giovedì 19 settembre 2019

A proposito del Parco Archeologico di Gonfienti

Un commento che chiarisce la situazione del Parco Archeologico di Gonfienti, che secondo la Soprintendenza già esisterebbe!

"Cara Maila.
In vista delle visite previste per le ormai prossime “Giornate Europee del Patrimonio” che apriranno al pubblico l’Area Archeologica di Gonfienti e i Laboratori del  Mulino, credo che possa essere utile fornire alcune informazioni generali ai tuoi lettori e, soprattutto, a tutti coloro (quasi 1200 persone!)  che hanno fin qui sottoscritto la petizione per portare il Museo di Gonfienti a Prato,  precisamente dove, fin dal 2003, era stato congiuntamente previsto di farlo, ovvero di trasformare in un Antiquarium gli annessi agricoli (ex- Fienile) di Villa Niccolini, entro locali facilmente accessibili in stretta continuità con quanto si andava scoprendo dell’insediamento etrusco sul Bisenzio. Da non dimenticare inoltre che il fabbricato di cui sopra era stato ristrutturato con tale finalità (anche se l’acquisizione da parte del pubblico non fu mai perfezionata!). E dove alcuni anni dopo furono fatti importantissimi ritrovamenti archeologici, tant’è vero che il sedime del vecchio fienile è stato vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004.

Ritengo che la raccolta delle firme che hai lanciato sia stata anche per questo motivo più che mai pertinente!

La situazione attuale relativa all’istituzione del Parco Archeologico di Gonfienti non è però del tutto chiara, laddove per conferire il titolo di “Parco Archeologico” all’”Area Archeologica di Gonfienti” è necessario includere – come stabilisce la normativa in materia (vedi) - anche la funzionalità e la dotazione di servizi al pubblico, un piano di gestione e, soprattutto, indicare e rendere prima fruibile un’area espositiva dei reperti da connettere ai ritrovamenti e agli scavi futuri, e quindi non solo la presenza di Laboratori didattici e di  restauro come quelli impiantati al Mulino che per altro esistono da alcuni anni.

Niente è cambiato!

Possiamo per certo affermare che il “Piano Strategico Culturale per Gonfienti” che fa riferimento all’Accordo di Valorizzazione 2016 sottoscritto tra  Ministero /Regione Toscana prevede la costituzione del “Parco Archeologico di Gonfienti”, e questo è un fatto molto positivo e promettente in chiave di valorizzazione che tuttavia allo stato attuale, dopo più di un lustro di promesse, non può dirsi ancora istituito per questioni non solo procedurali.

Primo ostacolo
Un primo evidente ostacolo è dato dal fatto che, per istituire un Parco Archeologico, occorre in primis fornire una perimetrazione entro un confine ben tracciato del sito culturale che s’intende mettere in sicurezza e rendere fruibile e indi di recintarlo.   Allo stato attuale è recintata solo l’area perimetrata all’interno del vecchio recinto dell’Interporto. Dovremo perciò presumere che, se di Parco si tratta, il confine di questo corrisponda con il limite perimetrato dall’Interporto (ma è davvero quello il Parco?). Inoltre, occorrerebbe, insieme all’apertura al pubblico dell’area,  aver reso fruibile anche un antiquarium, ovvero un luogo dove si conservano e si rendono fruibili i reperti. Anche in questo caso, a meno che non si faccia passare il Laboratorio del Mulino come sede (ancorché) provvisoria del museo, manca la sede deputata.
Ammesso poi che l’area archeologica sia già stata messa in sicurezza idraulica non pare esiste un’adeguata segnaletica informativa. In mancanza di questi requisiti il Parco Archeologico di Gonfienti  dovrebbe essere derubricato più semplicemente come  “Area Archeologica”, così come è stata dichiarata fin dal 2006!

