La recente dichiarazione scritta dall'assessore alla cultura di Molussia è stata molto applaudita dai cittadini molussici.
Che cosa ne viene fuori?
Una difesa del Festival così come è stato concepito, un festival musicale assolutamente simile ad altri festival che ci sono vicino a Molussia e lontano; la sottolineatura dell'importanza dei numeri e la volontà di occupare, ancora, con i palchi il centro storico. Ne risulta poi anche una involontaria autodefinizione di "assessore pop".
Nello scritto si fa accenno alla polemica nata dall'accavallarsi nello stesso giorno di un importante concerto molussico con un corteo della pace. Il messaggio dell'assessore alla cultura di Molussia, in stile narci-criptico secondo gli stilemi molussici, risulta funzionale al suo essere sfuggente, al fine di non prendere una posizione precisa se non quella della maggioranza molussica.
Ma soprattutto è funzionale ai numeri e alla folla dei ragazzini che, quelli sì sono stati la maggioranza, hanno affollato i concerti.
Così si vince facile e non si incontrano problemi.
Anche a Molussia siamo in linea con il conformismo culturale imperante ovunque, per cui la cultura è soprattutto programmazione "pop" di concerti e grandi eventi.
Tutto il resto sono bazzecole, o addirittura fastidi, come per esempio può essere il Teatro della Zanzara o altri spazi , che si preferirebbe che non esistessero (alla faccia della periferia, insomma!).
Con questa programmazione dunque non si punta a creare qualcosa di duraturo, di solido, come quello che potrebbe essere la nascita di un parco villanoviano, tanto per fare un esempio che è visto come la peste!, ma ancora e sempre eventi molussici.
Da qui deriva che essere assessore pop, per dirla con Schopenhauer, è programmare eventi da grandi numeri per intrattenere, nel modo più stordente, i cari cittadini molussici che devono votare democratico.
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