giovedì 17 novembre 2022

La crisi nera del cinema

La SIAE denuncia la profonda crisi dello spettacolo, in particolare del cinema.

Non avevamo bisogno della SIAE, ma sia, ce lo conferma con dati alla mano.

La causa non è solo il COVID (scusa usata per esempio dagli assessori alla cultura per non fare nulla o non compromettersi, ma recentemente sostituita dal caro-bolletta).

Prima causa della crisi nera del cinema: la qualità scadente dei film. L'ha detto anche Moretti, pensa tu. Troppi e insignificanti, si dimenticano subito.

I film sono generalmente sostenuti dall'ente pubblico o da case di produzione che si sostengono con i soldi pubblici (per dire, mancano i produttori alla Bini, ma a questo punto andrebbe bene anche  Carlo Ponti), e quindi producono pellicole standar, non solo o tanto nelle storie, ma anche, per esempio, nella fattura psicologica dei personaggi coinvolti in situazioni tutte buoniste o similcomiche, faccende improbabili e tutte provinciali, piacione, alla fine insomma noiose. 

Seconda causa, per me fondamentale: l'uso del digitale, che appiattisce tutto, e la fotografia eh sì manca di realtà, che è la base fondamentale, ontologica del film. La realtà. Se manca il supporto reale, la pellicola e l'argento per dire, i quattro buchini sopra per ogni fotogramma, se la fotografia si uniforma nei programmi perfetti digitali, ecco che il film diventa falso, paradossalmente teatrale.

La perfezione nuoce a tutta l'arte, anche alla musica, ma nei film è ancor più vero. Esaurisce, non lascia niente all'immaginazione dello spettatore, gravissimo. Funziona insomma come in amore.

Terza causa, non meno importante:  il cinema in crisi perché ha non solo la televisione che gli si oppone, ma anche internet. Non è così necessario andare in sala.

L'ex-mUinistro Franceschini ha, certo involontariamente!, fatto il possibile per distruggere il cinema sostenendo a spada tratta la piattaforma ITSART durante la pandemia.

Per fortuna è praticamente fallita, come anche Netflix è in difficoltà, ma tant'è, ancora la gente, anche per risparmiare e pigrizia diserta i cinema... (La vita è troppo affollata piena di impegni e non ci se la fa a volte a uscire!)

Recementemente sono tornata in sala e sì, c'è pochissima gente, in qualche caso meno di dieci persone. E badate si tratta di cinema in centro città!

Il teatro sta meglio, senz'altro. Da tutti i punti di vista. Non che brilli di grandi novità, va molto sul classico con le compagnie di famiglia e della Premiate Compagnie Famiglia e Nipoti e Amanti e Amici di Partito. 

Nel nuovo trovi solo i monologhi perché non ci sono i soldi per le grandi rappresentazioni che prevedano più di due personaggi, e poi le filodrammatiche presentano repertori scontati e ridanciani, quelle poche rimaste, e alla fine che noia eccetera, ma nel teatro la ricerca è più libera, è meno industria culturale, e c'è più modo di sperimentare con coraggio. Certo, i suoi numeri sono bassi, i guadagni magri, ma io direi che questo è una sua costante ormai da tanti anni.

Il male del teatro è il suo sistema chiuso, reazionario direi non tanto negli argomenti ma nella struttura gelosa e paranoide, quella stessa che denunciava Pasolini e che gli impedì di entrarci. Fece benissimo a parlarne male, aveva ragione straragione, si legge Pasolini e si capisce tutto di come va il teatro da un punto di vista economico-sociale. Da allora non è cambiato nulla, anzi, naturalmente peggiorato.

Il male del teatro è il suo essere troppo in mano ai partiti e ai direttori o assessori che programmano solo cose di propaganda, vetrina vetrina pura, non ci sono più gli assessori tecnici, svincolati, coraggiosi eccetera, che hanno idee in testa e le mettono in pratica, sono tutti a servizio, o addirittura la delega della cultura ce l'ha il sindaco, come a Firenze, per esempio. E questo la dice tutta della programmazione culturale che può fare per la città. Sviolinate per la Loren.

Nonostante questi mali, e le mafie, e le ritorsioni - come quelle attuate nei miei confronti - il teatro vive.

Perché?

Il teatro può fare a meno della tecnologia, dei grandi produttori.  E anche degli enti di partito. 

Il cinema va in guerra e ormai perde; il nemico è più potente. Il teatro fa solo guerriglia,  non ha un esercito e non fa paura, il nemico non ci perde tempo; ogni tanto vi fa ridere perché trovate poca gente sul campo, lo disprezzate in fondo perché siete raggirati dalla propaganda e non volete sedervi in sala in pochi, ma attenzione, non lo sottovalutate troppo: ogni tanto accade che, come i bombaroli di un tempo, eh sì, faccia saltare qualche ponte.

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2022/11/17/sullo-spettacolo-lallarme-siae-il-covid-pesa-ancora_8e830d2c-4168-4f5f-b9b6-eec2e5091772.html


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