L’acropoli di Gonfienti e gli antichi villaggi della dorsale orientale
della Calvana
di Giuseppe Alberto Centauro
Per la città degli Etruschi sul Bisenzio l’esistenza di un’acropoli a
Poggio Castiglioni, là dove con lo sguardo si domina tutta la piana (fig. 1),
riapre la questione di quale fosse stata la relazione dell’insediamento etrusco
arcaico di Gonfienti con i
preesistenti villaggi disseminati sulla dorsale orientale dei Monti della
Calvana (cfr. G.A. Centauro, Ipotesi su
Camars in Val di Marina. Dalla città etrusca sul Bisenzio all’identificazione
di Clusio, NTE 2004). Essendo venuta meno in questi ultimi anni l’attribuzione,
tanto fuorviante quanto a lungo accreditata dagli autori del secolo scorso, che
stirpi Ligures si fossero insediate a
queste latitudini nel IV sec a C., resta in piedi solo l’origine di popolamenti
protovillanoviani e villanoviani (quindi proto etruschi). Questa circostanza è resa pienamente
plausibile dagli evidenti anacronismi cronologici da rapportare anche alla scoperta
nel 1934 della necropoli (oggi
riconosciuta come etrusca) di Casa al Piano in Calvana: “un sepolcreto a
cremazione con urne ovoidali in terra cotta” (cfr. Claudio Pofferi nell’antologica
collettanea “Presenze Etrusche in
Calvana, Siti e Necropoli”, a cura di G.A. Centauro, NTE 2008, pp. 51-55). Fin
dalla media età del Bronzo possono dunque farsi risalire i resti di poderosi
castellieri bastionati sorti intorno ai terrazzamenti megalitici (in
particolare quello di Val di Cigoli presso Casa al Piano), come pure le
sostruzioni pelasgiche di Cavagliano, Sottolano e Ciarlico ed altri stazionamenti
recinti in pietra (Aiacciaia, Sant’Anna Vecchia, Villanova ecc.) ancor oggi usati
dai pastori. Si tratta di un’ininterrotta sequenza seriale di muraglie che s’incontrano nella
boscaglia e sulle spianate cacuminali dei poggi Camerella e Trini, lungo tutta l’arcuata
dorsale orientale che si congiunge a Poggio Castiglioni fino a raggiungere il
maggiore di questi siti, nel luogo detto “La Bucaccia”. Tutto ciò rende incontrovertibile
testimonianza di millenarie frequentazioni umane dal II mac in
avanti. L’acropoli di Gonfienti viene a saldarsi proprio con il sito della
Bucaccia il cui sviluppo diacronico è facilmente osservabile per la diversa
tipologia delle muraglie perimetrali, ora in opus antiquum (poligonale) “a
doppia cortina”, ora in opera quadrata con fondazione “a scasso”. L’insediamento
in alto dunque precede, accompagna e segue l’evoluzione stessa della città
bisentina, ben oltre la sua scomparsa fino alla romanizzazione. Le dimensioni del
sito sono ragguardevoli, sviluppandosi con un perimetro di oltre 2500 metri
(fig. 2): le varie aggregazioni si mostrano senza soluzione di continuità con addizioni
anulari rispetto al nucleo terrazzato centrale, fino a congiungersi ad est con
la vera e propria fortezza (qarittum),
posta in cima al poggio al disopra di un rialzo artificiale dalla forma
trapezoidale. Il disegno a terra della roccaforte è però solo osservabile attraverso
la foto aerea, segnata dalla morfologia a scarpa dei terreni. L’altra peculiarità della Bucaccia è
quella di essere “inforrata” lungo l’asse mediano che segue il corso
artificiale del fosso omonimo, scivolando lentamente a valle per poi gettarsi a
cascata, non appena oltrepassato l’ultimo recinto murario, per confluire a
valle nel torrente Camerella. L’acquidoccio centrale rappresenta anche uno
straordinario sistema idraulico
realizzato con un ingegnoso insieme di canalizzazioni, chiuse e vasche, in parte
pensile e in parte ipogeo che
sgorga direttamente dallo “sprofondo” di una dolina, oggi conosciuto con il
nome di Grotta del Drago posta sulla dorsale collinare, protetta da un doppia cortina
muraria e da sistemi bastionati esterni al perimetro principale. Fuori dal
contesto fortificato del sito e della fortezza cacuminale vi è un imponente cavea
gradonata, “a ferro di cavallo”, orientata a valle in direzione SE. In assenza
di saggi archeologici niente di più di questo è dato sapere di questo grande
stazionamento che per secoli fino a pochi decenni or sono è stato utilizzato ai
soli fini agricoli per le particolari e favorevoli condizioni geomorfologiche
microclimatiche. Non un nome, non un ricordo che vada al di là della storia
medievale e moderna. In attesa di riscontri epigrafici e documentali noi
abbiamo ipotizzato trattarsi della mitica Camars (da Camerella, l’odierno
oronimo e idronimo) che, come vuole la tradizione rinascimentale, era stata
fondata dal leggendario Re Camerio, sovrano d’Etruria, della progenie Etrusca e Umbro Camerte.
fig. 2 – La ricostruzione planimetrica del sito di Poggio Castiglioni/ La
Bucaccia (dis. David Fastelli, 2013)
Fig.1 |
Fig.2 |
Fig.2a |
Articolo pubblicato su Cultura Commestibile, n. 257, cfr.
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