domenica 31 maggio 2009

PERCHE' I CITTADINI DOVREBBERO VOTARMI

Innanzi tutto voglio dire che un voto per me, per la lista civica PER IL BENE COMUNE significa darmi la possibilità di continuare le mie battaglie a livello istituzionale.
In questi anni mi sono impegnata per una città più bella e più giusta, non solo per Gonfienti. La battaglia per la città antica è comunque simbolo del punto cardine del mio programma: la cura. Ciò non significa solo cura superficiale dell’immagine cittadina, ma investimento progettuale, costruzione del futuro.
Per questo sono contro chi basa la propria politica sugli allarmismi, le paure, la retorica, la demagogia.
Per esempio, chi basa la propria campagna elettorale sulla 'questione cinesi', promettendo che risolverà tutto, mente, fa demagogia spicciola. In Italia l'abbiamo già conosciuta, questa demagogia, nel Ventennio. Io dico che bisogna far rispettare la legge; le leggi ci sono affinché non si verifichino episodi di sfruttamento degli esseri umani, di condizioni igieniche insufficienti. Che bisogna far vivere la città, curarla, impedire che esistano queste zone oscure, in città, dove tutto è possibile.
La mia idea è riprendersi creativamente la città. Essere presenti.
Altri candidati invece fanno demagogia sui rifiuti: dicono di essere contro l’inceneritore, addirittura per i rifiuti zero, ma la loro condotta di vita mal si concilia con questo programma. Dicono di essere per la mobilità alternativa, e poi girano solo con le macchine.
Dico agli elettori: attenzione ai demagoghi. Ai candidati chiedete coerenza, guardate come vivono, quali sono veramente i loro obbiettivi.
Io non miro alla poltrona, non mi interessa. Voglio dare una testimonianza forte per una politica diversa, vera, fuori dagli schemi. E se sarò eletta, porterò la mia testimonianza, la mia forza dentro il palazzo.
Un altro punto fondamentale del mio programma è il censimento del lavoro. E’ necessario avere le idee chiare, prima di adottare provvedimenti, quei pochi che si possono prendere a livello comunale. Perché i candidati che dicono di essere in grado di risolvere i problemi del lavoro a Prato, mentono.
E poi ancora ricordo di aver proposto il ‘piano Olanda’: ciò significa far nascere una mobilità alternativa, seria, non a parole. E vivere la città. Perché percorrere la città a piedi, in bicicletta significa esser-ci, guardare, con-siderare. In macchina non guardiamo, tras-corriamo.
Prato è città bella, ma va valorizzata; e non solo al centro. Esistono borghi, ancora aree verdi (e penso alle Pantanelle, a via Bigoli), da riprenderci.
Una mia idea è dare inizio al turismo industriale con un percorso fra le fabbriche dismesse, ma anche attive. Turismo per me significa anche praticare la conoscenza, non solo svago o risorsa economica.
Penso di essere la vera novità di queste elezioni, e non solo perché sono il primo candidato sindaco donna al Comune. Ma perché faccio una politica concreta, da anni tutti i giorni, e piena di ideali.
Dare un voto a me non è un voto perso.

Maila

Incontri dell'ultima settimana elettorale:
Lunedì 1 giugno incontrerò i cittadini con un banchino al mercato:
Martedì 2 giugno sarò a Mezzana, presso il mercato rionale e il pomeriggio in piazza San Francesco;
Mercoledì 3 giugno in piazza dei Macelli, tutta la giornata;
Giovedì 4 giugno è previsto il comizio in piazza Duomo, ore 21,30. Saranno proiettati stralci di documentari sulla città che io stessa ho girato;
Venerdì 5 giugno in piazza Mercatale, tutto il giorno, a parlare di lavoro.

venerdì 29 maggio 2009

Manifestazione pro Gonfienti




Oggi (28 maggio 2009) abbiamo manifestato pro Gonfienti davanti alla sede provinciale dell'ARCI di Prato.

