martedì 17 aprile 2018

Non paragonate Malaparte a Pasolini

In un articolo dell'ultimo numero di Prato Storia e Arte, (Febbraio 2018, n.122) lo scrittore Veronesi azzarda un paragone fra Malaparte e Pasolini (nato il 5 marzo 1922, non nel 1925 come erroneamente riporta):

"Be', la mia idea è che questi due scrittori, uno di ventisette anni più vecchio dell'altro, hanno attraversato l'Europa da soli nel suo momento peggiore, uno come padre, e dunque già formato, l'altro come figlio...e hanno dovuto difendersi, blindarsi, corazzarsi per conto loro...Perché il Cristo Proibito è bellissimo...fa il paio con la crocifissione di Stracci nella Ricotta...".

E così Veronesi trova un paragone anche fra la poesia di Pasolini "Io sono una forza del passato", che Wells declama appunto ne La ricotta, e il romanzo di Malaparte, Mamma Marcia...

Continuano le forzature su Malaparte (anche se Veronesi scrive che la sua è una 'suggestione'), questo volerlo piegare a interpretazioni accettabili per il piacere della politica dominante, qui mostrandolo scrittore non conforme alla stregua di Pasolini.

Ora Pasolini, come dice giustamente Veronesi, nei suoi numerosi saggi critici, non ha mai nominato Malaparte.

Malaparte, certamente originale, antipatico (e lo fu molto a Montanelli che lo considerava falso, spia, avventuriero, che aveva inventato di essere toscano... «Nel '44 tu scrivevi "Kaput" ben comodo nella tua bella villa a Capri sorseggiando in un calice di cristallo un buon bianco d'Ischia»,), misogino, fu espressione di quell'Italia che Pasolini non amava e non condivideva: Malaparte fu prima fascista, indi massone, poi comunista...

Forse, se si vuol proprio vedere un paragone, è nell'essere 'eretici' di entrambi, nel coraggio di andare controcorrente, diciamo; ma in modo del tutto diverso, però : l'ereticità di Pasolini è granitica, inattaccabile, morale, appunto; Pasolini fu poi un antivitalista, almeno nel suo senso fascista. Tutti testimoniano che era un uomo mite, gentile. Lontano dal potere e dal suo sistema oppressivo e appunto fascista. Era un uomo contro la violenza.

Malaparte, se pure mostra di essere anticonvenzionale, è fascista della prima ora, un fascista stra-paesano e squadrista... (Così importante lo squadrismo toscano nell'appoggio alla nascita del Fascismo!).  Mondano e vitalista, ha, nonostante il confino a cui è condannato per non essere in linea con il Fascismo, amici importanti: Galeazzo Ciano (che lo aiutò a pubblicare la rivista Prospettive); vive una importante relazione con la madre di Gianni Agnelli, Virginia; dopo il Fascismo Togliatti diventa sua amico, e lo va trovare a Capri...

La sua morte è circondata dai rappresentanti della politica del tempo; viene sepolto a Spazzavento, sopra Prato, secondo la sua volontà.

Pasolini fa ben altra morte, probabilmente ucciso da certo potere, e il suo funerale è affollato di gente comune, i suoi amici, artisti, intellettuali.

Malaparte è l'essenza di un epoca, è dentro il suo tempo, il Novecento e, al meglio, ne incarna le contraddizioni. E' un uomo pieno di chiaroscuri; il suo camaleontismo è uno dei motivi per cui non è amato. Pasolini, se non con la sua arte, con le sue riflessioni, la sua critica va oltre il suo tempo. Pasolini incarna la figura dell'intellettuale post gramsciano; Malaparte è uno scrittore, un ottimo giornalista, ma rimane invischiato proprio nel suo tempo e nella sua vanità.

Se paragonato a Pasolini, Malaparte si guasta e 'perde'.

Malaparte è lui, e basta, non ha bisogno di Pasolini né di operazioni interpretative forzate o suggestive per essere apprezzato come scrittore o figura. O detestato.


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