Un commento che chiarisce la situazione del Parco
Archeologico di Gonfienti, che secondo la Soprintendenza già esisterebbe!
"Cara Maila.
In vista delle visite previste per le ormai prossime “Giornate
Europee del Patrimonio” che apriranno al pubblico l’Area Archeologica di
Gonfienti e i Laboratori del Mulino, credo che possa essere utile fornire
alcune informazioni generali ai tuoi lettori e, soprattutto, a tutti coloro
(quasi 1200 persone!) che hanno fin qui sottoscritto la petizione per
portare il Museo di Gonfienti a Prato, precisamente dove, fin dal 2003,
era stato congiuntamente previsto di farlo, ovvero di trasformare in un
Antiquarium gli annessi agricoli (ex- Fienile) di Villa Niccolini, entro locali
facilmente accessibili in stretta continuità con quanto si andava scoprendo
dell’insediamento etrusco sul Bisenzio. Da non dimenticare inoltre che il
fabbricato di cui sopra era stato ristrutturato con tale finalità (anche se l’acquisizione
da parte del pubblico non fu mai perfezionata!). E dove alcuni anni dopo furono
fatti importantissimi ritrovamenti archeologici, tant’è vero che il sedime del
vecchio fienile è stato vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004.
Ritengo che la
raccolta delle firme che hai lanciato sia stata anche per questo motivo più che
mai pertinente!
La situazione attuale relativa all’istituzione del Parco
Archeologico di Gonfienti non è però del tutto chiara, laddove per conferire il
titolo di “Parco Archeologico” all’”Area Archeologica di Gonfienti” è
necessario includere – come stabilisce la normativa in materia (vedi) - anche
la funzionalità e la dotazione di servizi al pubblico, un piano di gestione e,
soprattutto, indicare e rendere prima fruibile un’area espositiva dei reperti
da connettere ai ritrovamenti e agli scavi futuri, e quindi non solo la
presenza di Laboratori didattici e di restauro come quelli impiantati al
Mulino che per altro esistono da alcuni anni.
Niente è
cambiato!
Possiamo per certo affermare che il “Piano Strategico
Culturale per Gonfienti” che fa riferimento all’Accordo di Valorizzazione 2016
sottoscritto tra Ministero /Regione Toscana prevede la costituzione del “Parco
Archeologico di Gonfienti”, e questo è un fatto molto positivo e promettente in
chiave di valorizzazione che tuttavia allo stato attuale, dopo più di un lustro
di promesse, non può dirsi ancora istituito per questioni non solo procedurali.
Primo ostacolo
Un primo evidente ostacolo è dato dal fatto che, per
istituire un Parco Archeologico, occorre in primis fornire una perimetrazione
entro un confine ben tracciato del sito culturale che s’intende mettere in
sicurezza e rendere fruibile e indi di recintarlo. Allo stato
attuale è recintata solo l’area perimetrata all’interno del vecchio recinto
dell’Interporto. Dovremo perciò presumere che, se di Parco si tratta, il
confine di questo corrisponda con il limite perimetrato dall’Interporto (ma è
davvero quello il Parco?). Inoltre, occorrerebbe, insieme all’apertura al
pubblico dell’area, aver reso fruibile anche un antiquarium, ovvero un
luogo dove si conservano e si rendono fruibili i reperti. Anche in questo caso,
a meno che non si faccia passare il Laboratorio del Mulino come sede (ancorché)
provvisoria del museo, manca la sede deputata.
Ammesso poi che l’area archeologica sia già stata messa in
sicurezza idraulica non pare esiste un’adeguata segnaletica informativa. In
mancanza di questi requisiti il Parco Archeologico di Gonfienti dovrebbe
essere derubricato più semplicemente come “Area Archeologica”, così come è
stata dichiarata fin dal 2006!
Un Parco che s‘ha
da fare!
