatto niente. Io sono pacifico, non sono fondamentalista; rispetto la religione di tutti. Voglio solo lavorare e vivere in pace.  Però da qualche giorno non mi chiamano per via dell'attentato di Barcellona e per strada mi guardano male, hanno paura che io estragga un coltello e uccida.  Infatti dopo che succede un attentato, io e mia moglie non usciamo volentieri, e io ho sempre più difficoltà a trovare lavoro. Molti di noi sono arrabbiati con questi arabi fondamentalisti, noi li detestiamo come voi, perché ci rendono la vita impossibile.  Se c'è qualche mela marcia, non vuol dire che tutto il cesto sia guasto. Meno male che ci hai chiamato."

martedì 22 agosto 2017

Mi sembra Casamicciola!

Com'è noto il paese di Casamicciola si trova ad Ischia.  Ma in italiano significa anche disordine estremo, grande confusione, rovina. "Mi sembra Casamicciola", gridava mia madre quando, io bambina, entrava nella mia stanza e vedeva il gran disordine che vi regnava. Il modo di dire deriva dal terremoto che distrusse la cittadina ischitana nel 1883.
Ieri il terremoto si è ripetuto, proprio a Casamicciola, e ci sono stati morti e feriti.

L'Italia è un paese dove le lobby decidono le leggi in Parlamento e si eliminano i paragrafi che riguardano gli obblighi per la stabilità abitativa. Come è successo pare qualche giorno fa.

Parafrasando Gramsci: la storia non insegna nulla a noi pessimi scolari. 

mercoledì 16 agosto 2017

Gatta al lardo, ragionamento comico sui proverbi: qualche foto della tournée estiva


Garbagnate (MI)
Rasora (BO), prove


Rasora, pubblico in attesa


Cutigliano (PT)

Gianfelice a Cutigliano

Garbagnate



Cutigliano, Piazza Catilina

lunedì 14 agosto 2017

Pastifici, pasticcerie: che uova mettete nel santo impasto?

Dopo lo scandalo delle uova al Fipronil, mi aspetterei che pastifici e pasticcerie, grandi e piccole, nazionali e locali, dichiarassero che tipo di uova mettono nei loro santi impasti per creme e ripieni e tutte le altre diavolerie.
E invece tutti con l'acqua in bocca. Sarà perché siamo tutti al mare?

E allora risuonano le solite infinite e ormai banali domande.
Ma la pasta Gana è proprio così buona e fresca?
Ma la gallina del Melino Bianco è così come lo vedo nella confezione e in pubblicità?
E i Nuovi Monti pasticceri, oh pasticceri sempre così altezzosi, le vostre dolci pescoline zuccherose sono proprio condite con la crema giusta?

E poi: usate uova fresche oppure nella insaziabile impastatrice versate miscela liofilizzata di tuorlo d'uovo DOS (di origine sconosciuta)? 

Nonostante il Ferragosto incipiente, il tempo migliore per essere disattenti, fregarsene e ingurgitare di tutto,  è l'ora di farci sapere!

Quando ti torturavano perché eri mancina

Mancini, si sono inventati una festa per noi. Era ieri, 13 agosto.
Una volta col cavolo che ti festeggiavano; ti riempivano la faccia di schiaffi e la mano era del diavolo. 
Le suore di Santa Caterina di Prato erano sicure che con quella mano non si sarebbe potuti andare in Paradiso e queste erano le torture praticate affinché io bambina cambiassi mano nello scrivere e cucire eccetera:

1. legare la mano sinistra dietro la schiena e scrivere con la destra il dettato. Non lo terminavo mai, né riuscivo a finire le somme o le sottrazioni eccetera con vari zero spaccati sul quaderno;
2. punzecchiare la mano sinistra con gli spilloni con cui le suore tenevano il velo, se venivo sorpresa a ricamare con la sinistra;
3. 'righellate' sulla mano dopo aver fatto un disegno a mano libera con la sinistra;
4. nessuna risposta alla mano sinistra alzata;
5. costretta a passeggiare in coppia a destra, per me ancora oggi a volte una assoluta tortura.
6. chiusa nello sgabuzzino delle scope alcune volte; io mi ricordo tre volte, per un tempo che mi sembrava lunghissimo. Credo in quei momenti di aver deciso la mia vita.

