Domani si inizia la stagione alla Baracca con uno spettacolo di Gianfelice D'Accolti, che presenta un autore praticamente sconosciuto in Italia, Wolfgang Borchert.
Uno scrittore antinazista, uno scrittore contro la guerra.
Wolfgang Borchert fa parte del gruppo che voglio definire degli "artisti non servili", gruppo sempre poco affollato.
Gianfelice rappresenta alcune delle sue prose - mai prima rappresentate in teatro - , fra cui quelle più famose, Il pane e L'orologio da cucina, che mostrano in forme liriche essenziali e drammatiche, delicatissime, le conseguenze della guerra. Ma anche per esempio rappresenta Tutte le latterie si chiamano Hinsch, sulla violenza sessuale. Allora, quando Borchert la scrisse, proprio nessuno ne parlava. Come ho detto in altre occasioni, sono orgogliosa del fatto che nel piccolissimo spazio della Baracca trovino forma opere che altrove nessuno ha il coraggio di rappresentare. O di autori dimenticati.
E per favore nelle prossime elezioni a Prato (ora città commissariata e in preda agli scandali) non venite a cantarci la canzone che si vuole fare cultura in periferia: qui alla Baracca la si fa da più di trent'anni; e spesso ho visto che quelli che se ne lavano la bocca e la mettono nei programmi, invece la disertano o la ostacolano, o fanno finta che non esista , soprattutto se non è a servizio.
Siamo ancora qua, come un piccolo baluardo a difesa non si sa più nemmeno di cosa.


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