lunedì 3 febbraio 2014

"Non c'è riscatto dove non c'è libertà politica e culturale"

Dalla vicenda Sgarbi versus Pecci viene fuori una accusa fortissima, e secondo me vera, anche se il critico d'arte la tira fuori solo come e quando, ora, gli fa comodo.

Scrive al sindaco che, ora che è stata rifiutata la sua candidatura, lui non vuole più comunque essere chiamato alla direzione del Pecci perché a Prato i giochi sulle nomine sono truccati e che non c'è libertà, condizione fondamentale per l'arte.

Sgarbi scrive che "non c'è riscatto dove non c'è libertà politica e culturale", e che a Prato la "dignità democratica è molto compromessa".

Un'accusa fortissima, che sottoscrivo, solo che non terrei circoscritta alla città di Prato. Basta vedere come avvengono, e come sono avvenute! le nomine agli enti pubblici.

Di queste nei teatri e roba simile potrei scrivere una piccola enciclopedia per l'uso.

Intanto voglio ricordare come avvenne la mia vincita al prestigioso premio teatrale Fondi La Pastora, tanti anni fa, così come me la raccontò uno della commissione e di cui ho annotato nei miei diari (santi e benedetti): nessuno di quelli che avevano vinto, fra cui io, giovanissimi e sconosciuti (si trattò di ex-aequo) doveva vincere. La commissione non si trovò d'accordo sul nome di che era raccomandato, Moravia, che lo contendeva a un altro 'big' di cui non seppi, e quindi decisero, dato che non si trovavano d'accordo, di votare solo i testi teatrali davvero graditi, meritevoli secondo loro. Ma fu una eccezione assoluta. E' quasi inutile partecipare ai premi o ai concorsi pubblici, mi fu ripetuto: "Puoi anche scrivere il testo più bello del mondo, ma non vincerai più. E' stato una vincita 'vera' che non si ripeterà facilmente."

Ora che accade a un personaggio famoso d'esser messo fuori dai giochi, lui fa ricorso al TAR, e si crea lo scandalo.
E poi non so se le cose che Sgarbi racconta stanno nel modo in cui lui le racconta. Difficile dire quando si tratta di gente così alto-locata. 

Però voglio ricordare che anche noi, figli di un dio minore, viviamo questa umiliazione tutti i giorni, senza che nessuno, se non di rado quando può essere usato strumentalmente, ne parli mai.

Sto aspettando anch'io il risultato del mio TAR, per cui la Regione Toscana, per opera di gente che non conosce le opere che ha giudicato e in alcuni casi altrettanto incompetente, ha escluso il Teatro La Baracca dalle Residenze Teatrali, mettendoci in ginocchio.


La lettera di Sgarbi al Sindaco Cenni pubblicata su Il Corriere Fiorentino: 
“Gentile sindaco sull’inquietante profilo della Commissione abusiva e squalificata mi sono pronunciato nei giorni scorsi e mi pronuncerò in tribunale. Le ingiustizie e le offese sono state intollerabili. Come ora mi appare anche il riconoscimento del Consiglio direttivo; e certamente procederò, prima che in sede amministrativa, in sede penale, perché sia risarcito il mio onore e ristabilita la verità sulla perfetta corrispondenza dei miei titoli alle richieste del bando di concorso. Si tratta di fatti, di storia professionale e umana, non di opinioni, e io non intendo essere faziosamente giudicato da incompetenti.
Ma anche se la commissione esaminatrice fosse ignorata e considerata inadeguata dal Consiglio direttivo, mi pare, ora, a freddo, inopportuno che io assuma, come avevo annunciato, la direzione del Museo Pecci. È evidente che, nella situazione paradossale che si è determinata, essa apparirebbe l’unica soluzione possibile per garantire l’indipendenza dell’indirizzo politico (nel senso più alto di tutela della polis) dalla ingerenza di interessi locali mascherati da improbabili e inesistenti garanzie culturali. I tre abusivi non possono garantire nulla e risponderanno della loro finzione davanti al tribunale. Ma in questi giorni turbolenti ho maturato la convinzione che non io a lui, ma il Museo Pecci, con i suoi condizionamenti e nella sua assenza di libertà (presupposto fondamentale dell’espressione artistica), è inadeguato a me e alla mia natura. Non c’è riscatto dove non c’è libertà politica e culturale. Per questo, qualunque sia la valutazione del Consiglio direttivo, ti comunico la mia indisponibilità ad accettare la direzione del Museo Pecci (per il quale ci sono già prevedibili candidati “allineati”, graditi al signor Gori e alla sua famiglia), e qualunque altro ruolo o funzione nella città di Prato di cui conosco la storia e i monumenti, ma che non tocca a me restituire alla dignità democratica che le recenti vicende che mi hanno coinvolto mostrano compromessa”.



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