lunedì 23 aprile 2018

Ritorno all'analogico

Viaggiando in treno ho visto qualcosa di incredibile: due ragazze leggevano libri di carta; altri ragazzi, in gruppo, chiacchieravano, scherzavano! I restanti, nevroticamente e annoiati, azionando i loro smartphone.

Nel frattempo sperimento su di me certa saturazione da Internet, la valanga di notizie (notizie?), le strumentalizzazioni conseguenti, le telefonate di lavoro e le richieste, le arrabbiature per le macroscopiche ingiustizie e le brutalità, e non vedo l'ora di infilarmi nel mio piccolo teatro, dove il profumo del legno, la sua morbida durezza naturale mi rilassa. Lì cambia tutto. A volte stacco il telefono fisso, metto il cellulare distante da me, e non sempre sento i suoi squilli. Non ci sono collegamenti digitali a La Baracca e non ci saranno nel futuro. 

In questo nuovo (nuovo?) sentire, in questi giorni leggo un articolo tratto del New York Times  Our love affair with digital (tradotto dalla rivista Internazionale con La rivincita dell'analogico), del giornalista canadese David Sax e con gioia sperimento che nel mio piccolo teatro, periferico e marginale, lontano dal centro dove tutto il magico sembra avvenire, si sente come a Toronto:

"Una decina di anni fa ho comprato il mio primo smartphone, un piccolo e goffo BalckBerry 8830 in un'elegante custodia di pelle nera. Lo amavo. Amavo il modo in cui scivolava senza sforzo nella custodia, amavo il suono delicato, simile alle fusa di un gatto, che annunciava l'arrivo di email. amavo il fruscio silensiozo della trackball mentre giocavo a Brick Breaker in metropolitana e la sensazione dei piccoli tasti sotto i miei grandi pollici. Quando ero costretto a spegnerlo mi sentivo in ansia e solo.
Come molte delle relazioni in cui ci tuffiamo con il cuore in tumulto, la nostra infatuazione per la tecnologia digitale prometteva il mondo: più amici, più soldi, più democrazia! Musica gratis, notizie e fazzoletti di carte spediti in tempo reale! Una risata al minuto e una festa perenne a portata di dito.
In molti abbiamo creduto che il digitale potesse rendere tutto migliore. Ci siamo arresi all'idea, e abbiamo scambiato la nostra dipendenza per amore, finché non è stato troppo tardi.
Oggi quando ho il teleono acceso mi sento in ansia e non vedo l'ora che arrivi il momento di spengerlo per rilassarmi veramente. La mia infatuazione per la tecnologia digitale è finita, e so di non essere solo. (...)
Anche se sogniamo di farlo, probabilmente non cancelleremo i nostri account sui social network e non butteremo il telefono nel fiume. Quello che possiamo fare è ristabilire un minimo di equilibrio nel nostro rapporto con la tecnologia digitale, e la cosa migliore da questo punto di vista è tornare all'analogico, lo yin e yang digitale.
Fortunatamente il mondo analogico c'è ancora, e non solo è sopravvissuto, ma è in ottima salute. Negli Stati Uniti le vendite dei libri stampati sono cresciute per il terzo anno di fila, mentre quelle dei libri elettronici sono in calo. Le librerie indipendenti aumentano stabilmente da anni. I dischi in vinile stanno vivendo un boom di popolarità e anche le vendite di fotocamere, taccuini, giochi da tavolo e biglietti per il teatro sono in ripresa.
L'analogico, anche se più scomodo e costoso delle sue alternative digitali, offre una ricchezza di esperienza che è impossibile ricreare attraverso uno schermo. La gente compra libri perché attivano tutti e cinque i sensi: l'odore della carta e della colla, l'immagine della copertina, il peso della carta, il rumore delle pagine che girano, perfino il gusto sottile dell'inchiostro sulle dita. Un libro può essere comprato e venduto, regalato, ricevuto in dono e messo in bella mostra su uno scaffale. Può stimolare una conversazione e alimentare una storia d'amore.
I limiti dell'analogico, in passato considerati uno svantaggio, sono visti sempre di più come il contrappeso alle facili manipolazioni del digitale. Anche se un foglio di carta ha i limiti delle dimensioni fisiche e dell'indelebilità dell'inchiostro, in questa semplicità c'è una grande efficienza. Chi stringe in mano la penna è libro di scrivere, scarabocchiare o buttare giù le proprie idee come vuole all'interno di questi confini, senza le restrizioni e le distrazioni imposte dal software.
In un mondo di interminabili catene di email. chat immagini e documenti rimaneggiati all'infinito, il giardino recintato dell'analogico fa risparmiare tempo e stimola la creatività.
Negli ultimi anni ai disegnatori di Google viene richiesto di usare carta e penna durante le riunioni ("la tempesta dei cervelli"), perché escono fuori idee migliori rispetto a quando si digita su uno schermo.
Al contrario delle comunità virtuali che costruiamo in linea, l'analogico dà un contributo concreto ai luoghi dove vive la gente. Sono diventato amico di Ian Cheung, l'intransigente e (giustamente) supponente proprietario del negozio di dischi June Records, che si trova a pochi passi da casa mia a Toronto. Come vicino di casa usufruisco non solo dei vantaggi delle tasse che June versa come azienda locale (la pavimentazione stradale, la scuola di mia figlia), ma anche del fatto di vivere nel suo stesso quartiere. Come il negozio di ferramenta, l'alimentari italiano e il macellaio di zona, la presenza fisica di June contribuisce al mio senso d'identità e di appartenenza al quartiere (...).
L'analogico è particolarmente efficace nell'incoraggiare l'interazione tra persone, fondamentale per il nostro benessere fisico e mentale. La dinamica di un insegnante in una classe piena di studenti si è dimostrata non solo molto resistente al cambiamento, ma ha battuto ripetutamente tutti gli esperimenti di apprendimento in linea. Il digitale può essere efficiente nel trasferire l'informazione pura, ma l'apprendimento si fonda soprattutto sulla relazione tra studenti e insegnanti.
Non siamo costretti a scegliere tra digitale e analogico. Questa è la falsa logica del codice binario con cui sono programmati i computer, che ignora la complessità della vita nel mondo reale. Il nodo è come trovare il giusto equilibrio fra i due. Se teniamo a mente questo, avremo fatto il primo passo verso una relazione più sana con la tecnologia e, cosa più importante, con i nostri simili.


(Tratto da Internazionale, con qualche mio ritocco nella traduzione. Anche le frasi in neretto sono mie).



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