Ricevo e pubblico una lettera del prof. Centauro che riassume un po' gli ultimi fatti in merito al seppellimento della strada etrusca a Gonfienti.
Una ferita che non potrà mai essere sanata.
Nel caso della nostra strada antica, si è andati oltre l'Archeologia preventiva, che è già autorizzare il cemento selvaggio, non si è nemmeno considerata la possibilità che il fienile, dentro cui "scorre" la strada stessa, potesse essere salvato e incluso nel Parco Archeologico di Gonfienti.
Cara Maila,
A distanza di una settimana dalla notizia, torno sul "fattaccio" di Villa Niccolini, soprattutto per dar conto a tutti quelli che mi chiedono come diamine sia potuto accadere quel che è accaduto in quel "prezioso" fienile, passato da possibile antiquarium del parco archeologico ad anonima "scatola" immobiliare. Me lo stanno domandando in tanti dopo aver letto l'articolo pubblicato dalla Nazione-Prato nella scorsa settimana, e che tu stessa hai replicato nel blog con ulteriori commenti. D'altronde, sono tuttora le stesse domande che noi stessi continuiamo a porci senza plausibili risposte come in un incubo. Ed io, come te, per questo ci siamo prodigati per tutta la settimana al fine di conoscere i fatti che hanno portato a cancellare una parte assai significativa dell'area archeologica di Gonfienti: i 24 mt. di acciottolato viario del VI-V se. a.C., unitamente a strutture murarie della città degli Etruschi sul Bisenzio, non sono esattamente uno scherzo. Purtroppo allo stato attuale dobbiamo , in mancanza di elementi risolutivi, confermare che queste rilevanti testimonianze del nostro passato sono andate perdute per l'intera estensione del ritrovamento, sepolte sotto una massa di cemento e la soprastante pavimentazione in cotto.
Si può però dire che tutto questo è potuto succedere sotto gli occhi di tutte le autorità preposte, comunali e ministeriali. Non ti nego l'imbarazzo di non essere stato in grado di sciogliere il "fatico" quesito sollevato dai lettori, cioè perché tutto questo?. Infatti c'è da risolvere un rebus perchè da una parte gli uffici comunali assicurano che l'iter istruttorio seguito dalla pratica edilizia è stato del tutto regolare, dall'altra la stessa soprintendenza dà conferma che da parte loro la valutazione sul progetto edilizio non era prevista. Ce lo ha ben spiegato con una mail il funzionario archeologo che segue gli scavi, motivando che "nessun atto era dovuto in quanto la Villa non è interessata da vincolo architettonico"; Un ulteriore riscontro alla segnalazione ci è stato dato con documento protocollato a firma dalla stessa soprintendente. Ineccepibile! Tuttavia, tutto ciò non risolve evidentemente il "giallo" per quanto è successo, se mai di giallo si può parlare, come pure non esiste alcuna giustificazione per un eventuale "misunderstanding" tra le parti. Tutto ciò, come sappiamo, non ha evitato che si arrivasse a produrre un danno che appare non rimediabile nei confronti - come indicato nel sopra citato documento del 30 marzo u.s.: "di resti di età tardo arcaica pertinenti all'insediamento etrusco di Gonfienti, rinvenuti durante i lavori di sottofondazione delle murature dell'antico fienile della villa ... resti archeologici sottoposti a provvedimento di dichiarazione di interesse particolarmente importante con provvedimento DDR 534/2010 ecc. ecc.
Non avrei altro da aggiungere se non ribadire, una volta di più, un profondo senso di sconforto che va a sommarsi a tanti altri "bocconi avvelenati" buttati giù che sono stati disseminati nel recente passato sui suoli della Gonfienti Etrusca.
GAC
PS. Un' ultima cosa : permettimi di ringraziare chi ha messo in luce questo misfatto, non so come altro chiamare, contro il patrimonio che altrimenti sarebbe addirittura passato sotto silenzio.e chissà per quanto tempo.
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