martedì 1 novembre 2022

C'era una volta il decentramento culturale


Lavorando sul pubblico nel mio nuovo laboratorio teatrale, sono incappata in questo recupero su Pasolini, una intervista del 1970 dal titolo "Pasolini e il pubblico".

Verso il 18° minuto, Pasolini parla del decentramento e delle autogestioni.

Lui parla di cinema, ma quello che dice vale anche per il teatro naturalmente, la musica e l'arte figurativa. Purtroppo negli anni è avvenuto il contrario da quanto lui auspica, e il decentramento politico e culturale è stato distrutto.

Infatti ci troviamo culturalmente in un sistema tirannico, dispotico, monopolistico, e sostenuto dalla stessa "massa" di cui si parla nella trasmissione.

I teatri sono gestiti massicciamente (in qualche caso minacciosamente) dai vertici politici, e la distribuzione teatrale è totalmente in mano a un sistema statale di impronta - dico sul serio -  feudale come gli stabili eccetera, o regionale, che soffoca le produzioni e ogni possibilità di teatro alternativo e democratico. Il sistema dei finanziamenti è in sostanza raggiungibile solo a pochi e ben scelti gruppi e compagnie e richiede atto di vassallaggio.

Per quanto riguarda il cinema, beh, le cose stanno ancora peggio:  oltre che il soffocante sistema produttivo ormai inaccessibile,  la vera assassina di ogni film che si riesca a produrre è la distribuzione, per nulla democratica, che fa girare con la sua manovella impazzita solo i film che incassano, e per brevissimo tempo ormai.

Per la musica la situazione poi è talmente guasta che non si riesce nemmeno a raccontarla: in particolare la produzione di musica leggera è compromessa almeno dalla morte di Luigi Tenco, dal 1967 ma anche prima, e la morte del poeta cantante, non suicidio, è legata proprio alla corruzione che la regola da quel dì.

In tutto questo il pubblico è culturalmente peggiorato, involgarito e reso barbaro,  rispetto ai tempi di Pasolini, e difficilmente sarebbe capace di porre le domande che si ascoltano in questa trasmissione.

Ora il pubblico, almeno la sua maggioranza, sostiene e applaude il potere (meglio la poltrona della panca, no?), e preferisce sorbire senza fiatare tutto quello che gli vien propinato, possibilmente gratuitamente, senza interessarsi di conoscere i meccanismi politici ed economici che regolano l'arte e la sua distribuzione. Anzi, chi glieli rivela, è detestato.


Dalla trasmissione, che si riporta per intero, trascrivo il passo che interessa:

PASOLINI...la massa di per sé è antidemocratica, è alienata e alienante, tuttavia vi si può arrivare attraverso il decentramento. Questo è molto idealistico, lo so bene, ma d'altra parte uno scrittore non può non esserlo...il decentramento che, secondo me, è il problema fondamentale della civiltà di oggi. Il bisogno delle autogestioni, che incombe su tutto il mondo, e quindi anche l'arte in qualche modo può arrivare attraverso una serie infinita di decentramenti. Questo lo dico in linea teorica e idealistica, però mi sembra questa l'unica via possibile...

CONDUTTORE. Anche il decentramento cinematografico, per esempio.

PASOLINI. Occorrerebbero dei canali di distribuzione cinematografica che attuassero questo decentramento..tipo di produzione, un tipo di distribuzione diversi...

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