La manifestazione si è svolta in concomitanza con un incontro organizzato dall' ARCI per discutere insieme ad alcuni candidati sindaco e far loro firmare un documento per la valorizzazione della città etrusca.

Ritengo quel documento una manovra elettorale e, comunque, tardivo e insufficiente per la gravità della situazione.

Ho reputato più significativo e onesto dimostrare il dissenso, in particolar modo per far conoscere alla cittadinanza che la società Interporto sta recintando tutta l'area archeologica -nonostante sia proprietà demaniale - e che sta costruendo un ecomostro proprio sul famoso decumano di dieci metri, sepolto dall'archeologia preventiva.

La manifestazione è particolarmente riuscita.
Diversi cittadini si sono fermati a parlare con noi e ci hanno espresso la loro solidarietà. Segno che la lotta che stiamo facendo da diverso tempo sta dando i suoi frutti.

Con questa lettera rinnovo la richiesta di dimissioni della ispettrice Poggesi della Soprintendenza Archeologica per la Toscana.



Maila Ermini

mercoledì 27 maggio 2009

DE SPECTACULIS, sive CENNIANA

Poveri attori.
Sono costretti sempre a salire su qualche carro, per mangiare.
Non gliene vogliatene. Non condannateli.
E’ così che sabato prossimo, sul palco del Politeama, chiamati dal pifferaio Cenni, piace così tanto agli artisti pratesi!, vedremo attori che per anni sono stati paladini dell’altra parte politica, piccole attrici belline e grossi personaggi televisivi. Ma anche attori che posano a intellettuali, che un tempo emigrarono oltre cortina a trovare migliore accoglienza, che purtroppo questa nostra città non ha voluto dare. A nessuno.

E cosa dovevano fare, non ascoltare al ricco richiamo cenniano?

Non sono certo i primi attori a fare così. Una lunga tradizione vede questo genere di artisti fra coloro che più sono soggetti alle ventate politiche.

Il teatro è, fra le arti, il più legato alla politica, il più schiavo e succube delle tristi vicende barbariche.

I teatranti spesso fingono di avere una coscienza politica, o se ce l’hanno la mettono in cantina.
Ogni tanto la rispolverano e la fanno vedere. Ma per poco.

Cenni, dal canto suo, il teatro sembra vederlo come spettacolo, come una emanazione della televisione. Nemmeno del cinema. Un arte che non deve essere troppo seria. Come divertimento, chiacchiera, sagace passatempo serale.
Giuro che l'arbiter elegantiarum preferisce la musica d'intrattenimento (tanto per capirci, quella non amata da Kant) o, più probabilmente ama il musical?

E' così? In attesa di risposte, intanto io, nonostante l’invito, sabato sera sarò fra i più.

Maila

martedì 26 maggio 2009

Maila imbavagliata



22 maggio: Maila imbavagliata all'incontro organizzato a Officina Giovani con i candidati sindaco per protestare contro la mancata attenzione dei media nei confronti della lista Per il bene comune.

La Nazione non ha dato notizia, nemmeno della nostra esistenza.

Il Tirreno ha scritto un trafiletto. Ma non ha messo foto. (Nonostante i giornalisti ne abbiano scattate tantissime).

Il Nuovo Corriere di Prato, da cui è tratta la foto che riportiamo, ha invece dedicato all'evento di Officina Giovani due pagine intere, oltre alla prima pagina.

