Con la pandemia è finita la libertà personale, la libertà di avere un corpo, di disporne a proprio piacimento.
E' finito l'habeas corpus.
E questo particolarmente si osserva all'ospedale, dove il malato - pur non ammalato di Covid - è isolato. Segregato. Prigioniero.
Guai ad ammalarsi, ma soprattutto guai ad entrare in ospedale!
Il sistema prende possesso del malato, che non è più padrone di sé.
In nome del controllo sul contagio, i parenti non possono entrare in ospedale se non prenotando. Sollecitando anche varie volte.
Vi si sosta all massimo dieci minuti, muniti di tessera verde.
Senza abbracciarsi, così un saluto da lontano.
Sulla salute del paziente, si aspettano le comunicazioni dei dottori.
Il martedì e il venerdì. Dopo le ore 14.
L'ammalato è solo, isolato, oltre che appunto malato.
E tu aspetti le comunicazioni.
Se non trovano il covid, sottopongono il paziente a ripetuti tamponi, come se lo dovessero trovare per forza.
Come se tutti dovessimo ammalarci di Covid, perché la società deve essere colpevole e prigioniera.
Soprattutto i non vaccinati.
I reietti. Così ci hanno chiamato.
Non sei vaccinato, noi non tolleriamo certe sostanze, ma non hai il Covid.
No, non ce l'hai. Non ce l'abbiamo.
Hai solo un po' di bronchite, la solita che compare ogni anno. Hai spesso sofferto di bronchite d'estate.
E ci sono rimasti male. Increduli. Sospettosi.
Una volta dicesti che volevi vivere fino a 98 anni, e ancora ci manca.
Ogni volta soprendi con la tua voglia di vivere, l'ostinazione. E sempre contrario.
Caro babbo, aspettiamo che ti liberino. Ti aspettiamo a casa.
Nessun commento:
Posta un commento