Ciò che è preoccupante non è la solita epifania annuale del corteggio storico a Prato, ma che siano i giovani amministratori a fregiarsi e bearsi dei suoi cinquant'anni.
Non è lo statico soffocante riproporre il 'Settembre Pratese' (così 'pieno' di eventi che non si ci potrà annoiare!), ma che il giovane sindaco affermi: 'Finalmente anche Prato ha il suo festival", (ancora un altro, no, per carità!), mentre la città culturalmente muore, anzi è già morta, e non serve la serie di concertoni con musica commerciale come ovunque ovunque ovunque è proposta.
Anche quando usano il mezzo digitale e si fanno fotografare davanti al bicchiere, in mezzo alla amata movida (considerata panacea economica) con il sorriso con-durbante, li osservi, questi giovani amministratori, nella loro vecchiaia mentale, nel loro essere irrimediabilmente codini.
Tanto per fare un esempio. Una ragazzotta non mi ha consigliato appunto di 'non fare la guerra' al Comune di Carmignano, a causa della volgare esclusione, dico nei modi, di Laris Pulenas dalla presunta Festa Etrusca? La guerra all'amministrazione non si fa. L'amministrazione, anche se sbaglia, va lasciata stare. I giovani ti consigliano di posare le armi, di pensare a campare. Niente rivoluzioni; che dico, nessuna presa di posizione particolare se non quella autorizzata da movimenti o partiti, con tanto di certificato e timbro.
Davanti a questi campioncini del conforme, provo nostalgia per i vecchi, quelli che mi ricordo da bambina mi raccontavano le storie della Prima Guerra Mondiale. Di come erano sopravvissuti e di come, in barba ai potenti, sul fronte si scambiavano sorrisi e sigarette con gli austriaci.
O di mio padre a cui il 'gelataio di Amburgo', il cattivo tedesco , durante i terribili giorni dopo il Settembre '43 (settembre non è un mese gentile), salvò la vita disobbedendo agli ordini.
O i racconti dei parenti anarchici livornesi, sulle spiagge fra Follonica e Piombino, fra Follonica e Castiglion della Pescaia - pescaia vera, allora!, le battaglie per il lavoro - ora tutte dimenticate -, il ricordo di chi per la giustizia andava in galera.
Sento nostalgia di quegli amministratori che nei primi anni del '900 dissero no alle ostensioni solenni del sacro cingolo della Madonna, addirittura restituendo due delle tre chiavi necessarie per aprire la teca che contiene la reliquia, in nome "del trionfo della libera ragione e della scienza sulla superstizione religiosa".
Che coraggio. Che cultura.
Ma ora non una voce si leva per dire che questo corteggio storico, voluto negli anni '60 da un sindaco comunista, il Vestri, per suggerimento di un consigliere democristiano, Santini, (un aberrante compromesso storico locale), è nel suo svolgersi, andare per la città con la gente vestita simil medievale, trampolieri, sbandieratori, trombettieri e tamburini, con tutta la parata del potere - civile e religioso - sul sagrato del Duomo, la sfilata infinita, la teca del cingolo mostrata - l'unico brivido vero è pensare che la teca possa miseramente cadere dalle mani del vescovo - è quanto di più lontano dalla 'tradizione', ma solo funzionale al solito, anch'esso, panem et circenses. Che i giovani amministratori usano a man bassa.
Non una voce per dire che questo Settembre festivaliero, unito all'evento sacro e pittoresco della sfilata, è solo e soprattutto caos, muovere il nulla di cui questa giovanilità si fregia.
Verrebbe da dire basta. Qualcuno pensa il Corteggio, o l'ha pensato come l'amministrazione di Centro Destra, un argine all'invasione cinese, ma per questo è totalmente inutile.
Non si leva, né si potrebbe forse levare, una voce una idea un suggerimento che non sia quello che diventa falsa tradizione e conformismo, scandito nei mesi e negli anni.
Sarebbe invece molto culturale che qualcuno fra i seduti sugli scranni o anche fuori, facesse sentire la propria voce per dire che non se ne può più, che la città ha bisogno di vita nuova, linfa giovane, idee, respiro che, a questo punto si capisce, solo i vecchi possono dare.
