mercoledì 19 febbraio 2014

Lettera a Luigi Tenco

Caro Tenco,
posto che tu ti sia ucciso, del che ogni tanto dubito, credo che tu ti sia ucciso invano a causa di Sanremo.
Sì, comincio subito male, lo so.
Il paese non è cambiato e quando arrivano i giorni di febbraio, la massa becera e pecora segue ancora il Festival e la sua totale, assoluta menzogna.

Mia madre mi ha telefonato dopo cena e mi ha detto: ascolta, sto litigando con tuo padre, perché lui dice che la protesta che fanno certi operai dentro il teatro Ariston è falsa. Tu cosa ne pensi (immagino che sarai dell'opinione di tuo padre...)?
Ho acceso il computer e ho visto la triste messa in scena degli operai senza stipendio da tanti mesi, che aveva chiaramente la funzione di attutire la temuta presenza di Beppe Grillo al Festival eccetera.

Dopo dieci minuti ho telefonato a mia madre e le ho detto che effettivamente aveva ragione, ero dell'opinione di mio padre. Che è vero che quei poveracci eccetera eccetera, ma che mai li avrebbero fatti salire su senza consenso.
Tutto orchestrato. Bastava vedere i tempi.
Mia madre ha bofonchiato qualcosa, e poi mi ha augurato la buonanotte.

Dall'anno ormai... lontano lontano in cui tu sei uscito di scena, caro Tenco, la situazione è drammaticamente peggiorata, e le canzoni sono quelle che sono. Oltre a esser quasi sempre insignificanti, sono marginali. Il Festival serve non certo all'arte. Nemmeno alla canzone più leggera delle leggere.

Ogni tanto mi è capitato, dopo il festival, di ascoltarne qualcuna, e il giudizio è pessimo: nessuna o quasi degna di essere ricordata. Infatti, così è, nessuno si ricorda nemmeno mezza canzone dell'anno passato.

La memoria è un esercizio sempre più raro. Anzi, tutto deve esistere qui e ora e basta. Tutto il resto no. Ricordare sarà presto perseguitato a norma di codice.

Dopo aver finito di studiare il copione del prossimo spettacolo, ho terminato la serata ascoltando una tua indimenticabile canzone, "Cara maestra".

E' stata mia madre che mi ha introdotto alla tua musica, alle tue parole. E in generale a tutta la musica. Mio padre, al pensiero, al logos, e alla manualità.

Si, so che sei arrabbiato, e anche De André. Mi dispiace, ma questi vogliono farci i soldi con voi e io non so che fare. Tra l'altro io non vi capisco molto quando parlate in genovese. Parlate lentamente, almeno.

Proprio stasera, prima di cena e in tuo onore, ho scritto un'altra canzone. Ha detto il mio maestro di musica, Francesco S., che sto diventando veramente brava con le note. Solo che sono lenta a scriverle, mi ci vuole un po'...Ma sempre di meno.

Francesco S. è uno dei pochi maestri di musica che riesco a seguire, con cui suono in grande empatia. Sa parlare, ragiona.  Per me che sono una donna drammaticamente razionale, la musica ha un effetto benefico, una vera medicina quotidiana...Ma tu sai già tutte queste cose.

Salutami Lauzi. Digli che nell'ultimo mio spettacolo ho voluto mettere due sue canzoni, scritte e interpretate da lui. Bruno è tanto bravo nella composizione quanto nella interpretazione, anche di testi altrui.  Ne sarà contento.

Ciao.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Maila,
or ora hanno messo sul Corriere on line un servizio sulla morte di Luigi Tenco.
Fegiz sostiene che non si suicidò:
http://video.corriere.it/luigi-tenco-fantasma-si-aggisa-festival-sanremo/10f07ac2-9943-11e3-89bf-8cd8af0e5a04

Sei sempre avanti, avanti. Brava.
Bellissima lettera, speriamo gli arrivi.

Stato Libero.

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