mercoledì 20 maggio 2009

Storia di un concorso, storia di Grazia

Durante la raccolta firme per la formazione della lista (PER IL BENE COMUNE) ho conosciuto Grazia Tarocchi, cuoca, residente nel Comune di Quarrata. Grazia mi ha raccontato le vicende del concorso per cuoco (assunzione a tempo indeterminato) al Comune di Prato, del 2007.
Carte alla mano, racconta di evidenti irregolarità, di pressappochismo, per cui addirittura il Consiglio di Stato ha costretto il Comune di Prato a ripetere la prova per lei, solo per lei.
Grazia la sosterrà il prossimo mese di giugno.
Di questo concorso sospetto scrisse anche il quotidiano IL TIRRENO, nella cronaca pratese, il 2 febbraio 2008.
La vicenda mi ha ricordato il mio ricorso al TAR, qualche anno fa, quando furono negati soldi pubblici alla mia produzione teatrale, perché ero 'impresa' e non 'associazione'.
Altre compagnie ebbero i soldi, compagnie formalmente costituite in associazione solo per avere i soldi pubblici, e sponsorizzate dal sistema politico dominante. Il TAR alla fine non decise chi avesse ragione, e rimandò tutto al Consiglio di Stato. Io non avevo i soldi per continuare la battaglia; scelsi poi di rimanere libera, come anche mi consigliò il grande e saggio Toni Comello. Oggi i soldi per la produzione teatrale non ci sono più per nessuno. Apparentemente.
Di questi modi sospetti, per utilizzare un eufemismo, della pubblica amministrazione, non si parla in campagna elettorale. E' uno dei problemi endemici del bel suolo d'Italia.
Non basta diminuire le spese della pubblica amministrazione, come senza fantasia propone qualche candidato.
Bisogna che davvero questa pubblica amministrazione sia composta di persone che non favoriscano meccanismi illeciti o similari.
Bisogna dare a tutti coloro che meritano la possibilità di crescere.
E' anche questa, alla fin fine, una bella manovra economica.


Maila

lunedì 18 maggio 2009

Gonfienti, lo scempio continua

"Le perniciose attività di “blindaggio” degli scavi archeologici (già evidenziate nelle settimane scorse da comitati ed associazioni di liberi cittadini ) con recinzioni estese di tutta l’area che resta confinata dalla Società Interporto della Toscana SpA, provocando scassi continui e profondi nei terreni in aree “a forte presenza archeologica” al fine di realizzare sottofondazioni, palificazioni e reti di sottoservizi, hanno già prodotto danni irreversibili al patrimonio ambientale ed archeologico della Città degli Etruschi sul Bisenzio .
Tutto ciò è avvenuto senza che nessuno dal “palazzo” si muovesse in difesa di quel territorio, o avesse alcunché da obiettare nel merito dell’obliterazione che si stava consumando a danno del patrimonio archeologico e del paesaggio.
Tale scempio è avvenuto sotto i nostri occhi, a fronte di denunzie documentate, in totale dispregio di ogni civile convivenza, negando persino l’ascolto elementare degli accorati appelli che i cittadini riuniti stavano muovendo, contravvenendo in questo a qualsiasi regola etica e alla legge: ad es. le opere di recinzione sono state eseguite senza l’apposizione degli appositi cartelli dei lavori (e quindi, presumibilmente, senza le dovute autorizzazioni), gli scavi conseguenti condotte in zone vincolate sono avvenuti senza che vi fosse l’alta sorveglianza della SAT; in una parola si è agito senza alcun controllo. La colpa di tale danneggiamento in presenza di una palese disattenzione delle norme, assume adesso i connotati del dolo perché si è operato in una zona di pregio ambientale, posta in tutela ai sensi del Codice dei beni culturali.
Le isole archeologiche esistenti che - (come detto – sono in regime di tutela dal 2006), ormai ridotte a pattumiere dopo il forzoso interramento e l’abbandono coatto di qualsiasi ulteriore attività di ricerca in situ, rimangono adesso rovinosamente intercluse in recinzioni che ormai le separano fisicamente, le decontestualizzano ancor più rispetto al già vistoso collasso paesaggistico determinato dalla cementificazione selvaggia avvenuta tutt’intorno, visibile specialmente negli ampliamenti dello scalo merci condotto a partire dal 2007 e da poco conclusa per le parti strutturali.
Si tratta di una cementificazione senza alcuna qualità, condotta in modo totalmente dirompente per dimensioni ed impatto ambientale (mai verificato), eludendo persino le norme essenziali della legge nazionale, per di più operando in aree già interessate da reperti archeologici (solo in parte bonificati per le cose mobili), contando tuttavia sul silenzio delle istituzioni preposte che evidentemente hanno lasciato inopinatamente che si facesse, consentendo persino l’edificazione di strutture prefabbricate di oltre 200.000 mc. sopra e a ridosso di aree pubblicamente dichiarate nell’ottobre del 2006, in sede di convegno regionale, “Eccellenze” dell’archeologia toscana.
Per tutto questo ritengo fermamente che, prima di andare avanti con qualsiasi progetto, qualcuno dovrà rispondere alla comunità di tali misfatti!" Prof. Giuseppe Centauro -
Il 30 marzo 2008 pubblicavamo su questo blog :
Comunicato
L'Interporto sta recintando l'area degli scavi e, probabilmente d'accordo con la Soprintendenza, li sta blindando. Primavera di Prato si dichiara preoccupata di quanto avviene e chiede:
a quando una fruizione della città etrusca?
A quando la ripresa degli scavi?
A QUESTO PUNTO sarà davvero possibile includere la città etrusca sul Bisenzio nel Parco della Piana o ci stanno raccontando le solite favole?
Recintando pensano di impedire altre riprese? Lo scandalo è cosa pubblica, che ormai è stato registrato e diffuso.
Maila Ermini

