Gonfienti, Camars e le due
Chiusi
di Giuseppe Alberto Centauro
Aver identificato nel castelliere proto etrusco di Camars la naturale
saldatura e una stretta continuità insediativa con l’acropoli di Gonfienti [“CuCo” 257, p. 12] all’apice
di Poggio Castiglioni (estrema propaggine meridionale dei Monti della
Calvana), ha aperto più di un quesito
storico sulla città bisentina che, fin dal VII-VI sec a.C. andava espandendosi sull’intera area
mediana della piana alluvionale dell’Arno. Si tratta come è stato detto di
un’area vasta, di quasi 400 ha, confinata tra i torrenti Camerella/ Marinella/
Marina e il fiume Bisenzio, interessando porzioni di territorio oggi spalmate
su tre comuni: Prato, Calenzano e Campi Bisenzio [“CuCo” 255, p. 13]. A
noi in questo momento interessa tracciare , o meglio verificare l’appartenenza del toponimo Camars all’ambito
territoriale bisentino, per meglio indagare sulla formazione dell’insediamento
etrusco di Gonfienti. Infatti, come recitava il motto dell’Associazione Camars - Paesaggi umani, insediamenti e
popoli: “Camars, oltre il mito, evoca il nome del primo insediamento
italico dove, al centro di una vasta regione compresa nelle valli dell’Arno, si
era accresciuta fin dall’Epoca Arcaica Etrusca una metropoli che ha accomunato
in dieci secoli di storia, fino alla definitiva Romanizzazione, le culture e i
destini delle primigenie popolazioni italiche”. Partiamo dalle reminiscenze
storiche: Tito Livio, per primo, nel ricordare le epiche battaglie della terza
guerra sannitica che furono combattute anche in Etruria (295 a.C.) tra le
legioni romane e gli eserciti della confederazione italica, formati da
Etruschi, Galli Senoni ed Umbri, così menzionava il “campo marzio” romano, ricordando
che il castrum era stato situato nei pressi della città di Chiusi: Vere inde primo relicta secunda legione ad Clusium
quod Camars olim appellabant, .. (All’inizio della primavera, poi, lasciata
la seconda legione presso Chiusi che un tempo chiamavano Camars, … ). Non passi dunque inosservata la precisazione che il grande storico
romano ritiene di dovere fare rispetto ad altre citazioni della Chiusi etrusca,
che mai prima di allora aveva avuto necessità di essere specificata in questo modo, suscitando l’idea che
potessero contemporaneamente esistere due Chiusi, oltre l’insediamento in
Valdichiana, ben più noto alla gente di
Roma. Una questione, quella delle due Chiusi, che ha alimentato fin
dalle prime accademie etrusche del ‘700 grandi dibattiti sul fatto che
potessero esservi, come spesso si è registrato nella tradizione toponomastica
antica, più luoghi aventi lo stesso nome. D’altronde la stessa Camars era stata
identificata con la marchigiana Camerino che certamente non è Chiusi. Quale Chiusi dunque corrispondeva a
Camars? Restando a tutt’oggi aperto, sia pure in modo meno manifesto, il
quesito, rammentiamo che Clusium come
l’accadico Kalum (= argine, riparo) avrebbe
generato il toponimo Calenzano (= chiusura, sbarramento) nella contrapposizione
con Pizzidimonte che delineava nell’eloquente significato di forbice, una sorta
di naturale tenaglia aperta a valle dal corso della Marina. Nel mito, Clusio è
anche il nome del primo Re dei Tirreni, famoso artefice di grande opere
idrauliche: dighe, terrapieni e
deviazioni fluviali. Di più, ricordiamo come gli storici fiorentini del
Medioevo - come ben annotò, nel 1833, il geografo Emanuele Repetti- non vollero mai far coincidere Camars
con la città di Chiusi in Valdichiana. Sia il Villani che il Malespini si affannarono
non poco a rintracciare Camars ed Aharna nella Piana fiorentina, tuttavia senza
successo alcuno, non trovando alcun resto significativo che avvalorasse tale loro
intuizione, quanto meno là dove stavano cercando. “Dissero chiaramente - ancora
dal Repetti – che c’erano nel piano di Firenze (innanzi che sorgesse la città)
due ‘villate’, una delle quali si chiamava Arnina, l’altra Camarte, ed
aggiunsero che si faceva mercato, ove concorrevano i Fiesolani e le terre e
ville vicine”. Allo stesso modo anche i cronisti pratesi (come il Miniati) cercarono
nella piana, senza trovarla, la città delle origini (Gonfienti), quella fantomatica Bisenzia
(o Bizzenzia), ovvero Bisanzio in Toscana che, agli albori del
I sec. a.C., il dittatore Lucio Cornelio Silla “da barbaro spietato” non esitò
a radere al suolo. Ergo ad Clusium
sive Bisentium quod Camars olim appellabant. Non restano dunque che le poderose
muraglie della Calvana e del Monte Morello a ricordare questi luoghi, ora rimossi
dalla leggenda con gli scavi archeologici di Gonfienti. (fig. 1 e 2)
Fig. 1 e 2 – Vestigia in opus quadratum in loc. Il Chiuso di Calenzano (foto di
G.A. Centauro, 2004).
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