Non è lo statico soffocante riproporre il 'Settembre Pratese' (così 'pieno' di eventi che non si ci potrà annoiare!), ma che il giovane sindaco affermi: 'Finalmente anche Prato ha il suo festival", (ancora un altro, no, per carità!), mentre la città culturalmente muore, anzi è già morta, e non serve la serie di concertoni con musica commerciale come ovunque ovunque ovunque è proposta.
Anche quando usano il mezzo digitale e si fanno fotografare davanti al bicchiere, in mezzo alla amata movida (considerata panacea economica) con il sorriso con-durbante, li osservi, questi giovani amministratori, nella loro vecchiaia mentale, nel loro essere irrimediabilmente codini.
Tanto per fare un esempio. Una ragazzotta non mi ha consigliato appunto di 'non fare la guerra' al Comune di Carmignano, a causa della volgare esclusione, dico nei modi, di Laris Pulenas dalla presunta Festa Etrusca? La guerra all'amministrazione non si fa. L'amministrazione, anche se sbaglia, va lasciata stare. I giovani ti consigliano di posare le armi, di pensare a campare. Niente rivoluzioni; che dico, nessuna presa di posizione particolare se non quella autorizzata da movimenti o partiti, con tanto di certificato e timbro.
Davanti a questi campioncini del conforme, provo nostalgia per i vecchi, quelli che mi ricordo da bambina mi raccontavano le storie della Prima Guerra Mondiale. Di come erano sopravvissuti e di come, in barba ai potenti, sul fronte si scambiavano sorrisi e sigarette con gli austriaci.
O di mio padre a cui il 'gelataio di Amburgo', il cattivo tedesco , durante i terribili giorni dopo il Settembre '43 (settembre non è un mese gentile), salvò la vita disobbedendo agli ordini.
O i racconti dei parenti anarchici livornesi, sulle spiagge fra Follonica e Piombino, fra Follonica e Castiglion della Pescaia - pescaia vera, allora!, le battaglie per il lavoro - ora tutte dimenticate -, il ricordo di chi per la giustizia andava in galera.
Sento nostalgia di quegli amministratori che nei primi anni del '900 dissero no alle ostensioni solenni del sacro cingolo della Madonna, addirittura restituendo due delle tre chiavi necessarie per aprire la teca che contiene la reliquia, in nome "del trionfo della libera ragione e della scienza sulla superstizione religiosa".
Che coraggio. Che cultura.
Ma ora non una voce si leva per dire che questo corteggio storico, voluto negli anni '60 da un sindaco comunista, il Vestri, per suggerimento di un consigliere democristiano, Santini, (un aberrante compromesso storico locale), è nel suo svolgersi, andare per la città con la gente vestita simil medievale, trampolieri, sbandieratori, trombettieri e tamburini, con tutta la parata del potere - civile e religioso - sul sagrato del Duomo, la sfilata infinita, la teca del cingolo mostrata - l'unico brivido vero è pensare che la teca possa miseramente cadere dalle mani del vescovo - è quanto di più lontano dalla 'tradizione', ma solo funzionale al solito, anch'esso, panem et circenses. Che i giovani amministratori usano a man bassa.
Non una voce per dire che questo Settembre festivaliero, unito all'evento sacro e pittoresco della sfilata, è solo e soprattutto caos, muovere il nulla di cui questa giovanilità si fregia.
Verrebbe da dire basta. Qualcuno pensa il Corteggio, o l'ha pensato come l'amministrazione di Centro Destra, un argine all'invasione cinese, ma per questo è totalmente inutile.
Non si leva, né si potrebbe forse levare, una voce una idea un suggerimento che non sia quello che diventa falsa tradizione e conformismo, scandito nei mesi e negli anni.
Sarebbe invece molto culturale che qualcuno fra i seduti sugli scranni o anche fuori, facesse sentire la propria voce per dire che non se ne può più, che la città ha bisogno di vita nuova, linfa giovane, idee, respiro che, a questo punto si capisce, solo i vecchi possono dare.