giovedì 14 maggio 2009

La (solita) retorica sulle donne


In questi ultimi giorni, sui giornali e blog pratesi, alcuni candidati si fanno vanto di aver inserito donne nelle proprie liste, o di fare politiche a favore delle donne o, più teneramente, delle 'mamme'.
Da anni si sentono gli stessi discorsi a ogni campagna elettorale. Da anni nulla cambia; anzi, a ogni tornata elettorale si vedono sempre meno donne nella politica, a dispetto di tutti gli slogan, di tutte le promesse. Le cosiddette ‘quote-rosa’ sono rispettate solo sulla carta, poco incide la legge sulla prassi quotidiana.
In Italia seguire la politica, così come oggi è impostata, è un’attività impraticabile per una donna se non è appoggiata, aiutata nel lavoro casalingo, che spetta a lei, e solo a lei.
La donna non può fare politica se non è benestante, innanzi tutto.
Nella vita quotidiana la maggior parte delle donne si trova svantaggiata, in particolar modo in famiglia, dove si carica di un lavoro costante e silenzioso. Questo è il 'non detto' di ogni famiglia italiana e che nessun candidato 'femminista' può dire.

In questo senso il maschio italiano non è europeo.
Il maschio italiano è indifferente alle questioni pratiche delle casa. Alla cura dei familiari, dei vecchi, delle persone.
Poco e nulla è stato fatto in questi anni; oggi, mediamente, i ragazzi sono ancor più ‘tradizionalisti’ nei loro comportamenti dei nonni e in casa delegano alle sorelle, se le hanno, o alle mamme.

Certo, più aiuti e strutture (asili nido, sostegno economico, ecc.) sono essenziali, ma non basta.
Bisogna affrontare seriamente le discriminazioni di genere; bisogna che venga inserito ‘altro’ nella politica che facciamo che dia man forte alla trasformazione, al cambiamento.
Che si affronti la questioni dal di dentro, non solo esternamente.

Non accetto che si parli così furbescamente in materia femminile per fini elettorali.

In sostanza la donna è ancora oggi, in moltissimi casi, 'lo schiavo' della famiglia, a cui non è corrisposto alcun compenso, sui cui si fa affidamento, che si 'sfrutta.'
Signori uomini, signori candidati, di questo non parlate!
Dico no a quegli uomini che, ancora una volta - come sempre! -parlano artatamente di noi.