Conseguenze:
destra e sinistra confuse totalmente; ambidestra nella scrittura, ma ormai quasi tornata solo mancina; in tutto il resto, anche nel disegno e nel sesso, sempre mancina. Nel suonare la chitarra, uso la chitarra a destra, come molti altri mancini, perché la sinistra è tanto importante quanto la destra in questo strumento; ma con la chitarra a destra sono più brava nel barré che si fa con la sinistra, che con il tremolo, che si ha con la destra. (E questo lo possono capire solo gli specialisti).
Ho rischiato di non prendere la patente perché l'ingegnere della Motorizzazione in Piazza Indipendenza a Firenze mi invitò a girare a destra e io svoltai a sinistra. Fu comprensivo.
Vari litigi con fidanzati, ché sbagliando la destra con la sinistra e viceversa hanno pensato che io fossi una femminista incallita, una ribelle a tal punto che andavo dove mi pare anche nelle direzioni da prendere in macchina, in bici, a piedi. 
Per questo, mancina, mi sentivo costantemente una vera bambina aliena. Cattiva, brutta, pericolosa. Ecco spiegato il motivo della mia segreta passione per la fantascienza.

Oggi invece, per fortuna tutto è cambiato: come si può leggere nel grande dizionario della mitologia moderna, essere mancini è indizio certo di genialità!

mercoledì 9 agosto 2017

Per scrivere, comporre e creare non abbiamo bisogno della birra!

Un articolo del SOLE24h riporta un presunto studio della rivista Consciousness and Cognition, secondo cui prima di mettersi a scrivere, dipingere, comporre, creare, sarebbe quasi consigliabile farsi un birrino!
Ci sono centinaia e centinaia di artisti che non hanno né hanno avuto bisogno di bere o di farsi nulla prima di creare alcunché.
Continua la tradizione dell'artista maledetto, una delle tante balle che gira sul presunto genio, che serve tanto a vendere libri - come si capisce leggiucchiando il sito della rivista Consciousness and Cognition -  e birrette.



martedì 8 agosto 2017

Bambola d'amore

In Giappone sempre più uomini scelgono di accoppiarsi e vivere con le bambole.
Lui torna a casa, e lei è arrabbiata e non disponibile al sesso.
Alla fine è sempre colpa della donna, che non 'la dà'. Mai di lui che magari non è proprio un campione d'amore e sesso; oppure, peggio, che ci si ponga il problema di una società competitiva, asfissiante, disumana, dove il modello è essere felici e ricchi a ogni costo. D'altronde, dopo che sono tornato a casa da un mondo che 'mangia', effettivamente non mi rimane tempo per l'altro, come, a proposito di Oriente, insegnava il Kama Sutra.
Non ho tempo per vivere e superare dialettiche umane, dissapori, discussioni. Sono esaurito, sfinito.
Ho già dato tutto. Quando torno a casa non voglio né posso avere più problemi, se non quelli irrinunciabili.
D'altronde si è così ipocriti e schiavi del sistema economico che non si vuole mettere alla porta il matrimonio, e allora si preferisce sopportare, piuttosto che mandare al diavolo il consorte, lei lui che sia, imbambolato.




mercoledì 2 agosto 2017

La mappa di Prato col disegno del dragone


La guida per giovani turisti della città di Prato, "Free Map Young Travellers", ha suscitato forte sdegno per il disegno della copertina, dove si staglia un bel dragone cinese che sovrasta una ciminiera.

Certo, a qualcuno può dar fastidio, ma a me personalmente, più del dragone che circuisce - ormai è la realtà - la nostra città, irrita il contenuto del librettino, che vuol essere 'ganzo', giovanile, 'sprizzante'.

Tutto basato su dove andare a bere e mangiare, offre una  visione superficiale e 'centrica' di Prato, che è notoriamente città 'estesa', composta, oltre che dal centro, anche dai borghi che hanno una loro storia, e fino a qualche tempo fa anche una loro tradizione.

Non si accenna nemmeno al passato, se non con le figurine: vedi l'etruschino che cammina, e non si capisce il perché.
Si tacciono le criticità della città, che invece andrebbero, anche giovanilmente con ironia, evidenziate. Infatti, il dragone disegnato non è una interpretazione ironica dei problemi che la presenza della comunità cinese porta con sé, bensì una chiara accettazione; la ciminiera, dove il giovane turista si arrampica soddisfatto per fotografare  un 'prato industriale',   ha significato, per tanto tempo e ancora, inquinamento, cementificazione, inurbamento caotico e invasivo, oltre che 'identità'.

Insomma il libretto è retorico (ah il luogo comune del cenciaiolo!), e vuol esser piacione e simpatico, ma alla fine è soprattutto conformista e compiacente.

Anche se molti giovani non cercano 'altro', da loro e per loro ci si aspetterebbe.

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.