Un Parco che s‘ha da fare!
Tuttavia i finanziamenti per l’acquisto dei terreni da parte della Regione Toscana, che poi li ha ceduti allo Stato, sono stati finalizzati all’apertura del “Parco Archeologico” e non già destinati ad ampliare l’area archeologica. Evidentemente in questo procedimento c’è qualcosa che non quadra, se non altro nella tempistica! Tant’è vero che l’istituzione del parco – come detto - non è stata ad oggi ratificata!

Secondo ostacolo
Un secondo ostacolo è dato dal fatto che il luogo espositivo dei reperti dovrebbe essere relazionato in maniera diretta all’area di scavo. Il tempo di percorrenza tra l’area archeologica attuale e la sede indicata come museo (Rocca Strozzi), complice anche un intricato collegamento viario,  è di circa 30/35  minuti e va ad interessare un ambito territoriale, oggi assai slacciato dall’area archeologia, stante lo stato attuale dell’area perimetrata! E mancano ancora i ventilati collegamenti ciclopedonali sull’argine del fiume! Questo stato di cose  contraddice sia le istanze dell’ambito scientifico culturale (vedi le raccomandazioni impartite da ICOMOS)  che richiederebbero una marcata contestualizzazione fra il luogo museale e l’area archeologica sia  il dettato costituzionale che sottolinea il divere di rispettare il legame tra la comunità insediata e il sito culturale di appartenenza che nel caso di Gonfienti attiene certamente alla città di Prato come attestano le fonti storiche.
Mi pare che su questi aspetti debba comunque esprimersi con forza il Comune di Prato (anche in merito alla futura gestione del sito culturale e del museo), per quanto chiede la comunità  pratese e non già “la linea preferenziale” espressa dalla Soprintendenza perché non trattasi più di questione di tutela, semmai chiedendo di aprire un tavolo con la Direzione Regionale dei Beni Culturali e con lo stesso Comune di Campi Bisenzio,  qualora gli scavi interessassero un domani anche i terreni campigiani limitrofi all’area attualmente perimetrata.

Il Museo della Piana alla Rocca Strozzi
Non entro nel merito alla realizzazione di un Centro Museale di Documentazione del Territorio della Piana, da crearsi presso la Rocca Strozzi che io stesso, nel 2003,  ebbi la cura di portare all’attenzione dell’allora Sindaco Adriano Chini, durante la fase di redazione del progetto preliminare di restauro, conservazione e valorizzazione di quel complesso monumentale. D’altronde proprio in quell’anno i Comuni di Prato con il Sindaco Fabrizio  Mattei e quello di Campi Bisenzio investirono anche risorse economiche per tentare di dare una perimetrazione all’insediamento etrusco che stava emergendo in riva al Bisenzio.
Detto questo, sottolineo il fatto che Campi Bisenzio e la città metropolitana abbiano il pieno diritto di custodire e valorizzare quanto appartiene a quelle comunità, compresi tutti i ritrovamenti dell’età del Bronzo messi in luce durante la realizzazione dell’arteria “Mezzana Perfetti – Ricasoli”. Non si riduca dunque che la questione del Museo di Gonfienti ad una stucchevole querelle di campanile, perché la presenza e la valorizzazione di entrambe le sedi restituirebbe una maggiore visibilità a questi siti culturali che evidentemente porterebbe vantaggi ad entrambi, senza tradire le origini e la storia che, per quanto fin qui messo in luce, riguarda indiscutibilmente l’area pratese e la fondazione nel suo territorio di un’area urbana collegata ai Monti della Calvana. Oggetto di altri importanti scoperte.

La questione paesaggistica
Infine, ma non in ultimo, andrebbero anche chiariti, ai sensi di legge, anche gli aspetti paesaggistici che attengono al sito culturale, alla sua manutenzione, all’accessibilità e alla segnaletica, alla complicata convivenza con l’insediamento   interportuale,  ecc. aspetti che non sono mai stati valutati in modo opportuno, tant’è vero che tutta l’area, nonostante gli investimenti fatti giace da anni in uno stato di avanzato degrado ambientale ."

Prof. Giuseppe Alberto Centauro












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