Spero che la mia candidatura - la prima donna candidato sindaco a Prato - sia uno spunto di riflessione e un incitamento per le donne a pensare un cambiamento sostanziale e una maggiore partecipazione nella vita politica; spero che continuino ad aiutarmi in questo faticoso percorso per una politica diversa.

Maila Ermini
Lista civica PER IL BENE COMUNE

Elezioni Europee


Per il Bene Comune comunica ai suoi elettori e sostenitori che non sarà presente alle elezioni europee del giugno 2009.
Per presentarci dovremmo prima trovare almeno tremila (3000) persone, in ogni singola regione delle cinque circoscrizioni territoriali, che si dichiarassero nostri sostenitori (ma la Costituzione non tutelava il voto segreto?).
Noi non intendiamo associarci agli attuali partiti o promettere favori in cambio di sostegno organizzativo e finanziario; noi non abbiamo soldi da distribuire, né posti di lavoro o incarichi di sottogoverno da offrire; ciò è contrario alla nostra etica politica, ma va detto che per la forza repressiva del sistema, per la diffusione delle reti clientelari dei partiti e, nel caso di Val d'Aosta, Trentino, Umbria, Molise e Sardegna, per la natura geo politica di quelle regioni, le 3000 firme sono un ostacolo invalicabile.
Per il Bene Comune ribadisce quindi il proprio documentato giudizio di incostituzionalità rispetto alle leggi elettorali, volute da tutto l’attuale sistema dei partiti, che impediscono l'accesso a formazioni politiche non disposte a subire il loro sistema di potere (attraverso il quale si appropriano delle risorse pubbliche, utilizzandole per assicurare una vita agiata alle rispettive oligarchie e per alimentare le loro clientele elettorali) ed a tollerare il dominio politico-economico della criminalità organizzata e dei banchieri.
La legge per le elezioni europee era rimasta l’ultima normativa “costituzionalmente corretta”, anche se la legge detta “par condicio” non è mai stata applicata. La recente modifica di tale legge ha ormai tolto anche l’ultimo, sottilissimo, velo che poteva occultare un regime di partiti, tutti uguali, pur con nomi diversi.
Il programma ed i candidati di Per il Bene Comune non si sarebbero di certo allineati, come gli altri partiti italiani, all’Europa dei banchieri, dell’assedio a Gaza ed ai dogmi capestro codificati a Maastricht ed a Lisbona.
Avendo mille ragioni per ritenere che i partiti italiani siano una delle cause principali della attuale crisi sociale, economica, ambientale e morale del paese, e non ne possano quindi essere il rimedio, PBC non può in alcun modo appoggiare alcun partito dell'attuale sistema, né coloro che hanno deciso di collaborare con partiti considerati “meno peggio”, illudendosi di poter lavorare dal loro interno o come loro eletti “indipendenti” per renderli democratici ed utili al paese. Per il Bene Comune non appoggerà alcuna “brava persona”, che inganna la propria coscienza con la tesi che, poiché gli italiani sono ancora immaturi, non resta che cercare di lavorare dentro a “'o sistema” (come lo chiama padre Zanotelli) degli attuali partiti italiani.
Per il Bene Comune non può neanche allearsi con partiti o gruppi politici fuori dal sistema ma che, da destra e da sinistra, hanno letture socio economiche e propongono ricette politiche anacronistiche, che non tengono in considerazione la reale situazione del mondo di oggi e le priorità da affrontare.

Per questi motivi Per il Bene Comune nelle prossime elezioni europee invita a recarsi al seggio e annullare la propria scheda scrivendo: VIVA LA COSTITUZIONE.