Tuttavia i finanziamenti per l’acquisto dei terreni da
parte della Regione Toscana, che poi li ha ceduti allo Stato, sono stati
finalizzati all’apertura del “Parco Archeologico” e non già destinati ad
ampliare l’area archeologica. Evidentemente in questo procedimento c’è qualcosa
che non quadra, se non altro nella tempistica! Tant’è vero che l’istituzione
del parco – come detto - non è stata ad oggi ratificata!
Secondo ostacolo
Un secondo ostacolo è dato dal fatto che il luogo
espositivo dei reperti dovrebbe essere relazionato in maniera diretta all’area
di scavo. Il tempo di percorrenza tra l’area archeologica attuale e la sede indicata
come museo (Rocca Strozzi), complice anche un intricato collegamento viario, è
di circa 30/35 minuti e va ad interessare un ambito territoriale, oggi
assai slacciato dall’area archeologia, stante lo stato attuale dell’area
perimetrata! E mancano ancora i ventilati collegamenti ciclopedonali sull’argine
del fiume! Questo stato di cose contraddice sia le istanze dell’ambito
scientifico culturale (vedi le raccomandazioni impartite da ICOMOS) che
richiederebbero una marcata contestualizzazione fra il luogo museale e l’area
archeologica sia il dettato costituzionale che sottolinea il divere di
rispettare il legame tra la comunità insediata e il sito culturale di
appartenenza che nel caso di Gonfienti attiene certamente alla città di Prato
come attestano le fonti storiche.
Mi pare che su questi aspetti debba comunque esprimersi con
forza il Comune di Prato (anche in merito alla futura gestione del sito
culturale e del museo), per quanto chiede la comunità pratese e non già “la
linea preferenziale” espressa dalla Soprintendenza perché non trattasi più di
questione di tutela, semmai chiedendo di aprire un tavolo con la Direzione
Regionale dei Beni Culturali e con lo stesso Comune di Campi Bisenzio, qualora
gli scavi interessassero un domani anche i terreni campigiani limitrofi all’area
attualmente perimetrata.
Il Museo della
Piana alla Rocca Strozzi
Non entro nel merito alla realizzazione di un Centro
Museale di Documentazione del Territorio della Piana, da crearsi presso la
Rocca Strozzi che io stesso, nel 2003, ebbi la cura di portare all’attenzione
dell’allora Sindaco Adriano Chini, durante la fase di redazione del progetto
preliminare di restauro, conservazione e valorizzazione di quel complesso
monumentale. D’altronde proprio in quell’anno i Comuni di Prato con il Sindaco
Fabrizio Mattei e quello di Campi Bisenzio investirono anche risorse
economiche per tentare di dare una perimetrazione all’insediamento etrusco che
stava emergendo in riva al Bisenzio.
Detto questo, sottolineo il fatto che Campi Bisenzio e la
città metropolitana abbiano il pieno diritto di custodire e valorizzare quanto
appartiene a quelle comunità, compresi tutti i ritrovamenti dell’età del Bronzo
messi in luce durante la realizzazione dell’arteria “Mezzana Perfetti –
Ricasoli”. Non si riduca dunque che la questione del Museo di Gonfienti ad una
stucchevole querelle di campanile, perché la presenza e la valorizzazione di
entrambe le sedi restituirebbe una maggiore visibilità a questi siti culturali
che evidentemente porterebbe vantaggi ad entrambi, senza tradire le origini e
la storia che, per quanto fin qui messo in luce, riguarda indiscutibilmente l’area
pratese e la fondazione nel suo territorio di un’area urbana collegata ai Monti
della Calvana. Oggetto di altri importanti scoperte.
La questione
paesaggistica
Infine, ma non in ultimo, andrebbero anche chiariti, ai
sensi di legge, anche gli aspetti paesaggistici che attengono al sito
culturale, alla sua manutenzione, all’accessibilità e alla segnaletica, alla
complicata convivenza con l’insediamento interportuale, ecc.
aspetti che non sono mai stati valutati in modo opportuno, tant’è vero che
tutta l’area, nonostante gli investimenti fatti giace da anni in uno stato di
avanzato degrado ambientale ."
Prof. Giuseppe Alberto Centauro
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