Nelle realtà territoriali interessate da votazioni per il rinnovo degli Enti Locali, dove siamo presenti abbiamo ovunque lavorato, in coerenza con gli obiettivi definiti dal nostro progetto politico e dal nostro Statuto, per costituire liste civiche unitarie, che raccogliessero tutte le energie e le persone fuori, e contro, l’attuale sistema dei partiti e lo abbiamo fatto senza accampare primogeniture o visibilità del nostro simbolo.
Purtroppo altri, come Grillo, hanno preferito lavorare (spesso con successo) per dividere la società civile ed ostacolare la presentazione di liste unitarie, mentre in molti gruppi e comitati è prevalsa la linea di lasciare la politica in mano ai partiti, spesso proprio grazie a quanti operano in stretto rapporto con partiti o amministratori locali.
Nelle realtà in cui PBC non è presente con liste proprie od unitarie, invitiamo gli elettori a liberare le istituzioni locali dalle grinfie delle oligarchie dei partiti e delle loro clientele votando la lista civica del loro territorio, ma facendo attenzione a non cadere nelle trappole delle tante sedicenti “civiche” di sinistra, di destra o di centro, furbescamente inventate dal sistema dei partiti per continuare ad ingannare i cittadini.
Qualora non vi sia la possibilità democratica di votare liste civiche, fuori dal sistema clientelare dei partiti, invitiamo tutti gli elettori, come per le europee, ad annullare la scheda scrivendo: VIVA LA COSTITUZIONE.
Dal blog nazionale PER IL BENE COMUNE

mercoledì 13 maggio 2009

Follia nucleare

Centrali in Puglia, Sardegna e Piemonte
contro i rischi di terremoti e inondazioni
La mappa dell'Enea. L'innalzamento dei mari mette fuori gioco larghi tratti di costa
di MAURIZIO RICCI

ROMA - In Sardegna, dalle parti di S. Margherita di Pula a sud. O anche sulla costa orientale, fra S. Lucia e Capo Comino. O più giù, davanti a Lanusei, alla foce del Rio Mannu. In Puglia, sulla costa di Ostuni. Lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso. I siti dove localizzare le nuove centrali sono pochi e rischiano di essere molto affollati. Nei prossimi mesi, dovranno essere stabiliti i parametri, in base ai quali decidere dove collocare le future centrali. Sarà una fase di intenso mercanteggiamento con le autorità e le comunità locali, ma i margini di manovra sono ristretti anche dalla particolare conformazione geologica e costiera italiana.
Si può partire dalla mappa dei possibili siti che il Cnen (poi diventato Enea) disegnò negli anni '70. E' una mappa, però, largamente superata dagli eventi. In molte aree si è moltiplicata la densità abitativa, che il Cnen considerava un parametro sfavorevole. Soprattutto, è cambiato il rapporto con l'acqua. Le centrali hanno bisogno di molta acqua per raffreddare i reattori (questa acqua circola, naturalmente, fuori dal reattore) e, per questo vengono, di solito, costruite vicino ai fiumi o al mare. Il rischio, quando si tratta di fiumi, sono le piene, più frequenti negli ultimi decenni. Ma è un pericolo relativo: la centrale di Trino Vercellese, sette metri sopra il livello del Po, è sopravvissuta all'asciutto a due piene catastrofiche. Il problema, in realtà, non è troppa acqua, ma troppo poca. Il riscaldamento globale sta diminuendo la portata dei fiumi e c'è il dubbio che, in estate, la portata del Po non sia sufficiente per il raffreddamento delle centrali, mentre, contemporaneamente, si acuisce il problema di salvaguardare le falde acquifere, ad esempio in una zona di risaie, come il vercellese.
L'alternativa sono le coste e l'acqua del mare. Ma il riscaldamento globale innalzerà progressivamente, nei prossimi decenni, il livello dell'Adriatico, del Tirreno e dello Jonio, ponendo a rischio allagamento centrali costruite per durare, mediamente, una cinquantina d'anni. Il Cnen, ad esempio, aveva indicato fra le aree più idonee il delta del Po e quello del Tagliamento, nell'Adriatico settentrionale. Ma il suo successore, l'Enea, definisce tutta la costa adriatica a nord di Rimini come la zona italiana a più alto pericolo di allagamento, con un innalzamento - minimo - del livello del mare di 36 centimetri. In effetti, quest'altra mappa dell'Enea ripercorre gran parte della costa italiana. Sia Piombino che l'area della vecchia centrale di Montalto di Castro, nel Lazio, ad esempio, scontano un innalzamento minimo del livello del mare di 25 centimetri.
E lontano dalle coste? Qui, il problema sono i terremoti. Sono poche, come mostra la storia recente e meno recente, le zone italiane esenti dal rischio sismico. Secondo la carta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, davvero al riparo dai tremori della terra ci sono solo, oltre alla Sardegna, l'area di confine fra Piemonte e Lombardia e l'estremo lembo della Puglia. Naturalmente, una centrale può essere costruita con le più avanzate tecniche antisismiche. Qui, però, il problema non è tanto - o soltanto - l'eventualità di uno scuotimento catastrofico, che spacchi il reattore e riversi all'esterno la radioattività. Il problema sono fenomeni che compromettano il funzionamento del reattore. In Giappone, la più grande centrale atomica al mondo (Kashiwazi-Kariwa, non lontana da Tokyo) è ferma da due anni, in seguito ad un terremoto. L'impianto era stato costruito per reggere terremoti fino al grado 6 della scala Richter, ma si è rivelato un parametro ottimistico. Il terremoto del 2007 è stato pari a 6,8 gradi, una differenza enorme: dato che la scala è logaritmica, un grado in più significa un terremoto trenta volte più distruttivo. Non ci sono stati pericoli alla salute pubblica o fughe di radioattività, ma la Tepco (Tokyo Electric Power) ha dovuto, dal luglio del 2007, fermare i reattori, con un danno economico di quasi 6 miliardi di dollari, solo nel primo anno. Solo in questi giorni la Tepco si prepara a riavviare uno degli otto reattori della centrale.
Se sovrapponete la mappa dell'Enea sull'allagamento delle coste a quella dell'Istituto di geofisica, le aree a totale sicurezza (a prescindere dagli altri possibili parametri) che ne risultano sono quelle poche zone della Sardegna, della Puglia e del corso del Po. Qui, presumibilmente, si dovrebbero concentrare le centrali del piano nucleare italiano. Ma quante? Il governo ha finora parlato di quattro centrali. L'obiettivo dichiarato, tuttavia, è arrivare a soddisfare, con il nucleare, il 25 per cento del fabbisogno elettrico italiano. Le quattro centrali di cui si è, finora, parlato, arrivano, però, a poco più di un terzo. Secondo le previsioni della Terna, che gestisce la rete italiana, infatti, il fabbisogno elettrico italiano richiederà, già nel 2018, una potenza installata di 69 mila Megawatt. Le quattro centrali prospettate - che, peraltro, anche nell'ipotesi migliore, sarebbero completate 7-8 anni più tardi del 2018 - ne offrono solo 6.400, cioè il 9,2 per cento. Per arrivare al 25 per cento del fabbisogno, occorrono 17.500 Megawatt di potenza, quasi il triplo. In buona sostanza, per centrare quell'obiettivo non bastano quattro centrali da 1.600 Mw, come quelle ipotizzate finora. Ce ne vogliono 11.
Tutte in Sardegna, Puglia e Piemonte? E a quale costo? L'industria francese calcola, oggi, per la costruzione in Francia di una centrale tipo quelle italiane, un costo minimo di 4,5 miliardi di euro. I tedeschi di E. On scontano, per la costruzione di una centrale analoga, in Inghilterra, un costo di 6 miliardi di euro. Se si ritiene più attendibile, nel caso italiano, la valutazione di E. On per la centrale inglese, il costo complessivo dei quattro impianti italiani sfiora i 25 miliardi di euro. Per 11 impianti, da varare in rapida successione, si arriva vicini a 70 miliardi di euro, una cifra superiore al 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale.

(La Repubblica, 13 maggio 2009)

martedì 12 maggio 2009

La cura


Giovedì 14 maggio, ore 21
presso il caffè artistico libreria Aspettando Hemingway (via del Carmine 15)

ILLUSTRAZIONE DEL PROGRAMMA DELLA LISTA CIVICA PER IL BENE COMUNE

LA CURA DELLA CITTA'

Giovedì prossimo 14 maggio iniziamo l'illustrazione del programma. In particolare il primo punto, per noi fondamentale, ovvero "La cura della città" e chiariremo cosa intendiamo: per noi il tema della cura non significa trattare meramente l'aspetto architettonico o estetico, (pur fondamentale è per noi una struttura adeguata dello spazio in quanto possibilità di 'esserci per'), ma intendiamo investire la parola di un senso più profondo e complesso, del senso di 'prendersi cura di', 'pro-gettare', anche heideggerianamente parlando. Dunque un richiamo alla responsabilità (e come oggi viene da tutti invocato ma non praticato), alla partecipazione dei cittadini.
Tratteremo in questo contesto anche la questione dei rifiuti, per noi radicale.

Maila Ermini

domenica 10 maggio 2009

Grazie

Grazie a tutti quelli che hanno sostenuto la mia candidatura.
In poco più di quindici giorni abbiamo superato il numero di firme necessario per presentare la candidatura e la lista collegata.
Ora inizia il percorso più difficile. La nostra presenza è già una testimonianza.
Intanto la prima donna candidato sindaco della storia di Prato.
Domani, 11 maggio, alle ore 14 vi aspetto al caffè artistico letterario
"Aspettando Hemingway" (via del Carmine, 15, Prato) terrò la prima conferenza stampa dal titolo Perché scendo in campo.
Introdurrà Emanuele Catarzi. Sarà presente anche Monia Benini, presidente della lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE.
Maila

mercoledì 6 maggio 2009

Le forme del vuoto

Recentemente ho parlato di assenza di programmi dei nostri candidati.
A onor del vero, devo specificare: i programmi ci sono, sulla carta li hanno scritti, ma in questi tempi è apparso un fenomeno nuovo e sconcertante: i programmi appaiono coincidere. A tal punto che l’elettore non sa, a volte, quale candidato, quale lista scegliere e si confonde.
E' portato a votare quel qualcuno che gli è più simpatico. Per questo i candidati sindaco, e non solo, sono costretti a mostrarsi con la foto. Un'usanza che oggi è consueta, ma che fino a qualche anno fa era giudicata barbara e volgare.
Se si leggono i programmi senza sapere a quale candidato appartengono, a quale partito o lista, si rimane seriamente sconcertati, perché non riusciamo a indovinare a chi appartengano.
Fate il gioco di indovinare il candidato sulla base di un programma. Non vincerete.
Nei cosiddetti programmi si citano questi titoli, quasi invariabilmente, e si pongono come problemi da risolvere o istanze:

LAVORO
SICUREZZA
IMMIGRAZIONE
VALORIZZAZIONE DELLA CULTURA O, MEGLIO , DEL TURISMO.
CITTA’ ECOLOGICA
ETICA
PARTECIPAZIONE

In realtà sono etichette. Etichette alla moda, che tutti si guardano dal mancare di annotare. Al titolo non corrisponde che il nulla, vaghe promesse di risolvere quel problema che il titolo indica. Il problema è posto in questo modo come entità, come assoluto e non sarà risolto che nella forma e sostanza che oggi non è dato a nessuno prevedere.
D'altronde risolvere davvero quel problema implicherebbe il postulato di un altro modo di essere uomini e di stare fra gli uomini.
La forma del vuoto politico oggi è questa, l'etichetta. Come un bollino sull'arancia al mercato.
Qualcosa che si mette sopra a vanitosa vacua garanzia (un ossimoro) della genuinità di un prodotto, del prodotto che siamo diventati, del nulla con cui sono spacciate le nostre vite politiche.
E ognuno la reclama per sé.
Menzogne, perché dire l'Essere non è l'Essere.
Maila

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.